Con la scomparsa del Santo Padre la Chiesa si prepara ad affrontare il periodo di sede vacante e la preparazione di uno dei riti più antichi ancora in uso, il conclave. Dal latino cum clave, “con la chiave”, a indicare l’isolamento degli elettori, il conclave è la procedura tramite cui cui il collegio cardinalizio sceglie il nuovo papa dopo la sua morte o la rinuncia del suo ministero.
I cardinali elettori, ossia tutti quelli sotto gli 80 anni, giungono da tutto il mondo in Vaticano per partecipare alle congregazioni generali, riunioni durante le quali si prepara l’elezione del nuovo pontefice. Il giorno designato per l’inizio del conclave i cardinali si riuniscono all’interno della Cappella Sistina (il primo conclave nella Sistina si tenne nel 1492; prima di allora l’elezione avvennero in diversi sedi quali il Laterano e San Pietro, ma anche fuori Roma in località quali Viterbo, Perugia o Avignone durante la cattività avignonese).
Dopo l’Extra Omnes (“fuori tutti”, formula con la quale vengono sigillate le porte, hanno inizio le votazioni, rigorosamente segrete. Per eleggere papa un candidato sono necessari i due terzi dei voti. Dopo ogni spoglio le schede vengono bruciate in una apposita stufa: se il papa è stato eletto in piazza san Pietro si vedrà dal comignolo uscire del fumo bianco, in caso di mancata elezione il fumo sarà nero.
Cum clave
Contrariamente a quanto si pensi e proprio a causa delle sue antiche radici, non sempre il pontefice è stato scelto mediante questo rito: il primo conclave, infatti, si verificò nel XIII secolo e prima, la scelta del successore di Pietro avveniva in maniera non uniformemente regolata.
Nei primi secoli del Cristianesimo, i papi venivano scelti principalmente dal clero romano, ma anche il popolo aveva un ruolo attivo: infatti, l’elezione avveniva spesso per acclamazione, ossia l’espressione di pubblico consenso verso un candidato, poi eventualmente ratificata dal clero.
Con la cristianizzazione dell’Impero avvenuta prima con l’editto di Milano di Costantino (libertà di culto nell’Impero) e poi quello di Tessalonica di Teodosio (Cristianesimo religione di Stato), le autorità imperiali iniziarono a influenzare fortemente l’elezione papale. Spesso l’approvazione dell’imperatore era necessaria, e in alcuni casi questi indicava direttamente il candidato.
Dopo un lungo periodo di crisi durante il quale i papi venivano nominati e deposti con la forza e scelti sovente tra i membri delle casate aristocratiche senza alcun criterio, a partire dal 1059, la riforma di Papa Niccolò II, cercò di arginare le ingerenze esterne riservando l’elezione ai soli cardinali. La formazione di una sorta di corpo elettorale ben preciso fu in un certo senso un preludio alla nascita del rito del conclave, anche se le pressioni e le ingerenze esterne erano ancora molto forti.
Nel 1271 ebbe luogo il primo conclave della storia, che fu anche il più lungo. Nel 1271 i cardinali erano riuniti a Viterbo da ormai tre anni per decidere il successore di papa Clemente IV. Il collegio cardinalizio era profondamente diviso da pressioni politiche provenienti dalle potenze europee senza riuscire a trovare un accordo.
I cittadini di Viterbo, esasperati dallo stallo e autorizzati dalle autorità civili locali, chiusero fisicamente i cardinali nel Palazzo dei Papi, arrivando a limitar loro il cibo e rimuovendo il tetto per indurli a prendere una decisione.
La decisione drastica diede i suoi frutti e finalmente fu eletto papa Tebaldo Visconti, col nome di Gregorio X. Fu proprio lui a regolare formalmente l’elezione del pontefice con la costituzione apostolica Ubi periculum rendendo il conclave un rito strutturato e imponendo la più stretta clausura dei cardinali elettori allo scopo di preservarne l’autonomia decisionale.
