In un mondo in continua evoluzione, i diritti umani rimangono una sfida fondamentale per governi e organizzazioni internazionali. Le violazioni persistono, mentre si cerca di garantire un rispetto universale attraverso leggi, trattati e interventi. Questo articolo esplora le risposte della comunità globale e le difficoltà che emergono nel proteggere questi diritti fondamentali.
Per diritti umani si intende l’insieme dei diritti che spettano alla persona in quanto essere umano, questi vengono definiti inalienabili, universali e fondamentali.
Le prime tracce di difesa dei diritti umani risalgono al 1215, con la firma della Magna Charta Libertatum, in Inghilterra, a cui seguì poi il Bill of Rights nel 1689 e, nel 1789, la Dichiarazione Francese dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino.
Le fonti.
Ad oggi, la tutela dei diritti umani, nel diritto internazionale, avviene attraverso sistemi giuridici vincolanti (tra cui la Convenzione sulla tortura o la Convenzione sul genocidio) e non vincolanti. Tra questi ultimi, di fondamentale importanza è la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo.
La Dudu.
Approvata nel 1948 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, la Dudu si basa su quattro importanti pilastri: dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza. Non a caso, l’art. 1 detta: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. La Dichiarazione ha costituito la base della codificazione dei diritti dell’uomo a livello regionale e universale.
Il consiglio dei diritti umani.
Nato nel 2006, ha sede a Ginevra ed è un organo sussidiario dell’Assemblea Generale dell’Onu. Il Consiglio ha il compito di promuovere la tutela dei diritti umani, occupandosi delle situazioni di violazione di questi ultimi e formulando all’Assemblea raccomandazioni sul tema. Inoltre, attraverso la Universal Periodic Review (esame periodico universale), sottopone i membri delle Nazioni Unite ad un controllo sull’applicazione dei diritti umani nel loro ordinamento. Il Consiglio si riunisce per almeno tre sessioni l’anno ed è composto da 47 membri (13 per i Paesi Africani, 13 per i Paesi Asiatici, 6 per i Paesi dell’Europa orientale, 8 per l’America Latina e Caraibi, 7 per l’Europa Occidentale e altri Stati), eletti ogni 3 anni per massimo due mandati consecutivi (l’Italia ne ha fatto parte nel triennio 2007-2010 e nel triennio 2011-2014).
Nonostante sia un organo di rappresentanti governativi, il Consiglio è aperto al contributo delle ONG che possono partecipare alle sedute e presentare documenti scritti.
La Corte Penale Internazionale.
La corte dell’Aja è la prima giurisdizione internazionale permanente competente a giudicare i più gravi crimini di rilevanza internazionale (genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra, crimini di aggressione). Lo Statuto entra in vigore nel 2002 e, ad oggi, ne sono parte 123 paesi. Non è un organo delle Nazioni Unite ed esercita i propri poteri e le proprie funzioni sul territorio di qualsiasi Stato Parte, a meno che non si parli di crimini facenti parte del diritto internazionale consuetudinario (in questo caso, la giurisdizione è estesa anche agli Stati non firmatari dello Statuto). Non sono parte della Convenzione di Roma due delle superpotenze del Consiglio di Sicurezza dell’ONU: Russia e Stati Uniti, la cui assenza di collaborazione ne limita l’efficacia.
Le ONG.
Le organizzazioni non governative sono organizzazioni private senza scopo di lucro, completamente autonome dagli Stati e dalle organizzazioni governative internazionali ma che possono essere accreditate presso organismi internazionali. Le ONG hanno un ruolo cruciale nel portare all’attenzione della comunità internazionale questioni riguardanti diritti umani monitorando l’azione dei governi e facendo pressione. Tra le ONG si possono ricordare Amnesty International, o Diritti Umani Senza Frontiere che, attraverso campagne di sensibilizzazione e rapporti dettagliati, mettono in luce le violazioni commesse a discapito di chi spesso non riesce a farsi sentire.
Limiti del sistema di tutela dei diritti umani.
Nonostante la presenza di meccanismi di controllo, esistono casi di violazioni rimaste impunite. L’intervento della comunità internazionale risulta complesso e limitato dal principio di sovranità nazionale (il diritto ad autogovernarsi senza interferenze esterne) – principio sfruttato dai governi autoritari per giustificare la repressione interna e resistere alle pressioni degli organi internazionali – e dai rapporti fra le varie nazioni (alcuni stati, pur violando i diritti umani, godono di alleanze politiche o militati con potenze globali).
Spesso, inoltre, nonostante gli accordi internazionali, i Paesi non riescono ad integrare le norme nei propri sistemi giuridici a causa di differenze culturali (soprattutto di natura religiosa) o politiche, o riguardanti il sistema giudiziario. Un altro dibattito riguarda la non esistenza di meccanismi di follow-up efficaci per poter far rispettare le raccomandazioni emesse dagli organi internazionali: non vi è monitoraggio rigoroso e gli Stati hanno difficoltà a rispettare i propri impegni.
Prospettive future.
Nonostante le diverse sfide, anche emergenti come quella del rispetto dei diritti umani nell’era digitale, le ONG e la società civile stanno ottenendo sempre più importanza nella promozione e nella difesa dei diritti umani, riuscendo a mobilitare l’opinione pubblica, creando movimenti globali (Black Lives Matter, ad esempio) e dimostrando che la partecipazione attiva dei cittadini può avere un impatto più che significativo sulle politiche nazionali e internazionali.