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Quella notte le condizioni atmosferiche diventavano via via più preoccupanti: il vento fendeva le imposte con violenza, percuotendole con una tale facilità che queste ultime parevano delle esili lastre di latta; poi, evolvendosi inesorabilmente in tempesta, le raffiche si agitavano vorticose nell’aria, fino a formare dei rapidi mulinelli, che tramutarono il sibilo ventoso in un minaccioso e prolungato ululato. Il buio non faceva che fomentare l’instabile situazione, dandone conferma attraverso il silenzio notturno di buona parte delle creature…anche di quelle inanimate.

Al Vittoriale delle Pecore, infatti, prima di cadere in un evidente stato di apprensione dovuto alla follia del vento, ogni ovino riposava beatamente sul letto o nei cesti di vimini insieme alle altre soffici compagne, magari sognando un’altra divertente avventura da vivere il giorno successivo; ma, stavolta, le emozioni non avevano intenzione di aspettare il sorgere del sole e, poco dopo la mezzanotte, bussarono alla porta del loro piccolo mondo, anzi, per l’esattezza, alla loro finestra chiusa: l’impetuosa bufera non accennava ad esaurirsi e le povere pecorelle cominciavano ad agitarsi, comunicando tra loro con un soffuso belato, intriso di parole chiare e di discorsi sensati: ‹‹ E’ mai possibile che una simile burrasca debba arrecarci tanto disturbo durante la notte? Siamo soltanto al confine temporale tra gennaio e febbraio, perché mai un buona brezza, toccasana contro ogni accumulo di polvere inquinanti, debba assumere dei connotati pazzoidi, che si notano, quasi esclusivamente, nel mese di marzo? ›› e ancora ‹‹ Riusciremo a godere di qualche altra ora di sonno prima dell’alba? Forse è proprio lo sbattere rumoroso delle persiane che acuisce il disagio delle nostre lanose testoline sensibili! ››.

Il chiacchiericcio proseguì, trasformando quello che all’inizio era stato soltanto un bisbigliare curioso in un belare chiassoso e disordinato: nel trambusto polivalente di voci e versi isterici, tutte le pecore sembravano avere qualcosa di importante da dire sulla questione, gettando fuoco sulle opinioni già infuocate delle altre, ognuna desiderosa di pronunciare il proprio parere, come se quest’ultimo fosse fondamentale per un effettivo mutamento dell’attuale contingenza climatica.

‹‹ Silenzioooooo!!!! ››. D’un tratto un belato ammonitore emerse e coprì tutti gli altri, invitando il gregge ad un immediato silenzio: benché sia arrivato da poco al Vittoriale, Jolly King, dal portamento e dall’abito regali, si sente il sovrano della comunità e non perde occasione per ostentare il suo desiderio di dominio e la sua continua esigenza di approvazione e di rispetto da parte delle sue coinquiline, le quali, fatica ad accettarlo, hanno una facoltà di scelta e di espressione pari, se non, in alcuni casi, superiore, alla sua.

D’altronde, l’industria del giocattolo ha fatto di Jolly King un autentico re, almeno in apparenza: lo stemma reale cucito sulla pancia, lo scettro, la morbida corona dalle gemme ricamate, l’ampio mantello rosso dalle rifiniture in finta pelliccia, senza dimenticare le orecchie dorate arrotolate su se stesse, che rimandano direttamente all’acconciatura di un vero nobile del Settecento; con queste caratteristiche estetiche, non è difficile trasformare una pecora semplice e mansueta in uno sfacciato megalomane, vittima costante delle manie di esibizionismo.

Di conseguenza, anche in quella circostanza, la pecorella di peluche di medie dimensioni, di nome Jolly King, si arrogava il ruolo di re indiscusso, senza riserve, ‹‹ Basta belare considerazioni insulse, è il momento di calmarsi e di smettere di preoccuparsi per qualcosa che sta succedendo al di fuori del nostro regno, la stanza possiede un tetto e quattro solide mura, il brutto tempo non potrà danneggiarci! ››. Le sue parole possedevano un tono di rassicurante saggezza profetica e, per qualche minuto, la quiete ritornò nella colorata cameretta: tra quei teneri ovini di poliestere cominciarono a diffondersi sguardi ottimisti.

Tuttavia, non mancavano coloro che non potevano fare a meno di esprimere tutto il loro scetticismo sulla questione, sicure del fatto che quella finestra di mediocre fattura non sarebbe bastata a proteggerle da un probabile peggioramento atmosferico; la prima a prendere la parola fu Pignedì, una veterana del Vittoriale, lontana parente dello stesso Jolly King, la quale, essendo oggettivamente la più grossa e voluminosa di tutte, dall’enorme muso circondato di soffice lana grigia, sente su di sé la responsabilità delle compagne più piccole, alcune delle quali riposano sulle sue stesse zampe: ‹‹ Il problema ›› affermò con voce pacata ma decisa, mentre era seduta sul letto, ‹‹ È che gli infissi di quella finestra non sono abbastanza sigillati quindi, se dovesse scatenarsi un forte acquazzone, non perpendicolare al terreno a causa del vento, l’acqua filtrerebbe all’interno molto velocemente ed arginarla sarebbe molto complicato, anche se siamo tante. ››.

