INpressMAGAZINE Claudio Palazzi

La responsabilità amministrativa degli enti: intervista all’Avvocatessa Anna D’Alessandro per saperne di più

Foto di Tingey Injury Law Firm su Unsplash
Foto di Tingey Injury Law Firm su Unsplash

L’argomento della responsabilità amministrativa degli enti riveste un’importanza sempre crescente nell’ambito giuridico, poiché si colloca al crocevia tra la sfera pubblica e quella privata, tra l’azione amministrativa e la tutela dei diritti individuali. In un contesto in cui la complessità delle organizzazioni e degli enti pubblici è in continua espansione, la necessità di definire e regolare la responsabilità amministrativa diventa cruciale per garantire trasparenza, efficienza e giustizia. Nell’intervista che segue è possibile esplorare il concetto di responsabilità amministrativa degli enti, analizzando le sue radici giuridiche e l’evoluzione normativa. Si tratta di un tema attuale e rilevante, in quanto l’opinione pubblica e gli attori coinvolti nel sistema amministrativo sono sempre più attenti alle dinamiche di gestione degli enti e alla corretta applicazione delle leggi.  Per trattare questo tema abbiamo contattato uno dei massimi esperti riconosciuti in Italia su questo argomento, l’Avvocatessa Anna D’Alessandro, Avvocato Cassazionista e componente della commissione di diritto penale del Consiglio dell’Ordine di Roma.

COME NASCE IL TEMA DELLA RESPONSABILITA’ AMMINISTRATIVA DEGLI ENTI?

“Il tema della responsabilità penale degli enti è stato introdotto nel nostro ordinamento nel 2001, in attuazione di obblighi che venivano dall’Unione Europea, con il Decreto Legislativo n.231 del 2001. Nel nostro ordinamento la responsabilità penale era attribuita solamente alle persone fisiche, secondo l’articolo 27 della Costituzione che recita la responsabilità penale personale, riferito esclusivamente alle persone fisiche. Il diritto penale tradizionale è di fatto un diritto che è stato strutturato pensando proprio alle persone fisiche. Per essere adempienti ad obblighi comunitari è stato introdotto nel nostro ordinamento il Decreto Legislativo n.231 che recita “Responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”.

COME NASCE LA RESPONSABILITÀ PENALE?

“La responsabilità penale nasce solamente per i reati previsti all’interno di quello che viene chiamato il catalogo dei “reati presupposto”. In particolare, i reati che si mira a prevenire sono quelli contro la Pubblica Amministrazione, i reati in materia ambientale, i reati in materia di sicurezza sul lavoro ed in particolare l’omicidio e lesioni colpose per la violazione della normativa anti infortunistica, i reati di corruzione e concussione. Si rilevano anche una serie di altri reati, ma l’ambito di applicazione più importante è appunto quello nei reati appena citati”.

QUAL È IL SENSO DI QUESTA NORMATIVA?

“Il senso della normativa è quello di evitare che le imprese non rispettino le leggi, e che quindi ottengano degli appalti attraverso per esempio metodi di corruzione, operando al di fuori di quanto previsto dalla legge attraverso un sistema che potremmo definire di concorrenza sleale rispetto ad altri soggetti, traendo vantaggio grazie a questa loro attività. A rispondere delle violazioni, prima del Decreto Legislativo n.231, erano soltanto le persone fisiche, adesso ne rispondono invece anche le imprese e gli enti. Le sanzioni che ne seguono possono essere molto pesanti, si va dalla confisca del prezzo del prodotto e del profitto del reato fino, nell’ipotesi di reiterazione di più illeciti, alla sospensione temporanea o definitiva dell’attività dell’ente. Nell’ordinamento si è voluto dunque introdurre un principio di responsabilità diretta dell’ente che si avvantaggia nella condotta delittuosa dei suoi apicali (direttore generale, consigliere di amministrazione, dirigente), in quanto la norma punisce questi ultimi quando il reato è stato commesso nell’ interesse dell’ente o a suo vantaggio”.

