L’abbazia si colloca su una leggera altura lungo una sponda del fiume Mavone, nei pressi di Isola del Gran Sasso e sul corso degli appennini. La struttura è presente nel capitolo dedicato alla Regione VI (Marche ed Umbria e Provincia di Teramo) dell’Elenco degli edifizi monumentali in Italia, redatto dal Ministero della pubblica istruzione nel 1902.

Era costituita da due costruzioni appartenenti a due periodi diversi: sulla cripta risalente all’XI secolo è stato costruito l’edificio monastico nel XIII secolo. Nel decreto del papa Lucio II del 19 gennaio 1184, emesso per dirimere una disputa tra il vescovo di Penne Oderisio e l’abate di san Quirico di Antrodoco Senebaldo, si rintraccia la prima menzione del monastero. Questo documento permette di stabilire che nel XII secolo la struttura monastica era di certo esistente.

L’edificio non ha subito nel tempo interventi significativi che ne abbiano modificato in modo sostanziale l’aspetto e la struttura architettonica – da informazioni ricevute dal municipio di Isola del Gran Sasso l’ultimo e leggero restauro risale agli anni Novanta. Si riconosce la facciata di stile romanico sulla cui fascia superiore scorre un coronamento orizzontale di archetti pensili alternativamente ogivali e a tutto sesto sovrastati da una linea seghettata di conci. Appaiono anche evidenti la sproporzione e la rozzezza del campanile, aggiunto in epoca successiva. L’edificio oggi presente è costituito quindi dalla cripta, dalla chiesa a tre navate con un abside semicircolare, e dal campanile, le sole parti integre e restanti del complesso abbaziale. Le impalcature all’interno sono dissestate, segno dei lontani e sospesi lavori di consolidamento e di restauro. L’intero edificio ha un aspetto instabile, si sconsiglia la visita all’interno ma è pur sempre possibile visitarlo richiedendo le chiavi all’agriturismo attiguo e omonimo – a circa 60 metri dall’abbazia.

La struttura è stata danneggiata in modo considerevole dai terremoti del 2009 e del 2016 – il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 e quello di Accumoli-Amatrice del 24 agosto 2016 – ed è evidente la scarsa manutenzione; in aggiunta alla vegetazione incolta e ai rifiuti – con una piccola area abusiva di discarica –, i gradini crepati e sgretolati costituiscono un reale pericolo per i visitatori.

Se è vero che tuttora l’abbazia versa in uno stato di abbandono, è da sottolineare la recente – dello scorso 23 settembre – e interessante proposta della Provincia di Teramo di attivazione di un accordo di partenariato pubblico-privato per la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale delle aree dei terremoti del 2009 e del 2016; nello specifico per tale accordo si provvederebbe alla valorizzazione di alcune aree dimenticate – tra le quali quella di Isola del Gran Sasso e dell’abbazia di san Giovanni – del già esistente itinerario turistico-culturale Valle delle abbazie. Nella proposta si legge la duplice azione di recupero, restauro e risanamento dei fabbricati di valore storico-culturale del territorio e di ammodernamento della relativa offerta turistica – si parla ad esempio della promozione di pellegrinaggi, escursioni e concerti, di interventi tecnologici e di digitalizzazione. Il piano di valorizzazione è peraltro volto a contrastare il progressivo spopolamento delle aree colpite dai recenti eventi sismici, aree desolate e in rovina che allontanano le generazioni più giovani e che le costringono alla partenza col rischio di devastare le comunità del posto.

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