Nella memoria di Pignedì si affacciarono passati episodi di disagio che coinvolsero l’intero gregge, dalla lotta alla polvere al periodico cambio di alloggio all’interno della stanza, e ricordava bene il panico che si era creato tra le pecore, nonostante non si trattasse di situazioni di pericolo urgente, con le più piccole spesso schiacciate dalle più grandi e con i problemi di comprensione linguistica da parte delle straniere; lei stessa aveva faticato a farsi spazio tra le sue coinquiline, con la costante paura di ferirne qualcuna (benché, tra pupazzi, incidenti simili siano praticamente inconsistenti rispetto a quelli che si verificano tra gli esseri viventi).

A tal proposito, come se avesse letto nei pensieri della grossa pecora, Frida ne sostenne le perplessità: ella, insieme a sua sorella Mila, di poco più piccola e dalle zampe dai colori fantasiosi, era approdata al Vittoriale, poco più di un anno fa, dall’affascinante Vienna, nella quale, di tanto in tanto, amava fuggire dal grazioso negozio di giocattoli dove era esposta, per passeggiare lungo il Graben o visitare i giardini del Belvedere, arrivando, addirittura, a prendere la metro per spingersi fino alla reggia di Schönbrunn, con soltanto una fetta di Sacher torte per pranzo e l’immancabile compagnia della sorellina, camminando, con estrema naturalezza, con il solo ausilio delle zampe posteriori, in posizione eretta; ora Frida, per donare concretezza ai vecchi tempi, spesso non esita a scendere dal letto per accendere il lettore cd e far partire a tutto volume la sua canzone preferita dopo i classici di Strauss, la raffinata Vienna dei Pooh, per ballarla a ritmo di valzer con Mila.

Ma, quella notte, Frida mise da parte il suo disimpegno e, senza indugi, con accento tedesco sfumato da un’elegante cadenza austriaca, disse: ‹‹ Le conseguenze del cattivo tempo bisogna prevederle prima che si verifichino, quindi… ››, prima che la pecora potesse proporre la sua strategia risolutiva, un accecante lampo interruppe il suo discorso, introdusse un fragoroso tuono ed iniziò a cadere una pioggia battente, che schiaffeggiava senza pietà la persiana in ferro, facendo esplodere il panico al Vittoriale delle Pecore, in un coro di belati irrazionali e terrorizzati; Jolly King osservava nervosamente, a fasi alterne, il diluvio fuori e il caos dentro, senza sapere cosa fare né come consolare il gregge. In fondo, la sua esperienza di monarca era del tutto insufficiente e mal si applicava ad una comunità che era diventata la sua patria soltanto da pochi mesi.

‹‹ Aspettate un attimo, calmatevi, forse ho trovato una soluzione alle minacce di questa pioggia pericolosa! ››. Un belato solido e limpido si impose tra la folla impazzita: l’enunciazione della colta Berta, alle orecchie di tutte, assunse, in quel frangente, i contorni di un oracolo salvifico ‹‹ Proprio in questi giorni sto leggendo il romanzo Via dalla pazza folla di Thomas Hardy e in esso è contenuta la risposta al nostro problema ››; le pecore ammutolite la fissarono esterrefatte e Berta, più che mai sicura di sé, continuò ‹‹ In vista di un temporale disastroso, anticipato da un forte vento di burrasca, il pastore Gabriele Oak si adoperò subito per proteggere le biche con dei grossi teli impermeabili, aiutato dall’amata padrona Batsceba Everdene…Perché non possiamo adottare anche noi questo espediente? ››.

Non poche coinquiline rimasero in parte deluse dalla sortita di Berta: influenzata dalla decontestualizzazione letteraria, ella non si era resa conto che le due situazioni non erano congruenti; tuttavia, la soluzione presente nel romanzo si poteva comunque adattare, soprattutto nel prendere in considerazione i teli impermeabili, a patto di trovarli, nelle camere accanto al Vittoriale delle Pecore, da qualche parte, in uno dei ripiani dell’armadio…

‹‹ Aiuto, aiuto! Acqua, acqua! ››. Mentre le pecore erano ancora alle prese con ragionamenti prolungati su come attuare l’utilizzo di coperte idrorepellenti, se mai ne avessero trovate in casa, non ci fu più tempo per pensieri complicati o poco funzionali: il grido di Berrie fermò tutto il gregge ed ogni elucubrazione.

La graziosa agnellina dalle lunghe ciglia e dalle calze a righe colorate, con i risvolti rossi, la quale abitava sul davanzale, aveva già le quattro zampe bagnate: l’acqua aveva superato l’ostacolo, non così banale, delle inferriate e si stava inesorabilmente insinuando nelle fessure non sigillate della finestra, e sarebbe lentamente colata sul pavimento se, in qualche modo, non fosse stata bloccata; come impedire a quell’insidioso rigagnolo di continuare ad entrare? Come fermare quel nefasto prodotto del terribile temporale?

Le pecore erano prive di idee: Jolly King sospirava sconfitto, Pignedì stringeva a sé, rassegnata, le sue compagne più minute; tuttavia, in questa cospicua società lanosa, c’è una pecorella che, dalle ″bassezze″ della sua statura e dall’altezza del suo ingegno, trova sempre un geniale rimedio ad ogni piccola e grande difficoltà dell’esistenza ovina e non solo, e, nemmeno quella volta, si sarebbe lasciata sconfiggere dal nemico piovoso…

1 commento

  1. Quando la fantasia va oltre e vola alta…non ci sono ostacoli!!! Complimenti aspetto con ansia e curiosità il continuo della storia.

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