In occasione del secondo anniversario del suo pontificato Papa Francesco ha decretato, a partire dall’8 dicembre 2015, un anno di Giubileo straordinario, un Anno Santo dedicato alla misericordia cristiana. Tra il sentimento di incredulità dei fedeli, colti di sorpresa da questo anticipo rispetto a quello che sarebbe dovuto essere il prossimo anno giubilare (il 2025), sembrano esserci invece parecchi scontenti soprattutto tra i cittadini romani, continuamente travolti dalle vicende di cronaca su scandali come “Mafia capitale” e indignati dalle recenti scoperte a proposito della corruzione nel campo delle grandi opere. Si chiedono soprattutto: Roma è pronta ad affrontare un evento di simile portata?

Considerando i dati dell’ultimo Giubileo del 2000, avvenuto secondo la scadenza ordinaria e quindi maggiormente preparato a livello organizzativo, c’è più di una ragione per storcere la bocca. 25-30 milioni di fedeli in arrivo da tutto il mondo, migliaia e migliaia di eventi per tutta la città, stazioni ferroviarie e metropolitane prese d’assalto dai fedeli desiderosi di un indulgenza. Nel 2000 si verificarono sin da subito effettivi problemi nel veicolare e gestire una simile massa di persone nell’arco di un intero anno, senza considerare quanto sono cambiati gli allarmi nel modo di organizzare la sicurezza sul piano anti-terroristico dopo gli attentati cominciati l’11 settembre 2001. Le istituzioni, il sindaco di Roma Marino e il presidente del consiglio Renzi in primis, si dichiarano raggianti e prontissime per questo grande evento, come se non fossero state colte di sorpresa dall’annuncio del pontefice. Anche se si tratta di un avvenimento molto vicino a livello temporale a un altro enorme evento internazionale che avrà a breve luogo in Italia, quell’Expo 2015 per il quale a 40 giorni dall’apertura al pubblico si parla dell’80% delle costruzioni da ultimare.

Purtroppo però nello scenario generale nessuno sembra prendere in considerazione quanto, per chi a Roma ci vive e ci lavora quotidianamente, la situazione dei trasporti, della viabilità e della vivibilità sia già tragica in condizioni di normalità: si è periodicamente testimoni di chiusure pressoché totali delle linee metropolitane, normalmente sovraffollate, per problemi di sicurezza soprattutto in condizioni di pioggia, poiché l’acqua va a infiltrarsi nei condotti elettrici e d’areazione fino ad allagare le stazioni: il rischio per i passeggeri è enorme.  A proposito dello stato dei trasporti sia da monito l’odissea rappresentata dal cantiere “mostro” della Metro C, la cui conclusione era stata preventivata agli albori appositamente per l’inizio del Giubileo (quello del 2000) e non solo ancora non aperta del tutto al pubblico (per ora l’unica tratta disponibile è dalla stazione Pantano a quella di Centocelle) ma ben lontana dalla totale apertura ai passeggeri (per arrivare a completare la fermata Clodio/Mazzini si parla del 2025).

L’allarme che i cittadini cercano di lanciare non è da sottovalutare, perché oltre a vivere abitualmente in una situazione di vivibilità cittadina precaria, peggiorata nei 15 anni passati dall’ultimo Giubileo, si avverte il rischio che i fondi stanziati dal governo, ovvero quelli residui dall’ingente fetta messa a disposizione per ottemperare al patto di stabilità dei comuni, possa finire nelle mani e nelle tasche delle solite persone sbagliate che solo di recente sono uscite ai clamori della cronaca, ma che come l’erba cattiva sembrano non morire mai. L’attuale sistema corrotto che sembra permeare l’ambiente romano non può essere il più adatto a consentire il  normale svolgimento di un evento di una simile portata in grado sì di innalzare il livello del Pil della città grazie alle entrate turistiche, ma bisognoso di un consistente investimento preliminare per evitare che a subirne le controindicazioni siano i soliti inermi cittadini pendolari, lavoratori e studenti.

Da non trascurare anche l’enorme interrogativo relativo al necessario stato di totale allerta sul piano della sicurezza antiterroristica, soprattutto dopo i recenti attacchi alla cultura in Tunisia e alle continue minacce dell’Isis al Vaticano e al mondo occidentale soprattutto cristiano.

A conti fatti a trarre profitto da questo Giubileo straordinario saranno, oltre ovviamente alla Chiesa e al già imponente carisma del suo massimo esponente Papa Francesco , il prestigio delle massime istituzioni, il mondo ecclesiastico minore, i settori turistici, commerciali della Capitale e tutti coloro che potranno avere accesso agli eventuali fondi per la preparazione dell’evento, a cui probabilmente, o almeno così è stato finora, si arriverà del tutto impreparati. A pagare probabilmente saranno come al solito coloro che rappresentano la maggioranza ma nulla contano: i comuni cittadini.

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