Netflix senza confini?  

Alla domanda «dove guardi film o serie TV?» oggi la risposta più gettonata è quasi sempre «ho l’abbonamento a Netflix!». Negli ultimi anni, la popolarissima piattaforma streaming in abbonamento ha avuto uno sviluppo smisurato; può avvalersi di oltre 70 milioni di abbonati in 190 paesi, ed incarna una vera e propria rivoluzione nell’industria dell’intrattenimento. A prima vista le potenzialità di questo gigante sembrano non avere limiti.

Lo schema d’avanzamento di Netflix è sicuramente vincente. Innanzitutto il valido catalogo di contenuti originali, per i quali l’azienda ha speso circa 6 miliardi di dollari e conta di spenderne il doppio quest’anno. Titoli come “Stranger Things”, “Tredici”, “La casa di carta” o “Black Mirror” sono stati capaci di diventare dei massicci fenomeni di massa, ed entrare nell’immaginario collettivo.

Il merito è senz’altro dell’incredibile attenzione nel promuoversi all’interno dei social networks. Meme sui personaggi delle serie, pubblicità incessante alle novità; il colosso dello streaming fa qualcosa di inedito e gioca con le storie puntando su viralità e ironia. Un altro punto a favore è il sistema basato sull’algoritmo, un processo che evidenzia tutti i contenuti “compatibili” a seconda di ciò che l’utente decide di guardare; unito alla possibilità di riproporre titoli usciti parecchio tempo prima, fa capire che il colosso dello streaming sa come spingere sui gusti e le preferenze del pubblico.

Aziende come Fox e Time Warner cercano di tenere il passo offrendo più contenuti e servizi: l’intenzione è trattare sui diritti con le case di produzione, per rendere disponibili immediatamente stagioni complete delle serie TV. Ma basterà competere sul piano del “binge watching”? Al momento l’azienda di Hasting compie passi sempre più importanti all’interno dell’industria cinematografica. Tant’è che le prime polemiche sui film targati Netflix presenti ai festival del cinema si fanno già sentire.

Ora, se c’è un’azienda che può competere a livello di numeri e popolarità, questa è Amazon. Con l’avvento di “Amazon Prime Video” il pericolo arriva dal fatto che questa non avrà bisogno di un considerevole successo per restare in piedi; Netflix invece ha costante bisogno di abbonati per potersi finanziare. Ha fatto scelte rischiose, senza dubbio, ma l’obiettivo rimane quello di raggiungere un pubblico sempre più vasto; ne deriva che la libertà del processo creativo viene accantonata in favore di ciò che piace, uniformandosi e fossilizzandosi sui gusti degli utenti.

La Disney tocca un altro nervo scoperto della piattaforma: la graduale eliminazione dei suoi titoli dal catalogo lascerà un vuoto dove già scarseggiano i film “con licenza” davvero appetibili. Il sito non può che puntare su film auto-prodotti; si sa però che maggiori contenuti necessitano maggiore quantità di soldi, perciò sempre più bisogno di “affezionati” al famoso marchio rosso su sfondo nero.

Niente ha sconvolto il modo di concepire l’audiovisivo come Netflix, partendo dalla semplice distribuzione di DVD. Mentre da una parte ci sono (anche se pochi) gli scettici, c’è chi pensa che potrebbe addirittura creare un suo studio di produzione. Intanto sarà interessante stare a vedere quali saranno gli sviluppi, e se seguirà la parabola tipica dei fenomeni che hanno il loro sostentamento nel consenso del pubblico.

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