Dal Medioevo alla contemporaneità: i conclave più emblematici
Alla morte di papa Adriano IV nel 1159, si aprì un periodo di forte tensione nella Chiesa, dovuto ai contrasti tra papato e impero. L’elezione del nuovo papa divise i cardinali: la maggioranza elesse Rolando Bandinelli col nome di Alessandro III, sostenitore della supremazia della Chiesa, mentre una minoranza filoimperiale proclamò Ottaviano de Monticelli (Vittore IV), dando origine a uno scisma durato quasi vent’anni. Alessandro III fu riconosciuto dalla maggior parte dell’Europa, mentre l’imperatore Federico Barbarossa appoggiò l’antipapa, al quale ne seguirono altri due. Lo scisma si concluse diciotto anni dopo, nel 1178, quando dopo la sconfitta di Barbarossa a Legnano avvenuta due anni prima, l’imperatore riconobbe Alessandro III come unico e legittimo papa e l’ultimo antipapa Callisto III si sottomise alla sua autorità abbandonando ogni pretesa.
Il Conclave del 1378 ebbe luogo dopo la morte di papa Gregorio XI, il pontefice che riportò la sede papale da Avignone a Roma, e scelse come suo successore Urbano VI. Tuttavia, Urbano VI si dimostrò subito un papa estremamente autoritario destando il malcontento soprattutto dei cardinali francesi, i quali dichiararono il papa romano e ne elessero uno nuovo, Clemente VII, il quale stabilì la sua sede di nuovo ad Avignone, in Francia. La Chiesa e l’Europa si divisero dunque in due fazioni tra chi sosteneva il papa di Roma e quello avignonese dando inizio al cosiddetto Scisma d’Occidente, durato quasi quarant’anni. La situazione si risolse nel 1417 quando il Concilio di Costanza elesse papa Martino V, che fu riconosciuto quale unico pontefice legittimo.
Il conclave del 1492 elesse papa il cardinale spagnolo Rodrigo Borgia col nome di Alessandro VI e fu uno dei punti più alti della corruzione in seno alla Chiesa. Il cardinale Borgia ottenne i voti mediante simonia, ossia la compravendita delle cariche ecclesiastiche. Il papato di Alessandro VI è ricordato come uno dei più controversi della storia della Chiesa a causa della vita mondana del pontefice, degli intrighi politici intessuti durante il suo pontificato e soprattutto dell’elevato nepotismo con cui cercò di elevare il prestigio e il potere della sua famiglia, in particolare di suo figlio Cesare Borgia.
Il conclave del 1903 fu l’ultimo che vide una qualche forma di ingerenza politica nell’elezione del papa. Dopo la morte di Leone XIII il favorito al soglio pontificio sembrava essere il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, già Segretario di Stato e in linea alle idee moderniste del papa defunto. Tuttavia, l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe si avvalse dell’antico e ormai obsoleto ius exclusivae e fece pervenire a Roma il suo veto nei confronti di Rampolla a causa delle opinioni filo-francesi di quest’ultimo. Nonostante l’indignazione e opposizione di gran parte del collegio cardinalizio, il nome di Rampolla fu progressivamente accantonato e fu eletto Giuseppe Sarto col nome di Pio X. Una delle prime decisioni di Pio X fu proprio quella di proibire una volta per tutte ogni diritto di veto o pressione esterna nei futuri conclave e chiudendo di fatto le porte a ogni tipo di ingerenza della politica sulla Chiesa.
Dopo i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI che videro aprire e chiudere il Concilio Vaticano II, il 1978 è passato alla storia come “l’anno dei tre papi”. Dopo la morte di Paolo VI il primo conclave del 1978 elesse papa il mite Albino Luciani che si impose il nome di Giovanni Paolo I in omaggio ai suoi predecessori. Con gran sorpresa e sconvolgimento di tutto il mondo, papa Luciani morì dopo solo 33 giorni di pontificato, uno dei più brevi della storia della Chiesa.
Convocato in fretta un secondo conclave, fu eletto a sorpresa il polacco Karol Wojtyła col nome di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla fu il primo papa non italiano dopo 455 anni (l’ultimo fu l’olandese Adriano VI nel 1522) e il primo proveniente dall’Europa dell’Est. Il suo pontificato, durato oltre 26 anni, è stato uno dei più lunghi e dei più intensi: egli fu il pontefice a viaggiare di più nel resto del mondo e grande fu il suo impegno morale nel contribuire all’abbattimento della cortina di ferro nel contesto della Guerra fredda.
