Una frase: “Que el amor valga la alegría, no la pena” ed una firma, “Acción Poética en Chile”: hanno catturato la mia attenzione quando, connettendomi al più celebre dei social network, le ho viste in primo piano sullo schermo del mio cellulare.
Una frase scritta su un muro, in uno dei tanti quartieri di una città del centroamerica. Una frase che invita a pensare.
Mi colpisce, mentre la osservo da un altro continente e colpisce te che sei lì e mentre passeggi, vai a prendere il treno o vai a fare la spesa passi davanti a quel muro, la leggi e rifletti.
Ma a scrivere chi è? Chi è celato dietro quella firma? Cos’è l’ Acción Poética ?
Per scoprirlo dobbiamo indietreggiare di qualche anno, per l’esattezza fino al 1996, quando a Monterrey, una delle città più popolose del Messico, un poeta messicano di nome Armando Alanis Pulido fondò questo movimento.
Lo scopo: ricoprire i muri della città con frasi e poesie. Poesie prevalentemente d’amore, frasi ottimiste, spesso parti di canzoni.
Il messaggio, invece, è sempre e comunque quello della positività, del sentimento, del sorriso. Divieto assoluto è fatto a chiunque prenda parte scrivendo messaggi di propaganda politica o religiosa.
Sfondo bianco, frasi nere e l’immancabile firma dell’ Acción Poética ben visibile. E’ indicata, ovviamente, anche la ciudad.
Esatto, la ciudad, poiché dopo la sua iniziale nascita a Monterrey, il movimento ha attraversato le frontiere, raggiungendo ben ventitré paesi dell’america latina, poi la Spagna ed infine è da qualche anno che, sebbene in maniera decisamente ridotta, è presente anche in Italia.
E’ importantissimo sottolineare che il movimento non colpisce assolutamente i monumenti o le zone artistiche e storiche della città,
inoltre, per chiarezza, specifichiamo che “Principessa Perdonami, tuo C.” scritto con lo spray, sull’asfalto, davanti al condominio, non ha niente a che vedere con l’ Acción Poética, è probabilmente solo C. che deve farsi perdonare qualcosa (e che con buone probabilità dovrà farsi perdonare anche questo!).
Un altro elemento positivo che riscontro in questo movimento è che non è per nessuno ed è per tutti.
Mi spiego meglio; se, ipoteticamente, sul muro davanti al mercato peruviano di Pisac c’è scritto che “las mujeres son flores”, lo sono tutte!
E se siete titubanti sull’utilità della cosa, che dirvi, pensate ai sorrisi che faranno las mujeres!
Se volete informarvi meglio esiste un sito ufficiale, accionpoetica.com, e le foto sono rintracciabili un po’ ovunque, da Facebook a Twitter, ma a volte basta anche aprire Whatsapp; tre dei miei contatti hanno una di queste immagini come foto del profilo e a dir la verità anch’io, ma quale…non ve lo dico!
No, non parlo del cavallo di Troia che tutti abbiamo conosciuto sui banchi di scuola, ma di un cavallo un po’ più moderno, non in carne ed ossa e criniera al vento, ma di lucido bronzo e di spettacolare possanza.
Parlo, cioè, del magnifico cavallo che è parte integrante del Vittoriano, il monumento celebrativo da tutti conosciuto come l’Altare della Patria, per erigere il quale furono sacrificati un importante palazzo dei Torlonia e la Torre di papa Paolo III Farnese.
Racconterò, insomma, del brindisi augurale nell’insolito e curioso “luogo”, ma non trascurerò di riferire delle polemiche aspre che accompagnarono l’opera, prima, durante e dopo la sua inaugurazione.
Molte di queste polemiche sono conosciute dai cultori della materia e della Storia dell’Arte, ma non dal grande pubblico e dal turista che passando da Piazza Venezia resta strabiliato dalla grandiosità del monumento.
I fatti risalgono a più di un secolo fa, esattamente nell’anno di grazia 1911.
Fu, quello, un anno cruciale per il giovane Stato italiano ancora in fase di assestamento, ma lo fu anche a causa delle nubi di guerra che si stavano addensando sui cieli della Libia, ma ciononostante il 5 febbraio di quell’anno si volle dare al Paese unito un segno di ottimismo e si decise di darlo in maniera singolare e, perché no, anche divertente.
E passi se i lavori dell’intero complesso furono completati molti anni dopo.
Non è noto di chi fu l’idea, ma è nota la location, come usa dire oggi, tanto originale quanto bizzarra e divertente.
L’affollato brindisi si svolse nientemeno che nel capiente ventre del superbo cavallo di bronzo destinato ad essere collocato al centro del marmoreo monumento.
