Nonostante la timida apertura dei musei, l’esigenza di visitare opere d’arte e mostre appare una necessità, o almeno lo è per me! Un weekend tra la street art romana Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Così, armata di macchina fotografica ed entusiasmo, mi accingo a passare un fine settimana all’insegna della street art.
Tufello. Ore 10.00. Sabato mattina
Sono passati quarantuno anni dall’omicidio di Valerio Verbano, ucciso da un commando neofascista il 22 febbraio 1980.
Come ogni anno la Roma antifascista si unisce per ricordarlo.
Oggi a causa delle restrizioni Covid non si è potuto organizzare un corteo imponente per le strade di Tufello e Montesacro. Ma l’arte ha dato voce alla protesta: nei giorni precedenti alla data della commemorazione, lo street artist Jorit ha terminato l’opera muraria in via delle Isole Curzulane.
Jorit è uno street artist napoletano attivo soprattutto nelle periferie italiane. Tra le opere più conosciute riconosciamo “Ael”, “San Gennaro Operaio” nel quartiere di Forcella, “Maradona” a San Giovanni a Teduccio o i murales “Pasolini” e “Angela Davis” proprio a Scampia. Lo stesso vale per il murales in onore di Ilaria Cucchi a Napoli, Willy Monteiro Duarte a Colleferro o George Floyd ne quartiere Barra. Sono simboli, messaggi (spesso inseriti nelle sue stesse opere) che richiamano alla lotta, alla resistenza, a vivere senza piegarsi; sono un segno di denuncia.
Un elemento distintivo nelle opere di Jorit è la “Human tribe”, ossia i segni rossi sul volto dei personaggi che simboleggiano la fratellanza, l’appartenenza ad una tribù, ad una comunità.
L’intento dell’artista è quello di dipingere la realtà in modo sempre meno distaccato e coloro che rappresenta sono, come lui stesso afferma, “il mondo come dovrebbe essere”.
Non tutti conoscono la storia di Valerio e l’opera di Jorit è necessaria per comprendere, per imparare ma soprattutto per ricordare, per sempre!
Pigneto. Ore 16:00. Sabato pomeriggio
Il Pigneto è uno dei quartieri più multiculturali, artistici e con un forte senso di comunità di tutta Roma. Anche qui i murales fanno da scenografia.
Urbanisticamente, il Pigneto nasce nel 1870 da insediamenti abitativi preesistenti realizzati con edilizia spontanea. Questo ha reso il quartiere uno scenario suggestivo per pellicole cinematografiche, come per esempio “Roma Città Aperta” di Roberto Rossellini (1945) e l’Accattone” di Pier Paolo Pasolini (1961).
Ed è proprio Pasolini la figura centrale della storia di questo quartiere, a cui sono dedicate molte opere di street art. Le più note si trovano a Via Fanfulla da Lodi, e rappresentano le tre facce di Pasolini: il Pasolini giornalista, il Pasolini poeta e il Pasolini regista.
OMINO71 dipinge un Pasolini supereroe che combatte contro il sistema politico. “Io so i nomi” è il titolo dell’opera e richiama l’incipit di un famoso articolo sul terrorismo scritto da Pasolini nel 1974.
MR KLEVA dipinge la “Piccola Maria”, con i canoni dell’arte sacra del XIII secolo ma con dettagli realistici. L’immagine è Margherita Caruso, ripresa dal film pasoliniano “il Vangelo secondo Matteo” (1964).
Storicamente, è un quartiere molto attivo a livello politico e questo si riflette nelle opere di street art. Un esempio è l’opera del famosissimo BLU, dipinta all’ingresso dell’ex-complesso industriale Snia Viscosa e rappresenta una massa di lavoratori sfruttati e sottomessi; solo gli ultimi in giallo sono riusciti a liberarsi.
Ostiense. Ore 10:00. Domenica Mattina
Anche in questo quartiere, BLU lascia il segno. L’opera si sviluppa giocando con gli elementi architettonici dell’edificio. Ha dato vita a 27 volti ognuno con una propria storia di ingiustizia sociale, di sfruttamento delle risorse ambientali o di disuguaglianze causate dal capitalismo.
Altre opere sono quelle di Axel Void, STEN&LEX e altri murales che si trovano in via dei Magazzini Generali.
Ultima opera degna di nota e la più fotografata, è il murale antismog di Iena Cruz a Ostiense. È definito il più grande murales “ecologico” d’Europa, dipinto con materiale ecosostenibile che purifica l’aria, ovvero viene utilizzata una pittura che mangia le polveri sottili e le trasforma in sali inermi.
Conclusioni
Il writing è un mondo che mi ha sempre affascinato. Ciò che mi colpisce è il messaggio, il pensiero nascosto che vuole trasmettere l’autore, che sia più o meno famoso.
La street art arriva ovunque; attraversa ogni barriera che sia linguistica, culturale, religiosa e, sì, anche economica. Infatti, la street art è per tutti, non è elitaria o rilegata a piccoli circoli borghesi.
Raggiunge la gente, le masse (basti pensare al fenomeno di Banksy) senza discriminazioni; è libera, selvaggia e in fondo “la più democratica”.
Il disegnare sui muri, gesto più antico della storia dell’uomo, oggi diventa una forma d’arte e d’espressione, di lotta, di emancipazione ma soprattutto di ricordo.
L’arte di strada viene definita da molti come una forma di vandalismo, il segno che sporca le nostre città, le rovina, le rende imperfette anche se perfette non sono. Ovviamente non solo, a mio avviso, rappresenta un giudizio generalizzato ma anche anacronistico: il writing ha un valore espressivo e comunicativo che oggi piace. Lo spazio pubblico e urbano è diventato un’agorà contemporanea e il cittadino è il suo miglior esperto.