Nei giorni passati in molti hanno festeggiato la caduta del governo Berlusconi, salutando con ottimismo
il nuovo governo partorito dalla banca centrale europea. Non tutti
però visto che il giorno in cui ancora non insediatosi, ma
effettivamente già indicato dal Presidente della Repubblica , fuori
dai palazzi del potere tante piazze si riempivano per dire che siamo
il 99% e che non siamo più disposti a pagare un debito ed una crisi
economica e finanziaria che ha prodotto e generato quel 1%.

Ciò che si è verificato, non accadeva
solo in Italia, ma vedeva scendere in piazza e mobilitarsi  11
novembre, cosi come è stata la giornata del 15 ottobre, e le tante
altra volte, centinaia di persone da una parte all’altra del
continente..

Passata una settimana, nel giorno in
qui il  governo italiano  si presentava alle camere per chiedere il
voto di fiducia, ed ecco che ancora una volta fuori dal palazzi del
potere, da Palermo a Milano, passando per Roma gli studenti
universitari e medi tutti insieme, cosi come insieme alla tutta
generazione precaria, si sono ritrovati   ad occupare le strade, per
rivendicare tagli alla spesa culturale e sociale, ed il massacro
della stessa.. Nessuna discontinuità dal passato governo sembra
intravedersi dal programma che il nuovo governo cercherà di attuare,
una cosa è certa, la crisi  in molti non saranno più disposti  a
pagarla.

Questo per dire che malgrado si voglia
far passare il messaggio che ora finalmente ci si impegnerà
seriamente per far uscire l’Italia dalla crisi, attraverso tutte una
seria di misure imposte e dettate dalla BCE, dall’altra parte, dalla
parte di chi fino ad ora la crisi  la ha pagata si è espresso un
movimento maturo, che proprio perché lontano dalle dinamiche
istituzionali e partitiche, senza esitare un istante ha subito
espresso la sua sfiducia al neo governo. Senz’altro non è poco visto
che il dato politico ci lascia una rottura o meglio una rottura
connessa alle altre che può essere letta con entusiasmo dal
movimento, e che possa permettergli di stare  in posizione di
opposizione permanente nei confronti della dittatura delle banche e
del governo che tecnico-politico, cercherà di attuare tutte quelle
misure al profumo di Austerità, ovviamente con la ratifica del
Parlamento.

Proprio da quest’ultimo, il
parlamento, dopo le tante volte che in questi anni spesso è stato
chiamato in causa come il luogo del non confronto e delle ratifiche
di leggi già belle preconfezionate dalla compagine governativa, che
credo bisogna provare a leggere il momento per risalire poi ad
un’analisi dello stato del movimento. Di certo non l’unica strada per
provarne a darne una lettura, visto che per la sua multi
dimensionalità e varietà di strutture e soggetti, il movimento
sembra intervenire pienamente a 360° sulle tematiche e decisioni
dibattute e discusse spesso in opposizione allo stesso.

Numeri alla mano ed ecco che come un
incantesimo, alla prima chiamata per il voto di fiducia, il
parlamento si esprime in maniera unitaria nel conferire la propria
fiducia, fatta eccezione per la  fantasiosa posizione della lega che
vota contrario, dimenticando quanto fatto negli ultimi anni.

Tutti uniti per ratificare le decisioni
prese dal governo obbediente della BCE e mercati finanziari per
uscire dalla crisi. Da questo quadro credo che usciranno  con forte
accelerazione due funzioni che il governo cercherà di attuare:
quella manifesta e quella latente, come messo in evidenza da diversi
politolgi. La prima avrà come fine  politiche e leggi volte ad
investire la crisi, e le nostre vite, la seconda si giocherà tutta
in un processo di scomposizione e ricomposizione delle varie
strutture politiche partitiche. In questo ultimo  contesto dovranno
essere al tempo stesso prese posizioni sia di fiducia alle varie
attività ed indirizzi del governo che posizioni volte alla saldature
del bacino di consensi dei vari partiti. Il tutto  avrà e creerà
come luogo, come già manifestatosi sin dall’inizio di questo
processo, un progressivo decantamento della discussione politica. A
sentire le prime dichiarazioni, sano diversi a cercare di tenere il
dibattito sulla situazione attuale e sulla crisi quanto più distante
dalla società, e quanto più piatto,  evitando di caricare di troppa
drammaticità la situazione, spostando quindi l’attenzione ed
ostacolando un dibattito pubblico. La distrazione come strumento
esercitato del potere, come elemento di controllo sociale,come mostra
anche la santificazione del neo presidente del Consiglio Monti  pochi
giorni dopo la contestazione e sfiducia rivolta a  Berlusconi. In
questo gioco tra buoni e cattivi che si cerca di plasmare la realtà
esterna ed interna ai palazzi del potere alterandone alcuni elementi
del tutto funzionali  alla dittatura della finanza e quella
commissariale dei governi. Unico obiettivo, cercare di partorire
decisioni e farle  ingerire e metabolizzare come unica via d’uscita.

In questa situazione, dove il momento
politico nella sua completezza sembra posizionarsi accanto a quello
storico come l’attualità di ci offre,che il movimento per il cambio
globale, cosi come quei tanti movimenti locali devono direzionare i
propri orizzonti mostrando di essere all’altezza della situazione  e
credere nell’alternativa,  come fatto ed esercitato da anni.
Continuare a credere e praticare  che un’altro mondo è possibile
oltre che necessario. Non avendo paura di sognare ed immaginare ciò,
perché solo dagli sforzi immaginativi e dall’azione collettiva che
la vera alternativa potrà svilupparsi di fronte al potere cieco,
sordo di pochi. Solo occupandoci di ciò che è nostro, potremo
difendere la democrazia e cercare di ampliare  i suoi spazi spesso
sotto attacco da politiche nocive e  decisioni restrittive. La
rottura segnata e prodottasi con la giornata del 17 novembre
nell’ambito della mobilitazione degli studenti, e la manifestazione
nazionale svoltasi il 26 novembre a Roma per il rispetto sia
dell’esito referendario di giugno che della democrazia e dei beni
comuni, non può che consegnarci questo dato: aver continuato a far
rimanere aperto uno spazio di discussione, ponendosi come unica
opposizione sociale.

La strada è lunga ma l’importante è
essere in cammino. Camminare  domandando e ascoltando. Tutt* in
tant*,  dal locale al globale,  uniti per un cambio globale.

1 commento

  1. complimenti! la tua analisi è dettagliata e pungente in diversi punti. voglio rimarcare ciò che hai riportato in merito al nuovo scenario che vogliono farci digerire a tutti i costi: LA CRISI LA DOBBIAMO SUPERARE NELL’UNITA’ NAZIONALE E CON MA CON LE SOLITE OLIGARCHIE AFFARISTICHE, QUESTA VOLTA UNITE TRA LORO! purtroppo anche i membri (anatomici?) di questo governo tecnico, sono quasi tutti in pieno conflitto d’interessi. cambiano i figuranti ma la scena è sempre la stessa…

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