Lo scorso sabato, il pensatore della modernità liquida, Zygmunt Bauman, ci ha donato una lectio magistralis al Salone dell’editoria Sociale di Roma, offrendo un’analisi esperta sul concetto di problema sociale nella contemporaneità. Acuto, sottile, con un linguaggio chiaro e magnetico, Bauman è riuscito a catturare l’attenzione di un pubblico eterogeneo, rendendo fruibili ai suoi “alunni” concetti di elevato livello sociologico. L’emerito professore ci introduce nel campo delle problematiche sociali esaminando questo momento storico-politico alla luce dell’eccesso di sapere e informazione che, moltiplicando il numero di questioni sociali, impedisce di trovare una soluzione univoca. Secondo Bauman, attualmente il problema principale non è più cosa fare –poiché le questioni aperte sono infinite- ma chi siano gli agenti sociali in grado di risolvere i problemi. Viviamo, come osserva il famoso sociologo, in una sorta d’interregno gramsciano, in cui il modo di vivere non funziona, ma non si trova una nuova forma di vita che sostituisca il vecchio sistema. Un limbo non associabile alla transizione, poiché di quest’ultima manca la certezza del punto di arrivo. Bauman argomenta su questa crisi sociale, che è anche crisi individuale, riferendosi al fenomeno degli Indignados e di Occupy Wall Street; un movimento internazionale che si oppone alla struttura sistemica mondiale, senza tuttavia avere un leader né delle risposte. Una massa indignata che giustamente contesta il monopolio delle ricchezze in mano ad un 1% della popolazione, ma rappresenta quel 99% incapace di risolvere i problemi sociali. Problemi che investono la quasi totalità della popolazione, poiché lo sfruttamento della vecchia classe proletaria oggi riguarda lo sfruttamento del 99% del pianeta. Zygmunt Bauman, nel corso della lezione, attribuisce la nascita del movimento degli Indignados alla frustrazione nei confronti dell’incapacità dello Stato a proporre nuovi modelli di vita. Negli Stati, la forza politica e il potere sono divergenti, e gli statisti non sono recettivi ad accogliere nuove proposte, preferendo utilizzare vecchi sistemi falliti per tamponare grandi emergenze. Contemporaneamente il movimento popolare indignato sta istituendo laboratori sociali in molte città, per ricercare una soluzione alla crisi ma, a detta del professor Bauman, la ricerca di una figura chiave alternativa allo Stato finora non ha avuto successo. Lo scioglimento delle certezze consolidate, che aveva portato Bauman a teorizzare la liquidità della società moderna, si fa sempre più pressante in questi anni d’interregno, generando un crollo di autostima e una frustrazione che oscura la ricerca del percorso da compiere. Quale la soluzione? Il grande sociologo ci confessa di non avere una risposta ma di continuare a indagare sui possibili attori sociali in grado di condurci fuori dall’impotenza dell’interregno.  Martina Paone

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