Le elezioni del 2022 segnano la vittoria di Fratelli d’Italia, partito guidato dall’attuale Premier Giorgia Meloni, la quale ottenendo oltre il 26% dei voti si apprestò — con la coalizione Lega e Forza Italia — a guidare il Paese. 
A due anni e mezzo dalle urne il nostro paese ha attraversato una fase ambigua, ricca di dibattiti sulla posizione dell’Italia nell’Unione Europea, in particolare alla luce dei conflitti armati, gli interventi dello stato nel sociale, specie nei confronti delle minoranze, e ulteriormente sul fatidico tema dell’immigrazione.

La Premier Meloni si è distinta per la sua intensità riformatrice, ha presentato un numero record di disegni di legge. 
Dalla breve analisi emergono i momenti salienti del governo Meloni che hanno portato dei cambiamenti significativi nella società e che ora infiammano il dibattito pubblico più che mai. Il resoconto analizza le varie contestazioni al governo, i diritti civili, la politica economica, fiscale.

Diritti politici
Gli effetti collaterali delle guerre, il conflitto arabo-israeliano e la guerra russo-ucraina hanno avuto molta risonanza anche in Italia. Le masse, specie quella giovanile, sono scese in piazza per dire basta alla guerra; in modo particolare è stato preso di mira il Premier israeliano Netanyahu considerato da quest’ultimi un guerrafondaio, in virtù della violenta repressione attuata a Gaza dopo agli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas, l’organizzazione politica palestinese islamista.


I gruppi dei sostenitori della Palestina, che si battono per l’indipendenza dello Stato, si sono organizzati nelle piazze e nelle università e si sono scontrati con le forze di polizia. Il tutto ha provocato un forte senso di sdegno nell’opinione pubblica, dovuto alla repressione violenta delle forze dell’ordine verso i manifestanti i quali hanno “gridato al regime”, invocando altresì le dimissioni del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Come riporta il Fatto Quotidiano, in occasione del recente scontro tra i manifestanti pro-Palestina e la polizia, avvenuto all’università La Sapienza di Roma, (i manifestanti hanno chiesto la sospensione degli accordi tra le università e Israele) Giorgia Meloni avrebbe dichiarato che tali azioni assomiglino più ad atti di delinquenza che di manifestazione. Altri scontri si sono poi verificati marzo a Firenze e Pisa, e in aprile a Milano, Torino e Bologna.

Diritti delle donne e differenza di genere
Nel corso del primo anno di governo, l’Italia ha esitato ad aprirsi al progressismo nel campo dei diritti civili e sessuali, alla luce di quanto riportato da Amnesty International, infatti, il governo sembra aver fatto più passi indietro che avanti, mostrando segni di rallentamento nel campo della valorizzazione dei diritti umani.

In materia di “diritti sessuali e riproduttivi” delle donne non sono state apportate modifiche al codice penale riguardo al reato di violenza sessuale. Secondo i dati di Action Aid il governo Meloni avrebbe tagliato i fondi per la prevenzione della violenza contro le donne, da circa 17 milioni nel 2022 con Draghi a 5 milioni nel 2023.

Inoltre, gli investimenti non considerano abbastanza la prevenzione e l’educazione, che sono fondamentali per cambiare norme e comportamenti sociali che causano la violenza, al contrario, si concentrano solo sulle punizioni dopo che la violenza è già avvenuta. Riguardo il contrasto alle discriminazioni nei confronti della comunità Lgbtqia+, perdura l’assenza di una legge di contrasto ai crimini d’odio. Il DDL Zan, il disegno di legge contro l’omobitransfobia, e cioè l’inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili, è stato accantonato, causando non poche lamentele da parte delle minoranze che rappresentano la comunità Lgbtqia+.

Libertà di stampa e di espressione
L’Italia non è sul podio nella classifica internazionale sulla libertà di stampa del 2024 stilata da Reporters Sans Frontières, è passata dal 41esimo al 46esimo posto. 
Il recente sviluppo del caso Scurati ha alimentato il malcontento generale in materia di libertà di espressione, specie verso le opposizioni del governo. 


