È quasi impossibile non aver mai sentito parlare delle sei mogli del re inglese Enrico VIII Tudor. Tuttavia, le loro storie vengono narrate superficialmente, con l’unica funzione di accompagnare il racconto della vita del loro comune marito. In particolare, nelle scuole del Regno Unito, ai bambini vengono insegnate filastrocche, che li aiuti a memorizzare il loro destino.

“Divorced, beheaded, died. Divorced, beheaded, survived”, è la rima che Toby Marlow e Lucy Moss hanno deciso di riprendere nel numero di apertura del loro musical “SIX”, un retelling in chiave moderna che ha lo scopo di dare giustizia a queste donne, che troppo spesso sono state messe da parte dalla storia. Lo spettacolo è strutturato come un concerto della loro girl-band, caratterizzato però da una competizione tra le partecipanti. Ognuna di loro canta della propria vita, delle sventure che il matrimonio con Enrico VIII ha portato con sé.

La chiusura, tuttavia, è il momento di svolta per le sei donne: queste si rendono conto che la sfida le sta riducendo ancora una volta a un’appendice del loro ex-marito, privandole della loro individualità. Il momento in cui decidono di non aver bisogno dell’amore di Enrico VIII, è il momento in cui diventano libere.

Il musical arriverà quest’anno per la prima volta in Italia, al Politeama Rossetti di Trieste. I sette spettacoli si terranno dal 24 al 28 aprile 2024 e hanno attirato da tempo l’attenzione di molti fan di questo genere teatrale, che fino a questo momento non avevano avuto occasione di assistervi dal vivo.

“SIX” non solo ha avuto un incredibile successo, vincendo anche un Tony Award, ma risulta perfetto per comprendere la storia. Mentre le canzoni hanno la necessità di semplificare i fatti, non si può negare la loro complessiva veridicità. Con un ritmo accattivante e un testo brillante, possono risultare una piacevole ragione per iniziare a conoscere queste donne.

Caterina d’Aragona — “No Way”

Catharina de Aragón, o più semplicemente Caterina d’Aragona, nacque il 16 dicembre 1485 vicino a Madrid, morì invece a Kimbolton il 7 gennaio 1536. Fu la prima moglie di Enrico VIII, a cui rimase sposato per ventiquattro anni, e la madre di Maria I. Fu una consorte leale e umile, ma la sua incapacità di dargli un erede maschio condannò la loro unione.

La canzone a lei dedicata del musical esprime la completa indignazione nei confronti del trattamento che aveva ricevuto dal re. Dopo anni al suo fianco, è facile immaginare il modo in cui vedere il loro matrimonio ripudiato, possa averle fatto provare immensa rabbia e indignazione.

Caterina era stata la figlia più giovane del re Ferdinando II d’Aragona e della regina Isabella I di Castiglia. Fu incoraggiata a intraprendere approfonditi studi di aritmetica, legge, letteratura e teologia, rendendola una donna molto sapiente. Ricevette anche una completa educazione cattolica, che la avvicinò molto alla religione. I suoi natali la rendevano potente e ciò non poté che attirare l’attenzione della famiglia reale inglese.

Venne considerata una sposa perfetta per Arturo Tudor, principe di Galles ed erede al trono inglese. Il matrimonio avrebbe consolidato la posizione dei Tudor come sovrani d’Inghilterra e avrebbe favorito i rapporti tra le nazioni. Il 19 maggio 1499 furono sposati per procura, in attesa che diventassero abbastanza grandi per iniziare la vita coniugale.

Caterina conobbe Arturo il 4 novembre del 1501 a Dogmersfield, dopo aver comunicato solo tramite corrispondenza scritta. Conoscevano entrambi il latino, ma avendo imparando pronunce differenti non si capirono e, per questo, non riuscirono a comunicare oralmente. Sembrerebbe che Arturo avesse promesso che sarebbe stato un amorevole marito e che fosse felice di conoscere la sua sposa. Le nozze si svolsero il 14 novembre del 1501: avevano entrambi solamente sedici anni.

Purtroppo, qualche mese dopo, entrambi si ammalarono e Arturo perse la vita il 2 aprile 1502. Caterina riuscì a riprendersi dalla malattia, ma era rimasta vedova alla sua così giovane età. Enrico VII non volle venir meno all’accordo e, per questo motivo, fu deciso che si sarebbe risposata, questa volta con il secondogenito e nuovo erede al trono Enrico VIII, che all’epoca era solamente un bambino.

Il Papa dovette approvare l’unione, poiché la Chiesa Cattolica proibiva a un uomo di sposare la vedova di suo fratello. Caterina dovette confermare di non aver mai consumato il matrimonio con Arturo, che poté quindi essere dichiarato nullo. L’11 giugno 1509, Caterina sposò Enrico VIII, che aveva appena accettato il trono inglese.

