INpressMAGAZINE Claudio Palazzi

Il nuovo che arranca

Inconcludente. Abrogando l’articolo 18 toglie ogni diritto ai lavoratori. Annunciopoli. Ha scelto ministre “troppo” belle. Gli atteggiamenti del Premier Renzi giustificano le critiche, gli scontri tra lavoratori e polizia ai cortei, i lanci di uova a Ferrara e le accanite dispute nei salotti e nei talk show?

La questione non si può limitare allo schierarsi con Renziani o Anti-renziani. Per effettuare un’analisi attenta bisogna guardare al passato, al presente e al futuro.

Passato. Con estrema sintesi: tranne per qualche conquista ottenuta dai brevissimi governi Prodi, la classe dirigente che ha guidato l’Italia in questo arco temporale si è dimostrata inetta e di dubbia correttezza. Ne conviene agevolmente che per fare meglio dei protagonisti degli ultimi anni di amministrazione politica basterebbe il minimo impegno. Ma “poco” non basta per uscire dalla devastante crisi che ci attanaglia.

Presente: cosa è possibile fare con l’odierna compagine amministrativa? Gli attuali schieramenti che dovrebbero guidare il Paese sono sinteticamente suddivisi in tre “fazioni”: PD, Forza Italia, Movimento 5 stelle. Nessuno di questi schieramenti ha la possibilità di governare da solo. Tutti e tre hanno bisogno dell’appoggio di uno degli altri due avversari/alleati per effettuare anche la più piccola delle riforme.

Questa forma d’impasse porta a due soluzioni possibili: andare al voto o cercare qualsiasi tipologia di accordo purché venga effettuata qualche riforma consistente. La seconda soluzione, adottata dall’attuale esecutivo, porta a riforme pasticciate e spesso inapplicabili dovute ad accordi prodotti da alleanze troppo eterogenee e spesso portatrici di ambigui interessi. Analizziamo sommariamente (per via delle innumerevoli sfaccettature impossibili da valutare in un breve articolo) la situazione attuale per arrivare a una conclusione (sempre che ci sia).

Futuro: scegliere la prima soluzione: il voto. Sarebbe la strada più ovvia e più “gettonata”, soprattutto in un paese democratico come il nostro. Però qui si apre un nuovo dibattito: gli italiani sono dotati della cultura necessaria a capire cosa e chi sia adatto a risolvere i problemi del Paese? Perché è vero che Berlusconi, Lega, Udc e compagnia hanno devastato il Paese per anni. Ma chi li ha continuamente e inesorabilmente portati al potere votandoli? Nell’emergenza che stiamo vivendo l’Italia si può permettere un altro errore attribuito all’elettorato? La risposta è: assolutamente no. Ma l’alternativa è il commissariamento, provvedimento, anche questo, non auspicabile in democrazia.

Demandare il potere a chi non è stato scelto dal popolo per noi italiani è un déjà vu che mette i brividi e ci riporta al ventennio fascista. Inoltre gli ultimi governi imposti hanno clamorosamente fallito (vedi Monti e Letta). Le discutibili decisioni dell’attuale esecutivo (anch’esso imposto e non votato) sono quasi bilanciate da fatti indiscutibili: in primo luogo Renzi e la sua compagine dimostrano un’inconsueta (per quanto riguarda la classe dirigente) preparazione e voglia di lavorare a cui noi italiani non siamo abituati. Di buono inoltre hanno reso strutturali gli 80 euro in busta paga. Anche l’abbassamento dell’Irap è stata una conquista per le imprese. Resta da capire come integrare il buco che crea l’abbassamento di questa imposta destinata a finanziare la sanità e lo strano “giochetto” dell’aumento previsto il prossimo anno della medesima imposta. Occorre anche spiegare il continuo abbassamento dell’occupazione nonostante gli imprenditori debbano pagare meno tasse. E’ pur vero che il pagamento dell’Irap e le conseguenze della sua diminuzione devono essere ancora attuate e i benefici sono individuabili solo nel lungo periodo. Inoltre c’è la scelta di avere il tfr (tassato!!!) in busta paga o riceverlo sempre a fine rapporto.

