È piuttosto consueto vedere nelle nostre città edifici abbandonati, ognuno co
n una propria storia, magari anche importante, ma che il tempo ha lentamente cancellato dalla memoria di buona parte dei cittadini stessi.
Un esempio lo troviamo a Modugno, una cittadina alle porte di Bari, dove, inglobato tra i moderni complessi residenziali di via Paradiso, esiste un sito interessante sotto il profilo storico e culturale, oggi poco valorizzato e ridotto a poco più di un rudere. Si tratta della chiesa di Santa Maria di Modugno , risalente all’Ottavo secolo dopo Cristo e considerata la prima parrocchia e l’insediamento religioso più antico della città. Peraltro, una remota tradizione orale riferisce che in questo stesso luogo sorse il primo nucleo abitato di Modugno. Vi è da dire che tale tradizione, seppur in assenza di riscontri documentali e archeologici, potrebbe non essere del tutto esclusa grazie al fortuito ritrovamento in loco di monete bizantine.
La chiesa di Santa Maria, originariamente dedicata alla Vergine Assunta, titolo che poi passò, nel Sedicesimo secolo, all’odierna Chiesa Madre cittadina, era strutturata su tre navate, ognuna di queste edificata in tempi diversi, tanto da evidenziarne le diverse fasi di costruzione. La parte più antica della chiesa, di impianto paleocristiano e corrispondente all’attuale navata di sinistra, è stata edificata intorno all’Ottavo secolo su una preesistente laura basiliana bizantina, della quale è ancora oggi in parte visibile un ingresso sotterraneo, non praticabile perché ostruito dal terreno.
Intorno al Decimo secolo, la chiesa fu ampliata, in occasione delle opere di ricostruzione necessarie dopo i pesanti danni subiti a seguito di un precedente attacco da parte dei saraceni, che distrussero anche l’insediamento abitato. Questi si spostò di circa un chilometro, verso la Motta, più facilmente difendibile, oggi coincidente con il centro storico cittadino. La chiesa restò isolata dall’abitato e comunque i lavori di ricostruzione portarono all’ampliamento della struttura con l’edificazione di una seconda navata, dotata di un ulteriore ingresso ad arco a tutto sesto sormontato da un timpano sagomato a gradini, che unitamente alla precedente componeva un’unica aula. Il complesso fu ulteriormente ingrandito con la realizzazione, fra il Dodicesimo e il Tredicesimo secolo, della terza navata. In tal modo, la chiesa giunse al definitivo impianto planimetrico a tre navate con la sopraelevazione della navata centrale. Ad ogni modo, la facciata odierna è il risultato di un restauro effettuato dopo il crollo causato dal terremoto del 1619, poi nuovamente modificata, nel 1748, su iniziativa dell’arciprete Flora. Questi, visto che le volte delle navate laterali erano da tempo crollate, fece edificare, sulla preesistente navata di destra, una casa colonica e, nell’occasione, fece restaurare la navata centrale della chiesa, a sua volta nuovamente restaurata nel 1829 su interesse dell’arciprete Affatati. Nel 1938 la chiesa fu definitivamente abbandonata, a causa del crollo della volta della navata centrale, mentre continuò ad essere utilizzata la casa colonica, prima come abitazione di una famiglia contadina, poi, fino al 1970, come sede di una fabbrica di scale.
Sono diverse le ragioni per cui la chiesa di Santa Maria di Modugno ha rivestito un ruolo rilevante nell’ambito della storia cittadina. In tal senso, il libro “Curiosando per Modugno”, Nicola Milano, Levante ed., 1997, ha evidenziato che come rilevabile dalle bolle dei Papi Giovanni XIX, Alessandro II e Urbano II, risalenti rispettivamente agli anni 1025, 1062 e 1089, Modugno fu sede vescovile suffraganea di Bari e la sede episcopale dovette essere proprio presso questa chiesa, peraltro, considerata dal Capitolo la Chiesa Madre del paese, almeno fino al Sedicesimo secolo. È, inoltre, storicamente accertato che la posizione del complesso religioso non era marginale rispetto all’antico asse viario della zona. Questa, infatti, questa era sita lungo la via Minucia: un antico asse stradale già in uso in età romana e, nel periodo medievale, assiduamente transitata dai pellegrini diretti a Brindisi, da dove poi imbarcarsi verso la Terra Santa. Questa circostanza è direttamente confermata dal contenuto dei decreti relativi alla visita pastorale del 1513 dell’arcivescovo Stefano Gabriele Merino, i quali descrivono come, annesso al complesso religioso, vi fosse un “hospitale”, quest’ultimo inteso come luogo in cui i pellegrini avevano la possibilità di riposarsi, per poi riprendere il viaggio.
Diverse campagne di scavi archeologici, le più importanti svolte negli anni 80 del secolo scorso, oltre ad aver portato alla luce i resti dell’antica cappella sulla quale è stata fondata la chiesa, al di sotto della navata centrale sono stati rinvenuti resti di strutture murarie di epoca altomedievale. Inoltre, le ricerche hanno anche individuato un sepolcreto anch’esso di epoca Medievale. Alcune tombe, localizzate sotto la navata centrale della chiesa, sono presumibilmente relative al villaggio alto-medievale. Il loro interno, rivestito da lastrine di calcare, conteneva i resti di più persone, a volte di intere famiglie, le cui ossa venivano ammonticchiate ai lati del sepolcro, per permettere la sepoltura di nuove salme. Altre tombe, site nelle adiacenze esterne del complesso, sono, invece, riconducibili al periodo basso-medievale. Al loro interno, sono stati ritrovati anche frammenti di legno e di chiodi, segno che le inumazioni avvenivano in casse lignee. Dagli studi è emerso che tali tombe sono state costantemente utilizzate fino al Quindicesimo secolo. Tutto questo è stato documentato nella pubblicazione “Modugno, guida turistico culturale”, a cura di Anna Gernone, Nicola Conte e Michele Ventrella, Ass. Pro Loco Modugno, 2006.
