Teatro e musica s’incontrano in “Molto rumore per nulla”

Esilarante commedia sentimentale del più famoso drammaturgo di tutti i tempi, reinterpretata da un eccezionale Gabriele Lavia. Il cast perfetto e affiatato, composto dallo stesso Lavia, vede con lui in scena tutti attori giovanissimi. Riproporre un’opera, rappresentata negli ultimi 400 anni innumerevoli volte, non è impresa facile. È facile cadere nel banale, nel déjà vu, ma Lavia ha saputo condire l’opera con ingredienti originali e corroboranti.

La musica è coprotagonista insieme alla capace recitazione dei giovani attori. Infatti la compagnia Lavia-Anagni è formata da artisti nel vero senso del termine, in tutto il loro eclettismo. La commedia è un piacevole turbinio di scambi di attività, l’attore che un attimo prima recitava ora è al pianoforte a eseguire una piacevole melodia, il collega al violino ora prende il suo posto nel ruolo di commediante. Spesso vengono intonate piacevoli e brevi melodie.

Altro protagonista della commedia è l’umorismo che sapientemente viene inscenato attraverso i testi “originali”, perché tradotti, di Shakespeare.

La trama dell’opera, quindi, anche se conosciuta è coinvolgente come se fosse la prima volta a cui si assiste ad essa.

La vicenda si svolge a Messina dove la vita pacifica di un gentiluomo di nome Leonato viene animata dall’arrivo di Don Pedro d’Aragona accompagnato da Claudio e Benedetto. Il primo nutre una segreta passione per la figlia di Leonato, Ero, desiderando di sposarla. Viene aiutato da Don Pedro che la corteggerà in suo nome durante una festa mascherata. Benedetto al è uno scapolo convinto, ripudia il matrimonio e i sentimenti che rappresenta. Inoltre è coinvolto in animate discussioni con Beatrice, nipote di Leonato, che possiede un carattere simile a quello di Benedetto: è dotata di un’intelligenza acuta, risponde con sfrontatezza e non ha intenzione di prender marito.

Deciso il matrimonio di Ero con Claudio, Don Pedro si accorda con i due giovani insieme a Leonato e le sue damigelle per creare delle situazioni ingannevoli che facciano innamorare l’uno dell’altro, Benedetto e Beatrice. I due cinici cedono all’amore ma, nel frattempo, Don John il fratello di Don Pedro riesce ad intralciare le nozze tra Claudio e Ero facendo credere a Claudio e al principe che Ero abbia relazioni con altri uomini. Naturalmente Ero è innocente, l’equivoco lo fa nascere Borraccio, uno degli uomini di Don John, che,  pagato da quest’ultimo, s’intratteneva con una donna chiamandola con il nome di Ero. Il giorno delle nozze, Ero viene accusata da Claudio e Don Pedro. Il frate che doveva celebrare le nozze, a questo punto, consiglia a Leonato di fingere la morte della figlia per riacquistare l’onore attraverso il rimpianto. Beatrice intanto chiede a Benedetto di vendicare Ero come pegno del suo amore. Gli inganni di Don John vengono svelati dalla ronda che si aggira nelle terre di Leonato, i cui uomini  sentono Borraccio vantarsi della sua impresa. In riparazione dell’imbroglio, Leonato propone a Claudio di sposarsi con la figlia di suo fratello. Egli, venuto a conoscenza dell’inganno, acconsente. La sposa in realtà è Ero e una volta resa manifesta la verità vengono celebrati i matrimoni delle coppie di Claudio con Ero e Benedetto con Beatrice.

Fonte: Claudio Palazzi, La voce di tutti

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