Oggi tra le nostre pagine incontriamo Carmen Mondo.
Benvenuta Carmen Mondo tra le nostre pagine. Si descriva con una frase: Grazie… Sono una persona con un carattere molto particolare ma estremamente leale, odio le ingiustizie, l’ipocrisia e sento la necessità di dire sempre ciò che penso.
Che importanza o rilevanza può avere un romanzo come il suo nel periodo storico in cui viviamo? Scrivere ambientando una storia nel passato, oltre a portare la mente indietro nel tempo facendo una sorta di viaggio, rivivendo tempi e luoghi passati, ha anche la funzione di far riflettere su ciò che c’è stato prima di noi. Mentre la prima opzione è più apprezzabile dagli amanti del genere, la seconda, indipendentemente dalla passione per la narrativa storica, dovrebbe sollevare problematiche o questioni rilevanti per tutti. Forse noi donne occidentali possiamo vantare di possedere una sorta di parità, ma non è così in tutto il mondo. Allo stesso modo, l’omofobia rappresenta uno dei temi più preoccupanti della nostra società e ciò indipendentemente dalle proprie preferenze di lettura. Quindi, gli obiettivi principali sono: non dimenticare chi ha lottato prima di noi e chi lotta tutt’ora.
Che difficoltà ha trovato nella scrittura del suo romanzo? Penso che quando si decide di ambientare una storia in un’altra epoca, la difficoltà maggiore sia quella di essere coerente con il contesto. Per questo, prima della creazione delle storie è stato necessario studiare il periodo interessato e fare delle ricerche… i primi mesi li ho impiegati a fare questo tipo di lavoro che è stato molto impegnativo, il resto è praticamente venuto da sé.
Il suo romanzo ha più protagonisti, a quale è più affezionata o con cui è entrata in empatia? Ogni protagonista rappresenta una parte di me, anche solo per un pregio o un difetto, o per dei sentimenti comuni che quindi mi legano ad ognuna di loro. Faccio un piccolo esempio… l’episodio in cui Delia racconta che da piccola mangiava le rose è effettivamente un mio ricordo d’infanzia, in quanto è una cosa che facevo realmente da bambina.
Che cosa le ha lasciato questo romanzo? Un senso di libertà… sto bene quando esprimo ciò che penso, non riesco a far finta di niente se vedo o vivo in prima persona una situazione che ritengo discriminatoria o ingiusta. Attraverso le donne di questo libro sono riuscita a dar voce anche alla mia e indirettamente, a quella di molte altre.