E chi furono quelli che alzarono i lieti calici?
Al festoso brindisi erano presenti le maggiori autorità di Roma, il sindaco Torlonia in testa, c’era il padrone (allora si diceva così e, forse, anche oggi) delle Fonderie Bastianelli e c’erano anche i suoi 21 operai.
Cin cin e alla salute dell’Italia unita!
A scanso di equivoci mi corre obbligo precisare che la cerimonia avvenne prima che il cavallo fosse chiuso e sono (quasi)certa che al suo interno non è rimasto nessuno.
Il monumento fu dedicato alla memoria del sovrano Vittorio Emanuele II e la statua equestre è una delle statue più rappresentative dell’intero complesso.
Pur essendo incompleto, perché mancante di tutte le altre figure allegoriche, il fatto rappresentò un momento importante per Roma, come del resto aveva già fatto epoca la posa della prima pietra nel lontano 22 marzo 1885, alla presenza dell’architetto Giuseppe Sacconi.
La cerimonia, sottolineata dal suono della marcia reale e dai rintocchi della campana del Campidoglio era stata particolarmente suggestiva.
I lavori, però, andarono per le lunghe a causa di eventi drammatici e straordinari come la Grande Guerra e le vicende politiche e istituzionali del Paese che investirono la capitale e l’Italia intera.
Al progetto iniziale del monumento furono apportati importanti cambiamenti e l’opera fu completata soltanto nel 1934 dagli architetti Kock, Manfredi e Piacentini.
Nel !921, però, sul monumento fu allestito l’Altare della Patria e venne tumulato un soldato sconosciuto, detto appunto Milite Ignoto.
Il Monumento non piacque agli esperti che si scatenarono in una gara forsennata a chi la sparava più grossa e fu definito di volta in volta in vario modo: dentiera, torta, macchina da scrivere ecc.
La definizione più aspra, però, venne dai Futuristi, nel 1913, prima ancora della dedicazione al Milite Ignoto, e fu una condanna tranciante e senza appello.
“ Un grande ed enorme pisciatoio di lusso che abbraccia dentro i suoi colonnati un pompiere indorato ed una moltitudine di statue banali fino all’imbecillità “.
La gente comune, però, a dispetto di questi crudeli epiteti, non si fece condizionare dalla critica né punto, né poco e la rappresentatività del monumento è rimasta immutata al punto che al giorno d’oggi, “l’Altare della Patria” è oggetto di ammirazione da parte dei cittadini e dei turisti, alla stregua della basilica di S: Pietro, del Colosseo e della Fontana di Trevi.
Anzi, italiani e stranieri fanno la fila per poter ammirare dall’alto del Monumento il panorama della città con le sue chiese, i suoi monumenti ed i suoi struggenti tramonti.
Ed è il benservito alla greve critica dei futuristi di Tommaso Marinetti.
Ma, attenzione, le curiosità attorno al Vittoriano non finiscono qui!
Ci sono, infatti, i sotterranei che vennero alla luce nel 1888, durante i lavori di scavo durante i quali si scoprirono dei cunicoli che sicuramente risalivano al tempo dei lavori fatti fare da Traiano quando cercò di dividere il Campidoglio dal Quirinale.
Dunque i lavori di fine ottocento proseguirono con una serie di scavi fino a sei metri di profondità e poi fino a 12 metri, dove furono trovati banchi di sabbia, pomice, argille fluviali ecc.
In conseguenza di ciò, quindi, furono fatti grandi lavori di consolidamento in vista di ciò che doveva essere costruito.
Non basta e, tanto per non privarci di altre sorprese legate alla storia del Monumento, aggiungo che negli scavi affiorò pure lo scheletro di un elefante che, però, si disintegrò quasi del tutto!
Oggi, grazie ai lavori operati dai Beni Culturali e Paesaggistici, queste cave, che in tempo di guerra servirono agli abitanti del luogo come rifugio antiaereo, si possono visitare perché tutto è stato messo in sicurezza, modernizzato e tutto è più confortevole: ci sono delle panche lungo i muri, dei bagni, dei punti di pronto soccorso e, naturalmente, c’è l’illuminazione elettrica.
PISA – Fino a domenica 9 novembre, al Palazzo dei Congressi della città della torre pendente, prosegue la dodicesima edizione del Pisa Book Festival, vetrina internazionale dell’editoria indipendente che sta registrando una grandissima affluenza di pubblico. In questa occasione, grande soddisfazione la esprime Lucia Della Porta (Direttrice del Pisa Book Festival): “rispetto alle scorse edizioni, nella giornata inaugurale di venerdì 7 novembre, abbiamo rilevato un record di visitatori, grazie alla partecipazione di tanti ospiti illustri (italiani e stranieri), protagonisti di primo piano e professionisti che a vario titolo sono impegnati nel settore; editori, scrittori, poeti, traduttori, ma anche bibliotecari, illustratori, grafici, librai e giornalisti, tutti uniti per celebrare la passione per i libri”.
