L’ospedale Gemma De Posis ha rappresentato per anni un punto di riferimento imprescindibile per i cittadini di Cassino; oggi è “il vecchio ospedale”, un edificio abbandonato situato all’ingresso della città e da tutti ricordato con un sentimento di rammarico e nostalgia.
L’atto di nascita risale al 1357 e si deve all’iniziativa della vedova di un ricco giurista che, grazie ai beni ereditati, fece realizzare un ospedale ai piedi di Montecassino. Esso fu gestito per secoli dai monaci benedettini, che gli garantirono una sopravvivenza lunghissima: rimase in vita, come istituto pubblico di assistenza e beneficenza, fino al 1944, anno in cui l’intera città di Cassino fu rasa al suolo dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1958, con i diritti di ricostruzione dell’istituto assistenziale, rinacque e fu intitolato proprio a Gemma De Posis, la gentildonna che aveva donato a Cassino il suo primo ospedale. Nello stesso contesto, poiché urgevano risposte più adeguate alle esigenze dei cittadini da parte delle strutture ospedaliere, si rese necessario un ampliamento che triplicò le dimensioni originarie e consentì l’attivazione di nuovi servizi. In pochi anni il Gemma De Posis divenne un ospedale prestigioso, un vero e proprio presidio di riferimento non solo per la città e per il Cassinate, ma anche per numerosi altri Comuni del Lazio e dei territori campani e molisani di confine. La sua eccellenza era il prodotto della commistione di diversi fattori: la competenza del personale medico, l’alta qualità delle prestazioni, ma anche la sua posizione strategica che permetteva una grande gravitazione popolare attorno ad esso. Nel 1972 alle attività ospedaliere fu affiancata una scuola per infermieri professionali e per il completamento dei corsi per tecnici di laboratorio medico e tecnici di radiologia medica. Questo aspetto contribuì ad accrescere la popolarità dell’istituto: esso assunse un valore sociale ancor più rilevante perché offrì nuove prospettive occupazionali ai giovani diplomati della città e del territorio circostante. Nel 1980, anno in cui fu varata la riforma sanitaria, l’ospedale perse la sua autonomia giuridica, rientrò nella gestione dell’Unità Sanitaria Locale Frosinone 10 e fu affidato a un commissario straordinario fino al 30 giugno 1994. La sua attività cessò definitivamente nel 2006, quando sorse il nuovo Ospedale Santa Scolastica.
Da allora, ciò che rimane di una struttura d’eccellenza riconosciuta dai cittadini non è altro che un casermone abbandonato, che desta tristezza non solo per le sue condizioni attuali, ma anche per la desolazione dovuta al mancato impegno per una sua riqualificazione completa e per un riutilizzo utile alla comunità cittadina. I locali del vecchio ospedale, infatti, sono stati utilizzati solo in minima parte: un’ala è stata occupata dalla “Casa della Carità”, nata nel 2009 grazie all’impegno di Suor Ermanna Beccacece, luogo di accoglienza e sostegno per le persone bisognose; dal 2018 invece, dopo la ristrutturazione del piano terra, vi ha trovato sede il Consultorio Familiare. Il resto è, ad oggi, in stato di abbandono, nonostante siano stati elaborati numerosi progetti per il suo riutilizzo: nel febbraio 2017 fu approvato, in Consiglio Regionale, un ordine del giorno con il quale la Regione Lazio si impegnava a provvedere a un riutilizzo delle strutture del Vecchio Ospedale con l’idea di trasformarlo in una “Cittadella della Salute”, un centro in cui concentrare tutte le strutture sanitarie di Cassino e gli ambulatori che sono dislocati in diverse parti della città, spesso in stabili privati molto costosi e di difficile fruizione anche per i cittadini, per via del traffico e della scarsità di parcheggi. Nel 2021, invece, fu prospettata nuova vita per il Gemma de Posis nell’ambito del Progetto Sanità: si tratta di un’ambiziosa opera di innovazione e ampliamento delle strutture sanitarie del Cassinate, in virtù dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede, per quanto concerne il vecchio ospedale, l’istituzione di una Casa delle comunità Hub e un ospedale di comunità. È, però, tutto ancora sulla carta.
Se si guarda ai diversi progetti ideati e all’impegno da parte della società civile per la rivitalizzazione del Gemma De Posis, il contrasto con le condizioni reali dell’edificio è lampante: sebbene siano state avanzate proposte da parte delle istituzioni locali e nazionali da un lato, e messe in campo attività dall’alto valore sociale dall’altro – si pensi all’impegno di Suor Ermanna – in entrambi i casi si è trattato di iniziative molto circoscritte o inapplicate ed è mancato un piano integrato e complessivo. Questo non significa, però, che un piano integrato e complessivo non sia realizzabile: immaginare una grande struttura all’ingresso della città di Cassino, che contenga tutte le strutture sanitarie attualmente dislocate e un ospedale di comunità – fondamentale per la promozione di una rete di medicina di prossimità – che vada a integrare l’essenziale servizio svolto dal Consultorio Familiare e che sia affiancato da un luogo di accoglienza e integrazione, eventualmente da arricchire e ampliare, anche grazie ai fondi del PNRR, è possibile. Entrare a Cassino e tornare a vedervi, dopo quasi vent’anni, un presidio di riferimento per quanto riguarda non solo la sanità, ma un complesso di servizi per la comunità, è un obiettivo concreto che si può e si deve perseguire.