Nel febbraio 2013 papa Benedetto XVI rinunciò al pontificato, un evento straordinario avvenuto solo pochissime altre volte nella storia. Il conclave convocato successivamente elesse al soglio pontificio l’argentino Jorge Mario Bergoglio, il primo papa proveniente dal continente americano e il primo a utilizzar come nome pontificale quello di Francesco.
Il conclave nel cinema
Il rito del conclave è stato sovente rappresentato in letteratura e cinema. Un esempio è il film Angeli e Demoni, tratto dall’omonimo romanzo dello statunitense Dan Brown, in cui il conclave è l’evento attorno cui ruota tutta la trama dell’intero thriller, anche se non è storicamente accurato e molti dettagli sono romanzati e frutto di numerose licenze artistiche. Nonostante il conclave venga rappresentato, com’è giusto, come simbolo e momento vertice del potere spirituale ed ecclesiastico, nella pellicola è dipinto anche come un momento profondamente vulnerabile.
Recentemente è uscito il film Conclave, anch’esso basato su un’opera letteraria di Robert Harris. Le affascinanti immagini che offre del conclave sono state giudicate molto vicine alla realtà, soprattutto nella tradizionale simbologia del rito. Tuttavia, il film, per ovvie esigenze narrative, attraversa e analizza i contrasti personali e politici tra i cardinali elettori, le alleanze e le lotte di potere che si formano nella segretezza della Sistina, probabilmente esasperando la tensione drammatica degli eventi. Non si sa fino a che punto queste dinamiche possono essere verosimili, ma questa narrazione permette di esplorare temi essenziali come l’ambizione politica e la moralità all’interno dei più alti vertici della Chiesa in un momento delicato e fondamentale come il conclave.
Francesco II?
Dopo la scomparsa di papa Francesco la Chiesa si appresta a scegliere il suo successore in un mondo profondamente in crisi. Molti sono i cardinali considerati papabili, dai conservatori Erdo e Besungu, rispettivamente dal Congo e dall’Ungheria, ai più progressisti e considerati più vicini all’operato bergogliano, come il filippino Tagle o l’italiano Zuppi, divenuto noto ai più per la sua attività diplomatica nella missione di pace in Ucraina e per essere presidente della CEI.
Un altro nome utile alla diplomazia può essere il patriarca latino di Gerusalemme Pizzaballa, la cui esperienza acquisita durane il suo ministero in Terra Santa può essere preziosa in un momento delicato come quello che sta attraversando il Medio Oriente e, infine, non manca il moderato Segretario di Stato uscente Parolin, considerato più di tutti un anello di congiunzione tra rinnovamento e tradizione.
Papa Francesco ha voluto sin dal suo insediamento, nelle sue parole, “una Chiesa povera per i poveri”, più trasparente, più vicina alle persone e alle periferie del mondo, più dialogante con le istanze della contemporaneità, e attenta, in maniera del tutto inedita, alla causa ambientalista. La scelta fortemente simbolica del suo nome pontificale è stata sicuramente un’apripista di queste intenzioni. La scelta del suo stile di vita piuttosto frugale per un pontefice, il suo linguaggio informale e l’apertura verso categorie di persone troppo spesso dimenticate lo hanno reso popolare e apprezzato sia tra i fedeli sia presso i laici.
Tra qualche ora le porte del conclave si chiuderanno e, com’è ovvio, non si sa con certezza quali sentimenti e pensieri accompagneranno i cardinali durante il voto. Dopo un pontificato come quello di Francesco la scelta del successore sarà ardua. Il mondo sembra diviso, esattamente come il collegio cardinalizio, tra chi auspica continuità con Bergoglio con una Chiesa più pastorale e meno dottrinale e con gli occhi puntati al futuro, chi un ritorno alla tradizione e chi crede che il giusto equilibrio risieda nel mezzo e chissà se l’eletto dall’imminente conclave avrà la forza e il coraggio di essere Francesco II. Lo scopriremo presto.