La pandemia di Coronavirus ha cambiato drasticamente le nostre vite. In un periodo in cui il distanziamento sociale è imperativo i social, da sempre criticati in quanto comportano una sorta di distacco dal mondo reale, hanno assunto un ruolo fondamentale: sono proprio i social, infatti, l’unico modo che si ha per mantenere i contatti e la vicinanza con la comunità. A partire dalla quarantena di Marzo 2020 sono state lanciate moltissime iniziative per combattere la noia e la solitudine. La quantità di tempo libero a disposizione è aumentata, così c’è chi si è concentrato nel recuperare serie Tv, chi nel leggere quei libri che da tempo prendevano polvere sul comodino, chi nell’imparare nuove ricette o lavorare sul proprio fisico. Sport, arte e cultura ai tempi del coronavirus Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Fitness
Il fitness è stata una delle categorie maggiormente colpite. La chiusura delle p
alestre ha portato molti iscritti ad andare a correre nei parchi o ad allenarsi a casa, seguendo dirette Instagram o programmi online, come “Distanti ma uniti”.
ALESSANDRA, SPORTIVA.
Praticava sport prima della pandemia?
“Si, praticavo yoga antigravity in una palestra vicino casa. Era molto rilassante, mi permetteva di staccare da tutto”.
Durante il lockdown ha praticato attività fisica?
“A causa della chiusura delle palestre non ho più continuato yoga. Durante la quarantena seguivo le dirette Instagram ‘fisico da Covid’ di Willwoosh, l’appuntamento era ogni giorno alle 17. Mi permetteva di avere un obiettivo durante la giornata, era divertente e devo dire che mi ha dato non poche soddisfazioni.”
Come si è sentita durante la quarantena? Era demotivata o incentivata a praticare sport?
“La situazione era ed è ancora catastrofica, ma lo sport è sempre stato una valvola di sfogo per me. La chiusura delle palestre inizialmente mi ha demoralizzato, ma avendo tempo a disposizione e un appuntamento giornaliero fisso con dirette divertenti, mi ha dato un motivo per continuare. Non vedevo l’ora arrivassero le 17.”
Ad oggi continua a seguire gli allenamenti in queste dirette o ha in qualche modo potuto proseguire con yoga antigravity?
“Nessuna delle due. Gli appuntamenti con le dirette si sono conclusi alla fine della prima quarantena e non sono più tornata in quella palestra. Ho iniziato a frequentare un campo d’atletica.”
Quali sono stati gli aspetti positivi e negativi?
“Amo lo yoga, mi manca. Se potessi scegliere, tornerei in palestra. Ho scoperto però che mi piace anche atletica, posso stare all’aria aperta e soprattutto in compagnia, socializzare. Stare ferma o isolata sarebbe deleterio.”
Quando possibile gli istruttori si sono reinventati, organizzando sessioni di allenamenti all’aperto, rispettando il distanziamento e le norme di sicurezza, pur di far fronte alla mancanza di incassi e alla necessità di scaricare tutte quelle energie in qualcosa di costruttivo. È importante l’assistenza di un istruttore che possa controllare i movimenti e la corretta esecuzione degli esercizi, che altrimenti potrebbero essere inefficaci o addirittura controproducenti. In crescita il numero di persone che hanno assunto personal trainer che garantiscano, seppur a distanza, una qualità degli allenamenti.
Lo sport è fondamentale per la salute dei bambini, inoltre insegna loro a impegnarsi, responsabilizzarsi e socializzare. I più giovani, rinchiusi in quattro mura domestiche, privati della possibilità di crescere in un ambiente sano e stimolante, sono costretti a stare ore di fronte agli schermi, in solitudine, con orari o restrizioni che non permettono loro di praticare gli allenamenti. Molti allenatori fanno del loro meglio affinché non vengano persi obiettivi, motivazione e voglia di fare, ma sentono che non sia stato dato il giusto valore al mondo dello sport.
Giulia, ginnasta, insegna da quasi 5 anni ginnastica ritmica in un paesino vicino Roma.
Cosa le piace del suo lavoro?
“Mi piace pensare di contribuire alla crescita delle bambine, formarne la personalità, lasciare loro un ricordo. La ginnastica ritmica è una disciplina che fa bene al fisico e al carattere. Le bambine si allenano tutti i giorni, si anticipano i compiti per non mancare a lezione, sanno cosa significa mantenere un impegno e avere un obiettivo.”
Cosa è cambiato con la pandemia? È stato possibile nel suo settore proseguire, organizzandosi in modi alternativi?
“La pandemia è stato un fulmine a ciel sereno. Loro sono abituate ad allenamenti di 4/5 ore ogni giorno, senza contare le gare nel fine settimana. Ci siamo organizzati sin da subito tramite lezioni a distanza, ma è stato difficile, sia correggerle senza avere un contatto fisico, sia mantenere alta la loro attenzione”.
Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi delle nuove modalità?
“Per fortuna non tutto è stato negativo, le bambine hanno dimostrato tanta voglia di fare. Durante gli allenamenti a distanza sono migliorate, potendo lavorare su particolari che in genere si trascurano a lezione a causa del poco tempo disponibile”.
A causa del lockdown pensa che le persone si sentano incentivate o demotivate nel praticare attività fisica?