Durante quegli anni, la regina fu particolarmente influente nei rapporti della nazione e in alcune delle scelte politiche. Durante i viaggi di Enrico VIII, Caterina fu spesso sua reggente, governando l’Inghilterra al suo posto. Continuò a coltivare il suo interesse per la religione Cattolica e per la letteratura e spinse per favorire alleanze che seguissero la sua fede. Tuttavia, il loro matrimonio non fu idilliaco.

Tra il 1510 e il 1518, Caterina perse tre figli e due figlie. Questi nacquero morti o persero la vita poco dopo, Maria I, frutto della situa quinta gravidanza, fu l’unica che sopravvisse. La prima figlia del re e della regina venne al mondo il 18 febbraio del 1516. L’incapacità di Caterina di dare a Enrico VIII un erede fu ciò che più di tutto danneggiò il loro matrimonio.

Lui iniziò ad avere rapporti extraconiugali, portando anche a corte un figlio illegittimo, e Caterina sopportò in silenzio. Nel 1526, tuttavia, Enrico VIII iniziò a mostrare un interesse per una delle dame da compagnia di lei, Anna Bolena. Con il prospetto di un nuovo matrimonio, il re iniziò mise in discussione la validità della sua unione con Caterina. Ella, infatti, non era più in grado di avere figli, per questo motivo perse importanza agli occhi di Enrico VIII.

Si era convinto che il loro matrimonio fosse maledetto e cercò conferma nella Bibbia, dove scoprì che la coppia composta da un uomo e la vedova di suo fratello sarebbe rimasta priva di figli. Ovviamente, non si trattava del loro caso, l’unione con Arturo era nulla e Maria, per quando cagionevole, era sopravvissuta all’infanzia. Enrico VIII, però, stava cercando disperatamente qualcosa da incolpare per la loro mancanza di successo.

La questione viene presa in considerazione anche nel musical: “Quindi hai letto un verso della Bibbia che dice che sono maledetta, perché ero la moglie di tuo fratello, dici che è un peccato perché ‘finirò senza figli per tutta la mia vita’, ma paparino, non eri lì mentre partorivo Maria?”

Questo, tuttavia, non bastò a fermare Enrico VIII, la cui priorità divenne l’annullamento del matrimonio. La notizia, ovviamente, non poté che irritare Caterina, in special modo quando le venne proposto di ritirarsi in convento.  “Se pensi che sia divertente, mandarmi in un convento, tesoro, sappi che non c’è modo”. I sentimenti espressi in questo momento nel brano sono, probabilmente, molto simili alla realtà dei fatti.

Nel 1531, Caterina venne ufficialmente allontana da corte. Quando Enrico VIII sposò Anna, lo fece sostenendo a gran voce che il suo matrimonio con Caterina fosse nullo. Fece infatti riferimento al suo primo matrimonio con Arturo, nonostante questo non fosse mai stato consumato. Il 23 maggio 1533, l’unione tra Enrico VIII e Caterina fu comunque annullato in maniera ufficiale.

Nonostante ciò, Caterina non si mise mai di definirsi come unica legittima moglie di Enrico VIII e regina d’Inghilterra. La sua servitù continuò a riferirsi a lei come tale e il popolo inglese le rimase spassionatamente fedele. “Mi hai reso una moglie, quindi sarò regina fino alla fine della mia vita”, sono i versi utilizzati nel brano e la mentalità che lei mantenne fino all’ultimo momento. Enrico VIII, tuttavia, le riconobbe solamente il titolo di “principessa vedova del Galles”, in riferimento all’unione con il defunto Arturo.

Negli anni a seguire, Caterina fu costretta a cambiare più volte residenza, perdendo le comodità a cui era abituata. Le era permesso di avere visitatori, tuttavia Enrico VIII proibì i contatti con loro figlia Maria. Non solo non potevano vedersi, ma neanche scambiarsi lettere: il loro rapporto era diventato un’arma di ricatto. Egli, infatti, desiderava che Caterina e Maria riconoscessero Anna come nuova regina, ma entrambe si rifiutarono categoricamente di accettare.

Lentamente, Caterina si ammalò e lei stessa comprese che la sua vita stesse giungendo alla fine. Morì da sola il 7 gennaio 1536, per un tumore al cuore, che all’epoca venne scambiato per i segni di avvelenamento

Anna Bolena — “Don’t Lose Ur Head” 

Anne Boleyn, nota in Italia con il nome di Anna Bolena, nacque intorno al 1499 a Blickling Hall e morì a Londra il 19 maggio del 1536. Fu la seconda moglie di Enrico VIII e madre di Elisabetta I, nonché la ragione della fondazione della Chiesa d’Inghilterra. Una delle ragioni per cui è più nota, tuttavia, è proprio la sua morte, da cui prende il nome la canzone a lei dedicata, tramite un intelligente gioco di parole: “non perdere la testa” è un macabro riferimento alla decapitazione, utilizzato più volte all’interno del testo come richiesta di non arrabbiarsi con lei.

