Sarà domenica 12 aprile 2015, dalle 18:30, la presentazione del libro di Gigliola Biagini: “Figlie minori del secolo breve” edito dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale Trasfigurazioni.
Gigliola Biagini sarà ospite al Teatro Boni di Acquapendente con il suo nuovo romanzo. Il reading, curato da Sandro Nardi, vedrà Serena Tini e Livia Pieri alle prese con le lettore tratte a “Figlie minori del secolo breve”. La recitazione sarà accompagnata dalle musiche di Fabio Saleppico.
Saranno presenti anche il sindaco di Acquapendente, Alberto Bambini, la relatrice Rosaria Francucci, l’Onorevole della Camera dei Deputati Alessandra Terrosi e Lidia Seri, la testimone.
Il romanzo racconta la storia di tre contadine del 1900. Le ragazze sono povere ed umiliate da un lavoro fin troppo pesante anche per le loro mani cresciute nel bisogno e nelle necessità. Le loro anime sono offese da soprusi ed amarezze di una vita non vissuta, di una vita che ha visto il regime totalitario del fascismo alternarsi alle due grandi guerre, all’aspra condizione della mezzadria ed ai condizionamenti della morale in mutamento.
L’autrice nel 2009 pubblica “Profumo dell’anima”, nel 2010 “Come ombre librate dalla luce”, nel 2012 “Nessuno dei vostri baci è caduto per terra”. Una grande passione, non solo letteraria, spinge Gigliola ad interessarsi di storie reali di donne in difficoltà che cercano di vivere la vita secondo i loro desideri, una grande difficoltà di molte donne ancora oggi nel Mondo.
Ed ora due parole con l’autrice Gigliola Biagini. Buona lettura!
A.M.: Ciao Gigliola, grazie per aver accettato questa mini intervista. Come nasce l’idea della presentazione del 12 aprile? Com’è il tuo rapporto con i lettori?
Gigliola Biagini: Ciao Alessia, grazie a te per avermi ospitato. L’idea di questa presentazione nasce grazie alla collaborazione che ho con la Te.Bo., un’associazione culturale che gestisce la stagione artistica del Teatro Boni di Acquapendente, ed altri eventi di spettacolo e cultura vari. Sarà di certo un’occasione importante per incontrare i lettori con i quali ho sempre un rapporto semplice e diretto.
A.M.: La locandina dell’evento cita diverse personalità dell’arte e della città che ti ospita. Ci racconti com’è nata questa collaborazione?
Gigliola Biagini: Il Teatro Boni, una perla dell’ottocento, è la cornice ideale per accogliere eventi di questo genere. Il reading viene curato dal direttore artistico Sandro Nardi e le letture saranno interpretate da attrici delle due compagnie amatoriali della città di Acquapendente: la “Retropalco” e “Gli sfacciati”, per le voci di Serena Tini e Livia Pieri. La relatrice dell’evento sarà Rosamaria Francucci, amica carissima, artista eclettica e costumista teatrale. Sarà presente anche Lidia Seri che ha raccolto le memorie della madre Loreta ed ha permesso che le trasformassi in un romanzo. Il sindaco Bambini Alberto e l’onorevole Alessandra Terrosi interverranno anche come illustri rappresentanti di una popolazione le cui radici affondano proprio nei contenuti della storia che io racconto. Ne sono lusingata e li ringrazio per la disponibilità e la sensibilità.
Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail (info@rupemutevole.it) alla redazione inviando il tuo inedito, se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: alessia.mocci@hotmail.it
Sarà Emanuela Aureli, imitatrice ed attrice italiana, a rendere omaggio al pubblico del nuovo punto Sisal Wincity di via Vespasiano, a Roma, con il suo nuovo spettacolo “Emanuela Aureli Show”.
Anna Tatangelo, Beppe Grillo, Mara Venier, Barbara d’Urso, chissà quali saranno i personaggi dello spettacolo che la comica umbra porterà sul palco del Sisal Wincity.