“Le bambine di cui parlavo sono quelle che svolgono attività agonistica e che hanno quindi già una dose abbondante di motivazione. Purtroppo non vale lo stesso per le bambine più piccole, quelle dai 4 ai 6 anni, che approcciano allo sport per la prima volta e non riescono a farlo a distanza. La carriera di una ginnasta inizia a quell’età, ci vuole impegno e costanza sin da piccole, da grandi diventa più difficile andare avanti. Molte di loro potrebbero a causa della situazione non riuscire a diventare ginnaste agoniste.”
C’e qualcosa secondo lei che si sarebbe potuto fare o si potrebbe ancora fare in modo diverso in relazione a palestre e campi sportivi?
“Sicuramente si poteva e si doveva fare di più. Praticare un qualsiasi sport significa prevenire malattie, infortuni, avere un benessere non solo fisico, ma anche mentale. Ci si è concentrati sulla possibilità di contagio, dimenticandosi dell’importanza dello sport nelle vite di tutti, bambini e adulti.”
Cosa le manca?
“Mi manca il contatto fisico con le bambine, il poterle abbracciare alla fine di una gara, organizzare giochi di gruppo e vederle stringere rapporti di amicizia e solidarietà tra loro.”
Cosa si augura per il futuro?
“Augurarsi che tutto finisca forse è scontato, ma sicuramente mi auguro che ci sia una maggiore considerazione del mondo dello sport e di chi ci lavora. Spero che ci si renda conto, prima che sia troppo tardi, che lo sport non è un passatempo. Fare sport è un diritto, si tratta di diritto alla salute e all’integrità psico-fisica.”
Arte e cultura
Con la chiusura dei musei e dei teatri i social sono diventati il canale preferenziale anche nel settore artistico.
Il Metropolitan Museum of Art ha lanciato l’hashtag #mettwinning e milioni di persone hanno ricreato a casa le proprie opere preferite, condividendole. Il laboratorio di Multimedia & Digital Storytelling del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna ha lavorato per dare la possibilità di visitare virtualmente le meraviglie dei musei italiani e virtuali sono diventate anche le rappresentazioni del Teatro di Roma “nell’attesa di un ritorno a emozioni dal vivo”. La Royal Shakespeare Company, il Manchester International Festival, il Marshmallow Laser Feast e la Philharmonia Orchestra stanno collaborando utilizzando la tecnologia dei videogiochi per mettere in scena DREAM, uno spettacolo basato sull’opera di Shakespeare “Sogno di una notte di mezza estate” e che prevede anche la possibilità, a pagamento, di interazione con gli attori.
Sono gli artisti ad aver dato il maggior contributo per risollevare gli animi e il settore intero.
Per trasformare le esperienze soggettive prodotte dal lockdown e stimolare la creatività Carrozzeria Orfeo ha indetto “Prove generali di solitudine”, un concorso di scrittura teatrale aperto a tutti, che comporta per i vincitori la pubblicazione dei testi e l’assegnazione di premi fino a 500 euro.
Forse l’Emilia Romagna Teatro è quello che più rappresenta il tentativo di reinventarsi: dal progetto #ioleggoacasa, “Dire+fare = fondare”, a “Il mondo salvato dai regaz”, una raccolta di foto mandate dai ragazzi, scattate in diverse parti del mondo, nella speranza di tornare presto a viaggiare. L’ERT ha tenuto inoltre compagnia tramite giochi interattivi e ha promosso il concorso “Così sarà la città che vogliamo”, volto a raccogliere e realizzare concretamente le proposte dei ragazzi per riqualificare la città, renderla migliore, ecosostenibile, inclusiva, tollerante, aperta.
In contatto, a distanza
I social spesso vengono denigrati, considerati negativi, ma ora che non è possibile stare a contatto in altri modi, diventa sempre più evidente come in realtà possano essere sfruttati nel modo giusto, per far sentire le persone meno sole e magari più motivate. A partire dagli storici video di Youtube, che hanno da sempre tenuto compagnia alla Generazione Z, ai TikTok che, ammettiamolo, sono un po’ come le patatine, uno tira l’altro, i social danno modo di staccare la spina. La maggior parte dei cantanti fanno dirette su Twitch per passare il tempo, avvicinandosi così ancora di più ai loro fan, interagendo con loro e portandoli nella loro vita quotidiana. Molte persone utilizzano Clubhouse, una nuova app con stanze virtuali in cui gli utenti hanno la possibilità di discutere di diversi argomenti tramite messaggi vocali.
C’è anche la possibilità di avere accesso all’informazione: su Youtube molti caricano spiegazioni semplici ed efficaci relative alla didattica o a vicende che ci interessano; Facebook e Instagram, oltre ad essere utilizzati per la condivisione della propria vita personale, consentono di seguire profili di politici, attivisti, scienziati, giornalisti e avere quindi a portata di click una quantità infinita di informazioni; Twitter è ormai uno dei canali principali di comunicazione anche per gli esponenti politici maggiori.
Ripartiamo
I social, nella giusta misura, possono essere alleati in quello che è il nostro percorso quotidiano nella lotta, o meglio resistenza, contro il Coronavirus. Quei settori che non vengono considerati “necessari”, tutte quelle persone che vivono di sport, arte e musica, stanno dimostrando che sono proprio ciò che ci permette di andare avanti e di migliorare noi stessi, sono cibo per la mente e per l’anima e non possiamo farne a meno. Ripartiamo dallo sport, ripartiamo dall’arte!