L’astensionismo è il fenomeno per cui, in una votazione (ad esempio in occasione di referendum o elezioni), le persone aventi diritto di voto non esprimono il proprio voto.
1. L’astensionismo alla luce di questa definizione è un fenomeno leggibile come una chiara forma di protesta?
In termini generali, l’astensionismo non va confuso con il voto di protesta, in cui un avente diritto di voto si reca alle urne e invalida volontariamente la propria scheda elettorale mediante segni non consentiti (in questo caso la scheda è dichiarata nulla) oppure non esprime una preferenza (scheda bianca).
Per legge chi consegna una scheda bianca o nulla, a differenza di chi non si reca fisicamente alle urne, ha a tutti gli effetti votato e viene considerato nel calcolo dell’affluenza al voto.
2. La nascita del fenomeno dell’astensionismo in Italia.
L’astensione ha una storia lunga e complessa nel nostro paese. Per trent’anni è stato un fattore meramente fisiologico, mentre oggi ha assunto i contorni di un processo dilagante di delusione, distanziamento, protesta e sfiducia contro la politica.
Per quanto riguarda le elezioni politiche, le analisi statistiche dimostrano che il fenomeno dell’astensionismo è andato crescendo in Italia a partire dagli anni ’70, cioè quando con la “questione morale” messa in luce nel 1981 dal segretario del Partito Comunista italiano, Enrico Berlinguer, si cominciò a denunciare la corruzione dei partiti politici. Se, finita la guerra, i cittadini italiani si sentivano onorati di poter partecipare alla vita della Repubblica dopo anni di dittatura, con l’avvento di numerosi scandali legati ai partiti, alla fine degli anni ’70, la fiducia degli aventi diritto viene a mancare.
Nelle prime elezioni del dopoguerra, la quasi assenza dell’astensionismo si giustifica anche con il forte desiderio dei cittadini di recuperare la libertà politica completamente soppressa nel periodo fascista e con la volontà di mettere in atto quel diritto-dovere che la nuova Costituzione repubblicana assicurava ai cittadini e che la legge ordinaria sanzionava in caso di non partecipazione al voto.
Secondo l’opinione di alcuni politologi, la decisione di non andare a votare è conseguenza di una maggiore razionalizzazione dell’espressione del voto. In altre parole, mentre prima ci si sentiva legati alle ideologie dei partiti, ora alla mancanza della fedeltà nei loro confronti si associa un aumento del non voto, con una crescita della protesta, nei confronti di chi ha deluso certe attese magari rivolgendosi a formazioni politiche che fanno professione di rifiuto del sistema partitico. Secondo altri studiosi, l‘astensionismo è un pericoloso segnale di sfiducia nella politica: di fatto oggi l’astensionismo è stato, contrariamente al passato, riconosciuto nell’ambito di un comportamento legittimo del cittadino ridefinendo l’espressione del voto solamente come un diritto e non più come un diritto ed un dovere.
Rispetto ai primi anni della storia della Repubblica oggi il significato del voto è cambiato: ha perso quell’aura di sacralità legata alla conquista della libertà dopo la dittatura.
3. Le principali forme di astensionismo politico.
In linea generale si possono individuare diverse forme dell’astensionismo, tra cui le principali sono: il cosiddetto “astensionismo tecnico- elettorale”, causato da insufficienza chiarezza riguardo ai processi elettorali, a problemi organizzativi a riguardo come recapito in ritardo dei documenti necessari a potare; “astensionismo fisiologico“, causato da motivi personali legati alla salute dell’avente diritto al voto che non sceglie di votare per motivi personali e “astensionismo per sfiducia e protesta” messo in atto a causa della mancata fiducia nella politica e nel potere decisionale del singolo.
4. Corruzione e scandali politici.
“Tangentopoli” termine utilizzato in Italia dal 1992 per definire un sistema diffuso di corruzione politica.
Nella descrizione delle vicende politiche italiane, il termine Tangentopoli emerse con la prima e più vasta delle inchieste conosciuta come “mani pulite”.
Agli inizi degli anni ’90 una serie di inchieste giudiziarie condotte da varie procure, in particolare quella di Milano dove era stato istituito un vero e proprio Pool, rimasto poi nella storia della magistratura come il Pool di “mani pulite”, rivela un sistema di corruzione che coinvolge la politica e l’imprenditoria italiana.
Il 17 febbraio 1992 un uomo viene colto in flagrante e arrestato mentre riceve una tangente da 7 milioni di lire in una casa di riposo pubblica. La valigetta ha una telecamera nascosta e fuori, in ascolto via radio, vi è un giovane sostituto procuratore di nome Antonio Di Pietro che da il via all’operazione. Si chiamava Mario Chiesa, era per nomina politica il direttore dell’ospizio “Pio Albergo Trivulzio” ed era un dirigente in carriera del Partito socialista di Milano.