L’appuntamento previsto è per il prossimo venerdì 27 marzo, quando dalle ore 21.00, gli ospiti della nuova sala Wincity di Roma, la seconda nella capitale, potranno vivere una serata di divertimento e gusto con un esilarante live show dell’Aureli. La serata inizierà dalle ore 20.00 con un apericena musicale in attesa dell’esibizione della comica italiana. Dopo lo show, invece, dj set, musica e danze per tutti i partecipanti fino alla mezzanotte.
Il programma di eventi del prossimo 27 marzo conferma lo spirito di aggregazione e divertimento propri del network Sisal Wincity presente sul territorio italiano con 19 punti di vendita e del nuovo locale del Gruppo Sisal inaugurato lo scorso 25 febbraio. Wincity “Eat, Drink. Play” è infatti un luogo dedicato all’intrattenimento a 360° che, oltre ad offrire un’ampia offerta di gioco, propone ristorazione di alta qualità ed un palinsesto ricco di eventi musicali e di spettacolo. La scelta di due testimonial d’eccezione che hanno inaugurato il punto vendita di Roma Vespasiano come Claudio Amendola ed, appunto, Emanuela Aureli risponde proprio “all’idea che più di tutte abbiamo a cuore: quella di integrarci con la città in maniera armonica e costruttiva cogliendone gli elementi più caratterizzanti. Claudio Amendola e Emanuela Aureli con la loro naturale simpatia ed esperienza, ci hanno aiutato in questo percorso romano indirizzando gli sforzi al comune desiderio di soddisfare allegria e palato, ingredienti indispensabili per garantire lo spirito di leggerezza e divertimento che è proprio delle nostre sale. Sono certo che Sisal Wincity diventerà uno spazio a disposizione dei romani, dove saranno proposte manifestazioni e spettacoli di grande interesse”, queste le parole di Marco Bedendo – Responsabile Business VLT e Sisal Wincity.
Dopo la “Sfida di Gusto” con la partecipazione di Claudio Amendola, Emanuela Aureli e lo chef stellato Angelo Troiani, e l”’Emanuela Aureli Show” in programma il prossimo 27 marzo, seguirà per tutto il 2015 un ricco palinsesto di appuntamenti, all’insegna di sport, musica, arte e spettacolo in grado di stupire la clientela del Sisal Wincity di Roma e fornire un nuovo spazio di aggregazione, sia per un pubblico maschile che femminile, dove mangiare, bere, giocare e divertirsi in compagnia. E’ possibile consultare l’intera proposta di entertainment dal sito ufficiale www.sisalwincity.it, sempre aggiornato sugli eventi e le novità della sala romana Sisal Wincity.
In occasione del secondo anniversario del suo pontificato Papa Francesco ha decretato, a partire dall’8 dicembre 2015, un anno di Giubileo straordinario, un Anno Santo dedicato alla misericordia cristiana. Tra il sentimento di incredulità dei fedeli, colti di sorpresa da questo anticipo rispetto a quello che sarebbe dovuto essere il prossimo anno giubilare (il 2025), sembrano esserci invece parecchi scontenti soprattutto tra i cittadini romani, continuamente travolti dalle vicende di cronaca su scandali come “Mafia capitale” e indignati dalle recenti scoperte a proposito della corruzione nel campo delle grandi opere. Si chiedono soprattutto: Roma è pronta ad affrontare un evento di simile portata?
