Sulle tracce del Santo

Estranea dalla routine consumistica che asfissia le nostre città, Assisi vive una calma antica che dovrebbe essere d’esempio per tutti noi. Una città popolata da persone semplici che curano gli orti, i fiori ed i giardini che qui sono una costante e non un’eccezione rappresentata -come oggi accade nei nostri centri abitati- da sparuti parchi confinati da tonnellate di cemento armato; qui gli alberi sono ancora freschi rifugi sotto cui riposarsi in afose giornate d’estate ed i fiori alle finestre possono costituire vanto che è cura e premura per la propria comunità. Tutto questo amore per il verde, in cui Assisi è incastonata, è incorniciato in un pittoresco clima religioso fatto di chiese antiche, lastricati che ricordano pellegrinaggi e madonnine e cristi che testimoniano una fede antica che sembra qui non essere stata dimenticata dagli impegni di ogni giorno. Non curante dei secoli, Assisi rimane perla della cristianità e di valori ormai al tramonto. Assisi resiste. Stante il frenetico calpestio dei passi curiosi delle frotte di turisti, stante una modernità atta ai consumi, una quotidiana voracità che dimentica la storia, stante una consumistica routine che ci aliena dal contesto naturale di cui invece tutti facciamo parte, Assisi è lì a testimonianza di tanti valori che affascinano i visitatori (credenti o meno). in questo clima ci si sente a casa quando, passeggiando per la piazza adiacente alla Basilica di San Francesco, ci si sente rincuorati dagli archi che sembrano stringerci in un caloroso abbraccio fraterno.

L’umiltà di Francesco, il santo, sembra qui aver lasciato più di un segno: un esempio. E allora le facciate delle case non sono adornate da luccicanti parabole ma da fiori, il grande fratello non è arrivato ad osservarci con sfavillanti telecamere che tutto controllano, ma c’è ancora un sano spirito solidale che significa aiuto per i propri concittadini; dopo il tramonto non c’è il traffico a rubare i nostri momenti di tempo libero ma ci si ritrova in piazza circondati da suggestivi paesaggi campestri. La città intera sembra essere permeata di una semplicità e una serenità che permettono di vivere un’esistenza a “misura d’uomo”. La città è fiera testimone di storie, vicende e vissuti che rapiscono, raccontano una cultura che un tempo è stata assolutamente preziosa e rappresentativa di una comunità tutta. Visitarla è come tuffarsi nel passato: si incontrano umili predicatori avvolti in un sacco di iuta, si incrociano sguardi di chi ha scelto la semplicità come stile di vita, si vivono luoghi immutati di una città il cui passato è oggi rappresentato da un’eterna iconografia cristiana che qui – e qui soltanto – non può essere dimenticata.

In definitiva potremmo dire che l’esempio di un piccolo uomo coraggioso, che rifiutò il lusso e gli agi di un’esistenza da privilegiato, che rinnegò la propria appartenenza al ricco ceto mercantile per diventare parte della larghissima fetta del ceto cittadino più indigente, che fu impressionato da questa feroce disuguaglianza sociale, oggi più di allora sembra essere attuale. Noi siamo ancora oggi affascinati dagli antichi boschi di lecci in cui Francesco, secondo La Regola, si ritirava e carcerava in meditazione nei pressi dell’Eremo. La fede cristiana sembra essere paragonata alla fondamenta di pietra di questa costruzione che si fonde con la natura incontaminata del monte, una trasposizione dell’idea di Francesco secondo la quale la fede è solida solo se costruita su delle fondamenta solide. È facile quindi, anche per i non credenti, rimanere estasiati davanti alle grotte e alle piccole cappelle di questo meraviglioso e magico angolo di Umbria che da tempo immemore attira eremiti, predicatori, pellegrini ed oggi anche curiosi fotografi.

Assisi mi è sembrata la promessa di un giorno migliore e di un domani possibile perché la coscienza dei popoli è la memoria.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

 

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