A cinquantasei anni dall’uscita, Giles Martin, figlio dello storico produttore dei Beatles George Martin, ha rilasciato una nuova versione Super deluxe di Revolver, capolavoro dei Beatles. Questa versione dell’album, pubblicato originariamente nel 1966 comprende una ricca espansione: 4 LP, 7 EP e un libro di cento pagine con varie foto e memorabilia sul quartetto di Liverpool.

Dal momento che coincide col loro periodo di massima sperimentazione, Revolver è un album imprescindibile per comprendere il cambiamento artistico dei Fab Four. Se nei lavori precedenti si riconoscevano le sonorità pop, rock e a tratti folk, ora il gruppo decide di indossare una nuova veste, di espandere i suoi confini musicali, di addentrarsi nella musica psichedelica e la sperimentazione di questo nuovo genere risulta eccezionale, infatti l’album è considerato dalla rivista Rolling Stone uno dei migliori di sempre.

Il cambiamento artistico in Revolver è frutto anche del periodo di vita che McCartney e soci stavano attraversando, nel periodo di scrittura dell’album i membri stava intraprendendo percorsi di musicali e di vita diversi; si ricordi che Paul McCartney cominciò a orientarsi verso la musica classica, che John Lennon approfondì l’esplorazione e il potenziamento della mente e che George Harrison si tuffò nel misticismo indiano – i Beatles soggiornarono in India nel ’67.

Queste varie sotto-correnti influenzarono inevitabilmente l’album, si pensi a Tomorrow Never Know, brano di chiusura dell’album, scritto da Lennon e ispirato al libro The Psychedelic Experience, che sosteneva che l’LSD potesse espandere i confini della mente. La particolarità di questo brano non è soltanto il testo, che descrive le sensazioni di un trip, ma anche la registrazione fortemente sperimentale: il mellotron è suonato in vari registri, i nastri contenenti i riff di chitarra sono riprodotti in reverse, la voce di Lennon è doppiata nella prima parte e nella seconda passa nell’altoparlante rotativo di un apparecchio collegato a un organo Hammond.

In Revolver il clima psichedelico è arricchito con degli elementi di musica classica, nascono così Eleanor Rigby e Got To Get you Into My Life. Il primo è un brano pop arricchito con un’orchestra di otto elementi diretta da George Martin e tratta i motivi dello sfaldamento delle relazioni interpersonali e della solitudine, incarnata quest’ultima dalle figure di Eleanor, donna in attesa di un uomo che la corteggi, e di padre McKenzie, parroco alle prese con un sermone che nessuno ascolterà; il secondo brano presenta una sezione di fiati che accompagna la voce di McCartney ed è ricco di influenze provenienti dalla musica soul e r’n’b americana.

Resta da citare Love You To, canzone d’amore dedicata a Pattie Boyd in cui si affrontano tematiche care alla contro-cultura degli anni Sessanta. La canzone si distingue dalle altre per il forte rimando alla musica indiana – molto apprezzata da Harrison –, che si può individuare in alcune scelte stilistiche e compositive; chiari esempi sono l’uso del sitar e della tabla – strumenti molto usati nel raga rock –, lo stile di canto che emula la musica classica indù e la complessa struttura della canzone, costituita da varie sezioni che si intrecciano tra di loro.

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