È qui a Roma, al Teatro Trastevere, dopo il debutto vittorioso a Madrid, al Teatro Arenal, il nuovo lavoro dello spagnolo Òscar Sanz CabreraLa Partita”, la brillante opera teatrale che si basa sulle riflessioni che riguardano il valore dell’amicizia e le vacillanti relazioni che si perpetuano per inerzia e per la necessità di sentirsi “coccolati” dagli amici, dai “veri” amici, o almeno da quelli che si ritengono tali. Il debellare la falsità e la superficialità nei rapporti d’amicizia almeno è lo scopo primario per una autentica relazione tra amici. La piece teatrale ruota intorno all’evento-“incontro” che li fa riunire almeno una volta al mese e che ha per motivazione il gioco delle carte, la partita appunto! Non dimentichiamo che l’opera teatrale è stata in cartellone a Barcellona per quasi due mesi al Teatro Rabal, grazie alle tematiche universali e attuali che affronta.

La compagnia catalana diretta da Òscar Sanz Cabrera con questo suo lavoro, “La Partita”, ha vinto il Premio Especial del Jurado e il Premio del Público nella 13ª edición de la Mostra de Teatre de Barcelona.

Incontriamo al Teatro Trastevere l’autore, Òscar Sanz Cabrera, ed il regista della messa in scena romana, Antonio Serrano.

D – Nel debutto a Madrid al Teatro Arenal, nel cast c’era Jorge Sanz Cabrera, intuisco un suo parente. Che ruolo aveva nel contesto della sua opera teatrale? L’attore italiano è riuscito a mantenere le stesse sfumature interpretative da lei volute nell’opera da lei messa in scena?

R – Si, è mio fratello Jorge ad interpretare il ruolo di Davide. Daniel Plat, interprete del ruolo di Davide, seguendo le indicazioni registiche, ha spinto più verso un personaggio caricato di clownerie, quasi ad arrivare a movimenti che nella loro essenza richiamano la commedia dell’arte.

D – In Spagna, a Madrid, che rapporto hanno gli artisti di teatro con l’autorità politica vigente? Esistono le stesse problematiche economiche come qui a Roma?

R – L’appoggio che le Istituzioni danno al Teatro diminuisce di anno in anno. Le grandi produzioni, oltre ad accaparrarsi la maggior parte delle sovvenzioni, programmano le loro produzioni nei teatri più importanti e, di conseguenza, la maggior parte del pubblico.

D – Òscar Sanz Cabrera, quale è il tuo punto di vista per ciò che riguarda il Teatro. Come intendi che sia il Teatro nel terzo millennio?

R – Il teatro deve rispecchiare le contraddizioni e le inquietudini della società a cui appartiene. Credo che sin dalle sue origini il teatro sia stato uno specchio della vita e che ci abbia aiutato a capirla.

D – Antonio Serrano è il regista che a Roma ha messo in scena “La Partita” con tre giovani attori. Quali difficoltà hai riscontrato ad abbinare momenti di filmato all’azione teatrale?

R – Sicuramente la sincronizzazione dei movimenti in entrata e uscita dei personaggi e la prospettiva dei filmati in relazione agli spettatori che da ogni punto avrebbero dovuto visualizzare le immagini come un proseguimento dell’azione scenica dal vivo.

D – La piece “La Partita” è basata sulle vicissitudini di tre amici, vittime e carnefici allo stesso tempo. La tessitura drammaturgica evidenzia come le azioni di ognuno provocano inevitabilmente conseguenze sulla vita degli altri. Quali tecniche registiche Antonio Serrano ha applicato per la sua messa in scena?

R – In realtà questo spettacolo è un work in progress, aperto a nuove possibilità espressive grazie all’interazione di diverse arti che, contaminandosi danno vita a nuove strutture drammaturgiche. Abbiamo così diversi piani di lettura dello spettacolo: quello filmico e quello teatrale vero e proprio. Quello del “dietro le quinte”, dove tradizionalmente lo spettatore poteva solo immaginare l’azione del personaggio mentre in questo caso è ben visibile, e quello sulla scena interpretato in tempo reale dagli attori.

D – L’ultima domanda per accomunarvi almeno nella risposta.

Òscar e Antonio, siete soddisfatti della messa in scena romana?

RR – Sì. Convince la scelta di Antonio Serrano di rendere il personaggio di Davide sopra le righe, ansioso, con gli altri personaggi resi più veri… Nella messa in scena spagnola firmata da Oscar Sanz Cabrera il tono era molto più naturalista.

Due modi di interpretare un testo e tutti e due interessanti, divertenti e coinvolgenti

Giuseppe Lorin

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