Gran parte delle Nazioni è entrata nel ciclo economico più disastroso dal ’29 ed è consuetudine in tali situazioni che le correnti culturali vengano influenzate dagli avvenimenti che caratterizzano il quotidiano. Skyfall, nuovo film di 007, non è da meno e il tema principale della pellicola è ovviamente “la crisi”. Sam Mendes dirige il ventitreesimo film che celebra il cinquantenario dell’agente segreto ideato da Ian Fleming rendendo omaggio a gran parte dei trascorsi episodi,  miscelando con magistrale ironia il vecchio e il nuovo. Mostra arredamenti d’epoca di uffici che ricordano “Licenza di uccidere”, automobili presenti in “Missione Goldfinger” e limitate tecnologie per “mancanza fondi” moderne alla “Quantum of Solace”  e datate come in “Dalla Russia con amore” . L’aitante agente segreto ha raggiunto l’età dei primi acciacchi, anche se esteticamente il personaggio non sembra risentire degli anni.

Rispetto al disincantato mondo reale affetto dal morbo della crisi economica James Bond, interpretato magnificamente da Daniel Craig, porta un vento di cambiamento e positività. 007 riesce a superare la sua crisi interiore,  nonostante venga etichettato come inadeguato e incapace di superare qualsiasi test per la riabilitazione ad agente operativo. Bond è reso sentitamente umano e possiede tutti i difetti e debolezze dell’individuo qualunque: creduto morto sprofonda in una profonda depressione che lo porta all’alcolismo e a ritirarsi dal suo lavoro. Una indagine introspettiva lo porta a combattere la crisi depressiva e a ritornare nel suo personaggio usando pochi mezzi a disposizione e superando la goffaggine che lo caratterizza in questa ultima avventura.

Skyfall fa un uso intelligente dell’ironia e riesce a dare speranza al pubblico che deve fare i conti con una crisi che sta pagando a caro prezzo.

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