“Fare poesia traendo ispirazione dall’Iliade o dall’Odissea o dalle tragedie greche cogliendone dalle parole, segni semantici, filologici ricchi di significati significanti, mi danno modo di fondere creature nella fucina degli attimi che mi rapiscono e mi avvolgono.”
Mario Raso ci ricorda come la poesia sia antica in questa sua risposta, come la poesia sia la massima espressione letteraria che l’uomo ha sempre utilizzato per spiegare la natura, l’umanità, i sentimenti.
“Morgete fragranze incise d’agave”, edito nel giugno del 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta poetica di Mario Raso. Un titolo molto particolare ispirato al patrimonio genetico dell’autore, ereditato dagli avi in terra di Morgetia dall’eroe Morgetio (condottiero leggendario). Mito e presente si fondono piacevolmente.
Mario Raso è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune domande sulla sua poetica e sulla sua vita. Buona lettura!
A.M.: Come nasce la tua passione per la scrittura?
Mario Raso: Forse è nata prima la passione e poi sono nato io. Iniziai a comporre dagli anni scolastici, durante gli anni delle scuole medie quand’ero nell’Istituto maschile San Giuseppe, per orfani e per i poveri a Polistena dai frati concezionisti; forse per un puro caso perché avevo una buona dialettica ed ero molto sensibile ed esuberante. Così i compagni iniziarono a chiedermi di scrivere per loro delle lettere d’amore, dichiarazioni d’amore adolescente per le loro innamorate, che spesso, le ragazze erano le nostre vicine dell’istituto femminile, con le quali avevamo una collaborazione anche ludica oltre che didattica, ed erano di fronte al nostro in via Vescovo Morabito 19 (che memoria!). Poi dalle lettere, sempre richieste: avevo un’estrema facilità di comporre anche sempre di getto alle elementari, passai alle composizioni dell’estro. Presto capì che qualcosa stava nascendo in me, e con altri amici decisi di mettere per iscritto le composizioni. Così che uno degli educatore laico Pietro Greco mi regalò un quaderno e lì potetti riportare ciò che avevo scritto in brutta copia. Il quaderno era destinato ad essere pubblicato, che però l’educatore smarrì a casa sua.
Ma nell’ambiente in cui vivevo, ed esclusivamente lì, governava la legge della foresta, ed io ero un esempio non certo di debolezza o, di uno da farsi sottomettere dalle dicerie né dalle derisioni, fu così che decisi di celare la mia sensibilità a tutti indossando una maschera che portati fino al 1996.
È appunto da questa data che non mi vergogno né ho paura di essere poeta.
Il mio ‘Entusiasmo‘ poetico nasce, dal piacere per un amore immaginato, per un ricordo affiorato all’improvviso, per un segno ancestrale di preghiera come di ringraziamento quanto di immaginazione, per un viaggio col mito ellenico o nordico, oppure all’estremo oriente o, rivelato da urla del mondo della natura, e, anche dell’istinto primordiale di parlare col Creatore, porta l’estro a scatenarsi dall’inconscio. Il poeta è appunto il mediatore dell’animo è colui che parla e capisce la psiche dell’umano sentire maschile quanto femminile. È, ovvero, l’appagamento dei sensi attraverso la composizione di getto (scrivere una poesia nel tempo che l’estro o l’ispirazione viene); in altre parole scrivere poesie per avere piacere e rimuovere il lutto (superare un momento triste o di rabbia, di sconforto, di impotenza avversa alla personale povertà o, al malgoverno, alle ingiustizie subite o viste, agli sfruttamenti e alle violenze dei deboli o, alle dittature mediatiche e governative passate e presenti, oppure al mal costume bigotto) dopo averlo elaborato, si potrebbe dire che le mie sono poesie pragmatiche, scritte sotto l’azione dell’estro come forma terapeutica, mi nutro di poesia come la terra si nutre dell’acqua e del calore del Sole.
Poetando, io posso esternare tutte le mie passioni, i miei desideri o i miei bisogni, altrimenti covate dall’inconscio e, magari, trasformarsi in atti e, in questo libro sono 131 liriche più 12 aforismi per un totale di 144 componimenti dettati dal mio estro (mentre nel 2010 furono 150 solo le poesie, ancora inedite come le mille già scritte e inedite). Le ho messe insieme nell’ordine cronologico e datate singolarmente in capitoli con aforismi per ogni inizio capitolo che prendono il nome del mese come sono nate dagli eventi vissuti da me o, visti dalle mie sensazioni nelle azioni delle anime che come me sono temporaneamente ospiti di questo mondo.