ESISTE UN MODELLO ORGANIZZATIVO DI GESTIONE E CONTROLLO PER EVITARE CHE POSSANO ESSERE COMMESSI REATI?

“Esiste un modello organizzativo che non è però obbligatorio, in quanto il sistema prevede che gli enti possano dotarsi a propria discrezione di questo modello. Questo diventa uno strumento indispensabile, nel caso in cui l’ente debba difendersi, nell’ipotesi in cui venga commesso un reato nell’interesse o a vantaggio di quest’ultimo da parte dei soggetti apicali. Con una espressione che a mio avviso è significativa, il modello organizzativo rappresenta un’assicurazione per l’ente, nel senso che ci si augura di non doverlo mai mostrare all’esterno, ma nello scenario in cui serva perché si avvia un procedimento penale per uno dei reati rilevanti, diventa l’unico strumento attraverso il quale l’ente si può difendere”.

COME POTREMMO DESCRIVERE QUESTO MODELLO ORGANIZZATIVO?

“Il modello organizzativo è uno strumento che serve a rendere sempre ricostruibile l’attività dell’ente e serve a capire, per chi dovesse fare una valutazione di come certe attività vengano svolte, chi svolge determinate attività all’interno dell’ente. Questo si riconnette in un certo senso ad un problema che c’è sempre stato nel diritto penale d’impresa. Poiché nel diritto penale d’impresa i reati nascono in un’organizzazione che di per se è complessa, la prima difficoltà è quella di andare ad individuare il soggetto a cui attribuire le responsabilità, considerando la difficoltà nello stabilire chi è che ha agito per conto dell’ente in maniera positiva o, nel caso sia stato commesso un reato, in maniera negativa. Quindi i modelli organizzativi rappresentano in qualche modo le regole attraverso le quali l’ente agisce, le quali vengono codificate e consentono, attraverso un’analisi del rischio, di individuare quali attività potrebbero essere maggiormente suscettibili alla commissione di reati.

Se dovessimo fare un esempio, immaginiamo uno scenario nel quale viene disposta una verifica a fini fiscali. In questo caso avviene il controllo della Guardia di Finanza, la quale deve interfacciarsi con un soggetto facente parte della società, come ad esempio il responsabile amministrativo, il quale è in possesso dei documenti necessari per la verifica. Questa situazione rappresenta un’area di rischio, in quanto è un’area dove si possono verificare dei fenomeni corruttivi. Nella gestione di quest’area di rischio devono essere previste delle regole di comportamento e dei principi di controllo volti a mitigare il rischio di commissione di reati. Per esempio, quando si tengono dei rapporti con esponenti della Pubblica Amministrazione, è buona regola tenere un registro, che può essere rappresentato anche dalla raccolta delle mail, con le quali si specifica quali sono le finalità dell’incontro. E’ buona regola anche evitare che avvengano incontri ai quali partecipano soltanto un rappresentante dell’ente ed un rappresentante della Pubblica Amministrazione. Bisognerebbe fare in modo che vi siano almeno tre o quattro persone, tenendo sempre conto di quello che è stato l’esito dell’incontro.

La proceduralizzazione di questi passaggi, che non deve significare un appesantimento, diventa uno strumento di controllo di ciò che è stato fatto e consente all’ente stesso di difendersi. Qualunque modello organizzativo non può escludere che vengano commessi reati, ma il massimo obbiettivo che si può avere di mira è la riduzione ad un rischio accettabile della commissione di reati.”

POSSIAMO AFFERMARE L’ESISTENZA UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE INTERNA AGLI ENTI CHE, PER ESEMPIO, PUO’ RIGUARDARE POLITICHE ANTI-CORRUZIONE BASATE SU INTEGRITA’ ED ETICA?