C’è chi dice che Renzi è un ottimo comunicatore. Questa dote viene spesso vista con occhio critico perché nella realtà dei fatti non sempre applica ciò che promette, ma è anche vero che la comunicazione che opera l’attuale Premier è di fondamentale importanza. Quando, per esempio, un leader, sotto i riflettori di chiunque guardi incuriosito e preoccupato le sorti d’Italia, comunica che le tasse debbono essere pagate è sicuramente diverso che sentire un Premier che, rivolgendosi alla eterogenea massa di persone colte e meno colte e più o meno influenzabili, affermi che è moralmente giustificato evadere (Silvio insegna). E’ anche importante rilevare la differenza: il continuo attacco alla Magistratura da parte di esponenti delle Istituzioni soprattutto se si è direttamente coinvolti in vicende giudiziarie e comunicare che quando si riceve un avviso di garanzia occorre affrontare il problema nelle sedi adatte che sono quelle processuali (vedi Tiziano Renzi).

Chi è quindi il partito più adatto per il nostro presente e futuro? Il Movimento 5 Stelle? Sicuramente è un movimento che ha provocato la rottura di una politica indecente che occupa inesorabilmente da troppi anni le poltrone del potere manifestando incompetenza e corruzione. Ma è anche vero che il M5S, nonostante le tante buone intenzioni, sono quasi due anni che di fatto non ha manifestato concretezza nelle azioni. Anzi ha persino rallentato quello che di buono era stato proposto. Poteva fare accordi con Renzi e portare avanti dei punti in comune. Hanno invece optato sempre per il “no” a qualsiasi proposta anche se queste rispecchiavano le loro idee. Il nostro Paese non può permettersi il lassismo né tanto meno l’attesa. Per non parlare delle ultime dichiarazioni di Grillo che dirotta la rabbia dei suoi adepti verso i clandestini e fa l’occhiolino alla mafia di una volta che aveva “la sua morale” in contrapposizione al mondo attuale della finanza. Avrebbe dovuto esprimere questo concetto a eroi come Falcone e Borsellino che sono morti di “morale” mafiosa.

L’Italia è in piena crisi. La fame sta cominciando a sentirsi. Inevitabilmente segue la rabbia e l’impulsività. E’ meglio che i politici trovino presto una soluzione o lo sfogo degli italiani non sarà solo verso i nemici da loro creati (Europa e clandestini) ma verso i veri responsabili: la casta.

Intervista di Alessia Mocci ad Evan Jung, autore del libro Il viaggio di Simone, Rupe Mutevole Edizioni

Diciotto anni, Simone, li ha compiuti, d’estate, verso la fine dell’anno scolastico e, dopo qualche mese, ha preso la patente. Apparentemente, sembra che si sia lasciato alle spalle, quello che gli è successo durante l’anno ed il suo modo di essere timido, impacciato, chiuso. È cambiato, non legge più testi religiosi, non gliene frega più niente della morale, ha abbandonato in un angolo il suo librone di storia che si portava sempre dietro.

Il viaggio di Simone”, edito nel settembre 2014 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “Oltre il confine”, è la nuova pubblicazione dell’autore Evan Jung. Il protagonista del romanzo è Simone e la sua vita, infatti ogni capitolo del libro ripercorre momenti della sua vita.

“Il viaggio di Simone” è suddiviso in tre capitoli fondamenti: “Il punto di partenza: Perché si soffre?”, “Lo spostamento: Perché si sogna?” ed “Il punto di arrivo: Perché si riflette?”, suddivisi ognuno in sotto capitoli.

Evan Jung è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune curiosità sulla sua recente pubblicazione e sulla sua vita. Buona Lettura!

 

A.M.: “Il viaggio di Simone” è un titolo parlante, infatti, il tuo romanzo racconta del viaggio del protagonista. Come nasce Simone?

