VENEZIA LA “SERENESSIMA“
Secondo un antico mito Venezia nasceva in “un luogo deserto, disabitato e paludoso” al tempo dell’invasione di Attila, quando cioè il re unno devastò la terraferma veneta distruggendo Aquileia e altri centri minori.
Si tratta di un ecosistema “dinamico”, diviso a metà fra l’entroterra stabile ed il fondale marino, al quale ha legato indissolubilmente la sua storia.
Zone di transizione tra il mare e la terra, le lagune svolgono un ruolo essenziale di protezione della zona litorale, contribuendo alla depurazione delle acque e al contenimento delle piene. I canali che la collegano al mare permettono la riproduzione e la circolazione delle specie marine. Per questa sua unicità la Laguna di Venezia è stata proclamata dall’UNESCO, nel 1987, Sito Patrimonio dell’Umanità.
Per queste caratteristiche è necessario conoscerla e tutelarla, approntando degli appositi strumenti di salvaguardia.
SALVAGUARDIA E MANUTENZIONE
Da tempo la città è afflitta da disagi che non sa gestire. Ogni giorno Venezia fa fronte a diversi problemi, come quello dello spopolamento e del turismo di massa. L’avvento del turismo ha creato opportunità lavorative, permettendo l’arricchimento di molti, grazie all’esplosione dell’economia turistica. Nonostante il turismo sia importante per Venezia, sono proprio i Veneziani stessi a lamentarsi di come questo stia ormai calpestando un sito patrimonio mondiale Unesco, rendendo la vita impossibile ai suoi residenti. Nel centro storico, soprattutto negli ultimi anni, i residenti sono in continuo calo.
Ma ben presto i problemi si intensificano. La laguna infatti, che rende tanto particolare Venezia e al tempo stesso cattura tanti turisti, è causa di quei problemi con cui i Veneziani combattono da anni: l’acqua alta.
Ma l’acqua alta è solo una delle conseguenze di fenomeni molto più complessi, come l’aumento del livello del mare, la subsidenza, ovvero l’abbassamento del suolo dovuto a cause naturali o antropiche, e l’erosione. Non solo le grandi navi, ma anche la pesca condotta con metodi “distruttivi” e il moto ondoso generato dalle imbarcazioni medio-piccole in navigazione con velocità eccessive, favoriscono l’erosione dei fondali e dei margini delle barene.
Mentre dunque l’erosione sistematica riduce sempre di più l’estensione di queste superfici, per far fronte al fenomeno delle acque alte in Laguna è stato creato il Modulo Sperimentale Elettromeccanico (MOSE), cioè un sistema di dighe a scomparsa per chiudere il mare e la marea fuori dalla laguna.
Quando le condizioni di marea saranno proibitive per la città, questi cassoni d’acciaio, che sono imperniati al fondo, e dovrebbero resistere a maree alte 3 metri, saranno pompati d’aria e per galleggiamento si alzeranno. Affiancandosi l’uno all’altro formeranno una barriera e terranno l’acqua fuori dalla laguna.
Opera finanziata per oltre 5 miliardi di euro dallo stato, che se fosse stata attiva sarebbe dovuta entrare in funzione non appena l’altezza di marea prevista avesse superato i 110 cm, arginando la marea in modo meno drammatico di quanto poi è accaduto.
QUALE FUTURO PER LA LAGUNA DI VENEZIA?
A costruire e occuparsi del MOSE è il Consorzio Venezia Nuova, il quale si trova commissariato dopo le vertiginose tangenti scoperte, stimate per 40 milioni, e l’ennesima interruzione dei lavori. Infatti il Mose non è ancora finito. Mancano i collaudi finali, la cabina di regia e il motorino di avviamento. Per non parlare delle spese di manutenzione che ammontano ufficialmente fra gli 80 e i 90 milioni l’anno.
Il 12 novembre una marea prepotente ha creato preoccupazione e disagi tra la popolazione. 187 i centimetri registrati. 170 gli interventi dei vigili del fuoco. Un uomo di 70 anni, Giannino Scarpa, è morto fulminato mentre cercava di staccare la corrente nella sua abitazione di Pellestrina, l’isola tra il mare e la laguna che ha subito danni di notevole entità. Molti gli incendi causati da cortocircuiti, come quello al Museo di Arte Moderna e Orientale di Ca’ Pesaro che fortunatamente non ha provocato danni alle opere. Tanto lavoro anche all’interno della Basilica di San Marco che ha visto la cripta, riempirsi quasi come nell’alluvione del 1966. In tanti i giovani che collaborano cercando di portare in salvo quel che rimane delle librerie.
Nel corso dei secoli Venezia è stata messa a dura prova da fenomeni ambientali di diverso tipo. L’acqua alta del 1966 era dovuta alla sovrapposizione di due maree combinate al vento di scirocco: una combinazione rarissima, per l’epoca, che portò la così detta “acqua granda” con ben 192 centimetri.
Ad oggi, riuscirà Venezia, e la costruzione del Mose, a far fronte all’aumento dei cambiamenti climatici in atto?