“Si, e questo rappresenta il punto di partenza nella costruzione di un modello organizzativo, che è rappresentato dal codice etico, in quanto parte fondamentale del modello. Il codice etico può essere immaginato come l’insieme dei principi fondamentali, la carta costituzionale dell’ente. Si tratta di principi di buon comportamento, definibili in certo senso come principi ovvi. In realtà questi principi sono fondatori dell’operatività all’interno di una società complessa come la nostra. E’ un esempio il semplice fatto di affermare che la società non tollera pratiche corruttive per nessuna ragione, neanche quando attraverso queste pratiche corruttive si possono apportare dei vantaggi alla società stessa. Ribadire questi concetti e metterli per iscritto, diffondendoli a tutti i dipendenti della società, non lascia margini di dubbio riguardo quello che è il comportamento atteso da ogni dipendente, il quale mai potrà dire di aver violato la legge per il bene della società. Si danno delle linee di comportamento chiare, perché chiare sono le linee di rispetto dei valori che la società vuole tutelare. Rappresenta uno strumento molto importante in quanto nella sua comprensione è meno tecnico dei modelli organizzativi e grazie a questo è possibile chiarire alcuni aspetti legati alla formazione per le società che decidono di adottare modelli organizzativi. Per esempio non molti sanno che il reato di corruzione si perfeziona con la semplice promessa della consegna di una somma di denaro di una utilità non dovuta ad un pubblico ufficiale. Anche una semplice promessa di qualcosa integra un reato di corruzione. Dotare la società di un codice etico, conosciuto e rispettato da tutti i dipendenti della società stessa, consente di fare mente locale anche su questioni alle quali spesso si dedica una scarsa attenzione”.

CI SONO TENDENZE E SVILUPPI ATTUALI RIGUARDO LA RESPONSABILITA’ DEGLI ENTI E AGGIORNAMENTI DI LEGGI CHE SI SONO REGISTRATE NEL CORSO DEGLI ANNI? 

“Ci sono stati degli aggiornamenti e sono stati anche eccessivi, in quanto il catalogo dei reati presupposto si amplia di anno in anno. Il vero tema riguarda invece il valore su cui si sta discutendo adesso, ovvero qual’ è l’efficacia del modello 231 e chi lo decide. Ad oggi il modello, per consentire all’ente di essere esente da pena, deve essere idoneo ed efficacemente attuato. La valutazione dell’attuazione del modello non può essere fatta in relazione al reato”.

QUANDO È CHE VIENE UTILIZZATO IL MODELLO A FINI DIFENSIVI PER L’ENTE?

“Viene utilizzato nel caso uno dei soggetti precedentemente citati abbia commesso un reato rilevante a fini della 231 nell’interesse a vantaggio dell’ente. A questo punto si verifica se l’ente è dotato o meno di modello organizzativo. In caso l’ente ne sia dotato l’autorità giudiziaria dovrà stabilire se tale modello è idoneo ed è stato efficacemente attuato. La materia della responsabilità degli enti può essere considerata come nuova all’interno del nostro ordinamento, pur essendo entrata in vigore dal 2001”.

SE IL REATO E’ STATO COMMESSO, IL MODELLO PUO’ ESSERE DEFINITO NON IDONEO?

“Questa rappresenta un’equazione errata perché con il modello si può ridurre il rischio di commissione del reato, ma nessun modello è in grado di portare il rischio a zero. La commissione del reato, quindi, non rappresenta un elemento rilevante per stabilire se un modello è idoneo o non idoneo”.

CHI E’ CHE SVOLGE LA VALUTAZIONE DI IDONEITA’ DEL MODELLO?

“A svolgere questa attività è prima il Pubblico Ministero e successivamente il giudice nel corso del processo. Quello che si vorrebbe ottenere, visti anche i costi che un modello organizzativo porta a discapito delle aziende dovuti alla nomina di un organismo di vigilanza, il quale controlla la corretta attuazione e il rispetto delle norme contenute nel modello, è una sorta di certificazione dell’idoneità del modello, stabilendo dei criteri in base ai quali stabilire se un modello possa ritenersi idoneo o meno. Sull’efficace attuazione il discorso è invece più complicato, in quanto attiene alla vita del modello mentre la società opera. Ciò su cui si sta ragionando è dunque come attribuire valore in termini di certezza al modello organizzativo, in quanto ora questa certezza non esiste, non essendo possibile stabilire in anticipo se un modello è stato costruito bene e quale possa essere la sua tenuta in un procedimento penale”.