Si tratta del brano con più riferimenti storici, ponendo l’attenzione sulla vita di Anna sin dalla sua partenza dalla Francia. “1522, arrivata direttamente nel Regno Unito”, viene cantato, segnando il momento in cui entrò a far parte della corte inglese. Come accadde per la maggioranza delle mogli di Enrico VIII, Anna fu dama di compagnia della regina Caterina d’Aragona.

Era considerata una delle fanciulle più eleganti e affascinanti, guadagnando in poco tempo un gran numero di ammiratori. Sembrerebbe che Anna ebbe anche una relazione con Henry Percy, conte di Northumberland, ma questa non andò a buon fine. Il padre di lui fece rompere il fidanzamento e Anna fu allontana, trasferendosi in un’abitazioni in campagna della sua famiglia.

Al suo rientro nel circolo reale, la situazione iniziò a cambiare gradualmente. Nel 1526 Enrico VIII iniziò a corteggiarla ma Anna, abile nel gioco dell’amore, lo respinse e si fece desiderare. “Gli mandai una risposta, dicendogli soltanto ‘ciao, sei un bravo ragazzo, forse ci penserò, baci tesoro’”. In maniera semplice e ironica viene riassunto un anno di scambi, di rincorse e rifiuti non completamente sentiti.

La verità, a dirla tutta, era che Anna non voleva essere semplicemente una delle sue tanti amanti. Enrico VIII le chiese la mano in matrimonio, convinto di poter annullare presto quello con Caterina, e lei accettò. La determinazione di Anna viene dimostrata dall’assenza di prove d’intimità tra i due fino a poco prima delle loro nozze.

Enrico VIII stava cercando da tempo una ragione per annullare l’unione con Caterina e Anna vide in questo un’occasione. Il dubbio religioso e l’infatuazione di lui apparivano come ragioni sufficienti per chiedere di diventare la sua regina. “Tre in un letto e la piccoletta disse: se vuoi essere sposato, decidi cosa fare; lei o me, campione”. Questi versi rappresentano alla perfezione l’ambiguità della situazione, in cui le due amanti vivevano nello stesso palazzo e richiedevano a gran voce le attenzioni del re.

Iniziarono così i ripetuti tentativi di annullare il matrimonio e, nel 1531, Caterina venne allontana dalla corte. A testimonianza del ruolo che stava assumendo, le sue stanze vennero date ad Anna, ma questo non sembrò sufficiente. Il supporto del pubblico rimase con la propria sovrana e Anna fu fortemente disprezzata.

Durante quel periodo di tempo, Anna assunse importanza all’interno della politica estera inglese, in particolare nei rapporti con la Francia. È la prima imprecisione della canzone, che nella prima strofa dichiara con leggerezza “la politica, non è cosa mia”.

Enrico VIII e Anna si sposarono tramite due cerimonie differenti, il 14 novembre 1532 e il 25 gennaio 1533. La prima celebrazione fu privata ed era considerata illegale, la seconda aveva lo scopo di confermare ufficialmente l’unione. Quei due mesi furono sufficienti perché Anna rimanesse incinta di quello che tutti pensavano sarebbe stato il tanto desiderato erede.

Il 23 maggio del 1533, l’arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer dichiarò nullo il matrimonio tra Enrico VIII e Caterina. Il 28 maggio dello stesso anno l’arcivescovo dichiarò invece valide le nozze con Anna e il 1 giugno, all’interno della Cattedrale di Westminster, ella fu incoronata regina consorte. Il nuovo titolo, tuttavia, non fu sufficiente per farle guadagnare l’approvazione pubblica.

Il Papa Clemente VII tentò di contrastare l’unione tramite una scomunica provvisoria nei confronti di Enrico VIII e Cranmer. Dichiarò il matrimonio con Caterina d’Aragona, appartenente a una famiglia fortemente cattolica, e gli ordinò di tornare da lei. In risposta, Enrico VIII decide di rifiutare l’autorità del Papa sugli affari legali e confermò Anna come sua legittima regina.

I rapporti con il papato si chiusero ufficialmente nel 1534, quando Enrico VIII venne dichiarato capo supremo della Chiesa d’Inghilterra dal parlamento. “Ha ricevuto una promozione, causato tumulto, messo in moto la Chiesa d’Inghilterra”. È solo una breve parte del tributo che questa canzone dedica alla vicenda che stravolse il destino religioso del regno.

Nel frattempo, il 7 settembre del 1533, era nata Elisabetta, sconvolgendo gli animi dei suoi genitori. Nessuno aveva previsto l’arrivo di una nuova principessa, preparando in anticipo gli annunci per la nascita di un principe. La mancanza di un erede maschio e l’intraprendenza politica e sociale di Anna mise presto in crisi il loro matrimonio.

