INpressMAGAZINE Claudio Palazzi

Le novità editoriali di gennaio 2015 della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni

“Non esiste vascello che come un libro ci sa portare in terre lontane. Né corsiero come una pagina di scalpitante poesia. È un viaggio che anche il più povero può fare senza il tormento del pedaggio. Quanto è frugale la carrozza che trasporta l’anima dell’Uomo.” – Emily Dickinson

Carissimi lettori, eccoci con le novità editoriali del primo mese dell’anno della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni. Con l’augurio di una nuova lettura e di un nuovo anno vi ricordiamo che  Rupe Mutevole Edizioni è stata fondata nel 2004, e da allora ha avuto modo di espandersi nel settore tematico e geografico.

Sono venti le collane editoriali della casa editrice, venti sono dunque le braccia che accolgono la diversità per condurre oltre i confini territoriali e mentali.

La denominazione delle collane è in linea con la politica della casa editrice, troviamo infatti: “Letteratura di Confine”, “Trasfigurazioni”, “Mappe di una nuova èra”, “Saggi”, “Rivelazioni”, “Poesia”, “Fairie”, “Atlantide”, “Oltre il confine”, “Scritti in scena”, “Sopralerighe”, “Heroides”, “Echi dalla storia”, “Visioni”, “Margini liberi”, “Echi da internet”, “Radici”, “Supernal Armony”.

Eccovi le novità editoriali del mese di gennaio 2015:

“Non sei mai andata via” di Mauro Caliendo

Il senso che Mauro mi regala è di essere quello che scrive. Quindi un artista. Nessun compiacimento, pippa mentale, autocelebrazione in quello che scrive. Ma vita e poesia. E naturalmente amore. Che è vita e poesia. Raccontarsi non è facile. Mettersi in mutande nell’affollata piazza della letteratura non è facile. Essere perché si è non è facile. Il talento a mio parere non si impara né tantomeno si improvvisa. Né arriva come un temporale d’estate o una cartolina con su scritto saluti e baci. Mauro ha il talento. E sa mettersi a nudo. Lo fa bene. Tramuta il dolore in un sorriso. Il sorriso dell’artista. Fancis Bacon scrive: “La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto.” . Quindi Mauro Caliendo è un uomo esatto. Ed esattamente è un grande artista emergente. Dalla prefazione di Enrico Nascimbeni

 

“Emma. Alle porte della solitudine” di Giovanna Fracassi

Emma è un nome di fantasia, ma non è immaginaria la donna alla quale è dedicata questa mia nuova silloge. Si tratta di mia madre che mi ha lasciata ormai da anni. Purtroppo ancora prima, la malattia dell’Alzheimer me l’aveva irrimediabilmente allontanata, rinchiudendola in quella solitudine, alle soglie della quale, io sono rimasta e che ha fatto da contraltare a quella mia di figlia impotente. Perché ci sono assenze, ci sono abbandoni che non possono essere consolati e meno che mai colmati. Emma è una raccolta di poesie in cui tornano i temi a me cari estesi a tutti quei momenti della vita di una persona nei quali si fa più acuta la consapevolezza della ineludibile e sostanziale solitudine dell’essere umano, attraversata da brevi momenti di condivisione e di appartenenza con altre anime in viaggio in questa vita meravigliosa ma a termine.

Collana editoriale “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.

 

“Memorie di Villa Pedrini” di Giovanna Mulas

La scrittura di Giovanna Mulas è limpida. Trasparente. Direi inconfondibile. Lei raccoglie in sua personalissima soffitta tutti i giocattoli che raccontano di tante vite. Attraversa con discrezione tante vite. Tra dialoghi. Posti. Ricordi. Presente. Passato remoto. “Vanessa scrutò la camera dei bambini, la porta aperta e i due folletti ancorati lì, allo stipite, come incerti sul da farsi, i pigiamini storti e gli occhi ancora pieni di sonno.” Ecco come Giovanna graffia la realtà dipingendola di fantasia. Penso che di questi tempi leggere un libro così faccia bene bene a tutto. Fa passare la paura. La sete. La rabbia. La fame. La febbre. Il disamore per una vita che non ci appartiene più. Questo libro è assenzio e brodo caldo. Una sberla di mare ben assestata e una caramella alla menta che scivolano nel nostro cuore. Giovanna Mulas è tenutaria di una candida sensualità del sentito che mai scivola nella volgarità e nel banale. Non vuole stupire il lettore. Lo cattura. Lo commuove e lo proietta senza scampo nelle sue parole. Un diario. Storie incrociate e poesia: “Il salice crepitò debolmente lusingando, coi flessuosi rami, i sassi sporgenti da una strozzatura in fondo alle radici.”. Potrei scrivere dieci pagine ma mi fermo qui. Certi libri vanno letti. Il perché lo sanno solo i bambini, gli alberi, le stelle, gli amanti e i sognatori. Ed essendo un incallito sognatore, mi sono innamorato di questo romanzo di Giovanna Mulas. Enrico Nascimbeni

