Roma 1952, uno degli uomini più ricchi d’Italia, il marchese Alessandro Gerini, conosciuto anche con l’appellativo di “il costruttore di Dio”, dona ai salesiani un terreno adiacente alla via Tiburtina, con l’incarico di costruirci un centro finalizzato all’educazione e alla formazione  dei giovani che prenderà il nome di “Istituto Salesiano Teresa Gerini “, dalla marchesa Teresa Gerini Torlonia, madre di Alessandro Gerini, il cui centro doveva essere dedicato in sua memoria.

Un anno più tardi, nel 1953, viene così rilasciata la concessione edilizia per realizzare un teatro da 1500 posti, uno stadio con palestra coperta, altre infrastrutture sportive, un oratorio con chiesa e una scuola professionale.

Anni dal 1960 al 1999: il Gerini rappresenta un luogo di aggregazione, formazione e socializzazione. Dai campi di calcio al teatro alla chiesa, tutto il complesso non può che recare beneficio e rilievo alla zona di ponte Mammolo-Rebibbia.

Per ben 50 anni, il cineteatro Gerini è stato un centro culturale di primaria importanza. Tanti grandi artisti, come Gigi Proietti, Enrico Montesano, Renato Zero, per citarne solamente alcuni, compagnie teatrali e realtà musicali a livello nazionale hanno utilizzato le sue strutture. Anche ma soprattutto per il quartiere è stato un punto di riferimento importante essendo diventato anche uno dei principali punti di ritrovo per migliaia di persone che lo frequentavano.

Il cineteatro Gerini svolgeva in un certo senso una duplice funzione: se da una parte era un luogo di espressione artistica ad alto livello, dall’altra era anche un luogo sociale di avviamento alla conoscenza del teatro. 

La struttura del teatro rivestiva anche un valore architettonico particolare: sono disponibili più di 1000 posti a sedere attuati su due livelli, un boccascena di circa 9 m, uno spazio scenico fornito di passerelle e attrezzature di alto livello per tutto il lavoro di scena tecnica, camerini posti direttamente dietro il palco, due piani sotterranei che funzionavano come falegnamerie, sartorie, laboratori di pittura per scenografie che hanno permesso a moltissimi ragazzi del quartiere di lavorare all’interno di questi spazi , appassionandosi cosi alla lavorazione del legno, alla pittura, alla creazione di scenografie… Una struttura questa che ha pochi ed uguali nella città di Roma. 

Il Gerini era considerato un patrimonio di tutta la città, il teatro, la scuola, gli impianti sportivi e tutto il suo portato di storia e di memoria ne rappresentano  una struttura unica. 

Agosto del 2000: l’oratorio Gerini viene chiuso. La motivazione ufficiale fu  “mancanza di vocazioni”. Cosi nel 2003 i salesiani vendono l’area dedicata all’oratorio, al teatro e agli impianti sportivi ad una società privata che progetta la costruzione di cinque centri commerciali prevedendo la demolizione totale del Gerini.

Nel 2006 cittadini, personalità dello spettacolo e associazioni, allarmati dall’imminente devastazione del luogo, decidono di occupare il Gerini. Ma solamente dopo alcuni mesi, gli occupanti vengono sgomberati dalla ditta demolitrice che resta completamente indifferente verso le proteste dei cittadini.  Nonostante ciò un piccolo gruppo di persone cerca di salvare almeno il teatro. 

In poche settimane tutta la storia del complesso andò letteralmente in polvere. Il cineteatro Gerini si salvò grazie alla caparbietà  di un piccolo gruppo di persone: con il teatro salvo, l’impresa di demolizione perse svariate cubature. Questo fu ciò che fece saltare l’originario progetto di costruzione e tutto si arenò per altri otto anni. Dopo la demolizione rimase intatto solo il teatro. 

9 novembre 2013: la resistenza abitativa metropolitana (RAM), occupa il cineteatro e lo consegna ai cittadini, ai comitati e alle associazioni di quartiere. 

Ispirati dall’idea del bene comune, i cittadini si appropriano dell’area teatrale con l’intenzione di riqualificare e restituire alla città di Roma un patrimonio artistico culturale di enorme valore storico e sociale, ma soprattutto questo poteva rappresentare un primo e concreto tentativo di andare verso la giusta direzione, ossia quella di costruire una città più attenta alle esigenze dei cittadini e degli artisti. L’obiettivo era quello di far tornare il Cineteatro Gerini nelle mani del popolo, esattamente come in origine. 

La nuova occupazione, oltre ad aver evitato che il teatro cadesse in mano ai soliti speculatori, ha permesso anche lavori immediati ed urgenti di cui la struttura aveva necessariamente bisogno, come: drenaggio dei soffitti, ripristino dell’impianto elettrico, recupero e messa in sicurezza delle pellicole cinematografiche, bonifica cortile esterno, rinnovo camerini retropalco, ristrutturazione cucina, rimozione macerie pericolose, ripristino schermo cinema…

Attualmente il teatro è chiuso e non utilizzato mentre nell’area demolita dell’oratorio e dei campi sportivi sono stati realizzati due capannoni destinati al commercio di generi alimentari e detersivi.

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