Solo percorrendo nuove strade e oltrepassando la realtà conosciuta si possono raggiungere luoghi inesplorati alla scoperta delle proprie e altrui potenzialità. E’ quello che si prefigge οίην (ioièn). Che io possa andare oltre”, l’opera di Giovanna Valentina Teresa Profeta, autrice originaria di Valguarnera Caropepe (Enna), ma che vive a Roma dove svolge la sua professione di avvocato, pubblicata nella collana “Le Perle” dell’Aletti editore. Il titolo è un esplicito riferimento al Frammento 182, unica parola giunta fino a noi di una poesia di Saffo. «Ho scelto questo termine greco – spiega la giovane autrice – perché esprime il mio approccio all’esistenza. Una parola di speranza che può essere un invito a “muoverci” sempre, verso qualcuno, qualcosa, ad essere parte del fluire del tempo della vita per andare alla scoperta di ciò che non conosciamo, della diversità, dell’ignoto».

La raccolta è un viaggio intriso di forza e speranza, un continuo peregrinare per esplorare il proprio “io” e il mondo circostante. «Per conoscere occorre sorprendersi e per sorprendersi occorre percorrere nuove strade. E’ oltre che ci attendono infinite possibilità». La poetessa – appassionata di letteratura greca e latina – attraverso la sua penna, efficace e gentile, descrittiva e riflessiva, riesce ad attualizzare il mondo classico, definendolo «una bussola che non dovremo mai perdere, per trovare risposte alle nostre tante domande e comprendere il delicato e controverso mondo umano». Così come il tema dell’universo femminile, di cui Saffo ne rappresenta un esempio rivoluzionario, non solo perché l’unica poeta donna del tempo, ma per essere riuscita a dar voce alla propria interiorità, liberandosi dell’arrogante pregiudizio e delle arcaiche logiche sociali. In questo – per la Profeta – la scrittura ha un grande valore testimoniale, poiché consente di imprimere per sempre, nel ricordo e nella memoria, tutto quello che in quel dato preciso momento sta accadendo. «Non solo le parole salvano i ricordi e diventano testimonianza storica, ma hanno una forza generatrice potentissima».

Per Giovanna la vita è la più grande fonte d’ispirazione, nelle sue sfaccettature, bellezza e complessità. «Ogni verso della mia raccolta poetica è derivato dall’esperienza, dall’osservazione, dal vivere e, contemporaneamente, dall’essere spettatrice del mondo che mi circonda. I miei versi racchiudono frammenti di vita personale ma anche storie altrui. Siamo tutto quello che viviamo». Ma se le liriche scaturiscono dall’osservazione della realtà è, poi, la fantasia a dare intensità alle emozioni e all’amore; la scritta parola riesce, così, a cristallizzare il reale del vissuto con la creatività dell’arte. «La poetessa – scrive, nella Prefazione, il professor Hafez Haidar, già candidato al Premio Nobel per la Letteratura e noto per la traduzione del best seller “Le mille e una notte” – ci incanta con i suoi bei versi scritti con uno stile raffinato e coinvolgente, che denotano una profonda sensibilità e lasciano segni profondi nel cuore di tutti noi».

Animo e mente fotografano una realtà che la penna traduce in versi. «Vedo tanto oltre i miei occhi, ma quello che mi incuriosisce e mi spinge a non adagiarmi sulle mie conoscenze è tutto quello che non vedo e non conosco». L’opera è un inno alla vita, all’amore, alla bellezza delle piccole cose. Esorta alla riflessione, a interrogarsi sulla propria interiorità, a fermarsi per fare pace con il tempo e diventarne parte. A ricercare la felicità andando oltre sé stessi. «ἰοίην (ioièn) – conclude la poetessa – è un invito di entusiasmo e speranza, perché andare oltre è futuro, è possibilità, è cambiamento, è scoperta».

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