Pensa, le liriche di questo anno 2012 sono 87, fino ad oggi domenica 15 luglio, escluse le 4 composte fino giovedì 5 gennaio 2012 inserite nel libro “MORGETE FRAGRANZE INCISE D’AGAVE”.
Lo scrivere, è un bisogno fisiologico affettivo, come nutrirmi o fare l’amore!
A.M.: Raccontaci qualcosa del titolo della tua pubblicazione “Morgete fragranze incise d’agave”.
Mario Raso: La Calabria oltre che Italia fu chiamata: Ausonia terra dei venti, Esperia, Enotria terra della vite e del vino, Morgezia terra di Morgeto, Magna Grecia grande Grecia, Calabria dal greco = bel germoglio.
Si vuole che prima dei greci fossero gli Osci di origine indoeuropea ad abitare l’Italia Meridionale. Gli Itali s’insediarono nell’estrema punta dello Stivale di stessa matrice micenea come i greci, Italo vuole la leggenda fosse nipote del re Minosse che scappando dall’isola di Creta andasse ad abitare in quella che oggi è la parte reggina del regione calabra. Da qui l’origine del popolo italico e Morgeto della stirpe degli Enotri il mitico cavaliere che respinse i cugini ellenici. I Morgeti successivamente fondarono alcune città in terra di Trinacria Morgantina nella Sicilia orientale intorno al 575 a.C; fu distutta poi dai coloni greci che si insediarono. Dell’epoca d’oro dei Morgeti è rimasta la Venere di Morgantina da pochi anni recuperata ed ora custodita in un degno museo.
“Morgete fragranze incise d’agave” è naturalmente ispirato al mio patrimonio genetico ereditato dai miei avi in terra di Morgetia o Morgezia dall’eroe Morgeto condottiero del leggendario re Italo che, appunto, diede nome agli abitanti gli italici anticamente vissuti sulla parte estrema dello stivale ricca di cultura pre ellenica, l’attuale provincia di Reggio Calabria nella quale crebbe l’odierna amata terra nostra nominata Italia.
Fragranze sono i gusti del bergamotto degli ulivi secolari, dei boschi di castagni del parco nazionale d’Aspromonte dove il mio paese è incastonato al centro sul terrazzo da dove si scorge il Tirreno e le isole Eolie quando c’è bel tempo, dei tramonti viola del profumo dei due mari che baciano i fianchi delle costa, del miele d’arancio che mi porto nel cuore e nell’anima.
Incisa d’agave perché i primi 18 anni li ho vissuti nella mia amata Cittanova e, l’agave è una pianta anche mediterranea, che fiorisce dopo diciotto anni circa. I Maya utilizzavano un metodo di scrittura geroglifico, attraverso il quale
registrarono la storia e i miti su lastre di pietra. Essi inoltre utilizzavano le foglie di agave per fabbricare una sorta di carta su cui scrivere.
Quindi agave come supporto per i miei segni significanti, che si muovono nel I
tempo e nello spazio del linguaggio mio poetico.
A.M.: Quali sono le tematiche presenti in “Morgete fragranze incise d’agave”?
Mario Raso: Le tematiche della vita nonché la poesia, l’aforisma e il sillogismo.
La mia vena poetica spesso mi trascina o meglio, mi guida ad usare un linguaggio che va dal narrativi descrittivo che sfocia sovente nel sillogismo filosofico. Oppure conciso con l’aforisma, e spesso si confonde nelle poesia o ritorna nella sillèsi, cioè alla costruzione del senso. La semantica collabora con la filologia per la spontanea composizione di getto che l’impeto come un fulmine che precede il tuono propaga nelle righe rivoli prima, fiumi o fiumare poi sino al mare, il mare è il letto che culla le mie parole nel suo fluido vitale. Così, il pescatore è il lettore che si nutrirà dei pesci o dei sapori del mio mare.
La mia poesia è bucolica, sarcastica, satirica, ironica, idilliaca, erotica, religiosa e anche ispirato dai versi del Cantico dei Cantici di Salomone per la regina di Saba sua amata; epistolare anche soliloquio o, è come un bacio desiderio di passionalità che si da senza studiare la topologia o la geometria dello spazio.
Poeti si nasce e non si diventa, esserlo è un dono divino non una laurea magistrale acquisita, ma, ovviamente, il dono va coltivato con lo studio non soltanto letterario, è uno studio quotidiano perenne di tutto lo scibile umano, artistico e biologico.
A.M.: Ci puoi descrivere con cinque aggettivi il tuo libro?
Mario Raso: Maieutico-Introspettivo: maieutico, perché tiro fuori da dentro me le emozioni, la parola magari dormiente o timida che fiorisce con l’estro, e introspettivo perché l’uomo entra dentro la mente e si pone delle domande dettate dal momento riflessivo e, di conseguenza pedagogico e propedeutico.