Scurati, al salone del libro di Torino, ha dichiarato che è in atto una “svolta illiberale”, in riferimento al blocco del suo monologo che sarebbe dovuto andare in onda sulla Rai il 25 aprile in occasione dell’anniversario della liberazione d’Italia. 
Altri intellettuali si sono uniti alla voce di protesta, come Roberto Saviano, già sdegnato dopo la cancellazione da parte della Rai del suo programma “Insider”. 
Lo scrittore ed intellettuale napoletano è un noto critico dell’attuale forza politica di destra (in particolare del senatore Matteo Salvini) ed era già stato querelato da Giorgia Meloni nell’ottobre 2023 in merito ad una vicenda risalente al 2020, dovuta ad un’ingiuria personale.


A livello internazionale, il Consiglio d’Europa è intervenuto nel dibattito e ha allarmato gli Stati ad attivarsi in difesa di giornalisti e attivisti, dicendosi preoccupato per il cosiddetto “chilling effect”, ovvero l’effetto intimidatorio che le azioni legali, minacciate, avviate o perseguite, hanno sulla libertà di espressione, sul dibattito pubblico e sulla partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Immigrazione
Che il governo sia intervenuto sul tema dell’immigrazione è fatto che non desta meraviglia, dopotutto il tema è stato uno dei cavalli di battaglia dell’attuale destra in campagna elettorale. Secondo quanto riportato da Fratelli d’Italia, gli sbarchi hanno subito una notevole contrazione, in virtù dell’attuazione delle politiche migratorie volute dal governo italiano, e della cooperazione con l’Unione Europea, accordi quali il Piano Mattei per l’Africa per affrontare alla radice le cause dell’immigrazione.

Il governo Meloni, sulla base dei dati pubblicati da Frontex, avrebbe già contribuito a diminuire il fenomeno migratorio irregolare di circa il 60% nel Mediterraneo Centrale.

Nel frattempo, la ministra dell’Interno tedesca Nancy Faeser si è detta interessata al modello collaborativo Italia-Albania, fa riferimento alla legge n. 14 del 21 febbraio 2024 recante la ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023. 

Con tale atto l’Albania riconosce all’Italia il diritto all’utilizzo — secondo i criteri stabiliti dal Protocollo — di determinate aree, concesse gratuitamente per la durata del Protocollo, destinate alla realizzazione di strutture per effettuare le procedure di frontiera o di rimpatrio dei migranti non aventi diritto all’ingresso e alla permanenza nel territorio italiano. Il provvedimento reca, inoltre, alcune norme di coordinamento con l’ordinamento interno.

Tuttavia, non sono mancate le polemiche riguardo l’effettivo funzionamento di queste strutture, le quali, se trascurate, potrebbero trasformarsi in centri che assomigliano più a campi di prigionia che di assistenza; dura è stata la contestazione del deputato Magi, il quale si è personalmente recato in Albania per protestare l’accordo ed ha ricevuto un trattamento violento da parte del team di sicurezza, nonostante la Premier avesse ordinato agli agenti di moderare la foga verso il deputato. Magi ha poi riportato una lieve ferita sul costato.

PNRR
L’importanza del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per l’Italia è ormai nota, non possiamo fare a meno dei fondi europei come hanno fatto invece Francia e Germania. I fondi sono necessari per realizzare investimenti e riforme sostenibili volti a favorire la crescita economica.

Il termine ultimo per impiegare i fondi sarà giugno 2026, e ad oggi sono 151,4 miliardi i fondi che le amministrazioni titolari devono ancora spendere. I ministeri che hanno erogato più fondi al momento sono quello dell’ambiente e della sicurezza energetica con 14 miliardi di euro, seguono il ministero delle imprese (13,8 miliardi), quello delle infrastrutture (6,1 miliardi) e quello dell’istruzione (circa 3 miliardi di fondi già erogati).

I fondi europei vincolano l’Italia a realizzare obiettivi quali la digitalizzazione, l’innovazione, competitività, cultura e turismo; incoraggiano il Paese verso una transizione verde ed ecologica, e guidano gli investimenti in istruzione e ricerca, nonché verso la realizzazione di politiche di inclusione e coesione come per esempio la creazione di imprese femminili, per cui sono stati stanziati circa 400 milioni di euro al fine di promuovere l’imprenditorialità femminile. La contestazione politica ruota attorno alla possibilità che il governo non riesca a spendere le risorse del PNRR entro i termini previsti per la realizzazione degli investimenti, accusa portata avanti dall’ex Premier del M5S Giuseppe Conte.



