Conferenza stampa- Sala stampa della Camera dei Deputati.
Roma- Si è svolta il 25 marzo, presso la sala stampa della Camera dei deputati la conferenza “LE ROSARNO D’ITALIA: IL LAVORO STAGIONALE TRA LEGALITA’, SFRUTTAMENTO E AGROMAFIE”.
Il dibattito introdotto dal deputato PD, coordinatore intergruppo immigrazione Khalid Chaouki ha visto gli interventi di Alberto Barbieri- coordinatore generale MEDU (Medici per i diritti umani), Lamine Bodian- mediatore culturale, precedentemente bracciante a Rosarno, Stefano Masini – responsabile Ambiente, Territorio e Consumi Coldiretti, e Marco Miccoli- deputato PD, membro della Commissione Lavoro.
Legalità, rispetto dei diritti umani, lotta alla criminalità organizzata, sono stati i temi chiave su cui si è concentrata l’attenzione dei relatori. Scelta che non sorprende. In Calabria il 20% della forza-lavoro del settore agricolo poggia sugli immigrati. Duemila braccianti, prevalentemente di origine sub-sahariana, che costituiscono il grosso della forza lavoro stagionale della Piana di Gioia Tauro. La ‘ndrangheta presente sul territorio calabrese mette a rischio non solo il mercato, i produttori, e le aziende agricole, ma anche la qualità dei prodotti, la salute dei cittadini, e dei braccianti.
Le testimonianze di Alberto Barbieri, e del mediatore culturale Lamine Bodian (arrivato a Rosarno dal Senegal), hanno fatto luce su realtà aberranti. Condizione abitative disastrose e mortificanti. Livello igienico-sanitario nullo. In un contesto di questo tipo, la presenza dell’associazione MEDU è un’ancora di salvezza per i braccianti lasciati in balia di “padroni-sciacalli” che li schiavizzano anche per 9/10 ore di lavoro al giorno in cambio di uno stipendio misero e di un alloggio di fortuna in baracche senza acqua corrente ed elettricità.
Sembra quasi non destare stupore la notizia di un giovane immigrato, morto per il troppo freddo, perché non aveva trovato ricovero in una delle tendopoli allestite nel 2012 dal Governo: 450 i posti letti disponibili a fronte di una presenza di migranti pari al doppio.
Eppure qualche spiraglio di luce non manca. A Rosarno esistono anche imprenditori che, seppure in un contesto di difficile competizione economica e in un quadro sempre più complicato dalla crisi economica, si sono impegnati per garantire modalità diverse di accoglienza e dare ai migranti un lavoro che tenga conto delle condizioni di legalità e di rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.
Medici per i Diritti Umani in collaborazione con il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre – Laboratorio di Teorie e Pratiche del Diritto e con l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, la Fondazione Charlemagne, Fondazione con il Sud, Fondazione Nando Peretti, e la Open Society Foundation, ha avviato a gennaio a 2014 il progetto “Terra Giusta”. Un team di MEDU composto da un medico, un mediatore, e un coordinatore, dotati di un’unità mobile attrezzata ad ambulatorio svolgeranno attività di assistenza socio-sanitaria e forniranno informazioni sul diritto alla salute e sulle modalità di accesso ai servizi socio-sanitari territoriali, e supporto legale.
Medu non può da sola porre fine allo sfruttamento e alle pessime condizione di vita dei migranti. Per questo è necessario che a livello governativo si predisponga un piano d’accoglienza adeguato per la prossima stagione agrumicola. Ad oggi lo Stato non è intervenuto in maniera costante sul territorio, rifugiandosi dietro al fatto che molti degli immigrati sono irregolari. Secondo Stefano Mancini, Coldiretti, per uscire dal sistema di sfruttamento che riduce la dignità del lavoro occorre fare vera agricoltura, “perché la situazione attuale è ai margini della nozione di civiltà perché le pratiche produttive utilizzate in quei luoghi sono al di fuori di un sistema di organizzazione dell’ agricoltura produttiva in termini di impresa”.
Sulla stessa lunghezza d’onda deputato Miccoli, che ha affermato afferma che i due temi dell’accoglienza e dell’ assistenza vanno intrecciati soprattutto nelle normative, che vanno modificate, a partire dall’indurimento delle sanzioni per chi non rispetta i diritti del lavoratore. Sanzioni che al momento non sembrano efficaci a causa di pochi interventi e delle scarse denunce.
Nelle zone dove la piaga dello sfruttamento è maggiore c’è anche l’insediamento nel settore delle mafie organizzate, che determina episodi inquietanti, spesso i lavoratori immigrati che hanno denunciato hanno subito intimidazioni, o addirittura sono stati assassinati. E’ riscontrabile a questo punto una forte insufficienza normativa. Si sta però lavorando su una serie di norme che intrecciano le normative sul lavoro con quelle dei permessi di soggiorno.
Non è solo un problema di normative ma anche di volontà politiche che devono sostenere gli iter normativi. Serve un intervento del Governo,che era già stato promesso dopo i terribili fatti di Rosarno del 2010, e che è nella pratica durato solo qualche mese, affinché questo fenomeno possa essere arginato.
Dove lo Stato non fa sentire la sua presenza, la mafia impone la propria.
Con la speranza che attraverso una più ampia sensibilizzazione politica e civile, le coscienze tutte possano essere smosse dal buio dell’apatia e dell’omertà.