L’8 gennaio 1536 arrivò a corte la notizia della morte di Caterina e la posizione di Anna fu messa rapidamente a rischio: se Enrico VIII avesse ridato validità alle sue prime nozze, il matrimonio con Anna sarebbe stato considerato invalidato e lui, in quanto vedovo, avrebbe potuto risposarsi. Enrico aveva già iniziato a rivolgere le sue attenzioni a una delle dame di corte di lei, Jane Seymour. Se avesse voluto salvare l’unione, il bambino che Anna portava in grembo doveva essere maschio.

Lo stress del momento, tuttavia, ebbe le sue conseguenze sulla salute di Anna e questa subì un aborto spontaneo. Il giorno del funerale di Caterina, la donna che l’aveva privata del marito perse l’erede che a lungo aveva faticato per concepire e, con esso, anche la sua rilevanza a corte. Non trascorse molto tempo prima che Enrico VIII dichiarasse di essere stato condotto al matrimonio con Anna tramite un sortilegio. Jane venne trasferita con la sua famiglia nei quartieri reali del palazzo di Greenwich: la caduta di Anna ebbe inizio.

“Forse flirterò con un ragazzo o tre, solo per renderlo geloso: Enrico lo scopre e da di matto”. È innegabile che questi versi siano un’enorme semplificazione delle accuse di adulterio e incesto che portarono alla morte di Anna. Sembrerebbe che il conte Henry Percy, primo amante inglese di Anna, fosse nella giuria che la condannò. Fu portato via, scosso dai singhiozzi e da un dolore che Enrico VIII non provò mai per la perdita della sua sposa.

Il 17 maggio 1536, Cranmer dichiarò nullo il matrimonio tra Enrico VIII e Anna, solamente due giorni prima che lei “perdesse la testa”, decapitata come punizione per l’infedeltà nei confronti del suo re.

Jane Seymour — “Heart of Stone”

Jane Seymour nacque nel 1508 circa e morì il 24 ottobre del 1537 a Londra, detenendo il titolo indiscusso come moglie preferita da Enrico VIII. Fu la terza tra le sue spose, nonché la donna che diede alla luce il suo erede maschio, Edoardo VI. Questo segnò drasticamente la visione che Enrico VIII ebbe di lei e che lo portò, anche in seguito, a ripensare a lei con affetto, nonostante il loro matrimonio abbia avuto una durata di solamente un anno e mezzo.

Il brano a lei dedicato all’interno del musical è molto differente da quello che lo precede. Mentre quella di Anna è quasi una cronaca storica, in questo caso vengono messi in risalto i sentimenti di Jane. Le circostanze della sua prematura morta, infatti, non diedero modo al loro rapporto di deteriorarsi in alcun modo. L’obiettivo della canzone è perciò quello di raccontare la forza e fragilità del sentimento che li ha uniti. In particolare modo, lo stesso Edoardo, ancora infante, assume un ruolo essenziale all’interno del testo.

Jane venne ricordata in maniera positiva da parte dell’intera corte reale. Di natura pacifica e animo gentile, fu definita la più pura tra tutte le mogli che Enrico VIII ha avuto. Fu tra le dame da compagnia delle due sovrane che la precedettero, guadagnando così l’attenzione indiscussa del re.

Sembrerebbe che Enrico VIII abbia iniziato a corteggiarla nel febbraio 1536, tre mesi prima che Anna venisse giustiziata. Le personalità delle due donne parevano agli antipodi e questa fu probabilmente una delle ragioni per cui decise di sposarla. Jane, inoltre, proveniva da una famiglia molto numerosa, suggerendo che sarebbe stata in grado di mettere al mondo diversi figli. Il suo profilo l’avrebbe resa una perfetta regina e, per questo motivo, Enrico VIII non attese molto per reclamarla.

Il fidanzamento ufficiale tra Enrico VIII e Jane avvenne il 20 maggio 1536, il giorno successivo alla morte di Anna. Trascorsero solamente altri dieci giorni prima che avvenisse il matrimonio, celebrato tramite una cerimonia privata, il 30 maggio del 1536. Il 4 giugno di quell’anno, Jane divenne ufficialmente regina, molto più amata e apprezzata della donna prima di lei. Ella provava una certa simpatia nei confronti della deceduta Caterina e di sua figlia Maria e questa sua caratteristica fu fortemente sponsorizzata dalla corte. Il pubblico ebbe modo di conoscere una regina educata e compassionevole e, per loro, questo fu sufficiente.