Chiesa, dopo settimane di interrogatorio, aveva descritto un sistema di corruzione organico al finanziamento di tutti i partiti, dalla DC al partito comunista. Successivamente cominciarono a stabilire contatti con la magistratura anche altri imprenditori. L’indagine si stava allargando al punto che il capo procuratore Francesco Saverio Borrelli decise di costituire un “Pool“, vale a dire un gruppo di magistrati incaricati di seguire le varie inchieste condividendo le informazioni. Dall’arresto di Chiesa comincia quell’insieme di inchieste note come mani pulite, che riguardarono l’esteso sistema di corruzione e concussione che coinvolgeva quasi tutti i partiti principali di allora.
Lo shock dell’impatto mediatico e lo sdegno dell’opinione pubblica saranno tali da decretare il crollo della cosiddetta “Prima Repubblica”, vale a dire del sistema politico e partitico che si era consolidato in quasi cinquant’anni dopo la seconda guerra mondiale, e l’inizio della Seconda Repubblica, favorendo l’ascesa di nuove forze e nuove ideologie.
5. L’importanza del principio di trasparenza ed efficienza.
La fiducia espressa dai cittadini nei confronti delle istituzioni, nonché la partecipazione civica e politica, favoriscono la cooperazione e la coesione sociale e consentono una maggiore efficienza ed efficacia delle politiche pubbliche.
Il rapporto trasparente con le istituzioni pubbliche e private che operano in campo politico, economico e sociale, la loro efficienza e il livello di gradimento per il loro funzionamento rafforzano la fiducia istituzionale e interpersonale.
Al contrario, la scarsa trasparenza e la corruzione agiscono negativamente sulla fiducia nella possibilità di realizzare una società equa di cui tutti possano sentirsi cittadini a pieno titolo.
6. La fiducia nei partiti politici sempre più lontana dai cittadini italiani.
Sfiducia nei partiti, nel Parlamento, nei consigli regionali, provinciali e comunali, nel sistema giudiziario. Si parla sempre più di una sfiducia trasversale che attraversa tutti i segmenti della popolazione, tutte le zone del paese, le diverse classi sociali.
Il rapporto Italia 2024 dell’Eurispes riporta che solo un italiano su tre ha fiducia nel Parlamento, oltre la metà è deluso dai propri rappresentanti alle Camere. È un dato questo lievemente migliore del passato ma fotografa ancora un’insoddisfazione diffusa: solamente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, viene considerato degno di fiducia da una maggioranza del paese.
In una tale situazione non sorprende che la partecipazione politica si abbassi e sia in diminuzione.
7. Perché il fenomeno dell’astensionismo appare ormai ineluttabile? Perché la gente non crede più nel voto?
In vista delle elezioni europee secondo Roberto Weber, uno dei più autorevoli sondaggisti, il fenomeno dell’astensionismo non può che rafforzarsi se non arriveranno novità capaci di ristabilire la fiducia. Secondo Weber, i cittadini disertano le urne perché di fronte a promesse elettorali non mantenute iniziano a concepire il loro voto come se non contasse nulla. Se per esempio, fino al 2018-2019, il primo problema per gli italiani era rappresentato dagli immigrati, tema questo che in termini di mantenimento delle promesse non costava nulla e quindi era relativamente facile mantenerle, successivamente nel 2020 con la pandemia il primo problema è diventato la salute, e quindi la sanità, quest’ultima costava tanto, ed è stato quindi fatale non stare ai patti e crollare nella fiducia degli italiani. È come se gli italiani si sentissero in un certo modo traditi da promesse elettorali non mantenute.
8. Promesse elettorali.
Una promessa elettorale è una promessa fatta al pubblico e agli elettori durante la campagna elettorale da un candidato-partito politico che sta cercando di vincere delle elezioni per accaparrarsi il maggior numero di voti possibili, oppure durante una legislatura per ampliare il proprio consenso popolare in vista della futura tornata elettorale.
Essa costituisce uno degli strumenti più importanti di propaganda politica.
A quasi due anni dal suo insediamento il governo guidato da Giorgia Meloni ha mantenuto meno di una promessa su cinque tra quelle contenute nel programma elettorale della coalizione di centrodestra. Dei 100 obiettivi più importanti contenuti nel programma elettorale del centrodestra, più della metà è ancora in corso di attuazione ma in tre casi è stato fatto il contrario di quanto promesso.