Considerando i dati dell’ultimo Giubileo del 2000, avvenuto secondo la scadenza ordinaria e quindi maggiormente preparato a livello organizzativo, c’è più di una ragione per storcere la bocca. 25-30 milioni di fedeli in arrivo da tutto il mondo, migliaia e migliaia di eventi per tutta la città, stazioni ferroviarie e metropolitane prese d’assalto dai fedeli desiderosi di un indulgenza. Nel 2000 si verificarono sin da subito effettivi problemi nel veicolare e gestire una simile massa di persone nell’arco di un intero anno, senza considerare quanto sono cambiati gli allarmi nel modo di organizzare la sicurezza sul piano anti-terroristico dopo gli attentati cominciati l’11 settembre 2001. Le istituzioni, il sindaco di Roma Marino e il presidente del consiglio Renzi in primis, si dichiarano raggianti e prontissime per questo grande evento, come se non fossero state colte di sorpresa dall’annuncio del pontefice. Anche se si tratta di un avvenimento molto vicino a livello temporale a un altro enorme evento internazionale che avrà a breve luogo in Italia, quell’Expo 2015 per il quale a 40 giorni dall’apertura al pubblico si parla dell’80% delle costruzioni da ultimare.
Purtroppo però nello scenario generale nessuno sembra prendere in considerazione quanto, per chi a Roma ci vive e ci lavora quotidianamente, la situazione dei trasporti, della viabilità e della vivibilità sia già tragica in condizioni di normalità: si è periodicamente testimoni di chiusure pressoché totali delle linee metropolitane, normalmente sovraffollate, per problemi di sicurezza soprattutto in condizioni di pioggia, poiché l’acqua va a infiltrarsi nei condotti elettrici e d’areazione fino ad allagare le stazioni: il rischio per i passeggeri è enorme. A proposito dello stato dei trasporti sia da monito l’odissea rappresentata dal cantiere “mostro” della Metro C, la cui conclusione era stata preventivata agli albori appositamente per l’inizio del Giubileo (quello del 2000) e non solo ancora non aperta del tutto al pubblico (per ora l’unica tratta disponibile è dalla stazione Pantano a quella di Centocelle) ma ben lontana dalla totale apertura ai passeggeri (per arrivare a completare la fermata Clodio/Mazzini si parla del 2025).
L’allarme che i cittadini cercano di lanciare non è da sottovalutare, perché oltre a vivere abitualmente in una situazione di vivibilità cittadina precaria, peggiorata nei 15 anni passati dall’ultimo Giubileo, si avverte il rischio che i fondi stanziati dal governo, ovvero quelli residui dall’ingente fetta messa a disposizione per ottemperare al patto di stabilità dei comuni, possa finire nelle mani e nelle tasche delle solite persone sbagliate che solo di recente sono uscite ai clamori della cronaca, ma che come l’erba cattiva sembrano non morire mai. L’attuale sistema corrotto che sembra permeare l’ambiente romano non può essere il più adatto a consentire il normale svolgimento di un evento di una simile portata in grado sì di innalzare il livello del Pil della città grazie alle entrate turistiche, ma bisognoso di un consistente investimento preliminare per evitare che a subirne le controindicazioni siano i soliti inermi cittadini pendolari, lavoratori e studenti.
Da non trascurare anche l’enorme interrogativo relativo al necessario stato di totale allerta sul piano della sicurezza antiterroristica, soprattutto dopo i recenti attacchi alla cultura in Tunisia e alle continue minacce dell’Isis al Vaticano e al mondo occidentale soprattutto cristiano.
A conti fatti a trarre profitto da questo Giubileo straordinario saranno, oltre ovviamente alla Chiesa e al già imponente carisma del suo massimo esponente Papa Francesco , il prestigio delle massime istituzioni, il mondo ecclesiastico minore, i settori turistici, commerciali della Capitale e tutti coloro che potranno avere accesso agli eventuali fondi per la preparazione dell’evento, a cui probabilmente, o almeno così è stato finora, si arriverà del tutto impreparati. A pagare probabilmente saranno come al solito coloro che rappresentano la maggioranza ma nulla contano: i comuni cittadini.
Nulla di irriguardoso nei confronti del buono e mite San Giuseppe, per carità, ma la fantasia popolare, si sa, non conosce confini e non di rado arriva tanto in alto che più in alto non si può.
