Il pezzo prossimo che faccio è la storia degli ultimi cinquant’anni italiani, raccontati attraverso gli amori e gli umori, di una donna che si chiama Aida”. Aida, storia d’Italia Claudio Palazzi
È così che, in un concerto del 1977, Rino Gaetano introduce Aida, una delle sue canzoni più celebri.

Cilindro in testa, capelli spettinati, voce graffiante, Rino ci racconta, attraverso una sequela di immagini, cinquant’anni di storia italiana, dal fascismo alla guerra, dal dopoguerra agli scandali degli anni 70.

In un’intervista radiofonica condotta da Enzo Siciliano, l’artista calabrese spiega come nascevano le sue canzoni. Esse hanno origine da un “pacco di giornali”. Sono il risultato di un collage di titoli  di cronaca e di politica. Tasselli che messi insieme formano il volto dell’Italia.

Quella di Rino è l’Italia degli anni 70. L’Italia degli attentati terroristici, dell’uccisione di Aldo Moro, ma anche delle piazze gremite di giovani, di coloro che, per fabbricarsi un sogno, imbracciavano una chitarra per scovare, tra le strade di Montesacro, la poesia.

Ascoltare Aida è come entrare in una saletta cinematografica, sedersi e guardare un film pieno di luci e di ombre ma sempre troppo attuale.

Lei sfogliava/ i suoi ricordi/ le sue istantanee/ i suoi tabù/ le sue madonne, i suoi rosari/ e mille mari/e alalà

La religione, i grandi viaggi, la marcia delle camicie nere, comincia così    la storia dell’Italia.

Il 30 Ottobre del 1922, al grido di “Eia! Eia! Eia! Alalà!”, i fascisti occupavano Roma. Nominato presidente del consiglio dal re Vittorio Emanuele III, Mussolini diventava a trentanove anni il più giovane presidente del consiglio della storia d’Italia. Nella fretta con cui gli avvenimenti si erano susseguiti, nessuno aveva veramente compreso quello che stava accadendo. Quell’uomo con temperamento emotivo, grande ammiratore di Machiavelli, sarebbe rimasto al potere per circa vent’anni e con lui la storia dell’Italia si sarebbe identificata con la storia del regime fascista.

Il consenso che Mussolini riscosse fin subito da parte della classe politica dirigente dipese soprattutto dal suo sapersi presentare come un conservatore. Egli seppe investire di una forza trascendente quel groviglio di speranze e timori che fin dal Risorgimento si erano cristallizzate attorno all’idea di “Patria”. L’idea di molti scrittori ottocenteschi era quella che l’Italia sarebbe dovuta risorgere sull’esempio dalle glorie di Roma.

Contro l’inadeguatezza dello Stato liberale, il fascismo si configurava come una nuova alba che avrebbe dato all’Italia un volto radicalmente nuovo. Da terra di “musei e biblioteche” essa sarebbe divenuta una comunità unita e compatta. Ciò sarebbe stato possibile forgiando gli italiani nel carattere e nell’intelletto.

Questo era l’obiettivo che si ponevano le numerose organizzazioni giovanili che nacquero nel periodo fascista. Esse furono successivamente accorpate nell’Opera Nazionale Balilla (ONB) che aveva il compito di infondere nei bambini e negli adolescenti lo spirito e la pratica del fascismo preparandoli ai loro futuri ruoli nella società: i ragazzi soldati e le ragazze madri di guerrieri.

“Ordine”, “disciplina” “lavoro”, queste le parole che Mussolini imprimeva nella coscienza degli Italiani con i suoi teatrali discorsi. Attentissimo al culto della propria persona, a gesti e a movenze, era convinto che le masse fossero facilmente impressionabili e paragonava spesso gli italiani a dei bambini facilissimi da manipolare attraverso premi e punizioni.