In particolare, sembrerebbe che fosse molto vicina a Maria e si assicurò che venisse reintegrata a corte. Tentò di convincere Enrico VIII a inserirla nuovamente nella linea di successione, a seguire degli eventuali figli che la coppia avrebbe avuto, ma purtroppo non ebbe successo, riuscendo solamente a farla riconciliare con il padre. Il matrimonio tra Jane ed Enrico VIII, tuttavia, aveva un obiettivo specifico, che andava oltre ai già presenti rapporti familiari.

Nonostante le nozze e la proclamazione, Jane non fu mai incoronata, ufficialmente per colpa della diffusione della peste a Londra. La reale motivazione era chiara: Enrico VIII voleva assicurarsi che avrebbe adempito al suo compito da regina, partorendo un maschietto. Sembrerebbe che per la fine del 1536, ella fosse già rimasta incinta, perdendo però il bambino che portava in grembo. Nel gennaio del 1537, Jane concepì nuovamente e, questa volta, la sua gravidanza andò avanti con successo.

Venne fatto tutto ciò che era possibile per assicurarsi che la nascita andasse a buon fine. Jane trascorse la maggior parte del suo tempo quasi in reclusione, lontana dalle preoccupazioni del mondo esterno. Il 12 ottobre 1537 nacque Edoardo VI, unico figlio legittimo di Enrico VIII a sopravvivere all’infanzia. Tuttavia, sembrerebbe che non fosse posizionato correttamente al momento del parto, rendendo il travaglio un processo lungo e doloroso.

Jane aveva messo al mondo l’unica ragione per cui Enrico VIII avrebbe continuato ad amarla anche dopo la sua morte. “Ma lo so che, senza mio figlio, il tuo amore potrebbe scomparire e no, non è giusto, ma non mi importa, perché il mio amore sarà comunque qui”; all’interno del musical, Jane è perfettamente consapevole che i sentimenti di suo marito non sono incondizionati, della volatilità del suo cuore. Lei fu solamente più fortunata delle due donne che l’avevano preceduta, riuscendo in ciò che per loro era stato impossibile.

Questo rende la sua morte ancora più tragica. Divenne presto chiaro che la salute di Jane stava deteriorando, che non avrebbe vissuto a lungo dopo l’arrivo del figlio. Nel brano a lei dedicato, gli scrittori si sono chiesti cosa avesse provato, rendendosi conto che non ce l’avrebbe fatta. “Presto dovrò andarmene, non lo vedrò mai crescere, ma spero che mio figlio sappia che non sarà mai solo, perché come un fiume si prosciuga e lascia il suo segno, io sarò al tuo fianco, perché il mio amore è inciso nella pietra”. Non vi è rimpianto: non si sarebbe mai pentita di aver dato la sua vita per quella del suo bambino.

Jane Seymour morì il 24 ottobre del 1537, probabilmente a causa di un’infezione. Fu l’unica tra le moglie di Enrico VIII a ricevere un funerale da regina, compianta dall’intero regno. Il re indossò abiti neri per tre lunghi mesi e la stessa Maria pianse la perdita della sua matrigna.

Nel giro di pochi giorni, la regina Jane aveva guadagnato l’amore e il rispetto, a costo però della sua vita.

Anna di Clèves — “Get Down”

Anna von Kleve, conosciuta con la versione italiana del suo nome, Anna di Clèves, nacque nel 1515 a Düsseldorf e morì il 16 luglio del 1557 a Londra, diventando quella che visse più a lungo tra le mogli del re. Ironicamente, fu anche colei che rimase sposa di Enrico VIII per il minor tempo, l’annullamento delle nozze avvenne l’anno stesso. Forse è anche per questo che la canzone a lei dedicata sembra quella più lontana dalla realtà dei fatti.

Questa descrive la vita di una donna ricca, che vive nel lusso ma senza un matrimonio a bloccarla. Tuttavia, il tono con cui si rivolge anche a Enrico VIII è quasi aggressivo e in contrasto con le testimonianze. Si ritiene, infatti, che tra gli ex coniugi fosse presente un rapporto più che positivo e anche di amicizia.

Il suo fidanzamento con Enrico VIII fu predisposto dal primo ministro Thomas Cromwell, per rafforzare i rapporti con la Germania. L’artista Hans Holbein era stato spedito in Europa, incaricato di ritrarre nella maniera più accurata possibile le potenziali spose del re: tra queste vi era proprio Anna, insieme a sua sorella minore Amalia. Non aveva avuto la stessa educazione delle precedenti amanti del re, ma venne spinto per l’unione e lui la scelse.

Dalla Germania, Anna dovette compiere un lungo viaggio per poter finalmente incontrare Enrico VIII, la sera del 1 gennaio 1540. Il Quel primo momento tra i due non fu soddisfacente per nessuno. Sembrerebbe, in effetti, che Anna non abbia riconosciuto il re e di conseguenza fosse stata disinteressata nei suoi confronti. Al contempo, Enrico VIII era deluso della sua sposa e sostenne di essere stato ingannato, che non fosse come descritta.