 

“Storie di mare” di Mario Barbara

Mario ha amato sempre scrivere, corrispondente per la sua zona di diversi giornali, amante della lettura e soprattutto dei libri denuncia, come quelli di Saviano, ma realmente non viene ispirato da nessuno di questi… sicuramente il suo fervore letterario è nei geni familiari, perché il suo pronipote già noto al mondo della scrittura, Ugo Barbàra, è stato finalista del Premio Strega nel 2009 con il libro “In terra consacrata”. Quattro libri all’attivo, due di storia politica locale “Storie Minime”, cinquant’anni di vita politica e amministrativa locale, e “Palazzo Crociferi – i luoghi della memoria – la presenza dei padri crociferi a Castellammare”; e due splendidi romanzi “Un sogno lungo una vita” e “Cose… di cosa nostra” che risentono fortissimamente del vissuto politico del nostro autore, manifestando un desiderio tutto suo e di chi ha sempre creduto nella politica dell’altruismo e non dell’egoismo.

Collana editoriale “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.

 

 “Replay” di Manuela Costanzo

Cosa faresti, se potessi rivivere la tua vita? Ok, ora alzi la mano chi non ha mai desiderato poter tornare indietro nel tempo e cambiare la propria decisione, magari utilizzando la DeLorean di “Ritorno al futuro”… Magari salvare un preciso istante della vita, come nei videogames. Metti che prendo male la curva e mi schianto, torno al punto di salvataggio e freno un po’ di più… Un sogno, vero? Beh, per Viola, più che altro, sarà un incubo. Quasi non ci crede, le sembra impossibile. Eppure… Tutti noi ci facciamo trasportare da storie di persone che hanno poteri fantastici e desideriamo averli anche noi, almeno per un poco. Ma se ciò accadesse davvero, come reagiremmo? Voglio dire, come sarebbe leggere nella mente delle persone? Magari… volare? Poter riavvolgere il tempo ogni volta che vogliamo?

 

“Il Romanzo esistenzialista del Secondo Novecento italiano” di Filippo Pace

La nascita del romanzo esistenzialista italiano risale ‘ufficialmente’ al 1904 con la comparsa del Fu Mattia Pascal, celebre primizia di un nutrito gruppo di opere che non rimane immune agli sviluppi del Decadentismo. Non si tratta di un’esperienza conclusa nell’arco di pochi decenni, ma al contrario si protrae fino ai nostri giorni con esiti tutt’altro che trascurabili, caricandosi di connotazioni particolari nella seconda metà del secolo trascorso, ponendosi, soprattutto, come risposta alla delusione: è il caso dell’Italia del Secondo Dopoguerra o delle contestazioni sessantottine, periodi, entrambi, pervasi dalla speranza di poter dominare la Storia, di riuscire ad imprimerle un mutamento radicale e duraturo, foriero di giustizia. Il presente lavoro si pone quale obiettivo quello di ricostruire un repertorio cronologico essenziale che segua, nella nebulosa della narrativa della seconda metà del XX secolo, in che modo le tematiche esistenzialiste, distinte dalla filosofia esistenzialista sebbene ad essa correlate, vengano sviluppate e rivitalizzate in nuove forme.

Collana editoriale “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.

 

“Il mercato degli schiavi” di Andrea Giglio

Fare il cantante significa interagire con la gente. È uno scambio di energie. Alla fine di ogni serata ricevo io stesso del materiale dalle persone che mi vengono a vedere. Giovani musicisti, punkettoni filosofi, femmine cantanti. Un ragazzo gracilino dal viso smunto e con i capelli arruffati, durante un concerto mi chiese se avevo letto le sue poesie, che mi aveva portato alla fine di un concerto di un anno prima. Gli risposi che era davvero troppo il materiale che ricevevo durante i concerti e per me era impossibile distinguere o ricordare le cose ascoltate o lette. Le uniche poesie che ricordavo di aver letto tra il materiale ricevuto di recente avevano per titolo “Le Lucciole”. Il ragazzo meravigliatosi mi rispose di essere proprio lui l’autore di quegli unici scritti che mi ricordavo. Aveva con sé un altro manoscritto: era il Mercato degli Schiavi.