La rivoluzione morale fu attuata con tutti i mezzi necessari: la censura fu resa più severa, la stampa fascistizzata e furono soppresse tutte le pubblicazioni contrarie al regime. Fu istituito un “Tribunale Speciale” che applicava la legge militare, compresa la pena di morte, ai colpevoli di reati “contro la sicurezza dello Stato”.

Il mito della patria e il culto del duce furono instillati nelle coscienze degli individui attraverso un amplissimo ventaglio di media. Mussolini vigilava strettamente su tutto ciò che si scriveva su di lui. I giornali erano obbligati a riferirsi alla sua persona tratteggiandola di una luce mitica. Fu introdotto l’obbligo di scrivere “LUI” o “DUCE” in maiuscolo e di riferirsi a lui con epiteti quali “sublime” o “divino”.

Grande importanza fu data soprattutto alla scuola. Nel 1923 il primo ministro della pubblica istruzione di Mussolini, Giovanni Gentile, mise in atto una serie di riforme che modificavano radicalmente l’assetto scolastico. Centrale divennero gli studi classici, considerati i più adatti a trasmettere l’essenza spirituale dell’Italia. Grande importanza fu attribuita al latino, alla letteratura, alla storia e alla filosofia.

Nel 1929 fu introdotto l’obbligo per tutti gli insegnanti di prestare un giuramento di fedeltà al regime e quattro anni dopo diventò obbligatoria l’iscrizione al partito fascista. Anche i curricula scolastici subirono un analogo processo di fascistizzazione con l’introduzione del testo unico da utilizzare in tutte le scuole elementari.

Un ruolo significativo fu assegnato alla religione cattolica che divenne materia di studio nelle scuole elementari e il clero venne autorizzato a sovraintendere il suo insegnamento. Altri provvedimenti furono la reintroduzione del crocifisso nelle scuole, nelle aule di giustizia e nel Colosseo.

Tuttavia Mussolini fu sempre ben consapevole che la Chiesa era in Italia la più importante fonte di autorità morale. Nel paese il 99% della popolazione era di fede cattolica e le parrocchie rappresentavano l’unico centro di aggregazione. Non potendo superare l’ostacolo, Mussolini pensò di giungere a un compromesso.

I Patti Lateranensi del 1929 posero fine al lungo dissidio iniziato in età risorgimentale riconoscendo uno Stato Italiano e la sua capitale Roma e uno Stato della città del Vaticano”. Veniva, inoltre, stabilito, con una convenzione finanziaria, che lo Stato italiano si impegnasse a corrispondere alla Santa Sede una grande somma di denaro.

I suoi vestiti di lino e seta/le calze a rete/ Marlene e Charlot

La guerra si avvicinava inesorabilmente. Il buio in cui giaceva l’Italia nel periodo fascista era illuminato dal riverbero di miti del cinema indimenticabili. Uno tra questi era quello di Marlene Dietrich – “il volto di una bellezza senza tempo” così la definì Ernest Hemingway – che nel 1930 interpretò il personaggio di Lola ne L’Angelo Azzurro: gambe ricoperte di seta, cilindro bianco, voce profonda.

L’altro è l’immortale vagabondo di Charlie Chaplin: bombetta baffetti e scarpe giganti, che, nel film Tempi Moderni del 1936, porta sullo schermo il disagio dell’essere umano ridotto a mero ingranaggio della catena di montaggio. In un mondo dove gli esseri umani sono sacrificati ai dogmi del profitto, i sentimenti umani e la dignità rimangono l’unica speranza per resistere alle sferzate di prevaricazioni e ingiustizie sociali.

E dopo giugno, il gran conflitto/ e poi L’Egitto/ E un’altra età

La vittoriosa campagna in Etiopia del 1935 aveva dato a molti l’illusione che l’Italia fosse diventata una grande potenza. In quegli anni Mussolini mise in atto molti provvedimenti per rendere il paese ancora più aggressivo: dalla campagna discriminatoria nei confronti dell’uso del pronome “Lei” considerato troppo servile e sostituito con il “Voi”, all’adozione del “passo romano” imitazione del passo dell’oca tedesco, fino alle leggi del 1938 che sancirono la discriminazione degli ebrei.

