Con numerose candidature agli Oscar, ai Golden Globe e ai British Academy Film Awards, Il caso Spotlight è vincitore, nel 2016, di due premi Oscar come “miglior film” e “miglior sceneggiatura originale”. Presentato fuori concorso nel 2015 alla 72° Mostra internazionale dell’arte cinematografica di Venezia, in Italia verrà distribuito nelle sale cinematografiche a partire dal 18 febbraio 2016. Diretto da Tom McCarthy, il film narra delle reali indagini della squadra giornalistica d’inchiesta del Boston Globe, Spotlight, sui casi di abusi sessuali su minori perpetrati da numerosi preti nell’arcidiocesi di Boston. Un’inchiesta che porterà alla luce i meccanismi di sistematico insabbiamento dei reati portato avanti, nel caso specifico, dall’arcivescovo Francis Bernard Law. Un nuovo “caso Spotlight“: da Boston a Colonia Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Il film avrà immediata fortuna, non solo grazie all’incredibile sceneggiatura e alla regia di Tom McCarthy, ma anche all’interpretazione degli attori, tra i cui nomi troviamo Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Micheal Keaton e Stanley Tucci.

L’indagine Spotlight, tra film e realtà

Nel 2001 la squadra Spotlight viene incaricata dal neodirettore del Boston Globe di indagare sul caso di un prete accusato di aver abusato di decine di minori tra il 1962 e il 1993, il caso Geoghan. Ma quello che, per quanto scioccante, sembrava essere un semplice episodio isolato, si scoprirà far parte invece di un sistema ben radicato nell’arcidiocesi di Boston. Man mano che le indagini del team Spotlight vanno avanti, iniziano ad emergere nuovi casi, nuove vittime, nuovi preti coinvolti, numeri sempre più alti e, con essi, un sistema di coperture interno che vedeva come complice l’intera “comunità”, da avvocati a membri della polizia. Sotto il mirino finisce la figura dell’arcivescovo Francis Bernard Law, che verrà accusato di aver portato avanti l’insabbiamento di molti casi di pedofilia.

A gennaio del 2002, la squadra Spotlight farà uscire il suo primo articolo sull’inchiesta creando così un “effetto domino”. Alla fine saranno 249 i preti accusati e 1500 le vittime.

Il film, che nella sua interezza rimane particolarmente fedele ai fatti realmente accaduti, come gli stessi protagonisti dell’inchiesta diranno, si conclude con una lunga lista di luoghi dove la chiesa cattolica è stata coinvolta nell’insabbiamento di casi di abusi sessuali. In seguito allo scandalo, l’arcivescovo Law verrà rimosso dal suo incarico a Boston e promosso arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, una delle più importanti al mondo, fatto che desterà non poche reazioni, fino alla sua scomparsa nel dicembre 2017.

L’inchiesta ebbe senza dubbio un impatto socio-politico importante, portando all’apertura di numerose indagini sui casi di pedofilia all’interno della chiesa cattolica in tutto il mondo, un impatto sociale che valse al Boston Globe, nel 2003, il premio Pulitzer per il giornalismo di pubblico servizio.

Dall’arcidiocesi di Boston all’arcidiocesi di Colonia

Marzo 2021, esattamente 20 anni dopo l’inchiesta sull’arcidiocesi di Boston, ecco uscire un nuovo report sugli abusi sessuali all’interno della chiesa cattolica, ma stavolta si tratta dell’arcidiocesi di Colonia, una delle più importanti in Germania. Il “Rapporto indipendente sulla lotta agli abusi sessuali nella diocesi di Colonia”, commissionato a ottobre del 2020 dall’arcivescovo Rainer Maria Woelki, copre i reati commessi dal 1975 al 2018. In tale lasso di tempo sarebbero 202 i responsabili individuati, tra membri del clero e laici, e sembrerebbero essere 314 le vittime accertate. Circa il 55% di questi casi si riferisce a bambini di età inferiore a 14 anni e 2/3 degli abusi sarebbero stati commessi da membri del clero. Nel report viene inoltre sottolineato come ci sia stato un significativo aumento delle denunce tra il 2004 e il 2018 (chissà che l’inchiesta nell’arcidiocesi di Boston non abbia davvero dato vita ad un “effetto domino”).