PIL
Come riporta AGI, il PIL italiano al momento dell’insediamento del governo era cresciuto dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 5% rispetto allo stesso periodo del 2021, ancora influenzato dalle restrizioni Covid. A marzo 2023, l’ISTAT ha comunicato che nel 2022 il PIL è aumentato del 6,8% rispetto all’anno precedente e del 3,7% in termini reali, leggermente inferiore alla stima preliminare del 3,9%.

Questo dato era in linea con la previsione del governo di novembre 2022, che stimava una crescita del 3,7% per l’anno. A giugno 2023, l’ISTAT ha previsto una crescita del PIL per il 2023 (+1,2%) e il 2024 (+1,1%), sebbene più lenta rispetto al 2022. Recentemente, ci sono stati segnali di rallentamento: l’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno è diminuita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed è cresciuta solo dello 0,4% rispetto allo stesso trimestre del 2022.


Un noto postulato dell’economia ci ricorda però che il PIL non è un indicatore di benessere sociale. Certamente avere un PIL in ripresa è un ottimo segnale per l’economia nazionale, ma molti economisti lamentano la mancanza di una visione lungimirante che possa realizzare uno sviluppo genuino delle infrastrutture anche tenendo in considerazione il diritto ambientale e le nuove tecnologie, il progetto dovrebbe tener conto del PIL pro capite, il quale è un segnale più credibile del livello di benessere economico individuale e familiare.

Occupazione e condizioni di lavoro
Ad aprile 2024, il mercato del lavoro italiano ha registrato un aumento di 84mila occupati rispetto al mese precedente, portando il totale a 23,9 milioni.
I disoccupati sono diminuiti di 55mila e il tasso di occupazione è salito al 62,3%.

Gli inattivi sono leggermente aumentati. La disoccupazione totale è scesa al 6,9%, il livello più basso dal 2008. Rispetto ad aprile 2023, ci sono 516mila occupati in più, con una crescita significativa dei dipendenti permanenti (+444mila) e degli autonomi (+154mila).

Tuttavia, come sostiene Charlotte Matteini, giornalista per Il Fatto Quotidiano, nonostante il governo celebri un record di occupazione al 62,1%, l’ultimo rapporto dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro rivela un alto tasso di irregolarità. Nel 2023, il 74% delle aziende ispezionate risultava non in regola, con punte di oltre l’80% in settori come turismo e ristorazione. Inoltre, i lavoratori in nero sono aumentati, così come le vittime di caporalato e sfruttamento.

La situazione è peggiorata rispetto al 2022, indicando che molti nuovi posti di lavoro in realtà nascondono condizioni lavorative irregolari. Di recente ha fatto scalpore la notizia della morte del bracciante Satnam Singh, operaio in un’azienda agricola nei pressi di Latina. Il 31 enne indiano dopo aver perso un braccio mentre utilizzava un macchinario aziendale è stato abbandonato al suo destino perché non era un lavoratore regolare: se fossero intervenuti i soccorsi avrebbero denunciato l’accaduto, attirando l’attenzione delle forze dell’ordine.
Il proprietario dell’attività era già stato accusato di caporalato.
Le parole della giovane moglie: “l’Italia non è un Paese buono” colpiscono nel profondo l’orgoglio nazionale, perché da una nazione all’avanguardia come l’Italia ci si aspetta una legislazione sociale che non sia tale a quella del Terzo Mondo.

Autonomia Differenziata
Il recente dibattito sull’autonomia differenziata ha alzato un gran polverone sia nelle aule parlamentari che nelle piazze italiane.
Il progetto, sostenuto principalmente dal partito politico della Lega — e recentemente promossa dal disegno di legge Calderoli — mira a conferire maggiori poteri alle regioni in settori chiave come sanità, istruzione e ambiente. 


L’obiettivo è quello di riconoscere le specificità locali e migliorare l’efficienza della gestione regionale, rafforzando il principio di federalismo già previsto dalla Costituzione, ma i principali timori riguardano l’aumento delle disuguaglianze tra le regioni del Nord e del Sud, poiché le regioni più ricche potrebbero beneficiare maggiormente rispetto a quelle più povere. 


