Cos’hanno in comune Enrico VIII, una macchina da cucire, il Monopoly e una celebrazione eucaristica? Apparentemente nulla, se si guarda ad essi nella loro individualità correlata al contesto storico di ciascuno di questi elementi. Da un punto di vista cronologico, ciò che accomuna loro è il giorno che prenderemo in esame, il 7 marzo. Non si tratta di compleanni o decessi, ma, per alcuni di questi elementi, di date di nascita. Tali avvenimenti che verranno presentati hanno segnato in qualche modo l’avvenire e il condizionamento della società locale, nazionale e successivamente internazionale.
Il divorzio di Enrico VIII e Caterina d’Aragona
Siamo nel 1530, 7 marzo. Papa Clemente VII nega e annulla la richiesta di divorzio presentata da un burrascoso e controverso sovrano inglese, Enrico VIII della famiglia Tudor. Saliti sul trono inglese a seguito della guerra delle due Rose, i Tudor hanno reso l’Inghilterra una potenza globale, elevandola dalla realtà isolata oltremanica. Enrico era sposato con Caterina d’Aragona, un matrimonio importante se si pensa alla strategia politica che lo ha reso necessario: Caterina era infatti la figlia dei regnanti spagnoli, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Divorziare con una personalità così illustre, voleva significare perdere non solo l’appoggio del popolo, ma anche quello degli alleati spagnoli; inoltre, l’alternativa coniugale a Caterina sarebbe stata Anna Bolena, una dama di compagnia figlia del conte del Wiltshire, ma di certo non dello stesso spessore dell’aragonese. Nei piani di Enrico, era necessario trovare una nuova moglie per poter generare un erede maschio che fosse in grado di governare l’ambiziosa Inghilterra una volta morto. Tuttavia, il divorzio non era consentito nel mondo della cristianità, tantomeno per un uomo che era stato insignito del titolo di Defensor Fidei (difensore della fede). Noncurante di tale situazione, Enrico si rivolge al Papa, Clemente VII, il quale risponde in modo diplomatico cercando di esaminare il caso: Caterina era sposata con il fratello di Enrico, ormai defunto, ma la regina consorte giurò di non aver mai consumato il matrimonio. In un primo momento, il pontefice sembrava propenso ad annullare il matrimonio dei due sovrani inglesi, ma, a seguito di forti pressioni provenienti dalla Spagna cattolica e dall’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V (nipote di Caterina), si vide costretto a respingere la richiesta di Enrico. Tale risposta comportò l’ira del re d’Inghilterra con conseguente scisma dalla Chiesa di Roma, generando così la Chiesa anglicana della quale lo stesso Enrico, e i suoi successori, sarà capo. Dal matrimonio con Anna Bolena nascerà poi Elisabetta I che, come è noto, sarà la sovrana più abile a guidare lo Stato inglese, forse tallonata solo dalla regina Vittoria.
La macchina da cucire di Charles Miller
Ci troviamo sempre in Inghilterra, stavolta è il 7 marzo 1854. Sono anni ricchi di fermenti intellettuali, filosofici, economici, ma principalmente industriali. La crescita demografica di fine ‘700 e inizio ‘800 ha generato una crescita del numero di manodopera, in particolare nella stessa Inghilterra. I moti del 1820, 1830 e in ultimo del 1848 hanno consolidato una società sempre più borghese, dedita al culto del lavoro e impegnata a far valere i propri diritti rispetto ai privilegi dei ceti nobili e ecclesiastici. La macchina industriale avviata nella seconda metà del XVIII secolo non si interrompe davvero, ma si rinnova in una seconda stagione un secolo più tardi, intervallata da una leggera pausa. È proprio in questa pausa che Charles Miller concepisce e brevetta la sua macchina da cucire che realizza asole: sappiamo quanto è importante il settore tessile nel XIX secolo e avere una macchina che velocizza i lavori è sicuramente una svolta importante, specialmente in Inghilterra, realtà importantissima del mondo tessile e manifatturiero. Con la seconda rivoluzione industriale, iniziata intorno al 1850 e conclusa nei primi anni del Novecento, cambiano le strutture sociali, urbanistiche, politiche ed economiche dell’Europa contemporanea e la preparano a quelli che passeranno alla storia come i due conflitti bellici più letali e distruttivi di sempre.
