Roma: la città dalle mille sfaccettature, piena di monumenti, di arte e di musei che non stancano mai.
Se si pensa a Roma infatti vengono subito in mente il Colosseo, i Musei Vaticani, il Pantheon, Piazza Venezia, Piazza Navona, la Fontana di Trevi e tanto altro.
La Caput Mundi insomma è arte pura, a partire persino dai suoi vicoletti situati in bellissimi quartieri, come per esempio Trastevere.
Non è però conosciuta solo per questo, oltre ad essere infatti considerata da molti la città più bella del mondo, è anche emblematica la sua cucina e l’atmosfera che si vive ogni volta che la si visita, da non dimenticare poi i suoi immensi parchi, in quanto è tra le città più verdi d’Europa.
Roma però può essere sublime e terrificante allo stesso tempo.
Infatti alla città vengono spesso associate l’inefficienza per quanto riguarda i mezzi pubblici, la disorganizzazione, le strade che cadono a pezzi e la pessima mobilità. Spostarsi da un punto all’altro della città, che sia in macchina o con i mezzi, assomiglia ad una traversata transoceanica.
Tra i tanti aspetti negativi bisogna senz’altro citare il fatto che sia la città più sporca del mondo dopo New York, come emerge da un sondaggio di Time Out.
Più si va in periferia, più la Caput Mundi perde i suoi caratteri distintivi.
Descrivendola così, la città eterna sembrerebbe cambiare faccia.
“Stupenda e misera città/ che mi hai fatto fare/ esperienza di quella vita ignota/ fino a farmi scoprire/ ciò che, in ognuno, era il mondo”.
Così Roma veniva descritta da Pier Paolo Pasolini ne “Il pianto della scavatrice”, una delle prime poesie che l’intellettuale dedicò alla città che lo aveva accolto a partire dal 1950, quando si trovò costretto a fuggire dal Friuli per una vicenda legata alla sua omosessualità.
Di quella Roma stupenda e misera, Pasolini, meglio di chiunque altro, seppe rappresentarne tutti i suoi aspetti nei suoi libri e nei suoi film.
Basti pensare a “Ragazzi di vita”, romanzo pubblicato nel 1955 da Garzanti, nel quale emerge il suo attaccamento alla Roma periferica, quella Roma inconfessabile e invisibile, diversa dalla parte della città che invece si sta imborghesendo.
In una breve cronaca “Il fronte della città” esordisce con “Roma è bellissima perché è anche bruttissima”, a testimonia della doppia faccia della città.
Occorre anche ricordare i suoi film, la cosiddetta “Trilogia romana”: “Accattone” (1961), “Mamma Roma” (1962) e l’episodio “La ricotta” nel film collettivo “RoGoPag”.
E’ la Roma delle borgate e del sottoproletariato quella che descrive e rappresenta, è la Roma che vive lui stesso e alla quale è strettamente legato, è la Roma della quale allo stesso tempo si indigna per il suo squallore e per il così tanto divario tra la parte che vive nel centro della città e la parte della periferia.
Insomma, tra passato e presente la situazione non sembra essere cambiata molto: quella che vedeva Pasolini e quella che vediamo noi oggi è sempre una Roma a due facce.