Si parla a tal proposito di promesse “mantenute” quando il governo ha preso provvedimenti concreti e definitivi per tenere fede alla parola data; mentre le promesse “non mantenute”, sono quelle per cui è stato fatto poco o addirittura nulla.
Le promesse “in corso” sono quelle per cui l’esecutivo o il parlamento hanno ottenuto alcuni risultati, senza però riuscire a completare del tutto l’impegno preso. Le promesse “compromesse” sono invece quelle in cui il governo ha fatto l’opposto di quanto promesso o ha preso provvedimenti che ne rendono più difficile la realizzazione.
9. L’impatto dell’astensionismo nei risultati delle elezioni europee 2024.
In occasione del rinnovo dell’Europarlamento i dati parlano chiari: meno di un italiano su due si è recato alle urne. Si parla di un risultato negativo storico in quanto per la prima volta l’affluenza definitiva alle elezioni europee è sotto al 50%: il vero vincitore è stato l’astensionismo.
In Italia, la percentuale di affluenza alle urne è tra le più basse nella storia repubblicana: si arriva solo al 49,69%. Questo dato posiziona l’Italia tra i primi paesi per minor affluenza. Ad abbassare ancora di più le percentuali sono le isole e il sud Italia.
Dalle statistiche dunque si percepisce sempre di più crescente sfiducia nella politica che porta molti cittadini a scegliere di non votare. Di conseguenza, si giunge a un disinteresse sempre maggiore nell’evoluzione dei partiti.
10. Strumenti per ridurre l’astensionismo.
Nella scorsa legislatura venne nominata, il 22 dicembre 2021, dall’allora ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’incà, una commissione di esperti per indagare le cause dell’astensionismo e proporre soluzioni in grado di arginare questo fenomeno da anni in crescita del nostro paese.
La commissione ha presentato il Libro Bianco “per la partecipazione dei cittadini, come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”, che conteneva delle proposte per agevolare la partecipazione al voto di quanti sono costretti ad affrontare problemi e difficoltà tali da ostacolare l’esercizio di questo diritto fondamentale.
All’interno del Libro Bianco sono state analizzate e individuate le differenti tipologie di non partecipazione al voto. Era preponderante un astensionismo tecnico-elettorale, causato da problemi organizzativi, logistici e di regolarità dei documenti necessari a votare, tra cui emergeva il problema dei “fuori sede”; poi un astensionismo fisiologico, causato da motivi personali legati alla salute dell’avente diritto al voto che lo inducevano a non votare; un astensionismo di non integrazione, determinato dalla normativa sulla cittadinanza riguardante i giovani possibili votanti nati in Italia ma non legittimati e un astensionismo per sfiducia e protesta, causato da una mancata fiducia nella politica, nel potere decisionale del singolo, nel non vedere risolte dagli elettori questioni considerate rilevanti.
Quanto all’astensionismo involontario, causato dalle difficoltà e dagli impedimenti materiali per recarsi al seggio, erano stati riportati nel Libro Bianco alcuni esempi: circa 4,2 milioni di anziani over 65 con problemi di mobilità, di cui 2,8 milioni con gravi difficoltà di movimento; venivano inoltre stimati in 4,9 milioni gli elettori che svolgevano la propria attività lavorativa o frequentavano corsi di studio scolastici o universitari in luoghi diversi dalla provincia o città metropolitana di residenza. Di questi, erano 1,9 milioni coloro che per rientrare a luogo di residenza, attraverso la rete stradale, avrebbero impiegato oltre quattro ore (tra andata e ritorno).
Le misure proposte, secondo il Libro Bianco, avrebbero potuto semplificare e agevolare la partecipazione di oltre 9 milioni di cittadini, vale a dire il 20% degli elettori, riducendo la percentuale di coloro che si astenevano dal voto.
L’obiettivo della commissione era quello di eliminare gli ostacoli e facilitare la partecipazione soprattutto di quegli elettori considerati “fragili”. Le misure individuate furono sottoposte, inutilmente, alla valutazione delle autorità istituzionali italiane (Parlamento e governo). Tra queste si ricordano: la digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali (election pass), la con centro azione delle scadenze elettorali in due soli appuntamenti annuali (election day), il voto anticipato presidiato, che consentirebbe all’elettore, consapevole di avere difficoltà a recarsi al seggio nei giorni previsti per la votazione, di esercitare il suo diritto di voto nei giorni precedenti l’elezione in qualunque parte del territorio nazionale, il voto per delega e il voto per posta, puntuali e infine diffuse misure di informazione e comunicazione e l’individuazione di sedi alternative agli edifici scolastici pubblici dove ospitare i seggi elettorali.