“La fine del calcio”, così è stata più volte definita la Superlega. Ha avuto vita breve, ma ha portato con se’ numerose polemiche e malcontenti.Superlega, la fine del calcio Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Una competizione per club alternativa alla Champions League che riunisce le migliori squadre europee in una sorta di campionato di super élite. L’ iniziativa privata che si discosta dalla UEFA e dalle leghe nazionali si compone di 20 squadre di cui 15 partecipanti di diritto, con all’interno troviamo tre squadre italiane: Juventus, Milan e Inter. Ma andiamo per ordine.
Il 21 gennaio 2021, la FIFA e tutte e sei le confederazioni continentali del calcio ( AFC, CAF, CONCACAF, CONMEBOL, OFC e UEFA) hanno rilasciato una dichiarazione in cui si respingeva la formazione di qualsiasi Super League europea separatista. Qualsiasi club o giocatore coinvolto in un simile campionato verrebbe bandito da qualsiasi competizione organizzata dalla FIFA o da una qualsiasi delle sei confederazioni.
Il 18 aprile 2021, un comunicato stampa ufficiale ha annunciato la formazione della lega. Sono dodici i club nominati membri fondatori, Real Madrid, FC Barcelona, Atlético Madrid, Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Tottenham Hotspur, Liverpool, Juventus, Inter e AC Milan.
Anche solo l’idea di questo campionato a se’ ha generato non pochi malcontenti, non solo tra i tifosi ma anche e soprattutto tra le singole personalità importanti del mondo del calcio. Le motivazioni sono molteplici ma si possono riassumere nel fatto che il calcio da sempre è conosciuto come quello sport dove non c’è distinzione. La palla è rotonda e, nella maggior parte delle volte, premia il più bravo. Imprese storiche di società neopromosse che vincono un campionato accedendo alle competizioni internazionali più importanti diventeranno sempre più rare. E più raro sarà il sogno di un tifoso che continua a seguire la propria squadra del cuore sperando in una promozione o in una stagione miracolosa. Sebbene quel sogno, per realizzarsi in un campionato normale, è già difficilissimo, nella Superlega diventerebbe impossibile, e tutto ciò che è impossibile non lascia spazio alla speranza. In Italia il calcio è, anche purtroppo, una religione. Religione tramandata di padre in figlio, da generazioni in generazioni. E’ insito nelle nostre vite, al punto di non poter vivere senza accorgersi di cosa succede nella fantomatica “Serie A”. E’ proprio per questo che la Superlega è stata così tanto commentata; gli italiani si sono visti sottrarre in una notte i sogni che avevano da bambini e che avevano magari già messo nel cassetto dei loro figli. superlega la fine del calcio
Tutto questo perché? Perché i sogni dei potenti valgono di più quando a valere di più sono i loro portafogli. Perfino il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto su Twitter affermando che il governo “Sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport”. Il sottosegretario allo sport Valentina Vezzali afferma: “Mai interessi economici davanti ai meriti” e condanna anche essa la Superlega. La Liga si discosta e definisce la competizione come “secessionista ed elitaria”. Andrea Agnelli invece dopo la sua dimissione da presidente dall’Eca e dall’esecutivo Uefa continua a sostenere il progetto, convinto dell’esempio positivo da cui trarre spunti per migliorare.
L’avventura della Superlega ha avuto però vita breve. Dopo la richiesta di espulsione delle società aderenti da tutti i campionati nazionali e internazionali, dopo le manifestazioni dei tifosi delle stesse società membri di diritto e dopo le dichiarazioni fortemente contrarie delle autorità del calcio mondiale; man mano le società organizzatrici sono uscite dal progetto e hanno consegnato la loro resa. Tre giorni lunghi e pieni di polemiche sono bastati per mandare all’aria un progetto con una base economica notevole e con un profitto annuale certo. Il mondo del calcio ha bisogno di un rinnovamento, ma che sia in senso opposto; cercando di ritornare ai valori di base su cui si fonda questo sport: meritocrazia e sana competizione. Una disciplina come il calcio che ruota sempre di più attorno al denaro non deve dimenticare il romanticismo che porta con sé e i valori che fornisce alle nuove generazioni. superlega la fine del calcio
Tutto questo scompiglio ci serva da lezione affinchè quando si parli della volontà dei potenti si resti uniti; da soli, anche con tutti i mezzi economici a propria disposizione, non si va lontano.