Il 31 ottobre di ogni anno, si celebra in America e in Canada la festa di Halloween e, da qualche tempo essa è atterrata pure sul suolo italiano.

Halloween è una festa pre cristiana di origine celtica che nel continente americano è molto sentita e avviene con una grande e gioiosa partecipazione di gente di tutte le età e di tutti i ceti sociali che gira per i quartieri delle città, oppure per paesi e villaggi, bardata con orrende maschere.

I bambini vanno in giro e bussano a tutte le porte dicendo: “Dolcetto o scherzetto?”

Per questo motivo le brave signore fanno trovare dolci in abbondanza, mentre delle grosse zucche gialle, che hanno sembianze umane, trionfano in tutte le case ed anche negli esercizi commerciali.

Voi vi chiederete: perché le persone vanno in giro con quelle orrende maschere?

La ragione è molto antica.

Un tempo si pensava che gli spiriti cattivi uscissero la notte del 31 ottobre e andassero in giro a compiere malvagità. Per questo motivo, nella notte stregata la gente si traveste assumendo le stesse sembianze di elfi, streghe, stregoni, ecc. in modo da riconoscerli, combatterli e neutralizzare i loro malefici.

Ricordiamo che si trattava di credenze molto antiche, anteriori al cristianesimo, ma che sono rimaste attuali e molto sentite nei paesi nordici e, soprattutto, in America del Nord.

Non so quanto questa festa abbia attecchito in Italia, c’è però, a distanza di un giorno, un’altra festa, ma più che festa, una ricorrenza, quella dei morti, che ricorda vagamente Halloween ed ha luogo in Sicilia.

In terra di Sicilia, infatti, oltre alla tradizionale commemorazione dei defunti che si svolge tra riti religiosi e visite ai cimiteri, vi è anche un aspetto che interessa molto i bambini ai quali vengono dati prelibati dolcetti d’ogni tipo, dono dei cari defunti.

A tale proposito, essendo io di origine siciliana, ho un ricordo personale e lo partecipo volentieri al lettore.

Ricordo, infatti, che la mattina del 2 novembre, alle prime luci dell’alba, i bambini si svegliavano eccitati e correvano per le strade suonando trombette, puntando pistole di plastica e fucili, lanciandosi palloni colorati, coriandoli e stelle filanti. Le strade si riempivano di gente vociante ed era un tripudio di grida festose e di risate.

Per l’occasione venivano fatti dei dolci dal nome inquietante, ossa di morti, ma non inquietavano nessuno perché erano particolarmente buoni. Si trattava di un biscotto duro con sopra disegnato una parte del corpo umano, di solito mani o piedi, costituiti da una glassa di zucchero che era una vera delizia. I bambini ne andavano matti, ma anche gli adulti non scherzavano e non c’era persona che non ne avesse uno in mano.

Questo lo spirito della festa, ma la considerazione di fondo appare chiara ed è la seguente: pur in presenza di culture e tradizioni così diverse e così lontane, i popoli hanno sempre avvertito il desiderio di proteggersi dal male e di stemperare il pensiero molesto della morte con la delicata storia del ritorno sulla terra dei propri cari perduti. In questa prospettiva, la religione, qualunque religione, esercita un’azione di raccordo tra i due mondi, quello terreno e quello dei trapassati.

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