Umanistico-Rivelatore: umanistico perché il libro contiene il pathos dell’ethos umano e in quanto tale, si rivela prima con il logos e poi nell’azione dell’estemporaneità con la scrittura e poi divulgando il messaggio nell’Agorà mediatica.
Storico-Archeologico: storico perché è il sentimento che con la data cronologica diventa anche un documento scritto, e archeologico perché le azioni del passato riaffiorano mentre scavo nella memoria e all’improvviso riporto all’attualità sensazioni, sapori, tradizioni, atti quasi dimenticati, ho una memoria da elefante, con dei flashback che arrivano quando meno me lo aspetto perché ho sentito una frase o mi ricordo di una frase, così il passato ritorna perché io lo possa incidere per non dimenticarlo.
Etereo genico: etero genico perché l’uomo è etero con l’altro sé e dall’empatia produce o sente ciò che l’altro sé, il sé altro di un o per un altro o altra, di qualsiasi argomento o materia ne senta il bisogno di farlo; per questo motivo il mio studio è etereo genico perché l’uomo non è fatto per vivere nell’ignoranza o specializzarsi come gli scarafaggi nel fare una sola cosa benissimo. L’uomo deve sapere di tutto per che è di tutto che è fatto l’uomo, essendo formato da atomi e gli atomi sono l’unione dal piccolo al maggiore. L’uomo è uomo in quanto atomi.
Poetico: perché il mio è un linguaggio poetico, e non solo quando scrivo, ma anche quando discorro; per me è facilissimo scrivere poesie in quanto la poesia mi ha salvato e mi salva la vita, ma carmina non dant panem, però spero proprio che finalmente il mio carme, la mia poesia, possa darmi la possibilità di uscire dal mio stato di povertà e poco dignitoso.
Patriottico: il libro è patriottico perché descrive la mia terra italica nel bene e nel male, talvolta urlando di sdegno e altre cantando serenate; il senso di patriota è come il senso di un figlio che non rinnega né il padre o la madre, né la terra che lo ospita, si ribella se fra i suoi fratelli c’è qualcuno o qualcuna che non onora il padre o la madre. La patria è la compagna la sorella, l’amico, l’amica; la patria è il padre, il lavoro anche se è poco o non c’è o, è mal retribuito o addirittura non retribuito, è il pane la patria, che ci nutre anche se in mezzo ai nostri fratelli c’è qualcuno o qualcuna che ci ruba il pane dalla bocca e lo fa ammuffire. La patria sono io e sono i miei fratelli e le mie sorelle, patriottico perché io lo sono, mi sento figlio dell’Italia e come non esserlo, se le mie origini sono origini italiche io sono discendente e di stirpe italica, appunto è nell’odierna terra reggina la culla della mia Patria, come figlio di un padre perso a sette anni ma che sente nella sua terra il flusso sanguigno che mi lega ad un cordone ombelicale mai reciso. A diciotto anni chiesi perfino l’anticipo per svolger prima il servizio di leva.
A.M.: Quanto è importante l’immaginazione nell’arte?
Mario Raso: Ti ricordo che la parola «poesia» viene da póiesis appunto, che significa «produzione», ma produzione del bello. Fare poesia traendo ispirazione dall’Iliade o dall’Odissea o dalle tragedie greche cogliendone dalle parole, segni semantici, filologici ricchi di significati significanti, mi danno modo di fondere creature nella fucina degli attimi che mi rapiscono e mi avvolgono. Il gusto dei sapori lontani gelosamente riposti nella mia valigia culturale, da dove si liberano col suono delle parole o quando si affacciano immagini già viste, questo riaccende il passato che traghetta anche sogni nel divenire. Oppure, forme di proteste di ingiustizie di solidarietà, di schietta dimostrazione affettiva fra persone che io non conosco ma che si trovano a passare negli attimi di questo mio viaggio. Naturalmente la scelta dei titoli non trascura il latino o, lo spagnolo né altri idiomi che l’estro nell’atto di nascere mi detta, spesso gli stessi coincidono col primo capoverso. I versi sono liberi da ogni forma di legame a canoni o a scuole di pensiero, né si legano alle rime se non di rado, invece, usano il suono per le fricative o le sibilanti consonanti apparentemente in forma ludica, ma in realtà per significare il linguaggio poetico filosofico anche con la filologica semiotica.
A.M.: Se potessi decidere dove vivere, in quale città sentiresti maggiore ispirazione?
Mario Raso: Quasi tutte le poesie le ho composte in casa, escluse due perché l’ispirazione m’è venuta mentre ero nelle biblioteca Antonio Delfini di Modena. Per quanto ad avere ispirazione, non ho bisogno di uscire di casa, perché è sempre la poesia a venirmi a cercare ovunque sia e quando vuole.