Tuttavia, anche in questo caso, ciò che è realmente significativo non è solo l’altissimo numero di clerici indagati e di vittime, ma nuovamente la logica interna alla chiesa cattolica, quella logica ben messa in luce da Il caso Spotlight, di copertura nei confronti di tali crimini, quasi a voler tutelare i peccatori e non le vittime.

In merito alla questione, negli ultimi giorni si è parlato molto delle dimissioni del cardinale di Monaco, Reinhard Marx, presentate al Papa il 21 maggio 2021, con le quali dichiara che la chiesa cattolica è arrivata ad un “punto morto” dopo aver completamente fallito nella lotta interna contro gli abusi sessuali. Il cardinale, emblematicamente, scriverà:

“Due sono gli elementi che non si possono perdere di vista: errori personali e fallimento istituzionale che richiedono cambiamenti e una riforma della Chiesa. […] Per me si tratta di assumersi la corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni.”

Non tarda la risposta del Santo Padre, che respinge le dimissioni del cardinale Marx, spronandolo invece a continuare, attraverso il suo ruolo, il suo operato. Ma la risposta di Papa Francesco riguardo al tema degli abusi, generalmente, non è mai mancata. Il Pontefice ha sempre espresso parole di ferma condanna nei confronti dei casi di pedofilia nella chiesa cattolica, definendo tali atti come una “piaga” e un “omicidio psicologico”.

Già precedentemente al caso di Colonia, nel 2019, aveva emanato una lettera apostolica, Vos estis lux mundi, all’interno della quale si trovano nuove procedure per segnalare molestie e violenze, si introduce l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi in modo immediato, con l’ulteriore obbligo per ogni diocesi di dotarsi di sistemi di facile accesso per tali segnalazioni. Rilevante, infine, è l’individuazione della “condotta di copertura” che riguarda coloro che, in posizione di rilievo nella gerarchia ecclesiastica, nascondono e proteggono il presunto reo, non tutelando le vittime.

La sua opera di lotta interna agli abusi continua tutt’oggi. Il 1° giugno 2021, infatti, viene presentata in Conferenza Stampa una riforma del libro IV del Codice di Diritto Canonico, sulle sanzioni penali nella chiesa, un lavoro già avviato con Benedetto XVI e che dovrebbe entrare in vigore l’8 dicembre. All’interno di questa storica riforma si dichiarerà che il reato di abuso su minori viene inquadrato come reato commesso non contro gli obblighi dei prelati, ma contro la dignità della persona, si sposterà quindi l’accento dall’istituzione alla persona umana. Tra i reati si comprenderanno, oltre alle azioni dei membri del clero, anche quelle di laici e religiosi non chierici che occupano dei ruoli all’interno della chiesa.

Reazioni e considerazioni

In Italia, casa della Santa Sede, sono state diverse le posizioni rispetto al film. Da un lato giornali come l’Avvenire e l’Osservatore Romano hanno espresso parole di elogio nei confronti della pellicola, dall’altro, giornali come Il Foglio hanno avuto reazioni contrarie, con titoli emblematici quali “Spotlight e la propaganda anti-cattolica” o “l’Osservatore Romano esalta il film che mostrifica e silenzia la Chiesa”. Ma il film non sembrerebbe essere né anti-cattolico, né anti-clericale. La pellicola di Tom McCharty, raccontando i reali fatti d’inchiesta, pone il focus non sulla fede ma su quei meccanismi che per troppo tempo sono stati nascosti da quella che è l’istituzione della chiesa cattolica, un’istituzione temporanea, terrena, fatta di uomini.

Papa Francesco sta cercando di tradurre le sue forti parole in azioni concrete. Quello che ai nostri occhi potrebbe semplicemente sembrare “il suo lavoro”, quelli che ci arrivano come piccoli passi (forse anche un po’ scontati diremmo noi), all’interno di un’istituzione secolare e radicata nelle sue convinzioni, quale è la chiesa cattolica, sono in realtà grandi passi.

Come verrà affermato nel film: “La Chiesa è un osso duro”.

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