Il Nastro dell’Anno è C’è ancora domani, film diretto, scritto e interpretato da Paola Cortellesi che, nel 2023, ha emozionato l’Italia intera. I grossi risultati (più di 5 milioni di spettatori raggiunti, film dell’anno ai Nastri d’Argento 2024, tra i primi 10 nella classifica per incassi) potrebbero dimostrare il forte interesse per i temi affrontati dall’opera: patriarcato, violenza di genere, diritti delle donne. 

C’è Ancora Domani racconta in bianco e nero la storia di Delia, una donna romana del secondo dopoguerra, madre di tre figli e moglie di Ivan, marito padrone da cui è quasi completamente dipendente e da cui viene picchiata “a suon di musica” per qualsiasi disattenzione. La regista, infatti, decide di raffigurare le scene di violenza ironicamente attraverso balletti accompagnati da musica che paradossalmente ne accentuano la brutalità.

Insomma, la Cortellesi non è più sicuramente la tredicenne di Cacao Meravigliao ma, come per la canzoncina che tutt’oggi anche le nuove generazioni riconoscono, C’è Ancora Domani rimarrà sicuramente impresso nella memoria di molti. Paola centra l’obiettivo attraverso un linguaggio cinematico particolare e lascia gli spettatori a bocca aperta con un finale quasi inaspettato ma che “ci fa impazzao”. 

A distanza di ottanta anni, però, di mariti, compagni e uomini padrone ne siamo ancora pieni. Allargare il suffragio universale ed abolire la monarchia non è bastato a fermare completamente le violenze che le donne subiscono quotidianamente e che spesso non vengono neanche riconosciute. In Italia, sono 120 i femminicidi nel 2023, oltre la metà attribuiti al partner o all’ex partner della donna uccisa e circa il 20% ad altri parenti; 4 omicidi su 5 avvengono quindi nell’ambito familiare ristretto o allargato (ISTAT) e proprio mentre nelle sale viene trasmesso C’è ancora domani, il più mediatico di tutti: l’omicidio di Giulia Cecchettin. 11909 le vittime che si sono rivolte al 1522, di queste 11632 sono (o erano) donne (ISTAT). 

Ma non si parla solo di violenza fisica, quanto sociale. Eurostat conferma che il tasso di occupazione femminile italiano è tra i più bassi d’Europa e che, in Italia, il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni al IV trimestre 2022 è stato pari al 55%, a differenza della media UE del 69,3%. Nel nostro paese, inoltre, si registra un divario tra l’occupazione femminile e quella maschile: le donne occupate, infatti, sono 9,5 milioni circa, mentre gli uomini sono circa 13 milioni. Una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. In generale, il divario lavorativo tra uomini e donne è pari al 17,5%, divario che aumenta in presenza di figli ed arriva al 34% in presenza di un figlio minore nella fascia di età 25-54 anni (INAPP). Inoltre, il gap salariale tra uomini e donne è di 7922 € (INPS). 

A questi dati altamente tragici, l’Italia risponde con una strategia quinquennale che si ispira alla Strategia adottata dalla Commissione Europea nel marzo 2020. La Strategia Nazionale per la parità di genere 2021-2026 si concentra su cinque priorità (lavoro, reddito, competenze, tempo e potere) e per ciascuna di esse prevede delle misure distinte: dalla revisione del supporto per le imprenditrici mamme, all’introduzione di corsi nelle discipline STEM, ad incentivi per l’introduzione di aziende femminile. ِِE ancora, il governo risponde con le Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica (L. 168/2023) che prevedono una tutela rapida e anticipata alle vittime di violenza domestica, atti persecutori e cyberbullismo. 

Ma quanto queste misure siano ancora troppo poco efficaci lo confermano Rosa D’Ascenzo, Maria Russ, Delia Zarniscu, Ester Palmieri, Elisa Scavone, Annalisa Rizzo, Antonella Salamone, Renée Amato, Nicoletta Zomparelli, Maria Ferreira, Sara Buratin, Aneta Danecik, Li Xuemei, tutte donne uccise da partner, ex partner e addirittura padri, in questi primi mesi del 2024. 

Il problema è alla base: una cultura patriarcale, di uomini che abusano del proprio potere fisico ed economico su donne poco tutelate dal sistema in cui vivono e che con difficoltà cercano di emergere.

E se questi numeri non riescono ad aprire gli occhi su quella che è un’evidente disfunzione della nostra società, allora non c’è ancora domani ma ancora, domani, ritroveremo l’ennesima vittima.

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