Evan Jung: Simone nasce nel 1987. È un personaggio che mi era venuto in mente ai tempi della scuola media superiore. Già, allora, infatti, avendo una sincera passione per lo scrivere, anche se in modo non continuativo, scrivevo a penna su alcuni quaderni, ma anche, a volte, su fogli sparsi con una vecchia macchina da scrivere, riflessioni, poesie ed altro ed avevo abbozzato un racconto che, come suo protagonista principale, aveva appunto Simone e, nel Saggio che ho scritto, è rimasto tale quale, così come è descritto nelle sue caratteristiche fisiche, in particolare. Inoltre, pure il Simone di allora, in base alle mie intenzioni, doveva compiere un viaggio anche se avrebbe dovuto essere uno spostamento fisico vero e proprio, da un luogo ad un altro, e non uno ‘spostamento logico-creativo’ così come ho spiegato nell’introduzione al mio Saggio. Infine, il Simone di allora aveva in più il cognome che, col tempo, ho deciso di eliminare, anche se davvero mi piaceva, per evitare delle palesi omonimie. Riguardo alla genesi del libro è, quindi, se vogliamo, un qualche cosa di radicato, nella mia aspirazione adolescenziale a diventare uno scrittore e, almeno dal punto di vista della sua redazione formale, per il fatto che in esso sono contenute riflessioni, racconti brevi o favole, ma anche poesie è rimasto in linea con quanto mi piaceva scrivere già una volta. Già durante la scuola media superiore ero, quindi, consapevole del fatto che, un giorno, in qualche modo, avrei scritto almeno un libro nella mia vita e così è avvenuto, dopo, se vogliamo, anni e anni di rimando della sua realizzazione ad un periodo futuro e, comunque, dell’averlo ora finalmente scritto, ne sono, adesso, veramente lieto.

 

A.M.: L’introduzione recita: “Il punto di partenza è la condizione di sofferenza in cui colui che si sposta per vivere bene non vuole più permanere. Il punto d’arrivo è la condizione di felicità che colui che si sposta per vivere bene vuole raggiungere.” Ritieni che questo assioma sia valido per ogni individuo?

Evan Jung: Dipende. Ritengo, infatti, che non tutti gli individui siano consapevoli del fatto che, durante la loro esistenza, sia possibile aspirare a vivere bene ed essere felici. Dal mio punto di vista, non tutti la pensano così e valuto che molti, invece, pensino che la vita sia, in primo luogo o addirittura solo, un’esperienza di sofferenza e sacrificio. Ebbene, queste persone, per un motivo o per l’altro, ed, in particolare, per le esperienze che hanno fatto e/o per l’educazione che hanno ricevuto nel corso della loro esistenza possono essere come ‘assopite’ nel pessimistico modo di pensare che la vita stessa, per come appare nella sua forma e per come è nella sua sostanza, non possa essere felice, ma, piuttosto, piena di difficoltà e di sofferenza. Di conseguenza, per queste stesse persone, quello che chiamo punto di partenza e che definisco come condizione di sofferenza è al tempo stesso anche il punto di arrivo. Ora, con il mio Saggio, ho voluto mettere in evidenza come, in realtà, almeno dal mio punto di vista, sia possibile raggiungere una condizione di felicità nella propria esistenza ed averla proprio come punto di arrivo, qualsiasi sia la condizione di sofferenza, come punto di partenza. Per cui, implicitamente, l’assioma citato che è del resto ciò che spiega il significato fondamentale del Saggio che ho scritto, contiene un messaggio di fiducia, speranza ed ottimismo, sulla possibilità di una vita bella, felice e serena, rivolto, in primo luogo, a coloro che non credono in tale possibilità. 

 

A.M.: Nel primo capitolo de “Il viaggio di Simone” tratti con ampiezza il sentimento della sofferenza. Potresti riassumerci in poche parole il percorso logico che hai utilizzato?