“Diversamente Pazzesca” è il nuovo singolo di Annalisa Minetti. Fuori il video

Da venerdì 26 luglio torna in radio Annalisa Minetti con “Diversamente Pazzesca”, il suo nuovo singolo, scritto da Laura Polverini e Marcello Balena con Chiara Peduzzi, prodotto da Roberto Panfili, edizioni Zero4leo Music srl, pubblicato su etichetta Studio 63 con distribuzione Pirames International.

Brano e video sono stati presentati di recente e Annalisa Minetti ha affermato che “salvo casi rari non siamo ancora pienamente preparati all’inclusione e a utilizzare lo sport come elemento facilitatore della stessa, È inconcepibile che ci sia chi sostiene, nell’ambito scolastico per esempio, che i diversamente abili debbano essere portati in classi diverse, durante l’attività sportiva”. Inclusione – ha aggiunto la cantante – vuol dire coinvolgere, permettere alle persone con caratteristiche diverse di stare in ambienti accessibili a tutti e di essere valorizzate per quello che sono. La volontà può fare la differenza, può rendere speciale una persona, può rendere speciale una realtà. Dobbiamo puntare a essere speciali, diversamente pazzeschi, per rendere straordinaria l’ordinarietà.”

Roberto Panfili, produttore del progetto, ha raccontato che ha subito l’amputazione di una gamba a seguito di un incidente, ma ha sempre reagito con forza. “Tutto si può affrontare con il sorriso. Ho scelto di produrre questo brano per questo e per appoggiare le tematiche de I sorrisi che nuotano ed Eta Beta, due associazioni a cui sono legato”.

Il video, per la regia di Giacomo Ligi, montaggio di Eugenio Bollani, da un’idea di Laura Polverini, è stato girato ai Nightingale Studios nei pressi di Roma, e contiene contributi video da eventi che hanno visto protagonista Annalisa negli anni, tratti da programmi televisivi ed eventi sportivi.

Annalisa Minetti, milanese di nascita, è romana di adozione. Nel 1997 partecipa a Miss Italia dove arriva settima, e l’anno dopo è in gara a Sanremo con “Senza te o con te” vincendo sia la sezione giovani che quella dei Campioni (unica artista ad aver ottenuto questo risultato)Tornerà altre due volte al Festival in coppia con Toto Cutugno nel 2005 e nel 2008.

Dal 2010 comincia a praticare a livello agonistico atletica leggera, senza mai lasciare la musica e nel 2012 conquista la medaglia di bronzo nei 1500 metri alle Paralimpiadi di Londra, stabilendo il record del mondo per la categoria ‘non vedenti’ e ottiene la medaglia di bronzo ai campionati europei di atletica leggera paralimpica. Nel 2013 è medaglia d’oro ai campionati del mondo di atletica leggera paralimpica negli 800 metri stabilendo il record mondiale anche in questa categoria e in seguito viene nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Prende parte ai Campionati del mondo di Paraciclismo in Svizzera e, nel 2017, è medaglia d’oro alla Maratona di Roma.

Si riparla di musica quando partecipa su Rai1 a Tale e Quale Show, il programma di Carlo Conti, dove conquista il pubblico arrivando seconda nella classifica generale e prima nella categoria donne. Nel 2019 esce “Più in alto”. Nel 2020 in occasione del centenario della nascita di Papa Giovanni Paolo II canta “Karol”, a lui dedicata e insieme ad altri artisti, tra cui Mario Biondi, Gaetano Curreri, Dodi Battaglia lancia “ Il nostro tempo raccogliendo fondi per l’Associazione Auser in aiuto alle persone in difficoltà durante la pandemia. Nel 2021 esce “Invincibili” e nel 2022 “Dejà vu”.

Arriva il 2023, con il rapper milanese FRE, pubblica “Nevica” poi “Blu” e il 31 dicembre presenta in anteprima assoluta, durante il concerto di Capodanno in Piazza Del Plebiscito, Torno A Napoli” racconto dei profumi, dei colori e dei suoni della città che ha dato i natali a tanti grandi artisti e in cui Annalisa torna per ritrovare benessere. Il video, al Premio Roma Videoclip consente ad Annalisa, di ricevere un riconoscimento speciale per l’interpretazione.

