Se cado
il mio tappeto è il cielo
gemmato di quiete e di luce
mentre il mondo sotto vive nell’ombra
dimentico e frenetico;
gli aranci dai pomi acerbi
ricevono i sussurri del vento
tra le fronde:
è un invito a scappare.
Il mio corpo ondeggia
ma la mente gittata nel vuoto
ricerca un altro panorama,
un’altura per farsi notare
prima che il tramonto dissolva
nel buio la faticosa attesa.
L’aria smuove gli argini del pensiero
che percuote l’ampia vallata
impassibile
con zampilli di acqua ardente
nel desiderio di incontrar la coincidenza,
l’acuto affluente
dal comune sentire.
Su e giù, su e giù,
atterro nel pieno dei miei sogni
protetta da un brusco risveglio
ignoto
forse spento, fallace.
Giù e su, giù e su,
di nuovo lanciata verso il sole, in volo,
animo nella corrente, audace
tra mari, montagne, pianure…
E’ l’istinto migratore
che contempla e prosegue,
oscilla tra i ricordi
come pilastri secolari
affamato di conoscenza e di fuga.