Quando all’inizio dell’Estate del 1940 – anno successivo allo scoppio del secondo conflitto mondiale – la Francia sembrò sull’orlo della sconfitta, Mussolini decise che “l’ora segnata dal destino” fosse ormai giunta. Il 10 Giugno, dal balcone di piazza Venezia, annunciò al paese, l’entrata in guerra dell’Italia. L’Italia, che fino a quel momento aveva dichiarato la sua “non belligeranza”  si preparava ad affrontare il più grande conflitto della storia senza essere militarmente preparata.

Marce svastiche e federali/sotto i fanali/l’oscurità

Il sogno del duce di combattere una guerra “parallela” che si contrapponesse ai trionfi di Hitler, si scontrò con un inesorabile susseguirsi di catastrofi. Prima il disastro in Grecia che portò l’Italia alla perdita di 100.000 uomini, poi la sanguinosa sconfitta in Libia. Le pretese fasciste di aver forgiato “uomini nuovi” non reggeva più davanti alle immagini trasmesse dai documentari di tutto il mondo. Esse mostravano le reali condizioni in cui versava l’esercito italiano: soldati stanchi, disperati e mal vestiti.

Il regime andava sempre più sgretolandosi e così la lucidità di Mussolini. Nel Giugno del 1943, le forze britanniche erano ormai sbarcate in Sicilia. Il re aveva nominato il maresciallo Pietro Badoglio presidente del Consiglio. Dopo essere convocato dal re, Mussolini fu arrestato e la notizia fu trasmessa per radio accompagnata dai festeggiamenti popolari.

Ma la firma dell’armistizio con gli anglo-americani, il 3 Settembre 1943, rivelò quanto fosse fragile il senso dello stato. La paura di una possibile reazione tedesca indusse i capi di governo a negoziare segretamente le condizioni della resa.

Per le truppe italiane l’annuncio dell’armistizio, avvenuto solo l’8 Settembre, fu un evento improvviso. La mancanza di direttive chiare dall’alto gettò le truppe nel panico. Da alleati gli i soldati italiani si ritrovarono a essere improvvisamente trattati dai tedeschi come nemici, fucilati e deportati, come testimonia il tragico accidio dell’isola greca di Cefalonia .

E poi il ritorno in un paese diviso/ più nero nel viso/ più rosso d’amor

L’Italia diventa improvvisamente campo di battaglia dello scontro tra nazisti e partigiani e al contempo della lotta di eserciti stranieri. Il paese era ormai spaccato in due entità distinte: l’Italia meridionale, liberata dagli americani e in cui sopravviveva la monarchia e l’Italia settentrionale, occupata dai nazisti e sede del nuovo stato fascista, la repubblica di Salò, la cui rinascita era stata annunciata da Mussolini in seguito alla sua liberazione dalla prigionia.

Ma la vicinanza con i nazisti non permise al nuovo stato fascista di acquistare la credibilità sperata. Il 1945, lo stesso anno in cui Hitler si suicida nel suo bunker segreto, Mussolini sarà ucciso dai partigiani insieme ad altri gerarchi e alla sua giovane amante Clara Petacci, mentre cercava di fuggire in Svizzera. I loro cadaveri furono appesi per i piedi ed esposti per alcune ore a Piazza Loreto a Milano.

Aida, le tue battaglie/ i compromessi/ la povertà/ i salari bassi, la fame bussa/ il terrore russo/Cristo e Stalin

Alla fine del secondo conflitto mondiale, lo scenario che si presentava davanti agli occhi degli italiani era quello di un paese straziato dal dolore. Di quella che un tempo era stata l’Italia non restava nient’altro “il cadavere della patria”, un paese derubato della sua identità, morso di denti aguzzi della fame, attraversato da parte a parte dalla malattia e schiacciato dal peso dell’inflazione.

