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Reportage di Monica Genovese

Pennacchi di vapore acqueo che sembrano rombare, provenire da una realtà che non pare, almeno nell’immaginario collettivo, quella africana dove l’acqua, purtroppo scarseggia. Qui, nel continente nero, nel Corno d’Africa, a ridosso dell’Equatore, mi trovo dinanzi ad uno spettacolo, non solo bellissimo, ma imponente e grandioso.

Qui, la natura esplode, con vigore, creando un paesaggio d’autore. Una enorme cascata d’acqua marrone chiamata, dagli abitanti locali, Tis Isat, ovvero acqua che fuma oppure Tis Abay, Nilo che fuma. Il colore è dovuto, forse al fango della terra in questa stagione delle piogge.

Mi trovo ad una trentina di chilometri a sud est da Bahir Dar, la graziosa cittadina del Lago Tana, sorgente del Nilo Azzurro che si immette nel fiume Nilo ingrossando le sue acque. Dopo una breve passeggiata, in leggera pendenza, in mezzo alla natura e a pochi villaggetti etiopi dove, anche i bambini, come nel resto dell’Africa, vendono oggetti e ninnoli di vario tipo inseguendo lo straniero, si raggiunge la cima di una collina attraverso un sentiero che, poco alla volta, si restringe.

Dalla collina, mentre mi avvicino alla meta, il suono della cascata, lo scroscio dell’acqua mi anticipa un panorama fiabesco. Attorno a me tutto è verde, lussureggiante. Gli alberi svettano verso il cielo terso, oggi privo di nuvole, i numerosi uccelli, pappagalli, gruccioni, parrocchetti, turachi, cinguettano e il sole rende ancor più brillanti le cascate di fronte ai miei occhi.

Un tempo molto più potente, oggi Tis Isat si mostra, in virtù di un progetto idroelettrico, più modesta e, in parte prosciugata, ma in ogni caso sempre affascinante e suggestiva.
Il fiume che l’ alimenta si rovescia da un dirupo a picco sulle rocce vulcaniche. E lo scivolo dell’acqua cade da quasi trenta metri di altezza.

Le acque che, forti e decise, si gettano dall’alto vanno a tuffarsi in basso e la velocità con cui lo fanno è tale da creare fumi e fumi bianco-grigi. Vapori e sberleffi che, lentamente, si innalzano. E così ciò che muore a valle, rivive sotto forma di “aria colorata”.

E’ come una danza. Un danza sulla musica che divampa dal fragore della cascata, mentre le acque si muovono al suo ritmo e il vapore non è altro che il respiro stesso, l’afflato di Tis Isat.

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