E lassù c’è anche san Giuseppe, molto amato dalla gente, anche assai presente anche nelle raffigurazioni pittoriche e tuttavia, nell’immaginario della gente, appare sempre un po’ defilato rispetto ai suoi colleghi del paradiso, quasi in disparte, umile e saggio, direi timido, e per questo molto amato dal popolo che lo ha eletto come protettore dei poveri.
La festa in suo onore, il 19 marzo, è stata sempre accompagnata da sobrie funzioni religiose seguite, però, da tutt’altro che sobrie feste mangerecce nelle strade e nelle piazze di tutto il Paese e ogni luogo ha le sue peculiarità ossia, tradotto in termini mangerecci, le sue specialità.
Oggi, occorre dirlo, la ricorrenza è stata molto ridimensionata nelle sue manifestazioni popolari, ma ha assunto un carattere più intimo e familiare e il 19 marzo si festeggia il papà, in onore e in ricordo di Giuseppe, papà di Gesù e, naturalmente, si festeggiano i vari Giuseppe e Giuseppa, nelle loro diverse e fantasiose declinazioni: Giuseppa Giuseppina, Peppina, Pina, Pinuccia, Peppinella e, al maschile: Peppino, Pino, Pinuccio, Peppinello, e così via.
Noi, però, qui vogliamo dare uno sguardo alla festa di San Giuseppe del passato per rievocare momenti della tradizione popolare che hanno lasciato memorabili ricordi nella mente e nel cuore della gente.
Non possiamo raccontare delle celebrazioni che avvenivano, e in parte ancora avvengono, in tutto il Paese, ma come non parlare delle mitiche frittelle e dei frittellari di Roma che a San Giuseppe celebravano il loro trionfo inondando la città di celestiali profumi di fritto? E come si fa a non fare almeno un accenno, un piccolissimo accenno, alla pasta cu meli, ai pupi i san Giuseppi, ai cannoli e alle cassate siciliane?
E allora andiamo!
A Roma, in passato, la festa si celebrava in molte chiese dedicate al Santo, ma quella più significativa aveva luogo nella chiesa di S: Giuseppe dei Falegnami, al Foro Romano, dove la Confraternita dei Falegnami organizzava i festeggiamenti invitando anche i rappresentanti di altre confraternite.
La festa, che si svolgeva all’aperto, era particolarmente vivace e movimentata ed il popolo accorreva numeroso da ogni angolo della città.
Dopo la parte religiosa, che comprendeva anche inni e cortei, la gente si accalcava nei pressi del Foro dove venivano allestite allegre bancarelle con frasche e lampioncini, mentre vivacissimi frittellari, con parannanza e cappellaccio alla bisogna, friggevano all’aperto le loro delizie dentro enormi padelloni che liberavano nell’aria soavi profumi che si espandevano per vicoli e piazze fino a lambire e ad intrufolarsi nelle austere stanze del potere politico e nei sacri palazzi d’oltre Tevere.
E neanche a dire che i frittellari lavorassero in silenzio perché spadellando spadellando parlavano e sparlavano senza sosta elogiando i loro meravigliosi prodotti ed arrivando persino ad inventare dei versi sulle loro sublimi creature gustose.
Zanazzo, cultore di tradizioni romane, parla di grandi festeggiamenti nel nascente quartiere Trionfale, all’inizio del novecento, e Checco Durante, l’indimenticato attore romano, nel 1950 scrisse dei versi dedicati a san Giuseppe che viene definito, appunto, Frittellaro.
San Giuseppe frittellaro O gran santo benedetto
Tanto bono e tanto caro Fa che ognuno ciabbia un tetto
Tu che sei così potente La lumaca affortunata
D’aiutà la pora gente Se lo porta sempre appresso
Tutti pieni de speranza Fa pe’ noi puro lo stesso.
Te spedimo quest’istanza Facce cresce sulla schina
Una cammera e cucina
Naturalmente durante la festa non c’erano solo i frittellari, ma anche i venditori di porchetta, di mostaccioli, di zucchero filato ecc. ed anche allora non mancavano nemmeno i mendicanti che per pochi soldini, offrivano le immaginette di S. Giuseppe con annessa preghiera.
