Con il suo profumo inebriante, la “Zagara di Sicilia” si spande intorno alla realtà circostante, proprio come la poesia di Francesca Vitello che, partendo dal cuore, indirizza verso mete di redenzione umana e metafisica. L’omonima silloge dell’autrice, docente di Materie letterarie, nata ad Aragona, che vive a Favara (Agrigento), sarà in esposizione al Salone Internazionale del Libro di Torino, che si svolgerà dal 15 al 19 maggio prossimi, negli spazi del Lingotto Fiere. «Rappresenta una gratificazione per un bel risultato raggiunto, unito ad una salutare dose di autostima».
La raccolta – pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore e disponibile anche nella versione e-book – è un viaggio poetico tra i sentieri dell’anima, che intreccia l’amore per la terra natia, maggiore musa ispiratrice dei versi, con la sua arte, la storia, le sue bellezze architettoniche e paesaggistiche. Ma anche la natura, le tematiche sociali, i paesaggi mediterranei e, soprattutto, i notturni che fanno emergere nell’autrice emozioni e sentimenti. Una “sicilianità” riscoperta sin da piccola, grazie ad un libro letto in quinta elementare. «Ricordo ancora che, in quelle pagine, si soffermava spesso la nostra attenzione di bambini, sui miti, sulle leggende e sulle bellezze paesaggistiche di questa terra. Ricordo, in particolar modo, quella pagina su cui, parlando dello Stretto di Messina, era scritto che “quando i forestieri venivano in Sicilia erano accolti dal “Profumo della zagara”, dai pittoreschi carretti siciliani e dal cuore generoso ed ospitale della gente di Sicilia. Così, cominciava a nascere in me il senso dell’appartenenza, dell’essere figlia di una terra magica e, quindi, prendeva vita quell’atteggiamento spirituale che si chiama “identità siciliana”, che è stata quella spinta naturale che mi ha portato a scrivere questa opera».
La raccolta poetica è un’avventura letteraria che profuma di valori umani e civili e che conduce il lettore a riflettere sul senso vero della vita. Un ponte tra passato e futuro, tra sogno e realtà, tra individuale e universale. «Francesca Vitello – scrive, nella Prefazione, Giuseppe Aletti, poeta, editore e formatore, titolare della omonima casa editrice che parteciperà alla 37esima edizione del Salone del Libro – nelle composizioni di questa raccolta non si limita a descrivere o raccontare la propria terra, ma la riformula con nuove caratteristiche, posto immaginifico e reale all’unisono, scrigno di percezioni, profonde nostalgie, sentimenti ineludibili, e sogni che accompagnano il nostro discorrere».
Le liriche – semplici e delicate, scritte in rima o in versi liberi – sono una rappresentazione realistica del mondo. Una visione fotografica della realtà, arricchita da tocchi emotivi che l’autrice sente vibrare in sé ma, soprattutto, da un desiderio di pace sulle brutture del mondo. «Sento molto, anche, il fascino del mare, della natura, le gioie e le sofferenze dell’animo umano. A volte – confessa l’autrice – mi sovvengono nostalgie, coltivo il culto della memoria ed anche il tema metafisico, perché nell’immenso creato, avverto sempre la presenza del Creatore. Anche l’amore canto, nelle varie sfaccettature. Scrivo sia in italiano che in dialetto, perché è proprio nel dialetto che c’è il profumo delle nostre radici, che sono “zagara”, che ritorna sempre a fiorire e a spandere il proprio profumo nelle primavere di vita di ogni tempo e di ogni età». Con immagini evocative che rispecchiano la sua sensibilità d’animo, la scrittura della Vitello si presta all’interpretazione di chi legge. Saranno i suoi occhi a considerarla un riflesso, lieto o triste, della realtà, oppure, giocando di fantasia, a farla apparire più bella. «Al lettore vorrei trasmettere l’amore per la poesia e com’è bello verseggiare quando l’avventura della vita fa esplodere dentro afflati di natura e di cuore».