“C’era solo un luogo dove tu potevi avvicinarti di nuovo a quel cielo libero che avevi conosciuto e che ti mancava.
Era sulla terrazza di quella casa senza tetto del Sud. Lì apparivi a te stessa, con il vestito a pieghe da statua con radici profonde.
Con il viso diventato maschera primordiale, immobile e senza più sofferenza.
Di nuovo di pietra, senza il cuore in fiamme. Di pietra antica e sapiente. E riposante. Per un attimo il bucato di mutandine e magliette appeso al filo dietro di te era dimenticato, insieme a loro quattro bambine colpevoli di un’innocenza che ti soffocava. Adesso era possibile dentro di te il gelo ristoratore dell’inverno”. (da “La stanza di Virginia”)
Un altro importante riconoscimento per l’autrice Nicoletta Nuzzo che non smette di stupire. Ricordiamo, infatti, nel novembre 2011 il primo premio nella sezione poesia della XII Edizione del Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” congiunto al XIX Premio “Donna e Poesia” dedicato all’artista cilena Maria Teresa Guerrero (Maité), con “Portami negli occhi”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni,
Il racconto “La Stanza di Virginia” è risultato vincitore del premio della VIII Edizione del Concorso “Città di Trieste” nella sezione sui rapporti intergenerazionali nell’ambito del Concorso Internazionale di Scrittura Femminile 2012; premio promosso dalla Consulta Femminile di Trieste.
La premiazione sarà il giorno 8 marzo 2012 alle ore 17 in occasione della “Giornata internazionale della donna” presso la sede del Consiglio Comunale di Trieste, Piazza Unità d’Italia n. 4.
A.M.: Come hai reagito alla premiazione? Te l’aspettavi?
Nicoletta Nuzzo: Lo desideravo molto, provo un’attrazione particolare per i Concorsi di
scrittura femminile…dalle donne ho tratto l’autorizzazione a scrivere e trovare risonanze e sintonie con loro mi dà molta forza. Sarà questo un 8 marzo davvero speciale per me, e poi a Trieste, una città che ho sempre sognato di conoscere.
Ricordiamo la motivazione, firmata da Anna Maria Robustelli, per il Primo Premio nella sezione Poesia della XII Edizione del Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne”:
“Nel grembo / il nido è tiepido / di parola.” Da questi bellissimi versi di Nicoletta Nuzzo vorrei cominciare, per soffermarmi soprattutto sul valore ieratico, portatore di mistero sacro che ancora la poesia veicola. Portami negli occhi, diviso in sette sezioni, dai titoli densi di significato (Madre, Mare, D’amore…), si muove con leggerezza da un componimento all’altro conservando un’aspettativa, un vuoto colmato dallo sguardo e dal pensiero, ben evidente in questa breve poesia che dalla pienezza di un grembo si sposta per analogia all’immagine di un nido e da questo
evoca un calore gravido di parola. Questa fiducia in momenti dell’essere che ci donano un senso di pienezza è ben presente nel libro (Voglio il pieno /e tornare in superficie /come una onda che / si perde e si scioglie /mentre tocca) e rappresenta la freschezza di questa raccolta, in cui l’irripetibilità del momento e lo stupore del vivere sono spesso documentati con candore e pudore (Allora ti ho toccato/ ed era la prima volta / che toccavo qualcosa che non ero io).
Viene sempre cercato il calore dei rapporti, la tenerezza di ciò che ci lega ad un’altra persona che è dono prezioso (Quando torni / e trovi le mie tracce / non pulisci / non metti in ordine / sono presenze / piccole promesse di / ritorno). Si ha coscienza di quanto siano essenziali certi attimi (Nostalgia), e certi tempi del nostro vivere sono così esemplari che vanno ricordati attraverso gli oggetti posti su un comò di una stanza, diligentemente menzionati (Di nuovo succede. / E’ un altro
addio. / Ha già attraversato la stanza, / è passato sul comò / sul piccolo specchio / sul pettine / sulle forbicine / sulla bottiglietta blu / di acqua di rose Roberts, / adesso svanisce / senza che io possa fermarlo / questo giorno). Spesso la poesia delle donne è fatta degli oggetti della casa con cui l’altra metà del cielo ha occasione di avere grande dimestichezza. Vorrei ricordare a questo proposito la
grande poeta irlandese Eavan Boland che nella bella poesia An Elegy For My Mother In Which She Scarcely Appears ha sviluppato questa poetica, ricordando vecchi alari ed altri oggetti della casa di sua madre che oramai nessuno più rievoca.
È poesia anche la notazione della nostra fragilità nello sviluppo del tempo: Sulla mia guancia / l’aria fresca di dicembre, / la quercia trattiene ancora le ultime foglie, / io sono un fungo appena nato / che chiede di durare. È poesia sentirsi uniti al verde delle piante che cresce e spande bellezza:
dell’abbraccio / di nuovo il fiore / mentre gli occhi / nel cuore sorridono / verdi di gratitudine. Ed è poesia gioire nell’estasi delle parole, un’arte che in passato è stata negata alle donne: Ho portato / cibo / braccia/ voce / dentro alle parole /è lì che trasmigro / quando non ci sono.
Qualche volta si è colti quasi da un sentimento d’egoismo, ma è un sentimento sul quale è giusto sostare: … pienamente sola / al mattino sulla sabbia / pienamente scorbutica e sazia come un granchio.
La vita, si sa, è una ricerca nella quale ci capita di inseguire un disegno (… raccolgo tracce / che inseguo con pazienza / alla ricerca del disegno) e a volte dimentichiamo l’armatura e ci sentiamo fiorire (Disobbediente).
Anche verso la fine del libro è vivo e vibrante il desiderio di pienezza e la ricerca di una parola-madre con un grembo in cui rimpicciolirsi, che doni senso, si proietti a costruire qualcosa, e attivi i sensi alla ricerca di un significato (Sola). Questa disposizione impregna la poesia di speranza e infonde quel calore che abita il “nido tiepido”. La Nuzzo indugia sul mistero del mondo e delle cose, gli dà voce, lo percorre e si ferma ad ascoltarlo. È un invito a vivere la vita con più rispetto.
Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
http://www.rupemutevoleedizioni.com/
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Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni