E’ Natale e a ricordarcelo, caso mai ce ne fossimo dimenticati, ci pensano le mille luci colorate delle vetrine addobbate a festa che invitano ed invogliano ad entrare, alla faccia della crisi che ha già devastato il bilancio delle famiglie e delle ombre sinistre che si allungano su tempi di vacche magre che ancora imperverseranno sulle abitudini gioiose della gente del periodo più atteso dell’anno.
E’ Natale, nonostante tutto e, diciamolo con Lorenzo il Magnifico:
“Chi vuol essere lieto, sia
del doman non v’è certezza!”
E allora, via di corsa nei negozi che espongono ogni ben di dio, nei mercati che espongono di tutto e di più, dai giocattoli tradizionali a quelli futuristici, dai maglioni made in China che scimmiottano griffe nobili di fama mondiale alle scarpe di vil cartone spacciate per calzature di pelle che più pelle non si può, nei supermercati che traboccano di prelibatezze d’ogni genere per dare modo di imbandire la festosa tavola di Natale in modo tale da ricordarla da un anno all’altro.
E’ Natale, dunque, e lo è per tutti, per i credenti ed anche per coloro che non lo sono, o appartengono ad altri Credo.
Non importa, l’atmosfera del Natale contagia tutti ed è un’atmosfera di serenità e di tolleranza, di augurio e di speranza che difficilmente lascia indifferenti.
E’ Natale nel cuore della cristianità ed è Natale nei Paesi freddi che lambiscono il circolo polare artico; è Natale nei Paesi dell’Africa nera e in quella del Sahara infuocato; è Natale negli sterminati territori del continente asiatico, nel continente australe e nelle lontane Americhe.
E’ Natale e la chiesa è in festa perché la notte del 24 dicembre rievoca il prodigio accaduto nella misera stalla di Betlemme.
I bambini esprimono il loro stupore incantato davanti al presepe e gli adulti ridiventano bambini.
Questo è Natale e sono giorni di magia che rendono unica ed irripetibile l’atmosfera che aleggia attorno all’albero di Natale ed al presepe, potenti simboli di una tradizione che si tramanda da secoli.
L’albero di Natale, ovvero il tenero e dolce abete che viene addobbato con luci e festoni di tutti i colori dell’arcobaleno, appartiene ad una tradizione del centro e del nord Europa, perché fa parte dei luoghi e del clima freddo, ma da tempo immemorabile è entrato a far parte anche della tradizione italiana e si integra con il presepe nel rendere gioiosa anche la più umile delle nostre case.
Ma il presepe ha una storia a sé ed è una storia secolare che vale la pena ricordare.
Sapete quando fu creato il primo presepe e chi ne fu l’autore?
Il primo presepe della storia è stato creato da San Francesco d’Assisi nella notte di Natale del 1223 a Greccio, vicino Rieti., con animali veri, il bue e l’asinello, e con personaggi in carne ed ossa.
Frate Francesco, che viveva a Greccio già dal 1209 in una povera capanna, aveva ricevuto dal castellano del luogo, Giovanni Velita, suo grande amico, l’offerta di un alloggio più confortevole che gli avrebbe costruito nel luogo da lui prescelto.
La scelta avvenne con una modalità che solo a frate Francesco poteva venire in mente, ma il suo amico e benefattore non batté ciglio.
Francesco chiamò un ragazzo del luogo, gli consegnò un tizzone e gli disse di lanciarlo con tutta la sua forza dalla porta d’entrata di Greccio.
Il giovane ubbidì e il lancio fu talmente forte che il tizzone finì sul fianco di una montagna.
Giovanni Velita mantenne la promessa e nel luogo in cui cadde il tizzone costruì la dimora dell’amico frate, dimora che col tempo divenne un santuario francescano che esiste ancora oggi. Successivamente, in quei pressi, Frate Francesco, in ricordo della nascita di Gesù Bambino, volle ricreare in una grotta lo stesso scenario nel quale si era verificato il divino evento di Betlemme e a tale scopo chiese, ed ottenne, la partecipazione di persone del luogo che ben volentieri si prestarono, con i loro animali domestici, a raffigurare gli umili testimoni della nascita di Gesù.
Oggi, come allora, la festa del Natale si celebra nella grotta scelta da san Francesco, con grande partecipazione di fedeli e con un centinaio di figuranti in costume medioevale per rievocare quell’evento storico.
La sera del 24 dicembre degli araldi a cavallo, al suono squillante delle trombe, invitano i fedeli a recarsi nella grotta e, a passo lento e solenne dei cavalli bardati con paramenti dell’epoca, li precedono lungo la via alla luce delle fiaccole.
I figuranti in costume formano quattro quadri viventi che narrano la storia:
Il primo quadro raffigura l’arrivo di Frate Francesco sui monti di Greccio, il secondo, il lancio del tizzone ardente, il terzo, l’incontro del poverello di Assisi con l’amico Giovanni ed infine, il quarto, e più importante, crea con i personaggi viventi l’atmosfera dell’attesa della nascita del Salvatore nella grotta.
E nella grotta, allo scoccare della mezzanotte, viene celebrata la messa solenne con i canti tradizionali di Natale ed il suono delle ciaramelle e al termine della funzione ai fedeli viene distribuito un ramoscello di fieno benedetto.