Dopo quel momento, lui si mostrò particolarmente insicuro nei confronti delle nozze. Non solo non la trovava attraente, ma credeva che nel ritratto di Holbein la sua bellezza fosse stata esagerata. A detta sua, se non fosse stato per gli accordi in atto, non l’avrebbe neppure sposata.

“Tu, tu dici che ti ho ingannato perché non assomigliavo alla mia immagine del profilo, peccato che io non sia d’accordo, e l’appenderò in modo che tutti possano vederla”. I versi di questo ritornello, per quanto iconici e molto apprezzati, mostrano una piccola imprecisione della storia dell’arte. Infatti, purtroppo, non è presente alcuna prova che possa dimostrare che Anna fosse entrata in possesso di quel famoso ritratto e che, di conseguenza, lo abbia esposto in una delle sue proprietà.

A ogni modo, Enrico VIII tentò di trovare un cavillo legale per non dover proseguire con il matrimonio. Nonostante i tentativi non ebbe successo: il 6 gennaio del 1540 vennero celebrate le nozze, con una prima notte disastrosa. Enrico VIII si ritrovò ancora meno attratto da lei, discontento, e il rapporto non fu mai consumato. Anna stessa raccontò che lui fosse un marito gentile, che la baciava per augurarle buona notte, ma non andava oltre.

La quarta sposa fu allontanata da corte il 24 giugno del 1540. Circa due settimane dopo, il 6 luglio, Enrico VIII le comunicò il suo desiderio di riconsiderare l’unione. Anna accettò mitemente la sua decisione e il 12 luglio il matrimonio fu ufficialmente annullato. Non era stato difficile trovare un protesto, sfruttando il fidanzamento di lei con Francis di Lorraine, nullo da tempo per via della loro giovane età al momento della stipula, e il fatto che il rapporto non fosse mai stato consumato.

Enrico VIII fu profondamente grato della mancanza di resistenza all’annullamento e questo permise loro di coltivare un buon rapporto. Le venne dato un ricco risarcimento, non desiderando di creare problemi di alcun tipo con la Germania. In quanto ex regina, inoltre, Anna aveva acquisito molte proprietà: “Seduta tutta da sola, su un trono, in un palazzo che, guarda caso, possiedo”, è per l’appunto la pungente apertura del brano.

Divenne quindi un membro onorario della famiglia reale, venendo definita più volte come “la sorella amatissima del re”. Ricevette perfino la priorità rispetto a tutte le donne del regno, subito dopo alla sua regina e alle sue figlie. C’è da dire che, dopo la morte di Catherine Howard, Anna e suo fratello provarono a proporre di riprendere in considerazione il loro matrimonio, ma Enrico VIII non ne volle sapere. Di conseguenza, sembra che Anna disprezzo fortemente Catherine Parr, l’ultima delle mogli.

Anche in seguito alla morte di Enrico VIII, Anna rimase molto vicina alla corte inglese, mantenendo i rapporti con Maria ed Elisabetta. Tale equilibrio, tuttavia, andò a spezzarsi quando Maria si convinse che lei potesse favorire la sorellastra Elisabetta. Dopo quel momento, non sono più presenti prove che accertino che Anna sia stata nuovamente invitata a corte.

Perse la vita, quindi, il 16 luglio 1557, vivendo più a lungo di ciascuna delle regine che erano state al fianco di Enrico VIII.

Catherine Howard — “All You Wanna Do”

Catherine Howard, nacque a Londra nel 1523 circa, morendo nella stessa città il 13 febbraio del 1542, fu la più giovane delle mogli. La sua età è tutt’ora incerta, eppure sembrerebbe che fosse appena diciassettenne al momento del matrimonio. Nonostante ciò, Catherine è stata a lungo ricordata per il suo bel aspetto e i suoi molti amanti.

A oggi, si ritiene che la maggior parte delle sue relazioni non fossero pienamente consenzienti, presentando un evidente squilibrio. Catherine fu fortemente sessualizzata fin dall’infanzia e gli scrittori hanno deciso di trasmettere questa situazione nella sua canzone del musical. Racconterebbe, infatti, dei suo quattro amori, con le parole dell’accanita seduttrice, ma con il sentimento di una vittima. Sembra quasi che si stia vantando delle sue conquiste, eppure nei fatti proposti è presente qualcosa di profondamente sbagliato e il suo disagio aumenta di volta in volta.

Probabilmente, la chiara negligenza da parte della sua famiglia ebbe conseguenze irreparabili sulla vita di Catherine. Fu una bambina non voluta, per via della crisi economica che stavano affrontando, causata dai problemi di gioco del padre. Per questa ragione, non era molto acculturata e venne allontanata dai genitori in tenera età. Catherine e suo fratello vennero mandati in una delle abitazioni della duchessa di Norfolk, una loro parente.

