31 dicembre 1970, i Beatles si sciolgono ufficialmente. Dopo 10 anni di magnifica attività e dopo 13 album registrati in studio e pubblicati, ci lascia il gruppo che ha venduto più copie di dischi nella storia della musica. Il prossimo 31 dicembre, saranno 50 anni senza il gruppo britannico, un vuoto che nessun artista o band riesce ancora a riempire. Cosa hanno lasciato al panorama musicale mondiale? Come si è evoluta la musica in questo mezzo secolo? Queste sono due di molte domande che ci balzano alla mente, alle quali tenteremo di trovare una risposta. Procediamo per gradi. 50 anni senza Beatles: ecco cosa ci hanno lasciato Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Durante la loro carriera, i quattro ragazzi di Liverpool (John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr) hanno saputo interpretare diversi stili musicali. Tra il 1960, anno della loro formazione, e il 1965 hanno grossomodo cavalcato l’onda della “Beatlemania“, fenomeno sociale che ha fatto letteralmente impazzire milioni e milioni di giovani in tutto il mondo, proponendo quel tipo di musica che li ha contraddistinti, ossia il beat. Nel 1966 cambia il loro modo di interpretare il concetto di musica. Con l’uscita dell’album Revolver infatti, assistiamo a delle sonorità più sperimentali, precorritrici del sound degli ultimi anni ’70. Sonorità precorritrici del loro album successivo Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, lavoro che, secondo la rivista musicale Rolling Stone, è considerato il miglior disco della storia della musica. Non è solo in questa speciale classifica. Nei primi dieci posti, ci sono addirittura quattro dei loro album: il precedentemente citato Revolver (terza posizione), Rubber Soul (quinta posizione), The White Album (ottava posizione). Superfluo dire che la stessa rivista incorona i Beatles come migliori artisti di sempre.

Verso la fine della loro carriera, nonostante diversi dissidi interni alla band, pubblicano altri due capolavori che saranno fonte d’ispirazione per le future formazioni rock, Abbey Road Let it be (1969-1970). La loro ultima esibizione risale proprio al 1969, quando riprodussero parte dell’album Let it be più qualche altro brano in cima al tetto del palazzo dove si trovava lo studio di registrazione Apple Records. L’idea di un concerto sul rooftop, verrà ripresa dai Pink Floyd qualche anno più tardi.

Con la rottura della sintonia tra i membri e il successivo scioglimento del gruppo, gli artisti continuarono ognuno per la propria strada intraprendendo delle carriere come solisti. John Lennon scrisse il brano dal successo internazionale Imagine; Paul McCartney compose un intero album che riscosse enorme successo, Pipes of Peace; George Harrison si fece notare con l’uscita di My Sweet Lord.

Con l’infelice dipartita di John e George, Paul, oltre a Ringo, è rimasto molto attivo tra concerti e pubblicazioni. Non mancano le collaborazioni con artisti moderni: nel 2015 partecipa alla realizzazione di FourFive Seconds insieme a Rihanna e Kanye West, brano che raggiunge le hit mondiali. Inoltre, ha seguito molto da vicino la crescita della boy-band One Direction.

In questi 50 anni la musica è cambiata molto, discostandosi dalle sonorità beat. Ora i dischi di platino si ottengono (anche) in base agli stream ricevuti sulle piattaforme musicali; ora non si comprano (quasi) più le copie fisiche, tutto è digitale; ora non si guarda più la forma o il contenuto, si guarda il mercato per decidere chi ingaggiare tra chi ha talento e chi non ne ha; ora si analizzano i follower degli artisti sui social per capirne le capacità invece di ascoltarne qualche canzone. Ora il mondo della musica avrebbe davvero bisogno di un ritorno dei Beatles.

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