Il cofano motore

Siamo chiusi in casa da Mercoledì 11 Marzo come da ordinanza dello Stato per evitare la nuova peste. Si uscirà di nuovo soltanto a maggio. Penso subito alla batteria della mia macchina che potrebbe scaricarsi. Con la scusa del cane scendo in strada. Mi dirigo verso la mia Citroen che ho preso cura di parcheggiare in un luogo abbastanza sicuro. Il cofano motore è dotato di un una chiusura sbloccabile dall’abitacolo con una piccola maniglia sotto al volante. La tiro, si sblocca lo sportellone ma non riesco ad aprirne la bocca di coccodrillo. Vedo due anziani a passeggio, l’ora d’aria di questi tempi è un momento pieno di suspense, in pratica è severamente proibita.

Mi scusi potreste per favore aiutarmi a staccare la batteria della mia macchina? No, mi scusi signora ma abbiamo fretta, chieda ai vigili. Per carità dico io, hanno altre gatte da pelare, io ho chiesto solo un favore! Mentre continuo a provare passa un bel uomo, senza mascherina, ne guanti di plastica, in altre parole è un intrepido. Ha i capelli brizzolati, la barbetta e i baffi. Mi scusi signore mi potrebbe per cortesia aiutare a staccare la batteria, sa con questo fermo non vorrei… Si avvicina con il suo bel cane lupo. Io intanto ho lasciato in macchina la mia cagnetta, anzi si era fiondata lei sul divanetto posteriore, sperava di farsi un bel giro in un parco, ma sono tutti chiusi e non si può andare da nessuna parte.

Il muso del cane lupo si infila tra le mie cosce senza pudore. Lo lascio fare, finalmente un po’ di contatto. Contradire un cane lupo non conviene, di solito sono mansueti soltanto verso il padrone. Si certo volentieri, finalmente una persona sorridente e tranquilla penso io. Dice, ho anch’io una macchina francese. Tiro un sospiro di sollievo. Lui infila la mano nella fessura tra lo sportellone e il motore, cerca alla cieca e la trova, bisogna tirare su una levetta. Lo guardo meglio, profuma di vestiti puliti, ha una certa eleganza nei modi e nella gestualità, sarà che l’isolamento rende morbido ogni minimo contatto, ha un viso conosciuto.

Mi dico che forse l’avrò visto al parco cani senza soffermarmi sul suo aspetto prima del digiuno forzato da incontri e persone. I pochi passanti ci guardano, una scena simile non si vede mai, due persone intorno ad un cofano che hanno le mani sporche di olio di motore e girano bulloni, ma poi noto che si girano e bisbigliano un nome e poi si girano di nuovo, lo riconoscono. Io indosso una mascherina grigia con sistema di aerazione, ho i capelli leggermente unti, le guance strette da due elastici, ho messo la tuta e le mie scarpe usate, le più logorate che lascio sempre sul pianerottolo prima di entrare in casa. Fosse per me questi giorni uscirei nuda, è la protezione migliore. Accarezza di nuovo la batteria della mia macchina, trova il polo da staccare, lo gira, prova a tirarlo, non ci riesce, ci riprova.

Passano alcuni minuti, forse troppi. Questa promiscuità potrebbe essere fatale per me e per lui. Finalmente, emette un suono di soddisfazione e io applaudo, lo vorrei baciare, strappare via la mia mascherina e soffiarli un bacio in bocca. Lo guardo intensamente negli occhi e lo riconosco, è un politico, di quel partito che mi è più antipatico in assoluto. Finita l’operazione di manutenzione, cambio attitudine di colpo, mi viene un brivido lungo la schiena, questa quarantena mi sta facendo brutti scherzi. Lo ringrazio, lui prende il marciapiede di destra, io in direzione contraria prendo quello opposto. Grazie, lo saluto da lontano con la mia mano sinistra rivestita di lattice bianco sporco.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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