Oggi la festa ha perso molto del carattere popolare dei suoi anni migliori, lo abbiamo detto, e si svolge in maniera meno eclatante e forse anche meno partecipata.
I tempi sono cambiati e con loro anche i gusti, tanto che i bignè, pur assai gustosi, hanno soppiantato le gloriose e saporitissime frittelle
E, a proposito di dolci, scendiamo giù in Sicilia a vedere cosa si fa all’ombra dell’Etna.
Valguarnera, in provincia di Enna, non è una delle località più conosciute della Sicilia, ma chi vi si reca in occasione della festa di san Giuseppe scoprirà lungo le strade e le piazze un’infinità di leccornie, collocate in forma di piramide a gradini che le famiglie del posto offrono ai poveri come ringraziamento a S. Giuseppe per grazia ricevuta.
E che leccornie!
Pasta cu meli (miele), pupi i San Giuseppi, cioè un pane che ha la forma degli strumenti di lavoro del falegname e, ancora, un trionfo di primi piatti, salsiccia profumatissima, formaggi vari dal gusto indimenticabile, broccoli e verdure d’ogni genere e poi, cannoli, cassate e cassatelle, babà e le immancabili arance di Sicilia.
A queste tavole partecipano le comparse che rappresentano San Giuseppe, la Madonna e Gesù, ma non mancano i santi Gioacchino e Anna e, a volte, anche gli Apostoli, in occasione di un miracolo vero o presunto.
Le tavolate di San Giuseppe vengono preparate in casa dei devoti e restano aperte tutto il giorno.
Questa usanza ricorda la Sacra Famiglia e lo spirito di carità cristiana verso i poveri.
La Cavalcata di San Giuseppe a Scicli ( Ragusa )
Il culto di S. Giuseppe è molto diffuso in Sicilia, lo dicevamo, ma non tutti sanno che il buon vecchio è anche protettore delle nubili, degli orfani e, soprattutto, dei poveri ed è per questo che in molte località, ma soprattutto a Scicli, la monumentale città barocca in provincia di Ragusa il cui centro storico è stato insignito dal titolo di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, in occasione della festa, viene preparato un ricchissimo banchetto per i poveri.
La sera prima, cioè il 18 marzo, avviene la cavalcata di San Giuseppe, la cui tradizione risale al Medioevo e si confonde con il culto pagano che gli antichi contadini rivolgevano agli dei perché propiziassero buoni raccolti.
Dunque, la sera del 18 marzo, a Scicli, una spettacolare parata di cavalli con splendide bardature sfila per le vie della città tra due ali di folla plaudente e nella piazza su cui affaccia la chiesa parrocchiale vengono venduti all’asta i prodotti della terra, le primizie della primavera: gustosissime fave e piselli dolcissimi, i primi pomodori maturati al sole di Sicilia, poi, ancora, pane, ricotta, caciocavallo e salumi a volontà.
I cavalli vengono benedetti con cerimonia solenne e poi, con passo lento e cadenzato, seguono il corteo della Sacra Famiglia: Gesù, Giuseppe e Maria tutti e tre su un unico asino.
I cavalieri vestono secondo il costume locale: pantaloni e gilet di velluto scuro con lunga e variopinta fascia alla vita, camicia bianca con maniche rimboccate, berretto ( a burritta ) e, per finire, una pipa in bocca di creta o di canna.
Particolari sono le gualdrappe dei cavalli, intessute di fiori: le violacciocche dai colori che vanno dal rosso al viola, lavorate su disegni a tema, ad esempio la Sacra Famiglia, oppure lo stemma del Comune ecc.
La tessitura dei fiori si tramanda di padre in figlio e spesso è un segreto di famiglia.
Lungo il percorso della cavalcata vengono accesi dei falò e ognuno porta una fiaccola fatta con fascine di giunchi raccolti in agosto durante il novilunio, messi ad asciugare al sole e poi conservati nei fienili per la festa.
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