Nel corso dei secoli e fino al 1938, la chiesa è stata oggetto di una particolare venerazione legato al culto della Vergine Maria: due volte l’anno, il venticinque aprile, per le Rogazioni, e il quindici agosto, festa dell’Assunta, il clero e la popolazione della città vi si recava in processione, alla fine della quale veniva celebrata la Santa Messa in forma solenne.
Attualmente, restano superstiti la facciata con il campaniletto a vela e i muri perimetrali, al cui interno, sulle pareti della navata centrale, vi sono i resti di alcuni affreschi cinquecenteschi, in cattivo stato di conservazione. Al fine di evitarne l’ulteriore degrado, il locale Archeoclub è intervenuto mediante l’applicazione su di esse di lastre di protezione. A differenza della chiesa, resta agibile l’adiacente casa colonica, all’interno della quale vi è un piccolo Museo della civiltà contadina, allestito con mobilio e oggetti di uso comune tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Quest’ultimo, purtroppo, sostanzialmente chiuso al pubblico, viene aperto solo, di tanto in tanto, in occasione di visite da parte di scolaresche della scuola primaria, in questo assistite dal Sig. Michele Ventrella, grande conoscitore dell’area in argomento. Tuttavia, anche nel recente passato il sito ha dato luogo ad alcuni importanti momenti di aggregazione per i modugnesi. Come riferito dal Sig. Mino Cotugno, Presidente della locale Pro Loco, nei periodi natalizi, precedenti al Covid, l’Ente ha allestito all’interno di questi locali, per la gioia dei bambini, la “casa di Babbo Natale”, mentre l’adiacente area verde è stata oggetto di un mercatino natalizio.
In tale ambito, è rilevante il fatto che, nel prossimo mese di giugno, la gestione del sito passerà dall’Archeoclub alla Pro Loco di Modugno, al cui presidente, il Sig. Mino Cotugno, è stato chiesto quali iniziative l’Ente intenderà intraprendere in merito. Questi ha riferito che la Pro Loco è intenzionata a valorizzare la Chiesa di Santa Maria attraverso alcune iniziative ancora allo studio. Una di queste potrebbe essere la creazione di un tour cittadino a scopo culturale e turistico, che percorra i luoghi storicamente rilevanti della città e nell’ambito del quale “Santa Maria” ricoprirebbe un ruolo centrale. Tale iniziativa permetterebbe, attraverso visite guidate, di conoscere e riportare alla memoria la storia delle tante chiese, dei palazzi e delle piazze cittadine. Oltre questo, vi sarebbe l’idea di avviare una sistematica collaborazione con le scuole, con le quali programmare un calendario di visite guidate a scopo didattico, ampliando l’offerta agli Istituti scolastici secondari di primo grado. Infine, come in passato, si potrebbe utilizzare l’area verde antistante la chiesa per momenti di animazione del quartiere, sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista ricreativo.
Al di là delle meritorie iniziative che verranno intraprese per rivitalizzare l’area, di fatto, i resti della chiesa di Santa Maria di Modugno, secondo alcuni, non presentano elementi architettonici di tale valore artistico tanto da poterci investire risorse per una rivalutazione del sito stesso. Anche se ciò potesse essere vero, non si può sottacere che, senza un adeguato intervento, il passare del tempo e le intemperie sgretoleranno quello che ancora resta in piedi del complesso e con esso andrà persa la memoria di un luogo, la cui storia, intrecciata indissolubilmente a quella di Modugno, risale almeno a dodici secoli addietro.
Sarebbe auspicabile un intervento della Sovrintendenza ai beni culturali, perché il sito sia messo in sicurezza, provvedere a creare le condizioni perché ritorni ad essere pienamente fruibile sotto l’aspetto culturale e turistico, magari, riattualizzando gli studi con nuove ricerche archeologiche nell’area interessata e creare uno spazio museale. Ovviamente occorrerebbe anche l’impegno da parte degli Enti locali e di tutte le Istituzioni che coordinate tra loro attraverso un intervento tecnico e finanziario che permetterebbe al sito di ritornare al centro della vita sociale e culturale della città, a beneficio dell’intera cittadinanza.
In ogni caso, la Chiesa di Santa Maria di Modugno non è del tutto dimenticata e, in città, vi è ancora chi ha veramente a cuore questo sito storico, come l’ex presidente della Pro Loco Modugno, Sig. Michele Ventrella, che, a tal proposito, merita una menzione per la sua attività divulgativa e perché la memoria di questo luogo non vada persa. In tale ambito, si è pure costituito il comitato “Amici di Santa Maria”, perché la chiesa sia inserita nel censimento dei luoghi da non dimenticare del Fondo Ambiente Italiano e sia riportata all’attenzione pubblica con lo scopo di trovare le risorse necessarie per il suo recupero.
Si ringrazia il Sig. Michele Ventrella per la gentile concessione del materiale fotografico e il Sig. Mino Cotugno per le notizie e le pubblicazioni.