Evan Jung: Nel Saggio ho preso in considerazione il caso specifico della condizione di sofferenza di Simone, personaggio di fantasia, che, se vogliamo, rappresenta un riferimento utile, nel contesto più generale di tutto il saggio, per la condizione di sofferenza di qualunque altro individuo. In particolare, ho voluto analizzare la sua condizione di sofferenza da diversi punti di vista. Il protagonista del libro è, infatti, psicologicamente sofferente per vari motivi e, comunque, ciascuno di essi, non solo rappresenta una diversa causa della medesima, ma anche un suo elemento causale correlato a tutti gli altri e conseguente al precedente in un più generale quadro unitario di sofferenza. In primo luogo, infatti, la sofferenza di Simone è motivata da una sua morte interiore, dovuta a circostanze che gli impediscono d’avere vitalità dentro di sé. La non vitalità lo porta ad un’auto-esclusione dalle relazioni sociali da cui consegue, in secondo luogo, una sofferenza motivata dal sentirsi soli. Il sentirsi soli lo porta ad un atteggiamento di giudizio nei confronti delle altre persone perché non partecipando alle loro attività, non riesce a comprenderli e, di conseguenza, li giudica negativamente. Così, in terzo luogo, Simone soffre perché continua a rimanere distaccato dalla vita sociale in quanto giudica. Il giudicare lo porta poi ad un atteggiamento di giudizio nei suoi stessi confronti perché si rende conto che, in qualche modo, deve cercare di uscire dal suo isolamento. Tuttavia, giudicandosi, rifiuta se stesso completamente ed assume un comportamento totalmente opposto a quello che ha sempre tenuto e ciò lo porta a diventare violento. La violenza è, in quarto luogo, per Simone un altro motivo di sofferenza ed è, a questo punto, che Simone raggiunge il limite massimo della sua sofferenza che sfocia in una vera e propria depressione.

 

A.M.: Quale pensi sia la percentuale della tua vita inserita nel romanzo?

Evan Jung: “Il Viaggio di Simone” è per metà autobiografico e per metà descrive situazioni e comportamenti che hanno interessato altre persone con le quali sono entrato in contatto nel corso della mia vita dal primo giorno in cui ho, per così dire, inventato il personaggio di Simone, all’ultimo in cui gli ho dato la possibilità di esprimersi e raccontarsi nelle pagine di un libro.

 

A.M.: Com’è il tuo rapporto con la poesia?

Evan Jung: A me, personalmente, piace la poesia. Tuttavia, pur scrivendo, talvolta, qualche lirica, e non escludendo che possa decidere di scrivere un libro di poesie, ammetto di non potermi definire un vero e proprio appassionato del genere. Piuttosto, pratico una lettura saltuaria, ma attenta di testi poetici quando mi capita di trovarne in libri che, comunque, sono di altro genere rispetto a quello poetico oppure quando li trovo inseriti in pagine web che consulto con la navigazione in internet. Detto ciò, aggiungo che la poesia può essere per me fonte di emozione al pari di un bel racconto, anche se, sicuramente, preferisco la lettura di un testo poetico quando quest’ultimo è centrato sul tema dell’amore, della gioia per la vita, del coraggio, della bellezza estetica, della forza spirituale, della serenità e dell’introspezione interiore.

 

A.M.: Com’è il tuo rapporto con il mondo di internet?

Evan Jung: Sicuramente, consiste in un rapporto intenso perché sono sempre stato un assiduo navigatore del Web, fin dai primi anni di minor diffusione del servizio internet e posso affermare di aver completamente sostituito, da qualche anno a questa parte, la televisione con la navigazione in internet e con la costante frequentazione di un social network come FaceBook, sul quale ho la mia pagina di riferimento.

 

A.M.: Qual è l’ultimo libro che hai letto? E l’ultimo film che hai visto?

Evan Jung: L’ultimo libro che ho letto è “Il Manoscritto ritrovato ad Accra” di Paulo Coelho. L’ultimo film che ho visto è invece “The Giver – Il mondo di Jonas”.