FIERA EDITORIALE ALL’INSEGNA DELL’INNOVAZIONE: Nei padiglioni espositivi del Pisa Book Festival, è presentato un vasto assortimento di pubblicazioni, con tantissime novità, e collane con titoli freschi di stampa dedicati alla saggistica, alla letteratura e poesia, nazionale e dei Paesi Scandinavi (Paesi ospiti d’onore sono quest’anno Danimarca, Norvegia e Svezia). Alla fiera libraria in corso a Pisa, è proposto un calendario fitto di eventi (aperti anche alla partecipazione delle scuole), che include non solo incontri, spettacoli, seminari e conversazioni in presenza degli autori, ma anche concorsi letterari e premiazioni per scrittori esordienti. A cura dell’ ed. Historica (www.historicaedizioni.com), avrà luogo domenica la premiazione del concorso “Racconti toscani”, una raccolta di testi degli autori più promettenti. Il Pisa Book Festival può rappresentare di fatto un trampolino di lancio per nuovi talenti ancora sconosciuti; in tal senso, Pacini ed. (www.pacinieditore.it) istituisce ogni anno un concorso a premi che ai vincitori consente di pubblicare gratis la propria opera; analoga possibilità la offrono anche la collana “Dieci Lune” (www.baedizioni.it) e Fratini ed. (www.fratinieditore.it) che senza alcun contributo economico raccolgono manoscritti a tema libero di aspiranti scrittori.
TANTI EVENTI IN PROGRAMMAZIONE FINO A DOMENICA: particolarmente apprezzato e partecipato dal pubblico è stato l’incontro svolto venerdì scorso con la scrittrice Dacia Maraini (Madrina del Festival) che con il prof. J. Farrell ha discusso della sua produzione letteraria. Fra le varie iniziative, segnaliamo che sabato 8 novembre (ore 9/13) sarà svolto il Convegno “Fare arte e scienza a scuola”; ed avranno luogo laboratori con attività ludiche, di disegno e scrittura aperti alla partecipazione di studenti e insegnanti. Domenica 9 novembre (ore 11) sarà tenuto il Recital “La poesia ai tempi di Twitter”, con l’intervento di M. Sondergaard, F. Buffoni, P. Febbraio e B. Berni. Presso la Sala Business (ore 12), in presenza di F. Locatelli (direttore dell’editrice Hoepli) si parlerà di come promuovere e vendere e-book in lingua italiana, mentre a seguire si discuterà di relazioni sociali nell’era di Internet in presenza di M. Niola (antropologo). Nella giornata conclusiva della kermesse pisana -alla Sala Pacinotti (ore 16) A. Toscano, discuterà del suo volume “Benedetti italiani”. Alla Sala Blu (ore 18) Fratini editore presenterà in anteprima F. De Sanctis, autore di “Format, crimini in diretta Tv”, un thriller che inaugura la nuova collana Calami Neri
PROGETTI E IDEE PER RILANCIARE IL LIBRO E LA LETTURA IN ITALIA: Fra gli autorevoli partecipanti del Pisa Book Festival è intervenuto anche Romano Montroni – Presidente del Centro per il Libro e la lettura, l’istituto autonomo del Ministero dei Beni e Attività Culturali (attivato dal 2007) che ha il compito di promuovere l’editoria in Italia, divulgando all’estero la nostra cultura e le opere degli autori nazionali. Per Romano Montroni – “il Pisa Book Festival è una fantastica manifestazione che è cresciuta enormemente nel tempo, a dimostrazione che il libro è ancora un bene che può attrarre il grande pubblico. Il settore editoriale è in crisi, ma il Centro per il Libro e la Lettura sta elaborando alcuni progetti, con la partecipazione di vari interlocutori. In particolare – anticipa Montroni – ci stiamo attivando per creare duecento nuove grandi Fiere del Libro che vogliamo allestire nelle piazze di vari piccoli e grandi comuni italiani (l’Anci ha già condiviso questa idea). Nel corso del 2015, in occasione dei principali eventi dedicati alle celebrazioni del libro (Giornata mondiale del Libro del 23 aprile; Maggio libri, ecc.), realizzeremo inoltre ulteriori progetti culturali con il coinvolgimento del mondo del volontariato e delle scuole primarie e secondarie di tutta Italia”.
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