I quaderni dei bambini e le scritture infantili

A tutti è capitato, rovistando nelle cantine, nelle soffitte o in vecchi bauli, di ritrovare vecchi quaderni dei nonni o vecchi libri dei genitori: tutti segnati a matita o a penna, a volte con pagine strappate e copertine così diverse da quelle che noi siamo abituati a vedere per i nostri materiali scolastici, questi oggetti ci hanno fatto sicuramente sorridere.

Magari, qualche volta, abbiamo anche provato a buttarci uno sguardo e a sfogliarne le pagine ingiallite, senza però prestarci troppa attenzione. Quegli oggetti, magari, ci hanno strappato una risata, ma poi sono finiti irrimediabilmente sul fondo di quella cantina, soffitta o baule nel quale li avevamo trovati, e dopo poco ce ne siamo nuovamente dimenticati. La scrittura è bella perchè è onesta

Una fonte insostituibile

Questi materiali, tuttavia, proprio per l’essere così comuni, rappresentano una risorsa irrinunciabile per la ricerca nell’ambito pedagogico, linguistico, storico e sociale, che solo recentemente sono stati presi più seriamente in considerazione.

Attraverso la storia di questi oggetti e del loro contenuto si può infatti avere uno spaccato sincero e originale della storia dell’educazione del nostro paese: quali materie venivano insegnate a scuola, oltre alle solite matematica e grammatica, come venivano insegnate e come venivano recepite dagli alunni in base a sesso, età e provenienza sociale.

Un quaderno di economia domestica del 1950
Un quaderno di economia domestica del 1950

Oltre a ciò, questi oggetti sono fonti importanti che possono darci un’idea della storia sociale di un paese, una città o una nazione, la quale viene raccontata attraverso gli occhi onesti e stupiti dei bambini: di feste tradizionali che magari, col passare del tempo, sono andate perdute; di usanze familiari e regionali che, inconsapevolmente, sono portate avanti anche oggi; di storie, favole, filastrocche e barzellette che, mutevoli ma immutabili, passano da generazione in generazione, da padre a figlio e da nonno a nipote.

Giuseppe Lombardo Radice, un pioniere della pedagogia

Il pedagogista Giuseppe Lombardo Radice
Il pedagogista Giuseppe Lombardo Radice

Uno dei primi studiosi che si interessò allo studio dei quaderni dei bambini fu il pedagogista Giuseppe Lombardo Radice: responsabile della parte relativa alle scuole elementari per quanto riguarda la riforma Gentile del 1923, il Radice volle avere diretta testimonianza di come veniva applicata questa riforma e dei suoi effetti.

Fece così in modo di farsi mandare, a partire dal 1927/28, i quaderni dei bambini delle elementari, soprattutto provenienti dal nord Italia e dal Canton Ticino, così da vedere con i propri occhi cosa e come scrivevano gli alunni. La scrittura è bella perchè è onesta

Purtroppo non tutto quello che arrivò si può considerare un campione onesto: alcune maestre e maestri, dovendo mandare gli elaborati ad un uomo di tale importanza, si sentirono forse giudicati da un punto di vista professionale. Credendo che Lombardo Radice volesse esaminare come e se venissero insegnati gli ideali fascisti all’interno della scuola e soprattutto se i bambini stessero imparando a dovere la lingua italiana, si premurarono di mandare quelli che, secondo loro, erano i “quaderni migliori”, a volte compiendo una decisa e violenta selezione. La scrittura è bella perchè è onesta

Ciò che ne risultò, in alcuni casi, furono dei campioni assolutamente artificiali, che avevano perso quella naturalezza di forma ed espressione che invece il pedagogista si augurava di trovare.

In mezzo a questi, però, ne arrivarono altri in cui si vedeva tutta l’onestà dell’alunno e del suo mondo: descrizioni delle mamme, dei babbi, dei natali in famiglia, dei paesaggi e degli animali cui erano abituati, dietro i quali, come uno sfondo sfuocato, a tratti si può percepire la realtà storica che si viveva negli anni del Ventennio. La scrittura è bella perchè è onesta

La lingua onesta dei bambini

Non solo dal punto di vista storico e sociale questi materiali si dimostrano utilissime fonti, ma, come già anticipato, anche dal punto di vista linguistico: i bambini, imparando la scrittura, la esercitano nel modo che per loro è il più diretto, onesto ed espressivo possibile. Ancora immuni da tutta quella gamma di espressioni scrittorie cui tutti noi veniamo sottoposti, e che spesso tendono a far diventare la lingua uno strumento “acomunicativo” piuttosto che comunicativo (basti pensare alla lingua, assolutamente infrequentabile, usata in ambito burocratico), si potrebbe veramente dire che i bambini “parlano come mangiano” e “scrivono come parlano”.

Nel descrivere dunque il compleanno della mamma, la piccola Patrizia, nel suo diario del 31 gennaio del 1957, non descrive le tavole imbandite, non ne enumera i cibi che vi appaiono, non descrive i vestiti eleganti dei parenti, ma semplicemente dice: «Oggi ha compiuto gli anni la mia mamma. In casa abbiamo fatto festa.» e lascia a noi il piacere di immaginarla.

Allo stesso modo, la piccola Donatella, accorgendosi che una mattina del novembre del 1959 piove, non ci descrive il cielo adombrato dalle cupe nubi autunnali, non ci racconta dell’aria pungente che entra fin dentro le ossa, ma con una penna appunta onesta sul suo quadernino: «Oggi è un brutto giorno perché il cielo è grigio e piove».

Su queste immagini, belle nella loro semplicità, si proiettano, rosse, le correzioni dei maestri e delle maestre, che, col loro bagaglio linguistico e culturale, insegnano che è sbagliato dire che «Papà fa l’operario», ma bisogna dire che «Papà fa il mestiere dell’operaio»; allo stesso modo, la piccola Carla, nel febbraio del 1950 si trova a scrivere sotto dettatura che «Come gemme incastonate in un gioiello le città d’Italia splendono al sole, si adagiano in riva al mare, si elevano superbe ai piedi delle montagne o nelle verdi pianure», lei che poco più di un mese prima alla domanda «Perché ti piace il fuoco?» rispondeva «A me piace molto il fuoco perché è molto bello.».

Dettato su "Le città d'Italia" del 1950
Dettato su “Le città d’Italia” del 1950

Dove vengono conservati e dove vederli

Si potrebbe dunque dire che, proprio come le scritture bambine, gli studi che le riguardano sono bambini essi stessi. Come tutti i bambini, però, sono destinati a crescere e, proprio grazie al crescente interesse riguardo a questo ambito di studi, stanno nascendo sempre più musei dell’educazione, della storia della scuola e del libro infantile in tutta Italia, l’ultimo dei quali dovrebbe aprire nella primavera del 2023 a Milano (l’articolo: “La scrittura è bella perchè è onesta” ne fornisce un elenco più dettagliato). Sono tipologie museali che passano inosservate, quasi secondarie rispetto alle affascinanti Gallerie di Arti Moderne e Contemporanee, ai vari Musei di Storia Naturale e Musei Archeologici, eppure, una volta entrati, ci si accorge che il patrimonio lì conservato è non solo immenso, ma ancora, per la maggior parte, sconosciuto ai più. Questi musei vivono e crescono dei contributi dei cittadini, sia che questi lo visitino e basta, sia che lo aiutino ad ingrandire il proprio patrimonio donando tutti quei materiali trovati un po’ per caso e che per alcuni potrebbero non avere valore, per altri potrebbero averne poco, ma per alcuni hanno un valore sterminato. La scrittura è bella perchè è onesta

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