 

“Amata voce” di Nicoletta Nuzzo

Conquistare se stessi è un’operazione dura e delicata in cui riuscire a guardare il passato richiede cautela e infinita pazienza (Prende tempo: Prende tempo/e poi mi appare quello che accade/lo vedo e lo ricordo/lo vedo e lo dimentico/adesso è solo un piccolo tratto senza confine/che si aggiunge alla lunga spirale che mi avvolge//). E forse le parole sono davvero le impronte attraverso le quali ritrovare la strada di casa per quanto esse nascondano al loro interno una carica di estrema pericolosità: servono a individuarsi, ma al tempo stesso a separarsi (In faccia: se non fossi l’uccellino che sono/poggiato di pena e oblio su zampe filiformi/ti griderei in faccia tutta la mia rabbia/con un solo nome io io io//). Con la separazione giunge la paura, una paura che si nutre dell’informe e dell’indistinto (Spirale: io aspetto/e faccio cose che conosco,/ascolto voci che conosco,/cerco di non spaventarmi/e di trovare gli occhi di questo nulla./Aspetto/e faccio cose mute/come stare davanti al mare/o accarezzare un gatto/).

 

Le raccolte di Rupe Mutevole: n^ 1 Aldo Boraschi

Raccolta nr. 1 dedicata alla collana editoriale di libri noir “Al limite del buio” che raccoglie i tre volumi di Aldo Boraschi è disponibile in un’unica confezione:

1 – Al limite del buio

2 – L’Enfasi eccessiva

3 – Dalidà

 

Le raccolte di Rupe Mutevole: n^ 2 Mauro Salvi

I libri di Mauro Salvi ora disponibili in un’unica confezione

1 – Autobiografia di un artista

2 – Storie sottoamericane

3 – A un sogno dal mare e nell’oblio dei monti

4 – Tradotta giustizia

 

Le raccolte di Rupe Mutevole: n^ 3 Haria

La prima raccolta di Haria contiene i seguenti volumi

1 – Donne di conoscenza

2 – Castagni e Trasmutazioni

3 – Piante di energia

4 – La luce negli occhi

5 – La mappa delle antiche donne di conoscenza

 

Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail (info@rupemutevole.it) alla redazione inviando il tuo inedito, se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: alessia.mocci@hotmail.it

 

Written by Alessia Mocci

Addetta stampa (alessia.mocci@hotmail.it)

 

 

Info

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

https://www.facebook.com/RupeMutevole

 

Fonte

http://oubliettemagazine.com/2015/01/30/le-novita-editoriali-di-gennaio-2015-della-casa-editrice-rupe-mutevole-edizioni/

In ogni momento (Retake Roma – Videoclip documentario)

di Francesco Bolognesi

Intervista di Alessia Mocci a Savino Carone, autore de Arbor Mirabilis

“balenò breve suono di musica, un tratto/ inudita come fossi in sonno/ di me uscii senza più traccia alcuna/ d’essenza ma solo vago malessere/ che poco disturbava le mie membra/ appese a più parole ben capite/ schematizzate e razionali in mente./ Vuoto./ […]”  – “Ipermnesia”

Arbor Mirabilis” è un libro che vuole spingersi oltre la raccolta di versi. L’autore, Savino Carone, costruisce un particolare percorso interiore, cercando di ricostruire il vissuto personale e le occasioni letterarie che si prospettano all’uomo.

Il libro è stato pubblicato con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni, ed è suddiviso in sette parti. Savino, con “Arbor Mirabilis” esce dalla nicchia poetica più tradizionale per miscelare il suo lavoro di versi editi ed inediti, di prose emozionali e tecniche.

Savino Carone si racconta ai nostri lettori. Buona lettura!

 

A.M.: Ciao Savino, ti ringrazio per aver accettato questa mia intervista. Curiosando sul tuo passato, mi piacerebbe sapere quando hai iniziato a scrivere e quali sono stati gli scrittori che ti hanno, in qualche modo, alimentato la fantasia.

