Pur se in generale sconosciuta, la Valcomino è realtà storica primaria in quanto località documentata, per esempio, già dello scontro e fine dei Sanniti per mano dei Romani a Cominio ed Aquilonia e secoli prima Atina, la sua città principale, decantata più volte da Virgilio nella sua Eneide.
Sulla scorta dunque dei comuni destini e della identità sociale e naturale e geografica, anche le pendici molisane delle Mainarde vanno investite e coinvolte nelle vicende della Valcomino e cioè Filignano con le sue frazioni di Cerasuolo, Mastrogiovanni, Mennella cosa che nel passato era già ritenuta e sentita una realtà acquisita dal momento -in aggiunta a tanto altro- che quella antichissima strada che ne batte le estreme pendici iniziando da Pozzilli e arbitrariamente interrotta e collegata poi con la recente Isernia-Sora -SS Vandra- si chiamava e si chiama ancora oggi Via Atinense che se non ci fosse stata la stolta e immotivata e antistorica interruzione di cui sopra avrebbe continuato a tenere assieme anche nominalmente, quasi in un abbraccio, tutto il territorio da Filignano ad Atina! La Via Atinense, la via di Atina dunque! inizia nei pressi di Venafro e si snoda lungo le pendici delle Mainarde Molisane fino ai piedi di Atina dove si immette nella Via Sferracavallo Cassino-Sora. La Via Atinense, quasi ignorata e cancellata fino a pochi anni fa, ha acquistato nuova vita grazie al complesso medico della Neuromed di Pozzilli, costruito proprio sulla Via Atinense. Per secoli fu la via dei Sanniti che si immetteva in quelle che adducevano nel Matese e nel Sannio vero e proprio: la via anche dei Romani nelle lunghe lotte contro i Sanniti e le genti dei luoghi, la via, secoli dopo, percorsa dai monaci benedettini da Montecassino all’Abbazia di San Vincenzo al Volturno e viceversa quando in inverno impraticabile quella più breve attraverso i sentieri delle Mainarde, la via inoltre che abbracciava e metteva in contatto i paesetti abbarbicati sui monti e lungo il suo percorso. La Valcomino in realtà una costola conficcata nel Molise e nell’Abruzzo, un brandello di territorio noto a suo tempo solo agli arruolatori di soldati e ai gabellieri borbonici, più tardi ai mercanti di bambini, sconosciuta perfino ai propri abitanti nomadi che si definivano abruzzesi, tanta la miseria e il degrado… e la fertilità demografica. E infatti solo nel 1911 il geografo Roberto Almagià parlò per primo della Valcomino e dei suoi Comuni e delle sue caratteristiche fisiche e la riportò letteralmente alla luce: dieci comuni più due, dodici!
La Storia è debitrice nei confronti della Valcomino di fondamentali contributi. In epoca romana si ricorda, raccontato da Virgilio, il ruolo leggendario di Atina che affianco ai Volsci di Camilla regina di Priverno, combatte contro Enea e i suoi alleati. In epoca storica si ricordano, tutti atinati: Caio Ponzio comandante dei Sanniti alle famose Forche Caudine, Novio Plauzio il primo artista di Roma autore della celebre Cista Ficoroni; Lucio Munazio Planco, generale di Giulio Cesare al quale si deve anche la fondazione delle due future metropoli di Lione e di Basilea e altresì l’appellativo di Augusto a Ottaviano primo imperatore; Marco Petreio della famiglia Petreia atinense che sbaragliò l’esercito di Catilina a Pistoia, Gneo Petreio affianco a Caio Mario nella battaglia contro i Teutoni, Lucio Arrunzio con M.Vipsanio Agrippa arpinate nella battaglia navale a Azio nel 31 a.C. contro Antonio rivale di Ottaviano, Marco Plauto Silvano con altro tribuno autore della importante lex plautia-papiria dell’89 a.C. in merito alla cittadinanza romana da riconoscere ai forestieri e stranieri, Gneo Plancio amico di Cicerone; Aulo Plauzio comandante delle legioni che occuparono la Gran Bretagna nel 43 d.C. e poi i vari Saturnini di Atina dalle molte cariche.
Verso le ultime decadi del 1700 una spietata siccità e carestia furono la molla dell’inizio di un esodo che non doveva più arrestarsi. Luogo primario di rifugio e di risorse furono le micidiali Paludi Pontine perché ricche di svariati prodotti commestibili e al medesimo tempo la capitale del mondo, Roma e nuclei meno numerosi oltre le Alpi. L’epoca napoleonica di pochi anni dopo con la sua carica anche di palingenesi sociale, incoraggiò vieppiù all’esodo. Ed ecco che fine 1700 e inizi 1800 queste creature coperte dei loro stracci colorati cominciavano a incontrarsi numerose per le vie di Roma frammiste alla popolazione, ai monaci e preti, ai trovatelli, orfanelli, confratelli, alle comunità di pellegrini; e poi nuclei di centinaia e poi di migliaia a Sezze e a Terracina e artisti girovaghi numerosi per le vie di Parigi e di Londra e anche di certe città tedesche. Era nata la emigrazione, quella per fame e miseria che negli anni successivi, dopo il 1860 doveva trasformarsi in un fiume in piena che svuotò mezza Italia. Ben altro ancora sulla Valcomino, nei prossimi incontri.