Nel 1536 circa, Catherine si trovava ad Horsham, dove iniziò a prendere lezioni di musica dall’insegnante Henry Mannox. Intraprese con l’uomo una relazione a sfondo sessuale, nonostante sembrerebbe che non abbiano mai raggiunto l’atto completo. L’età di lui risulta ancora più incerta e alcuni storici ritengono avesse più di trent’anni, probabilmente trentasei. Altri studiosi, invece, ritengono che le prove indichino una differenza fosse minore e che lui avesse poco più di vent’anni. È chiaro quale versione “SIX” abbia deciso di seguire: “Lui aveva ventitré anni e io tredici”.

Nonostante le incertezze sulla precisione dei dati, la differenza di maturità appare chiara e il rapporto appare come abusivo. Sembrerebbe che Catherine non apprezzasse le attenzioni di Mannox, che aveva in mente intenti di grooming nei suoi confronti. A ogni modo, la loro inappropriata relazione ebbe la sua fine nel 1538, momento in cui interruppero i contatti.

Non trascorse molto tempo prima che Catherine iniziasse una storia con Francis Dereham: anche questo aveva il doppio degli anni di lei. Fu il segretario della duchessa di Dowager e si conobbero per questa ragione. Sembrerebbe che si riferissero a l’un l’altra come “marito e moglie” e che Dereham le affidasse compiti da sposa. “Lo aiutavo nel suo ufficio, avevo un compito da portare a termine” si canta nella canzone, mischiando l’innuendo sessuale alla quotidiana.

Anche questo relazione, tuttavia, ebbe breve vita, concludendosi nel 1539, quando la duchessa li sorprese insieme. Dereham fu allontanato, costretto a partire per l’Irlanda, e Catherine divenne parte della corte di Anna di Cléves. Si trasferì a castello per prendere parte ai preparativi per l’arrivo della futura regina e, ben presto, attirò sguardi indiscreti. In particolare, le attenzioni di Enrico VIII e di Thomas Culpeper, uno degli uomini di corte, erano per lei.

Sembrerebbe che Enrico VIII la trovasse attraente e che i due flirtassero spesso, ma che il loro rapporto si fermasse in questa maniera, tuttavia il rifiuto di lui nei confronti della regina Anna, aprì un’occasione a Catherine. All’epoca, questa aveva un rapporto particolarmente stretto con Culpeper e lui credeva che avrebbero raggiunto presto il momento dell’intimità. Sosteneva di amarla, nonostante si crede la desiderasse soltanto, ma Catherine lo rifiuto, nonostante i sentimenti che lei stessa provava.

Enrico VIII iniziò a corteggiare Catherine in primavera e il 28 luglio 1540 venne celebrato il loro matrimonio. Catherine venne descritta come gioiosa e spensierata, ma troppo giovane per le questioni di stato. Ciò volle dire che fu spesso lontana dal marito e dedicò se stessa alla vita sociale. “La vita a corte non è quella che avevo pianificato, ma Thomas è qui per aiutarmi, è così dolce, si assicura che io stia bene e passiamo molto tempo insieme quando il Re è lontano”: questi risultano essere versi emblematici per quello che sarà il suo destino.

L’idillio per Catherine venne portato alla sua fine da Cranmer, che non aveva approvato l’unione per via dei rapporti con la famiglia cattolica dei Norfolk. Cranmer presentò, per questo, prove del sentimento tra Catherine e Culpeper, che potrebbe essere stato di natura romantica anche in seguito alle nozze. Persino la passata relazione con Dereham fu messa in discussione, per colpa di un presunto contratto prematrimoniale tra i due.

Catherine apparve così spaventata dalle accuse e dalle loro conseguenze, che Cranmer ebbe paura si sarebbe tolta la vita. Era una ragazza senza alcuna via di scampo e che non avrebbe mai potuto dimostrare la sua innocenza. Il 23 novembre 1541, venne ufficialmente privata del titolo di regina, venendo quindi rinchiusa in un monastero. Dereham e Culpeper vennero condannati alla pena di morte quello stesso inverno, subendo le conseguenze del loro rapporto con Catherine.

Infine, venne dichiarato illegale per una regina non condividere le proprie esperienze sessuali precedenti entro venti giorni dal matrimonio. Questo rese Catherine colpevole e diede modo a Enrico VIII di condannare definitivamente anche lei.

Nonostante le urla e il panico che precedettero il giorno dell’esecuzione, Catherine si dimostrò dignitosa quel 13 febbraio 1542. Venne decapitata e non poté far nulla per impedirlo.

Caterina Parr — “I Don’t Need Your Love”

Catherine Parr, in Italia conosciuta anche come Caterina Parr, nacque a Londra nel 1512 e morì il 5 settembre 1548 a Winchcombe, fu l’ultima moglie di Enrico VIII e visse abbastanza a lungo da diventare sua vedova. Viene definita come la donna che gli è sopravvissuta, eppure il suo brano in “SIX” mostra un’altra parte della storia.