Savino Carone: Buon giorno Alessia, ringrazio te ed Oubliette Magazine per questa opportunità di far conoscere meglio il mio lavoro. Onestamente, se dovessi elencare gli scrittori che, tu dici, potrebbero aver alimentato la mia “fantasia”, non potrei, perché sono davvero un numero innumere, a  cominciare dalla “Serie Malese” di Salgari che lessi per intero all’età di 12 anni. Ma un momento di svolta c’è stato, soprattutto gli ultimi anni di liceo, quando con i soliti amici, curiosi quanto me, ci siamo imbattuti nei poeti francesi cosiddetti “Modì”, uno su tutti; Charles Baudelaire con i suoi “Fiori del Male”; fu davvero quello un momento di “passaggio”,  passaggio dalla lettura di curiosità indistinta alla lettura di comprensione e partecipazione. La comprensione che, in una poesia, qualsiasi sia il suo tema, ciò che inaspettatamente la rende attuale, nonostante non sia legata al proprio vissuto, è la perfetta armonia tra parole e suono, che ricrea, inaspettatamente, stati d’animo che non ci saremmo aspettati di trovare, che colpiscono come “flash” , come “Dèjà vu”, sorprendentemente. E non accade solo con Baudelaire ma anche con Rimbaud, che, se pure più prosastico, la sua lettura immerge in un sogno di giovinezza senza freni, avventurosa;  potrei fare altri esempi, Lautreamont, Verlaine, tutta una generazione (più o meno) grandemente innovativa, sia per il modo di fare poesia, classico ma sovversivo sia per i comportamenti umani, contrari a qualsiasi disciplina borghese dell’epoca. Altro fulmine, non proprio a ciel sereno, la traduzione di Fernanda Pivano dei nuovi giovani poeti americani, che, nel loro Manifesto, Juke Box all’Idrogeno, mettono in discussione un’altra volta la prosodia, la certezza classica degli endecasillabi accentati in 3°, 6° e 10°, ma riprendono la prosa giornalistica dei Tabloid americani, così distanti dalla nostra cultura, ma crudi e permeati di valori ideali e sociologici con un mix di inserimenti, si legga “Kaddish” di Ginsberg, antica preghiera ebraica per i morti. Insomma, la via della poesia è infinita e non mi dilungo oltre, anche se avrei qualcosa da dire sul “Gruppo 63” e sul decostruttivismo, sul Minimalismo, ecc.

 

A.M.: “Arbor Mirabilis”, un titolo che colpisce e proietta nell’immaginifico. Come nasce l’idea di queste poesie in forma di romanzo?

Savino Carone: Prima di accennare ad “Arbor Mirabilis”, l’ultimo mio lavoro edito per la casa editrice Rupe Mutevole, vorrei fare alcune precisazioni: negli anni, l’ultima pubblicazione in ordine di tempo è stata la silloge “La Coda del Logos” e la più vecchia “Luna di Sale”. Nell’arco diciamo a soldoni, di una quindicina d’anni, l’acquisto e la conseguente lettura di poesia, come genere letterario, è andato scemando, di pari passo con le riviste cartacee che se ne occupavano, l’ultima delle quali, “451” che comprendeva anche un estratto in tempo reale del “New Yorker”, ha fatto anche lei i bagagli e da cartacea che era, si è trasferita sul web. Cosa significa? Che anche le riviste di prestigio non hanno un sufficiente numero di abbonati o compratori per poter sopravvivere. A maggior ragione, la poesia, oltretutto, vittima delle vicende alterne di rubriche presenti su quotidiani ad alta tiratura nazionale, è difficilmente confortata da un parere competente, inabissatasi, ormai, la nostra Musa, verso un aspetto minore e desueto del nostro panorama letterario. Dunque, prima di editare un’altra cosa, che tra l’altro stavo rimaneggiando da più di un anno, ho riflettuto se valesse la pena, visto che miei amici più prossimi avevano già avuto modo di vedere e valutare il lavoro. Dunque ho pensato di non fare la solita raccolta, ma qualcosa di più simile ad  un percorso, mutuando il modo dal Jazz Fusion, alla Miles Davis, cioè, per farla breve, come Davis rimpasta tutto quello che è venuto prima di lui, dal punto di vista jazzistico traendone delle nuove sonorità, così il mio lavoro segue un “fil rouge”, un continuum che è la “Ballata del Vecchio Marinaio”, nella quale si innestano miei scritti, poesie ed altro, vecchi e nuovi, legati a suggestioni di autori diversi e che rappresentano ognuno una tensione ideale e/o momentanea e che sono le pietre angolari dell’edificio che ho costruito. Spesso ho avuto il dubbio che avessi potuto raffinare ancora di più l’insieme degli scritti, correndo però il rischio di una incomprensibilità totale, cosa, che, per altro, potrebbe essermi già riuscita nonostante abbia cercato di evitarla. Dunque un nuovo modo di scrivere poesia che oltre il risultato finale, cioè la poesia in se, fornisce anche una chiave di interpretazione delle suggestioni che l’autore ha assimilato e filtrato prima dell’uscita del prodotto finito. In quanto al titolo: “Arbor Mirabilis”, scaturisce dal titolo originale si un singolare manuale di alchimia del’500, nel quale mi sono imbattuto leggendo la vita(apocrifa) di Nostradamus; dunque questo libro, mi sono documentato, esiste veramente ed è tuttora indecifrato, non solo, espone disegni di piante officinali non presenti in natura, destando tuttora lo sgomento degli appassionati di questioni esoteriche e, in genere, di tutti coloro che si cimentano in codici o lingue sconosciute.