 

A.M.: Hai delle novità per i restanti mesi del 2014

Evan Jung: Sicuramente per i mesi restanti del 2014, ho intenzione di dare luogo, innanzitutto, ad alcune presentazioni de “Il Viaggio di Simone” nella mia città di residenza, Alessandria, presso determinati centri culturali ed associativi di mia conoscenza. Non posso ancora dare date e luoghi precisi perché mi trovo ancora in fase organizzativa e di contatto dei referenti interessati. Tuttavia, per dovere di informazione e con mia soddisfazione, posso citare il fatto che, “Il Viaggio di Simone” è stato inserito nel catalogo-libri presentato dalla Casa editrice Rupe Mutevole alla Buchmesse, la prestigiosa Fiera Internazionale del libro di Francoforte, in Germania, conclusasi lo scorso 12 ottobre.

 

A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?

Evan Jung: Bene. Fin dall’inizio, ho avuto un piacevole e professionale rapporto di collaborazione reciproca, secondo i termini del contratto sottoscritto da entrambe le parti, con i referenti della Casa editrice Rupe Mutevole e, in particolare, con la signora Maria Cristina Del Torchio, sempre pronta e cortese a rispondere e ad assolvere a tutte le mie richieste. Sono, quindi, contento di aver scelto Rupe Mutevole come Casa editrice per la valutazione e pubblicazione de “Il Viaggio di Simone” e colgo l’occasione per suggerirla a tutti coloro che sono in cerca di una società seria e professionale per la pubblicazione di una loro opera letteraria inedita.

 

A.M.: Salutaci con una citazione…

Evan Jung: Che tragedia da ridere questo nostro soffrire! Si nasce per vivere e si vive per morire!”   (Ettore Petrolini)

 

Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail (info@rupemutevole.it) alla redazione inviando il tuo inedito, se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: alessia.mocci@hotmail.it

 

Written by Alessia Mocci

Addetta Stampa (alessia.mocci@hotmail.it)

 

Info

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

https://www.facebook.com/RupeMutevole

http://www.rupemutevoleedizioni.com/letteratura/novita/il-viaggio-di-simone-di-evan-jung.html

 

Fonte

http://oubliettemagazine.com/2014/10/27/intervista-di-alessia-mocci-ad-evan-jung-autore-del-libro-il-viaggio-di-simone-rupe-mutevole-edizioni/

Tensione Governo-Sindacati: un battibecco che va “al di là del bene e del male”

E’ un vero e proprio braccio di ferro quello che attualmente vede protagonisti il Presidente del Consiglio Renzi e il leader della Cgil Camusso.

Le tensioni si sono inasprite negli ultimi mesi, arrivando alla rottura definitiva in questa fine di ottobre. L’incontro con il mondo sindacale del 27 ottobre è stato anticipato dalla conferenza storica della Leopolda, durante la quale il Premier non ha esitato a lanciare frecciatine alla sinistra democratica e al sindacato, restando fermo sulle sue convinzioni legate all’inutile ricorso alle manifestazioni per combattere il precariato. “Il posto fisso non esiste più. E questo è il risultato dei cambiamenti economici e sociali che hanno colpito la nostra realtà” pertanto fare appello all’art. 18, secondo le sue parole “risulta inutile e anacronistico”.

Il giorno seguente alla kermesse fiorentina di Renzi, si è tenuto presso il Ministero del Lavoro un incontro che ha visto contrapposte le principali forze sindacali e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, insieme ai ministri Padoan (Economia), Poletti (Lavoro), e Madia (Semplificazione e P.A.). Susanna Camusso, leader della Cgil, lo ha definito “surreale”.

Il dialogo, che ha avuto ad oggetto la Legge di Stabilità, ha permesso al Governo di ottenere la fiducia delle imprese che hanno chiesto a gran voce di proseguire su questa linea in modo ancora più incisivo. Dello stesso avviso non sono state invece le risposte dei sindacati confederati,  in nome dei quali la Camusso ha espresso vivamente il proprio disaccordo osservando che “il Governo non intende neanche provare a misurarsi con le parti sociali” e che la riduzione degli oneri e dell’Irap per le imprese non darà l’inversione di tendenza tanto sperata per la ripresa dell’occupazione. Un orientamento ostile condiviso anche dalla Uil e dalla Cisl che risultano intenzionate a proseguire con la mobilitazione per giungere allo sciopero generale. Dura è stata al riguardo la replica del Premier Renzi il quale ha voluto sottolineare che “i sindacati non sono chiamati a fare trattative con il Governo e che le leggi si fanno in Parlamento”.