In occasione delle Olimpiadi e Paralimpiadi 2024, viene pubblicato “Diversamente Pazzesca” brano con chiari riferimenti, nel video, alla sua passione per lo sport che per ora ha messo da parte per tornare al suo pubblico con la cosa che ama di più nella vita: la Musica.

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“Libera di sognare”. Con i versi di Stefania la riscoperta del “bambino interiore”

«Ho indossato così tante maschere nel tempo da dimenticarmi chi ero e anche chi sono. La mia vera natura!». Ha deciso di mettere a nudo la propria anima Stefania Marchisone, nella sua opera “Libera di sognare”, targata Aletti editore per la collana “Altre Frontiere – Britannia”. Con la penna tra le mani, è ripartita proprio dalla piccola Stefania che amava scrivere e contemplare la natura, per tornare ad essere completamente se stessa, con la bellezza autentica delle proprie imperfezioni e le fragilità.

«Con questo libro – racconta l’autrice, che vive a Lagnasco (Cuneo) e collabora con l’azienda di famiglia – mi sono autorizzata ad essere me stessa.  L’opera appresenta la gioia di lasciarmi sorprendere, un ritorno all’improvvisazione, alla naturalezza, alla spontaneità, l’uscita dalla zona di confort. “Libera di sognare” perché le strade già tracciate possono cambiare in corso d’opera e nessuno deve ambire alla perfezione, in quanto l’unica cosa che conta è la nostra unicità e dare un senso all’esistenza». L’intento è quello di creare una contaminazione tra psicologia e poesia, per esplorare l’animo umano da più punti di vista con una rinnovata sensibilità.

La silloge è tradotta anche in inglese per coinvolgere un pubblico più ampio di lettori, arricchendo l’opera con diversi linguaggi, tanti sono i linguaggi del cuore e le modalità con cui vengono espressi. «Il bilinguismo – ne è convinta la poetessa – aiuta nel trasmettere i messaggi e i loro significati, impreziosisce l’opera che può essere letta e compresa da un pubblico più vasto interessato, poiché il libro è distribuito in 86 Paesi del mondo, dove la poesia è molto più seguita ed apprezzata». Attraverso una scrittura semplice e diretta, di facile comprensione, caratterizzata da versi liberi, similitudini, personificazioni e metafore, emergono le fragilità, le paure, il coraggio, il cambiamento, il futuro, l’autodeterminazione, il sogno e la speranza. Una contaminazione continua tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, tra sogni, fantasia e percezioni che contribuiscono a creare la realtà. «Nella silloge “Libera di sognare” la poetessa Stefania Marchisone – scrive, nella Prefazione, Hafez Haidar, più volte candidato al Premio Nobel e noto per la sua traduzione de “Le mille e una notte” – disegna con il cuore la strada maestra che dobbiamo percorrere se desideriamo realizzare i nostri sogni e desideri, ignorando i pregiudizi e le rigide regole imposte da una società superficiale, che mette al centro solo l’apparenza, il successo e il dio denaro».

L’opera è un’iniezione di fiducia, un inno all’amore per se stessi, all’importanza di fermarsi ad ascoltare il proprio corpo, il “bambino interiore” che è in noi e curare la propria anima alla scoperta dei desideri più profondi. Questo percorso interiore dura tutta la vita e consiste in continui aggiustamenti per rimanere in ascolto dei propri bisogni, accettando tutte le parti di noi. «Spero che le persone – afferma l’autrice – leggendo queste poesie si sentano meno sole, comprese e accettate e si concedano la libertà di credere in se stesse e nei propri sogni, senza condizionamenti esterni, affinché si prendano la responsabilità di ricostruire la propria vita così come l’hanno sempre desiderata».

