Immaginate un mondo in cui ogni aspetto della vita, dalle relazioni affettive alla sicurezza personale, è controllato e predeterminato dagli algoritmi invasivi. Pensate, poi, se questo algoritmo possa essere usato per stabilire la vostra compatibilità con un partner o per sorvegliare ogni vostra azione. La celebre e discussa serie “Black Mirror”, ideata da Charlie Brooker, ci conduce in una realtà dove la tecnologia sembra offrirci protezione e connessione, ma spesso finisce per manipolare le nostre emozioni più profonde e le nostre scelte. Attraverso episodi come “Arkangel” e “Hang the DJ”, la serie ci invita a riflettere su quanto la ricerca di controllo e compatibilità possa portare a una vita priva di autenticità e libertà. La domanda che viene da porsi guardandoli è: possiamo davvero lasciare che la tecnologia definisca chi siamo e come amiamo?
“Arkangel”: La protezione che diventa sorveglianza
“Arkangel” esplora i limiti del controllo genitoriale, seguendo Marie, una madre che impianta un dispositivo di monitoraggio nella figlia per poter vedere ogni cosa che accade nella sua vita. Il dispositivo consente di bloccare immagini o esperienze ritenute pericolose, ma a un prezzo molto alto: la progressiva perdita di autonomia e privacy della bambina. Questo episodio riflette il dibattito attuale sull’uso di dispositivi di sorveglianza per bambini, sollevando domande sulla differenza tra protezione e intrusione. Ricerche recenti evidenziano che un controllo eccessivo da parte dei genitori può portare a un senso di insicurezza nei giovani e ostacolare il loro sviluppo psicologico.
“Hang the DJ”: L’Amore Programmato dagli Algoritmi
“Hang the DJ”, invece, ci presenta una distopia romantica in cui le relazioni sono controllate da un sistema che decide la durata di ogni storia d’amore, determinando il partner ideale attraverso una serie di incontri programmati. Questo sistema, apparentemente perfetto, solleva un dubbio fondamentale: esiste un algoritmo in grado di definire la compatibilità tra le persone? In un’epoca in cui le app di incontri fanno affidamento su algoritmi per selezionare i partner, “Hang the DJ” ci ricorda quanto l’amore e la libertà di scelta siano in contrasto con una gestione razionale e prestabilita dei rapporti. La dipendenza dagli algoritmi in campo affettivo, infatti, ha già aperto dibattiti su come queste tecnologie possano influenzare il nostro modo di vedere e vivere le relazioni.
Controllo e relazioni nel passato
La sorveglianza sui giovani, tematica esplorata in “Arkangel”, ha un suo precedente storico negli anni ‘50 e ‘60, durante l’epoca della Guerra Fredda, quando scuole e governi negli Stati Uniti e in Unione Sovietica misero in atto programmi di sorveglianza sui cittadini, inclusi bambini e adolescenti. Queste misure includevano non solo il monitoraggio delle attività scolastiche ma anche l’influenza su ciò che i giovani dovevano pensare e sapere, allo scopo di prevenire “deviazioni ideologiche”. Il rischio percepito di influenze esterne portava le autorità a un controllo rigido, spesso a scapito dell’autonomia personale, una questione simile a quella vissuta da Sara, la giovane protagonista di “Arkangel”.
Per quanto riguarda la gestione delle relazioni attraverso un sistema programmato come in “Hang the DJ”, è interessante ricordare i “matrimoni combinati” che sono stati comuni in molte culture nel passato e, in alcune aree del mondo, persistono ancora oggi. Anche se non imposti dalla tecnologia, questi matrimoni seguivano rigide regole sociali, e le coppie non avevano la libertà di scegliersi da sole, esattamente come accade per i protagonisti dell’episodio. In Giappone, ad esempio, tra gli anni ‘50 e ‘70, erano le famiglie a scegliere il partner per i figli attraverso un sistema di incontri stabiliti dai genitori. L’idea era che la compatibilità fosse determinata non tanto dall’attrazione reciproca, quanto piuttosto dall’adeguatezza sociale e familiare del candidato. Come in “Hang the DJ”, questo sistema offriva una “compatibilità” predefinita, limitando fortemente la libertà individuale.
Il prezzo della libertà in un mondo digitale
“Black Mirror” ci costringe a riflettere su come il desiderio di controllo e di certezza possa trasformare la tecnologia in un’arma a doppio taglio. Episodi come “Arkangel” e “Hang the DJ” ci ricordano che, mentre le innovazioni tecnologiche ci promettono maggiore sicurezza e connessioni significative, esse possono anche compromettere la nostra autonomia e la nostra capacità di costruire legami relazionali autentici. Brooker, ci invita a non perdere di vista i valori umani fondamentali in un’epoca sempre più dominata dalla tecnologia, stimolandoci a mantenere un equilibrio tra progresso e libertà individuale.