Le tensioni tra il Presidente del Consiglio e le organizzazioni del lavoro hanno raggiunto in questi giorni il culmine della loro intensità a seguito degli scontri del 29 ottobre a Roma tra la polizia e il corteo dei lavoratori della Acciai Speciali di Terni (Ast), impegnati nella loro lotta contro la chiusura e gli esuberi previsti nei prossimi mesi. La manifestazione è iniziata davanti all’ambasciata tedesca proseguendo poi verso il ministero dello Sviluppo economico e verso Piazza Indipendenza, dove  si sono verificati violenti scontri con le forze dell’ordine. La ThyssenKrupp si sta impegnando insieme al Governo a ridurre i licenziamenti annunciati dalla società tedesca per la controllata di Terni.

Il conflitto si è concluso con 4 operai feriti. “Quello che è successo è inaccettabile. Chi ha dato l’ordine è responsabile”, ha dichiarato il leader della Fiom,Maurizio Landini, presenta al corteo.

All’indomani degli scontri di Roma, il segretario generale della Cgil ha condannato fermamente gli episodi accaduti, invitando il premier ad “abbassare i manganelli dell’ordine pubblico”. Dopo diversi tentativi di dialogo intrapresi dal Governo, lo strappo si è reso definitivo: la Fiom ha così programmato due grandi manifestazioni nazionali di sciopero che si svolgeranno il 14 novembre a Milano e il 21 novembre a Napoli. A nulla sono serviti i tentativi di mediazione di Alfano e l’inefficacia del suo intervento si è tramutata nella presentazione di una mozione di sfiducia presentata alla Camera da Sel e M5S.

Un susseguirsi di eventi a catena ha creato inevitabilmente il gelo tra il Governo e le organizzazioni sindacali. Matteo Renzi, promotore del suo “movimento dei rottamatori”, si è reso leader di un vento riformatore che ha incontrato, forse inaspettatamente, le resistenze dei sindacati. Uno strappo annunciato? Probabilmente negli ultimi decenni le organizzazioni sindacali hanno modificato, volontariamente o meno, la propria configurazione originaria, finendo per cadere nel vortice della politica e dei compromessi “facili”. Una contraddizione epocale per quelle organizzazioni che dovrebbero proteggere i diritti dei datori e dei lavoratori in un’ottica contestualizzata e ragionevole. Un’avversione ormai consacrata nei confronti del Premier fiorentino, spesso accusato di elargire perle di saggezza in stile berlusconiano e di non tenere in considerazione le reali difficoltà legate alla disoccupazione. Dal canto suo Matteo Renzi è forse il simbolo di un’Italia che tenta di aprirsi al cambiamento; è un leader a cui piace il rischio, il rischio di incontrare forti resistenze nelle vecchie bandiere del Pd e di ricevere obiezioni annunciate da parte dei sindacati, la cui utilità è stata inevitabilmente messa in dubbio dall’appoggio parziale che offrono alla collettività  (tutelando spesso solo alcune realtà a discapito di altre) e mostrando sempre obiezione per qualsiasi iniziativa volta a promuovere lo sviluppo delle imprese e a ridurre (si spera) il livello di disoccupazione.

 

Kobra Marko: un film di Vincenzo Esposito

KobraMarko è un uomo indurito dalla vita, in cerca di giustizia in un mondo crudele e spietato
Fin dalla sua infanzia KOBRAMARKO ha conosciuto un mondo fatto di violenza e crudeltà, ora quel bimbo è diventato un uomo e sono Cazzi amari per chiunque si metta sul suo cammino

Velio Pazzagli e Riccardo Angotta in un film di Vincenzo Esposito