Un anno di successi per leomeconi: nuove uscite e collaborazioni di prestigio

Il 2024 per leomeconi ha segnato una svolta e una serie di novità importanti. Sono infatti usciti “guastafeste” e “supergelosa”, due dei tre brani che fanno parte della trilogia che si completa con “troppotoxic”, in arrivo in digitale dal 23 agosto, che leomeconi ha scritto, arrangiato e prodotto, spaziando tra il folk della sua chitarra acustica ed il pop-rap in stile The Kid Laroi, con un testo che scava nelle pieghe più insane di un rapporto di coppia ed un grido di denuncia: meglio uscire dalla coppia che distruggersi dentro alla coppia. La trilogia è accompagnata da una grafica appositamente pensata e che culminerà con un visual video in stile noir.

Dal 19 luglio nella colonna sonora della serie TV Sul più bello la sigla di chiusura è “martainedito dedicato alla protagonista della serie che vede la regia di Francesca Marino e che dal 29 luglio è su Prime. Nella serie è stata inserita anche “You Can Trust Me – 2024 versionfeat. Paolo Fresu.

martasarà in radio e nella versione video dal 20 settembre e farà parte dell’album di leomeconi che arriverà in autunno, lanciato da un altro inedito, realizzato con il produttore irlandese multiplatino Don Mescall.

Finalmente sul canale YouTube di leomeconi sono stati inseriti oltre a contenuti esclusivi questi suoi lyrics video:

stessa storia: https://youtu.be/usU-ddu-swE

Self – Respect: https://youtu.be/FeCTECImXLo

Leonardo Meconi, in arte leomeconi, nasce a Bologna il 13 maggio 2004 e sin da piccolo si appassiona alla musica rock e folk americana, da Elvis a Springsteen, da Cash a Dylan. Nel 2016 inizia a scrivere i primi brani in inglese dopo esser stato invitato dal suo idolo Bruce Springsteen sul palco di San Siro a Milano a suonare la chitarra durante “Dancing in the Dark. Negli anni successivi inizia la sua attività live e a lavorare in studio ai suoi brani, cosa che lo porta a pubblicare nel 2019 il primo album di inediti, tutto in inglese, dal titolo “I’ll Fly Away”. Nel 2020 pubblica due singoli, sempre in inglese: “Self-Respect” e “Angels & Outlaws”, scritti e prodotti interamente da remoto durante il primo lockdown; nel mezzo partecipa ad X-Factor 2020 nella categoria Under Uomini (nella squadra di Emma Marrone), superando audition e bootcamp.

A gennaio 2021 viene pubblicata “You Can Trust Me” con la partecipazione straordinaria di Paolo Fresu alla tromba. Il 13 maggio festeggia il suo diciassettesimo compleanno con la pubblicazione del brano “fino all’alba”, primo singolo in italiano che rappresenta una svolta.  Proprio grazie a “fino all’alba” viene selezionato per le audizioni del Festival di Castrocaro 2021 che supera approdando alla finale in diretta TV su Rai 2 davanti alla giuria composta da NoemiErmal Meta, Margherita Vicario e Boosta, classificandosi terzo nella classifica dei giudici e al primo posto negli ascolti TIM MUSIC. Il 26 novembre dello stesso anno leomeconi pubblica il singolo “danza” che anticipa l’album “Lato A, Side B”, composto da 5 brani in italiano e 5 in inglese.

Nel 2022, dopo aver partecipato come artista invitato al Ferrara Buskers Festival, inizia a collaborare con il produttore irlandese multiplatino Don Mescall, registrando a Quivvy (Irlanda) il suo prossimo album. Nel frattempo, dà vita al progetto LOAD, formando una band, nata sui banchi di scuola, che lo accompagna durante i live. A luglio 2023 termina gli studi al liceo musicale Lucio Dalla di Bologna e partecipa alle Clinics di Umbria Jazz; al termine viene convocato per una audition che lo porta a vincere una borsa di studio per 4 anni al Berklee College of Music di Boston. Escono i brani più amati dai fan durante i tanti live. A dicembre 2023 la versione studio de “La notte più bella”, a marzo 2024 il singolo “guastafeste” e a giugno “supergelosa”, al quale faranno seguito altri brani e in autunno il nuovo album.

 

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