Venezia non avrebbe, in realtà, bisogno di presentazioni né di elogi. Famosa e unica in tutto il mondo – e da tutto il mondo imitata – questi ogni anno si riversa fra le sue calli per poterla vedere e immortalare in una fotografia. Come una cartolina d’eccezione italiana, i suoi panni stesi, le sue piazze, i suoi campi e i suoi canali da sempre ispirano scrittori, pittori e fotografi, regalando l’espressione più diretta e la concretizzazione dell’aggettivo “pittoresco”. Venezia benedizione e condanna

Proprio la sua indiscutibile bellezza, oltre alla posizione geografica a guardia del mar Adriatico, ha fatto sì che Venezia sia stata una delle città più importanti e influenti sia sul piano politico che su quello culturale e artistico.

Foto di Cristina Gottardi su Unsplash
Foto di Cristina Gottardi su Unsplash – vista dalla terrazza del Fondaco dei Tedeschi

Venezia polo culturale, politico e artistico

Senza soffermarsi troppo sulla sua storia, che richiederebbe maggior tempo e conoscenza per essere trattata in modo soddisfacente, basti ricordare che Venezia si discosta, durante tutto il periodo medievale e rinascimentale, per la sua inusuale forma di governo: una Repubblica – ma forse più monarchia elettiva – che la rendeva una città diversa da tutte le altre d’Italia, considerata spesse volte un porto franco per i rifugiati politici, come, per esempio, il filosofo Giordano Bruno. La storia della Serenissima finirà bruscamente nel 1797 quando Napoleone Bonaparte, con la firma del trattato di Campoformio, cederà il dominio veneziano agli austriaci, ponendo così la fine ai 1100 anni d’indipendenza della città di Venezia e dello Stato da mar. Venezia benedizione e condanna

Bonaparte presenta il trattato di Campoformio, illustrazione di Denis Auguste Marie Raffet
Bonaparte presenta il trattato di Campoformio, illustrazione di Denis Auguste Marie Raffet

Nonostante comunque le sue vicissitudini storiche Venezia fu sempre uno dei fari artistici e culturali non solo d’Italia, ma del mondo intero: patria e ispirazione dei pittori Jacopo Robusti, o Tintoretto, (1518-1594) e Antonio Giovan Canali, meglio conosciuto come il Canaletto, (1697-1768) le cui opere si possono ammirare alle Gallerie dell’Accademia, Venezia fu anche luogo d’azione dei ben noti Giambattista Tiepolo e Antonio Canova, di cui si può ammirare il monumento funebre nella Basilica dei Frari.

Venezia non fu però solo una città di pittura, ma anche di teatro: proprio Venezia fu luogo dell’attività del commediografo Carlo Goldoni e della sua “riforma teatrale”, avvenuta nella metà del Settecento, e luogo di alcuni dei teatri più famosi d’Italia: il teatro Carlo Goldoni e il Gran Teatro La Fenice, ad oggi il principale teatro dell’isola e uno dei più prestigiosi al mondo. Venezia benedizione e condanna

Oltre a ciò, decisamente da ricordare è l’attività dell’editore Aldo Manuzio (ca. 1449 – 1515), che con le sue edizioni aldine introdusse delle innovazioni nell’ambito dell’editoria che rimangono insuperate fino ai giorni nostri: sue sono infatti importanti innovazioni quali la definitiva regolazione dell’uso della punteggiatura e l’invenzione del carattere corsivo, detto appunto corsivo italico o aldino.

Aldo Manuzio
Aldo Manuzio

Non si può cominciare, poiché sicuri si sarebbe di non poter finire, la lista di quegli scrittori per cui Venezia fu fonte eterna d’ispirazione e di immagini, i cui ritratti si susseguono di pagina in pagina, sempre diversi e sempre nuovi in base al punto di vista.

È infatti innegabile che Venezia eserciti un immediato ed evidente fascino su chiunque ci posi gli occhi sopra, su chiunque abbia modo di vedere il sole calare dal ponte di Rialto o cammini sulla Riva degli Schiavoni. Eppure, non tutti sono in grado di capire che questa sua innegabile bellezza è sì la sua benedizione, ma soprattutto la sua condanna.

Venezia e la sua condanna

Come detto all’inizio, ogni anno il mondo si riversa nelle calli di Venezia per cercare di strappare un pezzo di quella magia e portarselo a casa, appendendolo sul muro o mettendolo come sfondo del telefono. Questo mondo ha un numero preciso, ovvero dodici milioni e centomila persone: queste costantemente si trovano a dover sgomitare su un’isola che, per quanto ci si voglia illudere della sua grandezza, non supera i 5 km di lunghezza e i 55.000 abitanti. Ci troviamo quindi davanti ad una cittadina (anche se paesino sarebbe più giusto), che viene trattata come se fosse una metropoli come Roma, Milano e Firenze.

