Negli ultimi due mesi, la serie televisiva “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo” ha fatto parlare molto di sé. Composta da otto episodi rilasciati tra il 20 dicembre 2023 e il 31 gennaio 2024, è risultata essere una delle serie più attese dell’anno, ottenendo il rinnovo per una seconda stagione la settimana successiva alla sua conclusione e provocando l’entusiasmo generale del pubblico.

Il suo successo, c’è da dire, non è stato casuale: scritta da Rick Riordan e Jonathan E. Steinberg, si tratta dell’adattamento televisivo dell’omonima saga per ragazzi creata da Riordan stesso e che dal 2010 ha raggiunto una sempre crescente popolarità.

La storia raccontata può apparire simile a tante altre: il giovane Percy Jackson, dodici anni, è sempre stato un ragazzino problematico, ma capirà che non tutto è ciò che sembra quando verrà a sapere che suo padre è una delle divinità del pantheon greco. Percy partirà quindi per un’avventura con i suoi nuovi amici, Annabeth Chase e Grover Underwood, scoprendo i segreti della realtà semidivina e cercando di salvare il mondo.

Ciò che distingue Percy Jackson dagli altri prodotti dello stesso genere, risulta essere proprio il suo autore e le motivazioni dietro alla sua scrittura, piuttosto che la trama in quanto tale. Riordan, che all’epoca insegnava nelle scuole medie, iniziò la stesura dei suoi libri nei primi anni 2000, su richiesta del figlio Haley, appassionato di mitologia e con una recente diagnosi di dislessia e disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Per aiutare Haley ad accettare le sue difficoltà, Riordan rese la dislessia e l’ADHD parte dei poteri che caratterizzavano i suoi semidei, dando inizio a un percorso d’inclusione più grande di quanto potesse mai immaginare.

Durante quegli anni dilagava una forte ignoranza nei confronti dei disturbi dell’apprendimento e affini, questo rendeva ancora più complesso il percorso scolastico e sociale dei bambini con queste caratteristiche e che spesso non venivano compresi. La popolarizzazione dei libri di Riordan, perciò, oltre ad offrire un piacevole intrattenimento, dava loro la possibilità di rivedere quelle caratteristiche per cui erano spesso rimproverati in un eroe, che non faceva altro che ricordare loro che non fossero soli.

Quei bambini che per primi si rividero in Percy Jackson sono ormai dei giovani adulti, eppure la forza dell’emozione legata a quel senso di appartenenza sembra non essere diminuita. Centinaia di ragazzi hanno condiviso sui social uno dei monologhi della serie, in cui Percy in un momento di rabbia dice a sua madre che teme ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in lui. Il messaggio di questi video è sempre lo stesso: “Questo momento è per noi, che abbiamo dovuto lottare con tutti noi stessi per essere capiti, per scoprire cos’avessimo di tanto diverso dagli altri”. 

Riordan comprese ben presto l’importanza che questa forma di rappresentazione aveva avuto per i suoi lettori e non esitò nel fare in modo che più persone possibile potessero rivedersi nelle storie che scriveva. In “Eroi dell’Olimpo”, la saga pubblicata tra il 2010 e il 2014 e che prosegue la storia di Percy, inserì tra i protagonisti una ragazza di origini nativo americane, un messicano, un’afroamericana e un ragazzo di origini asiatiche, mostrando quindi eroi con background etnici e culturali sempre più vari.

Dopo questo, non trascorse molto tempo prima che rivolgesse la sua attenzione ai lettori LGBTQ+, scrivendo del difficile coming out di uno dei personaggi più amati della saga e inserendo sempre più riferimenti alla comunità Queer nei suoi libri. L’obiettivo era di normalizzare ciò che per troppo tempo aveva portato bambini e ragazzi ad essere esclusi e respinti, non solo raccontando le differenze dei personaggi, ma esaltandole.

In questo modo, è stato in grado di creare un ambiente sicuro per tutti i suoi lettori, che tramite i loro racconti e talvolta le loro critiche, hanno contribuito al lavoro di Riordan nel migliorare sempre di più il modo in cui raccontava la realtà delle minoranze che aveva scelto di rappresentare. Il culmine di questo percorso di integrazione è stato proprio la selezione degli attori per la serie televisiva: se i personaggi dei libri della prima saga risultavano prevalentemente bianchi, nella serie televisiva troviamo un cast multietnico, che ha premiato il talento dei ragazzi, piuttosto che le loro caratteristiche fisiche.

Questo tipo di prodotto, tuttavia, non risulta utile solamente per il pubblico più giovane, ma può essere illuminante anche per gli adulti che hanno più influenza nelle loro vite. All’interno della serie televisiva, infatti, ci ritroviamo a seguire in più di un momento il punto di vista di Sally Jackson, la madre di Percy, che tramite dei flashback racconta l’esperienza di un genitore costretto a proteggere suo figlio da un mondo che non è in grado di comprenderlo.

Poter osservare la storia da entrambe le parti può aiutare lo spettatore adulto in modi differenti: non solo permette uno sguardo diretto sullo stato sentimentale di molti bambini che vengono considerati “diversi”, ma dona agli stessi genitori l’esperienza della comprensione, un incoraggiamento che, per quanto possa sembrare difficile, un giorno le cose andranno meglio e anche i loro figli troveranno la loro strada. 

Tramite la saga di Percy Jackson, Riordan è stato in grado di dimostrare l’importanza di essere visti per quelli che si è davvero per una giovane mente ancora nel pieno del suo sviluppo. Ha donato a una generazione degli eroi che gli somigliassero veramente, che avessero le loro stesse difficoltà, o forse gli stessi tratti etnici, qualcuno a cui aspirare e da prendere come modello.

La serie televisiva risulta essere una perfetta occasione per continuare questo percorso di inclusione per le nuove generazioni, che potranno vivere un percorso parallelo a quello dei loro predecessori. Se la prima stagione ha avuto un così grande impatto, ci si può solamente chiedere il potere che Percy Jackson potrà avere con il proseguire della sua avventura e l’arrivo di sempre più personaggi, ognuno con la propria unica storia.

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