 

A.M.: Sono passati alcuni mesi dalla pubblicazione, non posso non farti una domanda piccante. Cambieresti qualcosa del libro se potessi tornare indietro?

Savino Carone: Non so se cambierei qualcosa nel libro, potendo tornare indietro, perché è un tentativo sperimentale di introdurre il lettore nell’animo di chi scrive poesie, quali sono le sue ragioni o quali le momentanee suggestioni; per raggiungere lo scopo ho lasciato che la metrica dei componimenti in poesia fosse un po’ “sgrammaticata”, nel senso che il conteggio delle sillabe è stato sacrificato alla musicalità delle composizioni, alla più semplice fruibilità delle suggestioni. Certo, potevo fare di più, ma non ho voluto esagerare: già porre una raccolta di versi in un labirinto psico-semantico, è un problema, specialmente per coloro che sono abituati a leggere la poesia in forma di raccolta di versi, pura e semplice.

 

A.M.: Tastiera o penna?

Savino Carone: Tastiera o penna? Sembra una risposta facile ma non lo è. Io, per inveterata abitudine sono incline ad appuntarmi le idee, i pensieri, le impressioni su qualsiasi foglio di carta che abbia a portata di mano, quindi a penna, a matita, con  quel che capita, e capita anche, talvolta, che i foglietti eterogenei che ho sparsi per le tasche, vadano in lavatrice insieme agli indumenti che li contengono, non spesso, ma succede. Quel materiale è perduto, ma non irrimediabilmente, qualcosa in me resta e naturalmente quel che ricordo lo riscrivo. Per la prima stesura, la tastiera è indispensabile per la facilità di correzione, lo stesso dicasi per la seconda.  Alcuni audaci colleghi, ho saputo di recente, si esercitano con dei torchi a mano, tirando poche copie ma impreziosite dalla carta e dalla bella lucentezza dei caratteri. Ma queste cose non fanno per me. Non mi ritengo uno stampatore ma un poeta.

 

A.M.: Hai un sogno nel cassetto che vorresti esaudire? Vuoi condividerlo con noi?

Savino Carone: Sogni nel cassetto? Vediamo, quale dei cassetti? Vorrei dipingere, avrei voluto fare l’Artistico invece del Classico; suonare da virtuoso uno strumento, qualsiasi, anche il triangolo. Amo la musica, è la mia terza o quarta passione.

 

A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?

Savino Carone: La Casa Editrice Rupe Mutevole è stata, dopo alcune iniziali diffidenze, una magnifica sorpresa nel mondo sempre più confuso dell’editoria, in particolar modo l’ottimo rapporto che ho instaurato con tutta la struttura ed in special modo con Cristina Del Torchio, mi ha dato la fiducia di cui avevo bisogno per lanciarmi in questa nuova forma di composizione letteraria; essere compreso e supportato, in questi casi, quando si offre una novità che suscita dubbi persino nell’autore, è una cosa di grande importanza.

 

A.M.: Hai qualche novità per il 2015? Puoi anticiparci qualcosa?

Savino Carone: Qualcosa c’è che bolle in pentola ma non credo per il 2015, sono tra l’altro indeciso se del “Plot” che sto rigirando e l’argomento di cui tratta sia più adatto ad un romanzo breve o ad una commedia teatrale. Comunque qualcosa bolle in pentola, oltre, è bene essere chiari, la poesia che non ho abbandonato ma continuo a coltivare nel mio orticello…

 

A.M.: Salutaci con una citazione…

Savino Carone: Gentile Alessia, mi inviti a salutare con una citazione: questa è la mia preferita, come molti sanno, “Carmina non dant panem”, frase che qualcuno attribuisce al Petrarca ma che, a mio parere, sia da attribuire a Marco Tullio Cicerone. Grazie per aver voluto approfondire così garbatamente sia le mie radici, diciamo così, culturali, sia il mio lavoro, sia i miei lavori a venire.  Speriamo di risentirci e magari scrivere qualche altra cosa per chi si interessa alle problematiche che ho in queste righe esposto per sommi capi.