Non è certo una novità. Il problema del turismo a Venezia persiste da molto tempo e da molto tempo viene denunciato e criticato, ma ciò che sconvolge è che i principali autori di questa mercificazione, quelli che fanno di questa città un set fotografico, sono i veneziani stessi. Coloro che dovrebbero maggiormente tutelarla sono coloro che, purtroppo, ne hanno meno rispetto. Venezia benedizione e condanna

Non sono pochi i casi, infatti, in cui si vede attività veri simboli di Venezia venduti a chi più se lo può permettere: abbiamo quindi l’hotel Danieli, storico hotel di lusso di Venezia, che la leggenda diceva essere stato venduto al miliardario Bill Gates; c’è Elton John, con la sua casa sull’isola della Giudecca vicino ai Tre Oci; Woody Allen, inizialmente affascinato dal palazzo Ca’ Dario, ma che, data la sua oscura leggenda, ha optato anche lui per una casa in Giudecca. Il problema di questi gesti non è tanto il fatto che i beneficiari siano sempre persone ricche e famose, e non sono nemmeno i beneficiari stessi. Il problema alla base di ciò è che questo comportamento tradisce una mentalità, tutta veneziana, di totale servilismo al denaro.

Questi fatti appena elencati assumono infatti significato se viene anche detto che, proprio quest’anno, dopo che gli spostamenti sono tornati ad essere più liberi dalla fine della pandemia, sono scattati una serie di sfratti sia a residenti, ma anche a studenti, così da poter convertire gli appartamenti in locazioni turistiche.

A vari, e sicuramente onesti, tentativi di ripopolare la città di abitanti veri, e non comparse provvisorie, seguono dunque iniziative guidate dall’amore per il guadagno, le quali sono sia incentivate da privati, ma dal Comune stesso, e quindi dalla stessa città di Venezia, che da sola sembra starsi costruendo la strada per la sua distruzione.

Ciò non viene meno nemmeno nei momenti in cui Venezia deve affrontare una delle sue sfide più grandi, ovvero l’acqua alta. Il 12 novembre 2019, quando l’acqua raggiunse un’altezza di 187 centimetri, seconda solo all’acqua alta del 1966, ancora si vedevano per le calli sommerse sorridenti turisti, contenti di poter assistere ad una esperienza “così pittoresca e particolare”, a fotografare i residenti che contemplavano le loro attività ormai andate distrutte. Venezia benedizione e condanna

Si tratta dunque di un meccanismo che sembra ormai insito nella mentalità sia di alcuni veneziani che di alcuni turisti, quello di mercificazione, quello di città-souvenir in cui ogni oggetto e ogni persona (perfino i vecchietti seduti per strada) sembrano essere stati messi lì per essere catturati dalla macchina fotografica, a rendere tutto un po’ più “Italia Bel Paese”. Venezia benedizione e condanna

Venezia e la sua benedizione

Se solo invece si guardasse oltre uscendo da questo circolo vizioso, si potrebbe notare tutte quelle cose che invece rendono Venezia non solo una delle città più belle del mondo, ma anche una delle più vivibili: la funzionalità e organizzazione dei mezzi; il bassissimo, se non nullo, livello di criminalità; il basso livello di smog, dovuto al fatto che Venezia è una città senza macchine, piccola e percorribile tranquillamente a piedi; il basso livello di inquinamento luminoso, che permette, alla sera, di vedere il cielo e non quell’alone arancione dei lampioni; il ritmo di vita lenta, propria del paese, e non stressante, come a volte potrebbe sembrare; l’eccellenza delle sue università, che vantano collaborazioni con tutto il mondo; ultimo, ma non ultimo, il relativo basso prezzo della vita.

Spesso si sente infatti dire che Venezia è molto costosa, eppure, se si guarda bene, non è più costosa di città come Milano, Roma, Bologna, Napoli e Genova, ma semplicemente seguita da un’indegna fama: città molto turistica e quindi molto costosa.

Basterebbe poco, un semplice cambio di mentalità, perché Venezia cambi, perché diventi quella città bella in cui vivrei, piuttosto che quella in cui massimo ci si può stare un giorno, fare due foto e andarsene. Ci si renderebbe conto del perché è veramente bella, piuttosto che assumerlo come un dato di fatto, e la si vedrebbe sì inevitabilmente affondare, ma almeno non sotto ai passi dei turisti.

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