La disgregazione morale favorì la rinascita del fenomeno mafioso soprattutto in Sicilia, mentre si allargava sempre più lo spettro della guerra fredda che insanguinava gran parte del mondo. “La cortina di ferro” che Stalin aveva posto contro Churcill, sanciva la frattura ormai insanabile tra le speranze di democrazia rappresentate dagli Stati Uniti e il pericolo comunista incarnato dall’Unione Sovietica.

Aida, la costituente/la democrazia/e chi ce l’ha

2 Giugno 1946. Dopo venticinque anni di dittatura, gli Italiani si recano alle urne per scegliere liberamente i membri dell’Assemblea Costituente che avrebbe avuto il compito di riscrivere la nuova costituzione italiana. Per la prima volta nella storia italiana votano anche le donne. Inoltre, nello stesso giorno si decide, attraverso un referendum di portata rivoluzionaria, se l’Italia avrebbe mantenuto la struttura monarchica o sarebbe diventata una Repubblica.

La forma repubblicana prevalse.  “E’ nata la Repubblica Italiana!” titolò il Corriere della sera. Dopo ben quarantasei anni di reggenza, Vittorio Emanuele III partì per l’esilio in Portogallo. Un mese prima aveva abdicato in favore del figlio Umberto ma questo gesto non servì a salvare la dinastia. Fu la fine della monarchia sabauda in Italia.

E poi trent’anni di safari/ fra antilopi e giaguari/sciacalli e lapin

Dopo il Sessantotto che avrebbe portato a un profondo mutamento dei costumi della società italiana e le lotte operaie dell’Autunno caldo del ‘69, la storia Italiana procede per i cosiddetti anni di Piombo, stagione che si snoda lungo il corso degli anni Settanta, caratterizzata da attentati, stragi e uccisioni da parte di bande terroristiche di destra e di sinistra.

La bomba in una banca a Piazza Fontana nel 1969 è solo il primo degli attentati dinamitardi che il terrorismo nero di destra sfrutterà per diffondere il panico in tutto il paese. Si susseguiranno l’attentato sul treno Italicus (linea ferroviaria Firenze-Bologna) nel 1974 e, nell’Agosto del 1980, l’attentato alla stazione di Bologna in cui persero la vita 84 persone.

Accanto agli attentati neofascisti, si era diffuse anche un’altra forma di terrorismo. Il “terrorismo rosso” di sinistra. Gli artefici erano soprattutto giovani intellettuali spesso figli e figlie dei partigiani della seconda guerra mondiale. Delusi della mancanza di combattività del partito Comunista e dall’immagine di uno stato debole e corrotto, tentavano di mobilitare la classe operaia attraverso azioni armate esemplari. L’episodio più drammatico fu il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro presidente della Democrazia cristiana da parte delle Brigate Rosse, il primo e più organizzato gruppo terrorista di sinistra. Era 16 Marzo 1978.

L’assassinio di Moro coincise con un altro difficile periodo della storia Italiana, quello degli scandali finanziari. Uno di questi fu scandalo Lockheed, l’azienda statunitense che pagò tangenti a politici e militari di alcuni stati del mondo compresa l’Italia per vendere i propri aerei italiani.

Aida, come sei bella!

La prematura scomparsa di Rino avvenuta il 2 Giugno del 1981 non gli ha permesso di assistere alle vicende politiche che, dal declino della prima Repubblica, si sarebbero susseguite fino ai giorni nostri. La storia d’Italia termina con un grido rauco “Aida come sei bella!”, per poi dissolversi nel lamento struggente di un sax. La sensazione che ci rimane è che Aida non compaia solo nelle tante foto in bianco e nero, ma che la si incontri ancora ogni giorno. A volte, sembra di guardarla negli occhi.

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