Il Monopoly e la crescita dell’imprenditoria immobiliare
Il 7 marzo 1934 Charles B. Darrow propone a una casa editrice, la Parker Brothers, un gioco da tavola intitolato “Monopoly”. Ovviamente, è chiaro che il nome del gioco ruota attorno al concetto di monopolio, in particolar modo al meccanismo del controllo del mercato da parte di un singolo imprenditore. Ad oggi è il gioco da tavolo più giocato al mondo con circa 750 milioni di giocatori (fonte Hasbro: nel manuale di istruzioni compreso nell’edizione americana del 70º anniversario, la Hasbro cita una statistica per cui oltre 750 milioni di persone avrebbero giocato a Monopoly.). Come abbiamo visto poche righe fa, la seconda rivoluzione industriale ha generato un incremento territoriale delle città in tutta Europa. Tale crescita ha chiaramente come effetto quello di una sempre più alta domanda di abitazioni. Ecco che negli ultimi anni del 1800 e nei primi del 1900 si sviluppa in modo energico e dirompente l’imprenditoria immobiliare. È altrettanto ovvio come un’abitazione al centro di Parigi, città centrale dello sviluppo industriale europeo, avesse un valore molto più alto di una stessa abitazione, magari anche più spaziosa e funzionale, ma localizzata al di fuori della realtà dello sviluppo industriale europeo. Monopoly vede la luce quindi in un periodo storico adatto alla sua fortuna: permette agli imprenditori in erba di alfabetizzarsi, in modo seppur propedeutico e ludico, al mondo immobiliare.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II e la rivoluzione liturgica
Città del Vaticano, 7 marzo 1965. A seguito delle disposizioni di Papa Paolo VI, successore del fautore dell’ecumenismo conciliare Giovanni XXIII, in tutta Italia la celebrazione eucaristica è celebrata in lingua italiana. Probabilmente può sembrare un fatto banale, ma sostituire una lingua vetusta e ormai scarsamente parlata, se non dai sacerdoti stessi, come il latino, voleva significare concedere al credente di prendere parte attivamente alla celebrazione. L’idea che si cela a questo fenomeno nasce da una Chiesa spaccata e sempre più lontana dal mondo ormai sempre più secolarizzato e apparentemente non bisognoso di un’istituzione così longeva com’era quella rappresentata dalla Santa Sede. Il processo avviato nel dicembre del 1965, a conclusione del Concilio, sta vedendo i propri frutti solo negli anni a noi contemporanei, anche se è innegabile che deve fare ancora molta strada. Nella fine degli anni ’90, papa Giovanni Paolo II, con l’aiuto di un suo fidato, un ambizioso Joseph Ratzinger, redige il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, scritto non più in latino ma in italiano. Aprirsi a una lingua moderna, sicuramente non la più parlata al mondo ma tra le più parlate (ad oggi l’italiano è la decima lingua con più persone “parlanti”) , vuole significare aprirsi alla modernità, un concetto a cui la Chiesa del Ventunesimo secolo e più in generale del Terzo Millennio deve necessariamente tenere bene a mente.
Conclusioni
A seguito di questo viaggio nei quattro fenomeni analizzati, possiamo affermare che la storia non studia gli eventi in modo scollegato l’uno dall’altro, anzi. Ogni episodio storico è sempre causa ed effetto di un altro episodio, andando così a costituire una rete spaziale (e non lineare, neanche planare) di avvenimenti, formando la Storia del Mondo e dell’Uomo. Si è voluto inserire all’inizio e alla fine di questa sintetica analisi due eventi legati alla storia del cristianesimo e delle chiese per ribadire come due eventi, seppur non direttamente collegati, sono in realtà in stretta relazione fra loro anche se si verificano a distanza di circa quattrocento anni.