Inoltre, c’è il rischio di frammentazione delle politiche pubbliche su temi strategici come l’ambiente e l’istruzione, che minacciano l’unità nazionale e la coesione sociale. La regionalizzazione dell’istruzione, in particolare, potrebbe creare disparità significative nell’accesso e nella qualità dell’educazione tra le varie regioni.


Ha fatto scalpore la recente rissa avvenuta alla Camera quando il deputato M5S Leonardo Donno ha cercato di consegnare il tricolore al Ministro per gli affari regionali e le autonomie della Repubblica Roberto Calderoli. 
Donno è stato accerchiato da alcuni deputati leghisti, in particolare dal leghista Igor Iezzi. Secondo quanto riportato dal deputato democratico Andrea Orlando, Donno è stato aggredito e preso a pugni anche quando si trovava a terra da alcuni deputati della Lega e di Fratelli d’Italia. 
L’atmosfera tesa in parlamento mostra come le divisioni politiche potrebbero intensificarsi ulteriormente laddove il progetto sull’autonomia differenziata diventi legge. 


Riferimenti al fascismo
È il tema più popolare del momento, l’opinione pubblica mostra sempre più insofferenza verso alcune personalità politiche che mostrano affinità con l’ideologia fascista. 


La stessa Premier Meloni si è formata politicamente in un ambiente molto particolare, entrando in giovanissima età a far parte del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI). 
Nel 1996 è diventata responsabile nazionale di Azione Giovani, l’organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale, partito nato dalla trasformazione del MSI (partito fondato da ex membri del regime fascista nel 1946). 


Le radici di estrema destra sono state spesso contestate dalle opposizioni al governo e dall’opinione pubblica. 
La recente inchiesta di Fanpage, intitolata “Gioventù Meloniana”, ha rivelato comportamenti inquietanti all’interno di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia (FdI). L’inchiesta ha infatti documentato episodi di razzismo, antisemitismo e di esaltazione del fascismo (a tratti del nazismo) da parte dei giovani adepti, i quali, alimentando tale ideologia di odio, renderebbero impossibile anche a giovani militanti di destra non fascisti presenti nel movimento giovanile di Fratelli d’Italia di poter esprimere genuinamente le proprie idee politiche.

In particolare, sono stati registrati insulti antisemiti rivolti alla senatrice Ester Mieli e dichiarazioni di razzismo da parte di altri membri, come Elisa Segnini, che ha espresso commenti offensivi su Ilaria Salis e Viktor Orban.

Un altro aspetto controverso è emerso quando Flaminia Pace, ex presidente del circolo del Pinciano, ha dichiarato che i fondi destinati al servizio civile sarebbero stati utilizzati per finanziare le attività del movimento. 
Dopo la diffusione dell’inchiesta, Flaminia Pace si è dimessa dal Consiglio nazionale dei giovani.

Nell’inchiesta vengono poi individuati anche due parlamentari di Fratelli d’Italia, quali Marco Perissa e Paolo Trancassini, la cui presenza sembrerebbe confermare la consapevolezza da parte degli esponenti del partito di questi comportamenti all’interno dell’organizzazione politica giovanile.
Anche Nicola Procaccini, eurodeputato e co-presidente del gruppo ECR, è stato menzionato, sebbene lui abbia negato le accuse di aver fatto il saluto fascista e abbia annunciato l’intenzione di denunciare per diffamazione chi ha diffuso questa informazione, secondo quanto riportato dal Quotidiano Nazionale.

Un altro aspetto riguarda poi il Presidente del Senato Ignazio La Russa, nonché co-fondatore di Fratelli d’Italia, egli è stato al centro di polemiche per la presenza di busti di Benito Mussolini nella sua abitazione privata, sebbene costui si sia difeso citando la bellezza artistica e storica delle opere negando l’affinità ideologica.

In conclusione, l’attività del governo e le varie controversie hanno acceso il dibattito pubblico nelle piazze, nonché sui social, specie su X (ex Twitter). Resta tuttavia ancora da valutare se l’effettiva volontà della Premier Meloni di intervenire così assiduamente sulla legislazione vigente si riveli un azione efficace, capace di soddisfare altresì le pretese dell’Unione Europea, o se tali azioni politiche produrranno invece l’effetto opposto, ovvero quello di richiamare la paura degli elettori di una contaminazione di ciò che costoro hanno più a cuore: la costituzione.

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