La maggior parte, infatti, è scritta come se fosse una lettera all’uomo che amava quando dovette sposare Enrico VIII. In questa esprime il suo dolore nel dover interrompere la relazione, ma la necessità di seguire il volere del re. Il finale è quello che ne stravolge il contenuto: Caterina reclama finalmente la sua individualità e i suoi meriti.

Caterina fu a stretto contatto con la corte inglese già durante la sua infanzia. Suo padre fu al servizio di Enrico VIII e sua madre fu tra le dame da compagnia di Caterina d’Aragona. Si ipotizza, inoltre, che Caterina prenda il suo nome proprio dalla prima regina, che era la sua madrina. La sua famiglia le permise di approfondire i suoi studi, portandola a ottenere una rispettabile educazione. Era interessata allo studio delle lingue e della poesia e sono stati trovati suoi componimenti anche in latino.

Caterina era molto giovane quando, nel 1529, si sposò con Edward Burgh, più grande di lei di pochi anni. Il suo primo matrimonio non ebbe lunga durata, concludendosi nel 1533, in seguito alla morte di Burgh. L’anno successivo, nel 1534, Caterina si sposò nuovamente, questa volta con un uomo che aveva il doppio della sua età. Il barone John Neville fu un uomo di grande importanza, ma la sua ideologia religiosa portò in disgrazia l’intera famiglia.

Durante quegli anni, Caterina colse l’occasione per visitare a corte suo fratello e sua sorella, dove incontrò Thomas Seymour. Seymour fu uno dei fratelli della regina Jane e divenne, in seguito, il grande amore di Caterina. È proprio a lui che è dedicata la canzone presente nel musical: “Caro Tom, lo sai che ti amo, tesoro”.

Neville morì nel 1543 e Caterina rimase vedova per una seconda volta. Ricevette un’eredità, insieme alla richiesta di sostenere la figliastra, Margaret, finché questa non avesse raggiunto la maggiore età. Fu in quel momento che decise di prendere in mano la propria vita, restaurando il rapporto con la principessa Maria. Divenne così una delle sue dame da compagnie, in memoria di ciò che le loro madri erano state. In quel periodo, tuttavia, Enrico VIII si ritrovò incuriosito da lei e cominciò a corteggiarla.

Caterina stava già iniziando a intraprendere una relazione con Seymour, ma dovette rifiutare la sua proposta di matrimonio. Anche Enrico VIII voleva chiedere la sua mano e Caterina credeva di non poter respingere il suo re. Questo sentimento è espresso perfettamente nel brano, “Se Enrico dice ‘sei tu’, allora sei tu, non importa cosa io provi”.

Il 12 luglio del 1543, Enrico VIII e Caterina si sposarono, rendendola la prima regina d’Inghilterra e Irlanda. Margaret, la figliastra dal suo precedente matrimonio, divenne parte delle sue dame da compagnia. Allo stesso tempo, sviluppò rapporti positivi con i suoi tre nuovi figliastri, Maria, Elisabetta ed Edoardo. Caterina riuscì anche a convincere Enrico VIII a reinserire le sue due figlie nella linea di successione.

Durante quegli anni, Caterina rilasciò diverse opere in maniera anonima e, nel 1543, divenne la prima regina a pubblicare un libro a suo nome. “Ricordate che io ero una scrittrice, ho scritto libri e salmi e meditazioni, ho combattuto per l’educazione delle donne”. Questi sono i versi che nel brano cercano di restituirle le stesse doti di cui a lungo è stata privata.

Nell’estate del 1544, Caterina divenne reggente di Enrico, che era in viaggio, e poté governare come meglio riteneva. Si crede che le sue azioni e il suo modo di agire abbiano influenzato enormemente il modo in cui Elisabetta avrebbe regnato. Prima di morire, Enrico ordinò che Caterina continuasse a ricevere uno stipendio mensile per potersi mantenere e che venisse trattata con il rispetto che si doveva a una regina.

Enrico VIII morì il 28 gennaio 1547 e Caterina Parr divenne vedova per una terza volta. In seguito all’incoronazione di Edoardo VI, Thomas Seymour chiese la mano di Caterina e lei accettò con gioia. Si sposarono in segreto e né il re, né il consiglio ne furono informati per mesi dopo l’evento. Il matrimonio della coppia non fu perfetto, per colpa di un progressivo interesse di Seymour nei confronti di Elisabetta, che all’epoca vive con loro e aveva quattordici anni.

Alla fine, Caterina morì il 5 settembre 1548. Era rimasta incinta a trentasei anni e, con sorpresa generale, aveva dato alla luce alla sua prima e unica figlia, la piccola Mary Seymour, il 30 agosto 1548.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here