Too meet again soon, un caro saluto, Savino Carone, dall’Isola d’Elba.

 

A.M.: Savino grazie per questa condivisione, è stato molto interessante fare un salto nella tua vita e nelle tue passioni. Ora posso dire di conoscerti un po’ di più e spero che anche qualche nostro lettore sia dello stesso parere. Buon 2015!

 

Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail (info@rupemutevole.it) alla redazione inviando il tuo inedito, se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: alessia.mocci@hotmail.it

 

Written by Alessia Mocci

Addetta stampa (alessia.mocci@hotmail.it)

 

Info

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

https://www.facebook.com/RupeMutevole/

http://www.rupemutevoleedizioni.com/letteratura/novita/arbor-mirabilis-di-savino-carone.html

 

Fonte

http://oubliettemagazine.com/2015/01/16/intervista-di-alessia-mocci-a-savino-carone-autore-de-arbor-mirabilis/

La creatività va di scena a Pitti Uomo, Firenze

LA CREATIVITA’ VA DI SCENA A PITTI UOMO 87°                    

FIRENZE   –  Il  settore  della  moda  made  in  Italy  tiene  ancora  il  passo e l’ottantasettesima  edizione di  PITTI  UOMO  (in corso questa settimana alla Fortezza  da  Basso),  si  presenza  particolarmente  interessante e  ricca  di iniziative,  con innumerevoli proposte delle collezioni di moda maschile dei migliori  marchi  contemporanei.  A  fronte della crisi che  coinvolge variegati settori economici, si puo’ dire che in controtendenza, il comparto moda italiana riesce invece a realizzare ancora eccellenti performances e,  grazie all’impegno degli organizzatori, Pitti Uomo si conferma ancora protagonista di primo piano sulla  scena mondiale  di  questo  settore.  Alla  Fiera in  programma  a  Firenze, saranno presentate le collezioni delle migliori aziende nazionali, con migliaia di marchi maschili del settore abbigliamento ed accessori pregiati, tutti  prodotti artigianalmente  per  soddisfare i  gusti  del  pubblico italiano e  straniero  piu’ esigente.   L’internazionalizzazione,  sta  dimostrando  d’essere  una  strategia vincente  che  attrae  sempre  di  piu’  i  mercati esteri,  sia  tradizionali  che dei Paesi  emergenti,  e  per  questa  87°  edizione  di  Pitti  Uomo,  gli  organizzatori  prevedono  la partecipazione di oltre  trentamila  visitatori,  con un incremento delle presenze (quantificato  nel  quaranta per  cento   in  piu’)   di   aziende  internazionali  provenienti da oltre trenta diversi Paesi del mondo. Fra  le  varie  iniziative  di  richiamo  che  dal  13  al  16  gennaio  2015   avranno luogo  a  Firenze  nell’ambito  di   Pitti  Uomo,   segnaliamo che  il  13   gennaio saranno presentate anche le nuove  maglie rosa  del  Giro d’Italia 2015.  Alla Fortezza  da Basso , saranno mostrate pure le altre maglie di classifica  di  questo  importante  appuntamento  sportivo  nazionale  (maglie azzurra,  rossa  e  bianca).   Fra  i  protagonisti  partecipanti  alla  kermesse  fiorentina  ci  saranno  vari  illustri  personaggi  del  mondo  della  moda,  dell’artigianato  e della  cultura, e  per  innovare l’eccellenza  del  made  in  Italy  contemporaneo,  martedì  13  gennaio (alle ore  19)  presso  l’Istituto  Europeo  del  Design  (IED),  sara’  presente  anche  il  fotografo  Oliviero  Toscani  chiamato  ad  illustrare  l’iniziativa   “Il  racconto  dell’arte  e  dell’artigianato  in  tutte  le  sue  forme espressive”, progetto  ideato  per valorizzare  la  bellezza,  espressa  con variegate tecniche  artigianali  ed  artistiche.

ARTICOLO di  CRISTINA  FONTANELLI  e MASSIMO  SELMI  (Web Journalists  free lance)