Sono reggino, nato nel cuore dell’Aspromonte in faccia alle isole Eolie e a pochi chilometri dalla Costa Viola, è difficile trovare in Italia o nel mondo un posto più bello, ma un posto più riservato si, magari vivere in un faro su di un’altissima scogliera, con una gradinata che porti in spiaggia, ma acusticamente lontana dai rumori del traffico o di chiassi, quindi escluse tutte le località urbanizzate. Non ho preferenze riguardo il mare, la campagna, la collina, o la montagna, l’importante è che ci sia poco rumore, mi disturba quando compongo e quando studio, e questo succede tutti i giorni o quasi. Ma tu mi hai chiesto in quale città io vorrei vivere e il più bel chilometro di costa d’Italia si trova a Reggio Calabria, sullo stretto dei due mari Jonio e Tirreno, a detta non solo di D’annunzio, quindi Reggio, direi Cittanova ma non c’è il mare però c’è il Parco Nazionale d’Aspromonte e le 100 fontane.
A.M.: Qual è l’ultimo libro che hai letto?
Mario Raso: Ne leggo o, ne ascolto in audio libro almeno 60 l’anno, e l’ultimo letto è “Sperare Oggi” del mio amico dom Franco Mosconi monaco camaldolese, scritto a due mani con il professore e filosofo Salvatore Natoli, edito da IL MARGINE nella collana “Cattedra del Confronto”.
A.M.: E l’ultimo film visto?
Mario Raso: Premesso che da anni non vado al cinema, anche provengo dal D.A.M.S cinema dell’Università di Bologna, ma a causa della mia temporanea disagiata situazione economica, ma per la visione, da utente, usufruisco dei prestiti della biblioteca Antonio Delfini di Modena, oppure li guardo dai canali televisivi e l’ultimo film da me visto è DISTURBIA – USA 2007 Drammatico, regia di D.J. Caruso.
A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni?
Mario Raso: Mi piacciono i frutti della natura ed i fiori, naturalmente se son rose fioriranno.
A.M.: La consiglieresti?
Mario Raso: Se saranno rose profumate sì!
A.M.: Hai qualche novità per il 2012?
Mario Raso: Come ho scritto sopra, creo quasi quotidianamente, ma sono anche pragmatico, ergo se troverò: un filantropo, un mecenate, un benefattore o uno sponsor, allora di novità ce ne sono per tutti i gusti.
Nel cassetto ho progetti artistici e culturali che aspettano solo il la.
A.M.: Presentazioni del libro?
Mario Raso: Giovedì 19 luglio la prima presentazione del libro in diretta satellitare e sul digitale terrestre, a Modena sul canale televisivo TELESTUDIO MODENA e TELE STUDIO EUROPA durante la trasmissione del programma culturale “OBSEVER” condotto da Tito Taddei, sarà presente anche il coeditore di Rupe Mutevole Edizioni e io per l’esordio di “MORGETE FRAGRANZE INCISE D’AGAVE”.
Il canale del digitale per l’Emilia Romagna sono il 672 o 85, oppure i canali sky visibile in tutta EUROPA, il programma sarà poi trasmesso in differita anche dai canali 89, 86 e naturalmente su sky.
Inoltre, mi sono attivato per organizzare delle presentazioni in provincia di Modena. Aspetto approvazioni anche dal comune dove abito a Castelnuovo Rangone di Modena.
Ho inviato la mia traduzione per il libro “MORGETE FRAGRANZE INCISE D’AGAVE” in sud America, al mio amico professore e critico Gerardo Molina, fra i maggiori poeti contemporanei di lingua spagnola, per la recensione sui media latino americano.
A giorni Gerardo Molina dovrebbe pubblicarla in Uruguay.
A.M.: Salutaci con una citazione…
Mario Raso:
Io non scrivo parole scrivo emozioni
“E le emozioni sono la musica/ la musica dell’anima!// L’anima che respira e/ nella notte dei sogni/ e nella luce del giorno/ nei ricordi e/ nei pensieri della fantasia.// Come una molecola/ di sorriso che/ si attacca alle ali/ di un’aquila e/ vola nei mari / e fra i monti.// Cavalca il crine e/ solca i rivoli/ sino al delta.// Sale come un’alpinista/ su nelle vette vergini/ e le svergina.// Le fatiche sono / Il sangue del dolore / mentre la passione è / l’armonia dell’amore cercato.”
Rupe Mutevole Edizioni sarà presente ad ottobre alla Fiera Internazionale del Libro di Milano:
Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
http://www.rupemutevoleedizioni.com/
http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni
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Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni
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